Morte, non ci fai paura

Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv 6, 37-40)

In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.
E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».

Audio della riflessione.

Nella celebrazione dell’Eucaristia di questo 2 novembre vogliamo mettere al centro, senza paura, senza nasconderci, senza false condoglianze la morte spesso inaspettata, improvvisa, traditrice, ma anche tanto attesa e invocata. La morte spesso capita proprio nel bello di una speranza di ripresa, di ricostruzione, di desiderio di vivere al meglio. Così l’abbiamo davanti in tutta la sua crudezza, non riusciamo a darci una ragione di ogni lutto, che è sempre impensabile, distruttivo della nostra serenità, del tessuto delicato e necessario delle nostre relazioni, troncato senza pietà, in maniera che a noi sembra cieca e ingiusta. Altre volte è anche invocata e attesa dopo una lunga vita di fatiche e di dolori. Di fronte ad essa tutti oggi nella chiesa vogliamo farci illuminare dal Signore; è la nostra fede che ce ne dà la forza e la verità. 

Non perdo nessuno di quelli che il Padre mi ha dato. Non vi lascio soli, non vi abbandono, non mi metto gli occhiali da sole per non farvi capire i miei sentimenti, non mi vergogno di piangere con voi, non ho paura di affrontare con voi il vostro dolore, vi prendo in spalle, vi porto nella mia vita infinita. Vi ho caricato sulla croce, con me avete sofferto, con me risorgerete. La morte non può avere l’ultima parola sulla vita. 

Questa certezza anche oggi vogliamo dirci e con questa sicurezza guardare alla nostra vita. Siamo a qui a pregare, ad affidare a Dio ancora le vite dei nostri cari e a farci aiutare da loro a ridare le giuste proporzioni e importanza a quello che viviamo, alla nostra difficile convivenza. Guardiamo più in alto non per abbandonare la sfida della vita quotidiana, ma con la certezza che dentro ogni nostro giorno c’è una speranza, c’è un seme di felicità, c’è una attesa che si fa sempre più bella nella misura in cui la scorgiamo dentro le nostre relazioni, i nostri gesti di amore, le nostre preghiere, le gratuità con cui rendiamo felici le persone che ci incontrano, la proposta umile e serena della verità che ci possiede, la compagnia delicata del pane di vita. 

Gesù ci ha detto che non vuol perdere nulla dell’umanità che Dio ha affidato ad ognuno dei nostri cari e ce lo dice quando lascia a noi il regalo che scandisce i nostri tempi, da qui all’eternità: il suo pane. Chi mangia questo pane vivrà sempre. È questo pane che cambia il nostro corpo che si consuma sempre più. Mi ha sempre fatto impressione vedere nella mia vita di prete mentre visitavo i malati i segni della vecchiaia, i dolori, le gambe che non ti reggono, le ossa che ogni giorno si consumano, le infermità. 

Abbiamo il coraggio di leggere in questo declino non una condanna, ma la speranza di una vita futura piena, bella felice, come Dio ce la prepara. Uno dei nostri problemi è di imparare a invecchiare, di sapere che siamo fatti per il Signore, non abbiamo qui una abitazione perenne, ma ne cerchiamo una futura. Siamo in affitto, l’affitto aumenta sempre di più e ci dà sempre meno soddisfazioni. 

Che ci resta? Sicuramente il bene che abbiamo fatto, vissuto, regalato, indipendentemente dalla gratitudine che ha saputo scatenare.

02 Novembre
+Domenico

Autore: +Domenico

Domenico Sigalini (Dello, 7 giugno 1942) è un vescovo e giornalista italiano, Vescovo emerito della sede suburbicaria di Palestrina. Una Biografia più esaustiva è disponibile su Cathopedia all'indirizzo https://it.cathopedia.org/wiki/Domenico_Sigalini

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