I cristiani amano anche i nemici

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 5, 43-48)

Lettura del Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo, e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti.
Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani?
Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

Audio della riflessione

È così radicato in noi l’agire sempre per qualche forma di interesse che è importante prenderci tutto il tempo per fare una sorta di “vuoto” in noi, nelle nostre stesse fantasie, per riuscire a fare pensieri di gratuità.

Le nostre domande sono quasi sempre:

  • Questo che sto facendo che cosa mi fa guadagnare, mi porta qualche vantaggio?
  • Come potrei trasformare questo che sto facendo per guadagnare qualcosa?

L’amore di Dio Padre invece è gratuito con una tale assolutezza da darci le vertigini! Quando troviamo qualche riflesso di questo indicibile amore nelle persone che ci vivono accanto proviamo un qualcosa che ci commuove e che ci scuote.

La “legge”, il comandamento dell’amore ci presenta Gesù proprio come una rivelazione inaudita, sorprendente dell’amore gratuito del Padre.

Certo … noi siamo troppo meschini … ma questo amore non è qualcosa di nostro: è una corrente che scendendo dal Padre spinge la nostra coscienza, il nostro povero essere a farla arrivare attraverso di noi, a ogni “prossimo”.

Se la sorgente di questa inondazione di amore è il Padre non ci meraviglia che dobbiamo amare anche i nostri nemici, che cioè dobbiamo invadere anche quel campo delle nostre relazioni, che altrimenti sarebbe immerso in un odio o un rancore che … non è assolutamente degno di un cristiano.

I nostri nemici non devono essere sempre privati di questo flusso di amore del Padre che passa anche dentro di noi per loro … ecco perché uno dei momenti più belli e intensi, importanti e coinvolgenti, della celebrazione eucaristica – che significa appunto ringraziamento – è un atto solenne di lode, di gloria che rendiamo a Dio attraverso il Corpo e il Sangue di Cristo, che ci riempie di questa inondazione di amore! A questo “per Cristo, con Cristo e in Cristo” deve corrispondere un esplosivo “Amen” da parte di tutti i fedeli e per tutte le persone: non andiamo a Messa per prolungare le nostre lamentele, per continuare a lagnarci delle sfortune che ci assalgono, del male da cui non riusciamo a liberarci, ma per rendere grazie a Dio Padre e riconoscere la gratuità del dono d’amore che Dio ci ha regalato in Gesù Cristo.

Allora sarà più facile verificare la sincerità con cui riconosciamo la gratuità dell’amore di Dio Padre e lo facciamo arrivare ad ogni nostro fratello, nessuno escluso, nemici compresi.

18 Giugno 2024
+Domenico

Un gesto di coraggio: porgere l’altra guancia

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 5, 38-42)

Lettura del Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio” e “dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pòrgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello.
E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due.
Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle».

Audio della riflessione

Nel nostro mondo di oggi sta aumentando vertiginosamente il contenzioso: più una società diventa – per così dire – “civile”, più cresce il numero degli avvocati e degli assicuratori: vuoi essere garantito su tutto, perché l’altro lo vedi sempre in agguato contro di te.

Assistiamo a una esasperazione dei diritti del singolo contro la possibilità di far interagire le persone in una convivenza, possibilmente in una comunità.

  • C’è una divergenza? Faccio mandare la lettera dall’avvocato;
  • Penso di aver subito un torto? Mi consulto su quale potrei anch’io ritorcere per essere almeno alla pari.

Una volta questo comportamento lo chiamavano la legge del taglione: occhio per occhio, dente per dente; oggi lo si chiama rispetto dei diritti!

La legge del taglione ci fa tornare alla barbarie, anche se forse la situazione in cui viviamo è ancora peggio, perché lo strapotere di qualcuno a ogni occhio ne fa corrispondere due e a ogni dente rovinato si prende il diritto di devastare tutta l’arcata dentaria: ad ogni torto una condanna a morte; ad ogni sgarro una ritorsione che distrugge una vita.

Gesù anche qui è sempre grande: porgi l’altra guancia.

Non è un gesto di paura o di ignavia, ma di grande coraggio: rispondere col perdono al torto subito è l’unica possibilità spesso di fermare la catena di vendette, di guerre, di violenze che insanguinano paesi, nazioni e spesso famiglie.

