Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 4,28-30) dal Vangelo del giorno (Lc 4, 24-30)
All’udire queste cose, tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno; si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio. Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò.
C’è qualcuno che, da come si porta, da come ti guarda, da come ti fissa e ti parla anche solo con i muscoli della faccia, con il suo portamento, con la sua grinta, con i suoi occhi, ti incute rispetto, timore, soggezione, stima …
Così doveva essere Gesù: quando passava, la gente si voltava; quando chiamava, la gente lo seguiva; quando fissava lo sguardo su qualcuno, quello si vedeva letto nel profondo e doveva prendere posizione: così ha guardato Pietro nel pretorio e lo ha fatto scoppiare in pianto, così ha guardato negli occhi il giovane ricco e lo ha costretto a decidersi, così ha fissato a uno a uno gli apostoli e “quelli, lasciate subito le reti, lo seguirono”; così ha strappato dalla cassa il banchiere Matteo, così ha sbalzato dalla pianta il curioso Zaccheo; così ha guardato con dolcezza negli occhi Maria, la sorella di Lazzaro, e l’ha invasa della sua consolazione.
Ma così ha guardato con durezza e con determinazione quei suoi compaesani che credevano di “possederlo” solo perché abitavano nello stesso vicolo, ma non erano disposti a dargli un minimo di fiducia, a cambiare vita, a mettersi dietro a lui come i pescatori del lago: si erano abituati a lui come tanti di noi si abituano alle persone con cui vivono assieme … spesso non siamo più disposti ad ascoltare: ci siamo dedicati la vita l’uno all’altra e a poco a poco non ci si parla più, non ci si stima più, ci si dà per scontati, mentre ogni giorno nuovo si apre in ogni vita una novità.
Non c’è nessuna routine tra le persone: c’è solo tra le cose, perché le persone sono una continua sorgente di novità, di amore, di intelligenza, di bontà … siamo spesso noi stessi che mortifichiamo la vivacità di chi vive con noi, e poi ci lamentiamo che sono sempre le solite cose, i soliti problemi.
Abbiamo tolto, con la nostra superficialità, la fantasia e la voglia di esprimere se stessi nel profondo, ed è la nostra superficialità che clona le persone e le fissa al passato.
Il passato è nostro, non loro!
E Gesù ha un bel dire che occorre cambiare se chi lo ascolta si sente “superiore”, anzi indispettito, che uno di loro sappia andare oltre all’appiattimento del quotidiano.
A Nazaret è scoppiata la vita, ma la gente l’ha sepolta! Nella nostra comunità cristiana ogni giorno scoppia la vita di Gesù, ma noi siamo pronti a seppellirlo, invece che a farci aprire il cielo per dare luce alle nostre strade sfasate e bloccate.
21 Marzo 2022
+Domenico