La preghiera è affidare a Dio i nostri progetti

Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 18, 1-8)

Lettura del Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: «In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”. Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”». E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».

È finito il tempo della autosufficienza … Non c’è più nessuno che dice “basto a me stesso!”.

Siamo tutti legati, globalizzati: la nostra personalità la dobbiamo giocare in un insieme di relazioni! Non è in gioco la nostra libertà se ci si fa sempre più coscienti di dover governare e prendere in mano le nostre relazioni.

La stessa esperienza la viviamo nei confronti di Dio: il 90% degli uomini dice di pregare in “qualche modo”, cioè ammette di rivolgersi a quel qualcuno più in alto di lui, a un trascendente, per chiedere.

Sono parole dette tra i denti, talora sono desideri intimi, spesso ci si affida … nei momenti di gioia sgorga un ringraziamento, nel bisogno una domanda accorata, il desiderio che ciò di cui hai bisogno non ti sia donato per merito, ma per bontà e tenerezza.

La preghiera non è debolezza, ma capacità di progettare e di affidare a Dio il nostro progetto, perché ne sia lui il custode; questo significa che ho davanti bene tutta la mia vita, ho consapevolezza che  da solo resto fragile e incostante, ma ce la metto tutta, dialogo con Dio e mi metto nelle sue braccia.

In questi tempi stiamo chiedendo a Dio la pace, solo che questa preghiera, come tutto del resto, non è come battere la testiera di un telefonino o di un computer, non è inserire un gettone in una macchina, non risponde alla legge del tutto e subito, del commercio. È prima di tutto un dialogo e nel dialogo, quello che chiedi continua a ridefinirti in maniera diversa nei confronti dell’interlocutore. 

Mentre chiedi pace ti scompare l’odio dal cuore ripensi se anche tu sei causa di questa guerra, non pensi più alle armi: ti si apre una nuova visione della vita. E questa la affidi a Dio. Dio sicuramente ci ascolta, ma troverà sempre gente disposta ad affidarsi a lui? Credi davvero che Lui è il Signore della pace? Troverà ancora fede sulla terra? O la nostra preghiera è diventata un freddo rito e una insipida rivendicazione.

Pregare è desiderare e sentirsi sempre nelle braccia di Dio.

16 Ottobre 2022
+Domenico

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Autore: +Domenico

Domenico Sigalini (Dello, 7 giugno 1942) è un vescovo e giornalista italiano, Vescovo emerito della sede suburbicaria di Palestrina. Una Biografia più esaustiva è disponibile su Cathopedia all'indirizzo https://it.cathopedia.org/wiki/Domenico_Sigalini

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