Porgere l’altra guancia è togliere ogni ragione di continuare a fare del male: spegnere la lite con l’amore.

L’invito di Gesù è liberante! Sei tu che deve decidere che cosa significa per te porgere l’altra guancia; talvolta vuol dire resistere, altre volte accettare, altre ancora opporsi, ma sempre con l’intenzione di offrire pace, ravvedimento, perdono.

Il perdono esige forza: è un vero dono di Dio! Infatti, è nato da Lui e noi tutti siamo vivi, siamo felici, abbiamo speranza proprio perché siamo frutto del perdono di Dio!

Dio ha messo a nudo la sua guancia quando ha messo Gesù nelle mani dei suoi crocifissori … noi, del resto: Pensavamo di aver vinto, ma quel suo amore ci ha cambiati.

Possiamo sicuramente sperare di essere così anche tra di noi, sempre.

17 Giugno 2024
+Domenico

Il valore della parola data

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 5, 33-37)

Lettura del Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”; “No, no”; il di più viene dal Maligno».

Audio della riflessione

Che valore hanno le parole che diciamo?

Quando a un amico diciamo una parola, la parola diventa legge: la manteniamo – caschi il mondo – ma vi rimaniamo fedeli!

I nostri padri facevano contratti sulla parola: bastava una stretta di mano, una parola detta e non c’era niente che potesse scalfirla … oggi invece la parola è usata per imbrogliare, per dire e non dire, per prolungare inutilmente le incertezze e gli inganni, per nascondere la propria incapacità di prendere posizione …. ti pare spesso di cozzare contro un muro di gomma: le parole promettono, attutiscono, sentono il colpo e lo deviano, ti imboniscono e alla fine hai la netta sensazione di aver parlato con nessuno, di non essere in grado di ottenere una risposta.

È una parola che ti lega: ti paralizza ogni azione!

Il Vangelo è deciso: il vostro parlare sia sì se è sì, no se è no … invece molta gente moltiplica le parole, per trarre in inganno, per promettere, legare a sé, far nascere speranze e poi seminare delusioni e far crescere odio.

L’insegnamento del vangelo parte dal comando di non giurare, perché giurare è chiamare a testimone Dio: se quel che si dice è una falsità allora si offende Dio perché lo si porta a dare valore alle nostre menzogne; se quel che diciamo è vero, Dio è già dentro questa verità, perché Lui è la verità in persona.

Non si chiama Dio a testimoniare di noi, ma siamo noi che parliamo per testimoniare Lui, la sua Verità, la sua Parola.

I mass-media sono spesso un esempio di questa confusione: dell’insinuazione, del dire e non dire … lanciare una notizia non vera per trarre in inganno, dire mezze verità perché trionfi l’interesse personale, moltiplicare le parole per non farsi capire, per tendere trappole … invece ogni parola che esce dalla bocca dell’uomo deve essere un servizio alla verità, alla comunione, all’intelligenza per aprirla, al cuore per amare, alla sensibilità per scatenare solidarietà … ricerca del bello, del vero, del bene.

Per questo la Parola si è fatta carne:

  • perché non passasse inosservata e potesse essere incontrata accolta, capita e amata;
  • perché potesse entrare come una spada a doppio taglio per dirimere il vero della nostra vita dal falso che la disorienta,
  • perché tornasse a Dio dopo avere provocato in noi quella felicità per cui è stata mandata.

15 Giugno 2024
+Domenico

Adulterio nel cuore

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 5, 27-32)

Lettura del Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore.
Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna.
Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio».

Ricordo che un giorno fece molto scalpore una frase di Giovanni Paolo II, che cito a memoria, in cui diceva che può esserci adulterio anche nel rapporto intimo tra marito e moglie, quando cioè uno dei due pensa che l’altro sia solo oggetto di un possesso e non dell’amore, quando il rapporto di amore diventa solo un modo per costringere, sopraffare, dominare. Il rapporto di amore è sempre cosa del cuore, è sempre altamente delicato, profondamente libero e appassionato.

La cultura nella quale siamo esalta troppo la componente fisica, materiale, corporea. Certo non c’è vero amore tra due sposi se non nella unione dei corpi, ma senza lo spirito potrebbe diventare solo abitudine e cavarsi la voglia. L’amore non è mai cavarsi la voglia, ma è disponibilità a un dialogo e a un dono. È talmente deviante certo nostro parlare di amore che della vera capacità di dono non si parla più, l’erotismo, che pure è una componente essenziale, ha soppiantato l’amore.

