Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 1, 46-55)
In quel tempo, Maria disse:
«L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno
beata.
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
Ogni nazione ha il suo inno nazionale: in genere è un inno di tratto marziale, composto in tempi bellicosi in cui occorreva mostrare i muscoli contro il nemico per dare identità a un popolo: così è – per esempio – la marsigliese che parla di un sangue impuro che deve impregnare le zolle della patria, così è il nostro “fratelli d’Italia” che dice che tutti siamo pronti alla morte per difendere la patria. Quando lo si canta si sente un fremito, una appartenenza al di là delle parole che si cantano, una nostalgia, un desiderio di diritti e di identità, di calore dell’accoglienza e di senso di appartenenza: lo cantano gli sportivi sul podio, lo cantano i tifosi allo stadio, i ragazzi a scuola.
Anche nella Bibbia ci sono canti che ricordano e esaltano la vita del popolo d’Israele: la sorella di Mosè, al passaggio del mar rosso, esplode in un canto di liberazione, i deportati a Babilonia intonavano salmi struggenti … e anche nel nuovo testamento c’è un canto, un inno che dice l’inizio della nuova era, del tempo definitivo di Dio: il Magnificat! Non è un canto di guerra, non è un inno marziale che mostra i muscoli, ma la visione della storia che si è fatta Maria: è Maria, la madre di Gesù che lo canta e che lo canterà sempre a Gesù nella sua infanzia; è lei che ci apre alla nuova visione di mondo che si avvera con la venuta del Messia, del Cristo, di Gesù Salvatore.
“Ho il cuore che scoppia di gioia: Dio è grande, se ama, ama per sempre, non ci ha lasciato a noi stessi! I suoi occhi sono per i poveri, per i senza futuro, per chi si mette a servire. Non lasciamoci incantare dai successi, dai potenti, dagli apparati di guerra, dalla imponenza degli strumenti, da chi gozzoviglia sulla vita del povero. E’ vero il mondo è stato suddiviso male dall’uomo ingordo. Molti si sono preso quello che spetta a tutti, ma Dio rimanda i ricchi a mani vuote, disperde la gente piena di sé, ascolta chi si affida a Lui. Io nella mia nullità mi sono sentita accolta, amata a dismisura, tirata dentro nel suo progetto di mondo nuovo. Il nostro Israele tiepido e spesso recalcitrante ritorna ad essere il suo popolo. Il sentimento del mio spirito è gioia, esultanza, lode. Il Signore è grande nell’amore”.
La visione che Maria canta è la speranza di ogni uomo, di ogni società, di ogni donna, soprattutto oggi che molti poveri sono continuamente calpestati, oggi che il mondo è diviso malamente in chi, i pochi, si prendono il necessario dei molti.
Dio dirige le immigrazioni, Dio fa sconfinare i poveri dalle loro case misere, dai territori di guerra perché Lui è la pace, è la vita per tutti.
Se gli uomini non capiscono questo, Lui che conduce la storia, fa il passo dell’affamato. Il Natale è un invito a fare in modo che sia il passo di tutti i cristiani.
Vieni Gesù, ti aspettiamo
22 Dicembre 2022
+Domenico