Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 11, 42-46)
In quel tempo, il Signore disse: «Guai a voi, farisei, che pagate la decima sulla menta, sulla ruta e su tutte le erbe, e lasciate da parte la giustizia e l’amore di Dio. Queste invece erano le cose da fare, senza trascurare quelle. Guai a voi, farisei, che amate i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze. Guai a voi, perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo». Intervenne uno dei dottori della Legge e gli disse: «Maestro, dicendo questo, tu offendi anche noi». Egli rispose: «Guai anche a voi, dottori della Legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!».
Anche oggi ogni apparato associativo o sociale si preoccupa di dare indicazioni di comportamento riguardo agli obiettivi che si prefigge: può essere l’assistenza ai malati, la tenuta di una buona amministrazione, il collegamento tra persone che fanno lo stesso lavoro, le stesse norme per la sicurezza sul lavoro.
Anche al tempo di Gesù, nel popolo di Israele c’erano persone dedicate a questi apparati: i farisei erano membri di una setta che, con rigore esteriore esagerato, dirigeva la vita religiosa del giudaismo di quel tempo; i giuristi, che potrebbero ben essere rappresentati dagli scribi, erano gli interpreti – invece – della vecchia legge di Mosè e, passi il termine, controllavano le nuove tradizioni morali e rituali per vedere se corrispondevano, alla lettera magari, alle leggi di Mose.
Sembrava però alla gente che gli uni e gli altri fossero più preoccupati della perfezione degli altri che del proprio impegno interiore …. Gesù lancia contro questi comportamenti una serie di “guai” piuttosto forti!
In questi primi guai i farisei sono condannati soprattutto per la loro ipocrisia, che rivela la loro facciata molto corretta, ma l’interno è pieno di corruzione, per cui la religione è ridotta a uno spettacolo da circo e loro si presentano come i rappresentanti delle realtà divine nel mondo: sono preoccupati delle minuzie, mentre perdono quello che è più importante, l’amore e la giustizia!
Gesù e i suoi sono quasi tutti ebrei e vogliono vivere bene la vita religiosa, rispettando i riti, ma con queste assolutizzazioni rituali perdono le cose più importanti della stessa religione ebraica, l’amore e la giustizia.
Queste verità che Dio propone sono Lui, il Signore stesso, che è giusto amando il suo popolo e il popolo è giusto ricevendo questo amore salvatore del Signore e traducendolo nelle proprie relazioni umane di ogni giornata.
Questo vuol dire che dobbiamo essere aperti al dono d’amore di Dio e trasformarlo in risposta d’amore a lui e al prossimo, realizzando così la vera giustizia. Questo era l’insegnamento antico di Israele, ma i farisei, l’avevano dimenticato riducendolo solo o quasi a riti.
Gesù qui non lavora per una rottura radicale con i farisei, ma per una conversione di tutti alla vera legge di Dio.
Così Gesù condanna anche gli scribi, i giuristi, per il distacco tra la vita e l’insegnamento: hanno disumanizzato gli antichi comandamenti di Dio, trasformandoli in un peso insopportabile; così la religione è divenuta odiosa; hanno fatto di Dio un giudice e un poliziotto, vendicativi, mostrando essi stessi infedeltà all’antica tradizione israelita dell’amore di Dio, della sua provvidenza, del perdono e dell’alleanza sempre ricostruita dopo tante infedeltà; loro stessi poi non fanno quello che dicono agli altri di fare e si firmano la loro ipocrisia.
Non possiamo noi ridurre il discorso solo a capire bene quello che vuole Gesù da loro, ma dobbiamo interrogarci se certi nostri comportamenti, modi di difendere o presentare la fede cristiana non siano anche peggio dei loro e rispondere ai “guai” di Gesù con una preghiera accorata di perdono e di conversione.
12 Ottobre 2022
+Domenico