La carne ha spento l’anima. E Gesù non teme di andare controcorrente quando richiama l’importanza delle intenzioni, del cuore, dei significati che diamo ai nostri gesti, del contesto in cui collochiamo le passioni. Lo sbaglio è già nel cuore prima che essere nei gesti. Dice Gesù: Chiunque guarda una donna per desiderarla già ha commesso adulterio con lei nel suo cuore.

Siamo in un tempo che valorizza poco i sentimenti tenui, le attenzioni delicate, i pensieri. È forse frutto della pubblicità che ha sempre bisogno di cavare stimoli dalle dimensioni più intime della vita delle persone. È anche la deriva dell’educazione che non sa andare ai significati delle cose.

Due ragazzi si baciano, ma del bacio non sanno il significato; mettono assieme i corpi, ma non sanno che il corpo si porta dietro l’anima. Si sentono infelici, perché non sanno che la felicità non è seguire l’istinto: quello è appagamento, c’è ancora tanta strada per arrivare alla felicità. La felicità la si gioca con l’anima, con l’interiorità, e io, che credo, dico anche che la si gioca con la sua sorgente, che è sempre e solo Dio.

È possibile cambiare le abitudini perché la sorgente dell’amore è sempre Dio e ne costituisce l’unica speranza.

14 Giugno 2024
+Domenico

L’altro è sempre fratello

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 5, 20-26) nella memoria di Sant’Antonio di Padova, Presbitero e Dottore della Chiesa

Lettura del Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.
Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.
Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!».

Audio della riflessione

I rapporti tra di noi spesso sono senza un minimo di gentilezza, di rispetto, di accoglienza reciproca; sono i toni della vita di relazione in famiglia, tra gli amici, a scuola o sul lavoro, spesso nella politica o nel mondo degli affari. Gli uomini sono sempre in lite. Liti verbali, si dice, ma sicuramente di rapporti tra di noi avvelenati si tratta. Non è questione di galateo, anche se un po’ di educazione non guasterebbe, ma di dignità delle persone. È sempre violenza che si scatena e che pone le basi per una impossibilità di convivenza pacifica.

Il discorso della montagna parte da un altro punto di vista, non sta a vedere quali sono i comportamenti essenziali per poter sopravvivere in rapporti passabili, ma ci dice che siamo tutti figli di Dio, che il nostro ideale è la perfezione del Padre. Per questo l’ira con il proprio fratello è un omicidio del cuore. Se l’altro è il nemico da abbattere, non è più un fratello e quindi io non sono più figlio. Il disprezzo è già l’uccisione dell’altro; descrivermi l’altro dentro di me come non degno di vivere è già prepararne la morte. Fanno così tutte le campagne che vogliono accreditare la guerra: inventano delitti orribili, nefandezze, stragi che il nemico dovrebbe aver fatto così che si è autorizzati a uccidere. Descrivono l’altro, il fratello come un assassino, un senza cuore, un ingiusto per poter avere il diritto di ammazzarlo.

Ma l’altro è sempre un fratello, è sempre un figlio di Dio come me. Per vivere da fratelli occorre fare un salto di qualità nei rapporti; è necessario passare dalla sopportazione o dalla convivenza all’amore.

E Gesù nel vangelo si propone con grande autorità. Qui si vede che è il Figlio di Dio, non un profeta qualunque. Gesù si esprime come un legislatore della nuova legge: Avete sentito che fu detto…ma io vi dico

Un profeta non si poteva permettere di parlare in prima persona, doveva sempre e solo riecheggiare nei suoi discorsi la Parola di Dio; era un mandato che trasmetteva. Invece Gesù è l’inviato, il Cristo che ha la stessa autorità di Dio. Questa sarà la grande accusa per farlo morire, ma questa è la consolante verità che ci consegna Gesù come il Figlio dell’eterno Padre, il Salvatore, il Dio che non ci abbandona mai. 

13 Giugno 2024
+Domenico

Barnaba: testimone coraggioso di vita cristiana

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 5, 17-19)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento.
In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto.
Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».

