Credere esige un salto per la nostra razionalità: occorre cuore e fiducia

Una riflessione sul Vangelo secondo Marco (Mc 8,11-13)

In quel tempo, vennero i farisei e si misero a discutere con Gesù, chiedendogli un segno dal cielo, per metterlo alla prova.
Ma egli sospirò profondamente e disse: «Perché questa generazione chiede un segno? In verità io vi dico: a questa generazione non sarà dato alcun segno».
Li lasciò, risalì sulla barca e partì per l’altra riva.

Audio della riflessione

Fa parte della nostra esistenza di tutti i giorni nei rapporti con le persone, con il mondo delle informazioni, con la spesa che facciamo al supermercato, le visite mediche di cui abbiamo bisogno, nel rapporto genitori – figli, marito – moglie, datore di lavoro – operaio, di dover mettere in atto un atteggiamento di fondo che è la fiducia, fidarsi, ritenere che la merce sia buona, l’amico non ti inganni, l’amore sia vero e non una finta, le notizie non siano fake news, il datore di lavoro ti versi i contributi, il lavoratore sia competente e coscienzioso…  

Insomma, sempre dobbiamo tenere l’occhio aperto, abbiamo intelligenza e forse anche esperienza, ma una buona dose di fiducia è necessaria. Non puoi chiedere di tutto la prova, la verifica… Coloro che ascoltavano Gesù erano molto perplessi su quanto diceva, sulla sua figura, sul suo vangelo e chiedevano continuamente dei segni, delle prove, volevano fare continuamente delle verifiche.  

Certo, se ci si doveva decidere a credere in Gesù, si trattava sempre di un cambiamento radicale di stile di vita, di fede, di preghiera. C’era di mezzo non solo la salute come per i cibi, ma soprattutto il delicatissimo rapporto con Dio. Per un mondo religiosissimo come il popolo di Israele non era un fatto secondario.  

Gesù si scontra dunque con la incredulità che però viene da accecamenti, da partito preso soprattutto nei farisei, da disattenzione o faciloneria da parte degli apostoli. Il messaggio di Gesù non è accolto in profondità. I farisei gli fanno tranelli, lo vogliono mettere alla prova, rifiutano con leggerezza ciò che è loro donato da Dio, pretendono di essere loro stessi di dettare a Dio come deve agire. Manca l’apertura, l’umiltà, la fiducia, la libera adesione, che sono le disposizioni interiori per accogliere Gesù come Messia.  

Sono la nostra immagine di razionalisti impertinenti. Il vangelo mette a nudo un sentimento di Gesù disturbato da questa richiesta e scrive: “sospira profondamente”. Gesù sta vedendo come spesso è difficile che accettino i suoi principi, rispetta sempre la libertà degli interlocutori, della decisione umana, perché è proprio da essa che deve nascere fiducia, accettazione, dialogo serrato, ma aperto. Ci dobbiamo domandare anche noi se Gesù sarebbe costretto a fare questo sospiro profondo anche per noi, per le nostre pretese, la nostra sfiducia, la nostra immobilità a stare sempre sulle nostre, la nostra cocciutaggine o altezzosità nei confronti della sua proposta di bontà paziente. 

 Ci nasce l’invito ad aprire i nostri cuori e quelli di tutta la gente alla ricerca umile e disinteressata del bene, della verità e della salvezza. E sappiamo che Gesù in questo caso non concede il segno; ci sarà qualche altra volta in cui lo donerà, ma non sarà mai la rispostina che chiude il problema, che mette una botola sulla domanda, ma una grande provocazione: il segno che concederà sarà quello della risurrezione, che è ancora tutta da accettare e non da dimostrare. La fede è bella proprio per questa libertà che innesca nella vita del cristiano: è libertà che ci permette di scoprire e seguire la verità. 

13 Febbraio
+Domenico

Autore: +Domenico

Domenico Sigalini (Dello, 7 giugno 1942) è un vescovo e giornalista italiano, Vescovo emerito della sede suburbicaria di Palestrina. Una Biografia più esaustiva è disponibile su Cathopedia all'indirizzo https://it.cathopedia.org/wiki/Domenico_Sigalini

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