Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv 12, 24-26)
Qualche anno fa sono stato su un costone di roccia della valle di Gressoney, vicino a Pont Saint Martin, a celebrare con una messa un anniversario: si trattava della morte di un giovane partigiano, un ragazzo pulito, entusiasta della vita, innamorato dello Sport e della vita, ma soprattutto innamorato di Gesù. Aveva deciso di servire così la patria e in una imboscata ai nemici – che poi erano sempre persone della stessa sua provincia, ma la guerra ci mette sempre contro gli uni gli altri e siamo sempre tutti uomini e figli di Dio – ebbene in questa imboscata su quel ponte era stato ferito un ragazzo come lui di soli 16 anni, e questi continuava a lamentarsi a gridare aiuto e spezzava il cuore.
Era un nemico, ma aveva solo 16 anni.
Gino Pistoni, così si chiamava quel giovane, insistendo con il suo capo, riesce a strappare il permesso di andare a soccorrerlo. La scelta è fatale, arrivano i tedeschi che sparano all’impazzata nel bosco: una scheggia lo colpisce alla gamba e gli taglia l’arteria femorale; perde sangue, non riesce più a fuggire, i suoi amici lo lasciano. Il sangue continua a uscire, si sente la vita fuggire.
Allora con le sue dita intinte nel sangue abbondante che gli cola dalla gamba scrive sullo zainetto: offro la mia vita per l’Azione Cattolica e per l’Italia. Viva Cristo Re.
Il giorno dopo gli amici ritornano a vedere che cosa era successo e trovano lui morto, ne seppeliscono il cadavere e conservano lo zaino con la scritta fatta col suo sangue.
Quello zainetto insanguinato ancora oggi è custodito nella cappella del vescovo di Ivrea: il chicco che cade in terra, muore e dà frutto, è la vita del cristiano, è la vita di Gesù.
Ancora in questi tempi in varie parti del mondo i cristiani sono perseguitati e bruciati: Lorenzo è stato bruciato così, perché era cristiano.
Le statue belle e decorate che raffigurano san Lorenzo non rendono l’orrore che ha segnato gli ultimi istanti della sua vita: noi li abbiamo trasformati per non offendere la nostra sensibilità, ma la sua fu morte vera, tragica, in dispetto della sua fede, delle sue scelte.
I carnefici erano arrabbiati perché Lorenzo lo avevano tenuto come ostaggio per farsi dare i soldi dalla chiesa, le sue ricchezze di cui tutti anche oggi favoleggiano … ma la vera ricchezza della chiesa erano i poveri e Lorenzo non ebbe più scampo.
Così era stato ucciso papa Sisto II, con i suoi diaconi, così Agapito, Vito, Cesareo: tutti giovani decisi a seguire Gesù Cristo, e in quella estate avevano sferrato un attacco mortale alla chiesa … ma la chiesa pur privata delle sue vite migliori rifiorì.
Ci sono ancora oggi giovani così? Esistono cristiani che sanno pagare con la vita la loro fede? Sono domande che dobbiamo porci come adulti per vedere se abbiamo offerto ai giovani una fede solida o solo le cianfrusaglie della nostra vita che non ha sapore, che si preoccupa di tutt’altro, che viene buttata nella superficialità e nel disinteresse per tutti.
La legge della vita comunque rimane sempre quella: se la vuoi conservare la devi regalare e ci sono tanti modi per fare della nostra vita un regalo.
Dio ce li suggerisce e voglia darci anche la forza di attuarli.
I malati lo fanno con le loro sofferenze, noi un poco nell’aiutarli a portarle, i loro parenti amandoli ogni giorno senza sosta.
Non siamo la loro graticola e loro non lo sono per noi, ma siamo tutti sulla stessa graticola, che è la vita, e che Dio ci aiuta a vederla come un pegno del nostro futuro nella sua pace.
10 Agosto 2021
+Domenico