Siamo in tempi di grandi cambiamenti, ancora più destabilizzanti perché avvengono in fretta. Noi adulti facciamo fatica a adattarci. Ieri i nostri genitori ci facevano da maestri per tutte le cose della vita, oggi con i giovani dobbiamo farci insegnare tutto: a fare gli sms sul cellulare, a usare il computer, a leggere Internet, a fare la spesa più conveniente, a impostare la stessa azienda. Ma papà non si fa più così oggi. Sei fermo ancora al secolo scorso. È vero anche se non sono passati ancora 25 anni. Quello però che ci mette più in difficoltà è questa liquidazione del passato, questo continuo orientarsi al moderno quasi fosse per natura sua sempre più adatto, più bello, più vero perché è di oggi.

Gesù vive in tempi di grandi cambiamenti, di assoluta novità. È Lui che lo provoca, è lui che continuamente annuncia la buona notizia, la novità assoluta, la presenza di Dio nel mondo nella sua persona. Lui è il nuovo per eccellenza e spinge gli uomini a cambiare tutto, a fare nuove tutte le cose, a non vivere di pezze come sempre ci si accontenta di fare.

Ma una cosa chiara dice Gesù: il nuovo che lui porta non è trascurare la legge che Dio da sempre ha scritto nel cuore degli uomini, non è liquidare il passato con il suo bagaglio di esperienze necessarie per capire il futuro. Lui non disprezza nessun comandamento che Dio nella sua delicatissima pedagogia ha voluto come tappe di un cammino di crescita. Si mette nella stessa linea e la porta a compimento.

I figli portano a compimento ciò che i genitori hanno iniziato e lo volgono al meglio, come appare alle loro nuove esperienze, non disprezzano il passato, le tradizioni; sanno andare in profondità a cercare le ragioni che hanno dato calore a quei comportamenti che oggi nella loro attuazione sembrano superati, ma sempre utili per superare eventuali semplificazioni o sviste. Il mondo va avanti così. Il presente è la necessaria elaborazione del passato per creare un vero futuro, è il discernimento di tutti le energie, i doni che Dio ha fatto crescere nella storia per far crescere il suo Regno. La speranza è proprio basata sulla certezza che Dio sta sotto questa continuità e la fa crescere verso nuove mete. A noi apprezzarle, non buttarle e imparare nuove soluzioni, tenendo conto di un creato che dobbiamo sempre curare e custodire.

12 Giugno 2024
+Domenico

La marcia in più

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 5, 1-12)

Lettura dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi».

Audio della riflessione

Non so se avete mai fatto caso, soprattutto quando avete comperato la vostra prima automobile, al quadrante che segna la velocità, i Km che l’automobile può fare all’ora … c’è sempre scritto un numero spropositato: 200 Km/h oppure 250 Km/h.

Vi sarà capitato anche ingenuamente, su qualche rettilineo, in discesa, quando proprio non c’è nessuno, a motore caldo, di fare una pazzia: di premere al massimo l’acceleratore, contro tutte le indicazioni di meccanici, di amici,  nonostante i limiti di velocità, la paura di essere giustamente beccato dalla polizia stradale, di vedere insomma se questa lancetta della velocità, se questa automobile giunge fino al limite stabilito dal quadrante … rieni le marce al massimo: terza, quarta, quinta, fai crescere i giri del motore… rumore assordante, perdita di stabilità, vibrazioni sospette ti fanno – forse – desistere.

Non arriverà mai a quella velocità.

Sul quadrante è stato scritto 250 Km/h, ma l’ultima marcia che hai inserito non ha nessuna possibilità di portarti a quel risultato … vorresti cambiare marcia, ma non ce n’è più … dobbiamo concludere che era un comprensibile inganno aver scritto una velocità così spropositata e meno male!

È forse questa la sensazione che noi abbiamo quando leggiamo o sentiamo il discorso della montagna che ha fatto Gesù: Gesù, vedendo che c’era tanta gente, salì sopra uno spuntone di terra, si sedette e cominciò a parlare … direi io, cominciò a scrivere nella mia vita, nella tua, nella esistenza di ogni persona; se mi permettete di parlare così: cominciò a scrivere la velocità massima della nostra vita, il massimo di bontà, di felicità, di bene, di generosità cui possiamo aspirare … ha cominciato a scrivere il quadrante delle nostre possibilità.

