Svegliamoci dal sonno: l’altra faccia della vita quotidiana

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 24, 37-44)

Lettura del Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata.
Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».

Audio della riflessione

Che cosa distingue un cristiano da un non credente? Che cosa caratterizza il nostro essere credenti in Dio, l’avere dialogo con un trascendente che va oltre la nostra percezione dei sensi? Che significa credere? Per lo meno significa non appiattirsi sulle cose che capitano e che vengono lette solo con gli occhi materiali di un interesse, un guadagno, una ricerca egoistica, una fotografia impietosa.

La Parola di Dio ci provoca a una visione che ha tutte le caratteristiche dell’impossibile: Gerusalemme, luogo cui convergono tutte le esperienze di pace: ma che cosa sta capitando da sempre in Israele? Che tipo di pace c’è tra ebrei e palestinesi, tra ebrei e mondo arabo? Che serenità si respira da una parte e dall’altra del muro di Betlemme? Sembra una beffa: proprio da quei luoghi che oggi sono i più carichi di tensione e di guerra, dovrebbe apparire la pace del Signore? Ma anche qui in Europa …. che senso ha la guerra tra Russia e Ucraina? Si risolvono ancora oggi le controversie con le guerre?

Proprio di fronte a questo paradosso l’uomo è chiamato non a illudersi da sognatore, ma a forgiarsi come credente: Dio ha un’altra visione della realtà!

Questo mondo di guerre è  destinato a diventare regno di pace: la vita dell’uomo non si deve mai “adattare” al male, alle cose cattive che capitano.

La meta è un mondo di pace, guardiamo la storia a partire dalla sua conclusione, che sicuramente verrà …  e se la conclusione bella di Dio è la nostra meta, allora avremo forza per aspettarla, operosamente.

C’è un sonno assurdo in cui stiamo accomodando le nostre vite: la nostra salvezza è più  vicina ora di quando diventammo credenti.

Dire che il giorno è  vicino non significa che la fine dei tempi è  prossima, ma che la salvezza è alla nostra porta: è  lì che urge, che bussa, che chiama … vuole una risposta circa il nostro impegno per accoglierla.

Uno dei pericoli più  grossi per la nostra fede è di appiattirci sulle strade della nostra alienazione quotidiana, sui nostri proverbi, sulle nostre fatalità, sui nostri musi lunghi e disperati … ci adattiamo a vivere di piccole attese, esauriamo la nostra speranza in una partita, in uno spettacolo, in una bella mangiata, in una avventura.

Le verità della fede non possono essere percepite con i criteri del mondo: svegliarsi dal sonno significa riconquistarsi la capacità di leggere la vita con gli occhi della fede, con la consapevolezza che Dio non abbandona gli uomini, che viene continuamente in mezzo a noi, che non ci lascia in balia del male, sia nella vita personale, che in quella della nostra famiglia, della coppia, delle relazioni familiari e sociali.

La lotta tra il bene e il male, tra la luce e le tenebre non è tra buoni e cattivi: magari i buoni siamo noi e i cattivi gli altri, evidentemente, ma dentro di noi dove sperimentiamo bontà e cattiveria e dove siamo quindi chiamati a stare all’erta e a combattere le nostre inclinazioni cattive.

Non si può vivere come se il Signore non dovesse mai … venire!
L’uomo non deve farsi mai cogliere come impreparato.

L’idea del ladro interpreta bene tanta nostra sonnolenza nell’attendere la presenza di Dio: ecco allora la saggezza della Chiesa che ci mette in stato di attesa, ci chiede di fare la sentinella, di precedere l’aurora, di guardare oltre, di alzare lo sguardo, di non adattarci al ribasso, di ripensare la nostra vita alla luce della fede.

Avvento non è prepararsi al Natale soltanto, ma mettersi in stato di attesa del Dio della vita, ogni giorno per ogni tempo.

La venuta del Signore non sarà indolore, ma esigerà di fare verità nella nostra esistenza: a tutti possiamo raccontare quel che vogliamo, a tutti possiamo presentare maschere ben fatte, che sembrano vere, che presentano un’altra immagine di noi, ma davanti a Dio tutte le maschere cadono e saremo visti nella nostra unica verità.

E’ meglio impegnarsi a cercare la verità di noi ogni giorno che trovarci a fare i conti alla fine dopo aver buttato una vita e aver perso l’appuntamento con la felicità.

San Bernardo ci consola dicendo che tra la venuta di Gesù iniziale e la venuta finale c’è una venuta intermedia, che sarebbe la seconda venuta: essa – dice – “è  come la via che conduce dalla prima all’ultima. Nella prima Cristo è stato la nostra redenzione; nell’ultima apparirà come la nostra vita; nella venuta intermedia è nostro riposo e consolazione”.

Così ogni giorno della nostra vita, anche di questo avvento, ha la sua grande, luminosa e confortante compagnia.

27 Novembre 2022
+Domenico

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Autore: +Domenico

Domenico Sigalini (Dello, 7 giugno 1942) è un vescovo e giornalista italiano, Vescovo emerito della sede suburbicaria di Palestrina. Una Biografia più esaustiva è disponibile su Cathopedia all'indirizzo https://it.cathopedia.org/wiki/Domenico_Sigalini

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