Ma non è che anche a noi capiterà la stessa sorte dell’automobile?! Che Dio ci abbia scritto un massimo per ingannarci, per farci sentire piccoli, per schiacciarci nelle nostre debolezze … ricordo la rabbia, l’umiliazione quando giravo con la mitica Fiat 500 e in autostrada c’era scritto, indicando la corsia più a destra possibile, “piccole cilindrate viaggiate qui”.

Le cose grandi cui Dio ci chiama sono per dirci:”Piccolo uomo, piccola donna, ragazzo o ragazza, giovane o vecchio accontentati?”.

Il discorso della montagna dice che quando tu, ragazzo, ragazza, giovane adulto anziano o anziana, ti apri a Dio, ti metti in contatto con Gesù, aderisci a Lui, ti butti nella sua amicizia, ti fidi di Lui … solo a questo punto scoprirai che hai quella marcia in più che ti permette, non solo di arrivare al massimo della tua vita, del tuo quadrante, ma di spostarlo pure in avanti di tanti km/ora in più, perché la forza che ti dà il Signore e la bellezza della tua vita avrà dell’impossibile.

E nella vita, se andremo al massimo della capacità di bene, non dobbiamo temere multe per limiti di velocità o di attentare alla vita altrui, anzi… ne avrà vantaggio chiunque ci incontra.

10 Giugno 2024
+Domenico

Le norme Gesù non le abolisce, ma le porta alla loro vera necessità

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 5,17-19)  

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto.
Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».

Audio della riflessione.

Certo, la spontaneità è un grande valore e una grande forza e non deve essere repressa. Perché la vita è spontaneità. La vita ha il proprio senso in sé stessa, non è regolata da una norma ad essa esteriore, non si ripete, si rinnova continuamente. La vita tanto più è «vita» quanto più sgorga liberamente da sé stessa, quanto più è audacia ed avventura imprevista, e quanto meno è ingessata in vie che danno sicurezza, ma che spengono ogni slancio, ogni vera novità.  

Oggi siamo ridotti quasi tutti a attività costrette, obbligate da una società che si è super garantita di fronte a ogni imprevisto. 

Ma questa è una faccia soltanto della realtà. L’altra faccia è il rischio di andare «oltre»: di far scadere cioè la spontaneità e l’originalità a instabilità, irrequietezza, disordine ed anche a cattiveria e malvagità.  Da questo rischio ci salva la «norma», la quale dà alla tua vita un ordine, la inserisce in una sintesi. Non pensate che o sia venuto ad abolire la legge o i profeti. La legge e i profeti cui si riferisce Gesù non erano solo norme, erano il progetto di Dio per l’alleanza con il popolo d’Israele, anche se contenevano leggi e precetti, indicazioni e prescrizioni per servire un cuore delicatissimo quale era il patto d’amore tra Dio e l’uomo. E Gesù a questo patto è legatissimo, perché lo sta rinnovando e continuando. 

Nel costruirci una nostra personalità e nell’edificazione di sé come soggetto umano maturo ed adulto, la legge, le norme, le regole hanno un ruolo ineliminabile: insegnano a non rimanere prigionieri delle proprie pulsioni e dei bisogni immediati e danno, così, l’accesso alla vera libertà. Molti giovani credono che non occorrano paletti, regole, ma quando giocano sono molto ligi e decisi a farle rispettare, perché permettono a tutti di giocare bene. È così anche la vita spirituale e affettiva. La legge aiuta a crescere. 

La legge del Signore soprattutto protegge il bene comune, ma protegge anche la libertà personale, che altrimenti sarebbe soggetta ad ogni forma di violenza. Grande per il regno dei cieli è chi sa darsi una legge interiore che Dio fa diventare spazio di libertà e di incontro con il cielo abitato da Dio per dare luce alle strade dell’uomo. 

06 Marzo
+Domenico

Un vero cristiano non mette mai limite alla sua bontà verso tutti

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 5,43-48

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo” e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti.
Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani?
Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

Audio della riflessione.

Se c’è una maschera intollerabile ai nostri giorni, è quella del perbenismo, del politicamente corretto. Non bisogna stare da nessuna parte, possibilmente sempre in mezzo, cioè né di qua, né di là. Non si deve offendere la sensibilità, non si deve esagerare, occorre tenere i piedi per terra, avere il senso della realtà, regolare la vita con il cosiddetto buon senso.  Religiosi sì, ma non troppo; buoni sì, ma non sempre, altrimenti ti prendono per buono a nulla; convinti sì, ma non senza riserve, altrimenti passi per talebano; cristiani sì, ma trattabili su tutto e per tutti.  

La religione cristiana è vista come un galateo che regola la buona educazione. Essere educati in un tempo in cui tutti si sforzano, e ci riescono troppo bene, ad essere zotici e villani, non è proprio un difetto, ma essere cristiani non è una atmosfera tiepida, non è un aggiustamento per andare tutti d’amore e d’accordo, non è fare la media dei comportamenti e collocarsi sempre in zona mediana. Sono venuto per portare fuoco su questa terra e ardo dal desiderio che si accenda e bruci. Il punto di arrivo dove è? Siate perfetti come il Padre vostro celeste che sta nei cieli. Non è cosa da poco, Gesù non ci chiede il minimo, ma il massimo.  

Essere cristiani non è adattarci alla media dei comportamenti delle persone per bene, ma essere in certo mondo trasgressivi.  Non si tratta di dire solo tanti rosari al giorno, cosa del resto meritevole, ma di far sperimentare a tutti come l’essere credenti cambia veramente il modo di pensare, di vivere, di rapportarsi con tutti. Amare gli amici, fare dei favori a chi ti vuole bene, essere cordiali con chi ti è simpatico, star bene con i buoni, invitare chi ti può a sua volta ricambiare è quello che fanno tutti; amare i nemici, porgere l’altra guancia, rimanere fedeli anche nella prova, amare i figli anche quando ti fanno soffrire, mettere in secondo piano le nostre difficoltà pur di salvare la famiglia, resistere nella fede anche quando non vediamo niente e ci sembra di essere abbandonati… ecco, questi sono gesti che si avvicinano all’essere cristiani. Oggi o si è cristiani fino in fondo o non val la pena di esserlo. 

Solo una vita così porta speranza al nostro mondo appiattito. Occorre però sapere dove sta la sorgente di questa speranza, che è sempre Gesù.  

24 Febbraio
+Domenico

Dio si lascia coinvolgere con te solo se sei in pace con tutti  

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 5,20-26)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinèdrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.
Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.
Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!».

Audio della riflessione.

Sta sviluppandosi una tendenza abbastanza generalizzata che è quella che ciascuno si costruisce il suo Dio, ciascuno se lo fa bello, buono, grande, giusto come piace a lui. Se lo costruisce e distrugge come gli piace, lo fa esistere quando gli serve e come gli serve, lo dipinge cattivo o buono a seconda dei sentimenti che gli suggeriscono le fiction della TV, lo immagina fatto a suo uso e consumo. In questa arte dell’invenzione la cosa più interessante e pericolosa è che Dio è visto come uno da godere o incontrare in privato, da soli, in un rapporto creatore – creatura senza interferenza alcuna.  

Così c’è il devoto che va a pregare perché gli possa andar bene la prossima rapina, il mafioso che gli porta la decima delle estorsioni che è riuscito a esigere, la donna di strada che lo ringrazia del guadagno della sua giornata, il donnaiolo per averla fatta franca, il ricco possidente di aver una fabbrica con cui guadagna sulla pelle dei dipendenti. Cose strane, del secolo scorso, eppure i nostri santuari, le nostre chiese sono piene anche di questi fedeli e noi pure nel nostro piccolo usiamo Dio a nostro uso e consumo.  

C’è una frase nel vangelo chiarissima, che ribalta tutto questo modo comodo che abbiamo inventato di tenerci buono Dio: “se presenti il tuo dono a Dio e ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia la tua offerta lì accanto all’altare, va a riconciliarti prima con tuo fratello, poi vieni a presentare il tuo dono”. Il rapporto con Dio non puoi averlo se stai arrabbiato col prossimo, se non guardi in faccia il tuo vicino, se in casa semini continuamente odio, se hai cancellato dalla tua vita le persone. Forse fare quaresima è anche questo. È chiarissimo: non c’è rapporto con Dio nella verità, se non è collocato nella bontà di un rapporto con gli altri. Purtroppo, molti si nascondono dietro una religiosità di facciata; sempre maschera rimane, mai vita vera. La religione è forza e speranza di pace e concordia. 

Possiamo avere speranza di una comunione autentica con tutti e con Dio? Ma questa speranza chi me la dà?  La parola di Gesù, il vangelo. 

23 Febbraio
+Domenico