Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv 6,51-58)
In quel tempo, i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao
Facciamo fatica, noi uomini del terzo millennio a credere che ci sia qualcosa che va oltre le leggi della natura. Noi calcoliamo tutto, misuriamo ogni cosa sappiamo dire tutte le cause, sappiamo prevedere tutti gli effetti, anche se non sappiamo ancora dominare la natura, non conosciamo fino in fondo la stessa nostra umanità, il nostro stesso corpo. Gesù è Figlio di Dio, è con il Padre creatore del cielo e della terra. Lui è il centro dell’universo e pone il mondo al servizio del suo piano d’amore. Le leggi della natura sono per Lui al servizio del grande messaggio di amore di Dio per l’uomo. Per questo ha moltiplicato i pani, per questo un giorno offre all’uomo una proposta sconvolgente: si offre come cibo per la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita piena.
Gesù sta spiegando ai suoi apostoli la preziosità del dono del suo corpo e del suo sangue che sta offrendo con l’Eucaristia. Il discorso è duro da capire, difficile da immaginare, è provocatorio. Sangue è sinonimo di morte, è riferimento alla sua crocifissione, è necessità di confrontarsi con il suo dono fino all’ultima goccia. Il discorso è duro, ma su questo Gesù non transige. È pronto a restare solo. L’Eucaristia è una esperienza necessaria per la vita del cristiano, sia come modo di comunicare con il Signore, sia come modo di incarnare il suo messaggio. Dirà più tardi ai suoi discepoli che rimanevano esterrefatti come la gente che lo ascoltava: volete andarvene anche voi? Qui occorre fare quel salto di qualità che spesso viene richiesto a tutti fedeli.
Quando non sai che strada prendere nella vita: io sono con te; quando hai bisogno di ritrovare senso e gusto nel vivere, io sono con te; quando cerchi una vera speranza, io te la posso far incontrare nel mio essere pane per te, perché speranza vera nasce quando uno si dona all’altro per amore fino in fondo. I suoi apostoli in seguito si rifaranno all’Eucaristia per avere speranza in ogni situazione di vita.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. Non si può parlare di vita senza parlare del rapporto con Dio vissuto attraverso Gesù e non si può parlare di vita se non in un contesto di dono, il dono fino alla morte che viene sempre rivissuto, offerto, partecipato nel rito, gesto, esperienza del pane spezzato e del sangue versato, nell’esperienza della Messa. I cristiani sono abituati a questo linguaggio, fa parte di ogni iniziazione cristiana. Chi non ricorda la prima comunione, l’entusiasmo che ci abbiamo messo nella preparazione, il candore dell’animo con cui facevamo domande e trovavamo piccole risposte vere per noi e capaci di rendere quel primo incontro una vera esperienza di vita? Oggi forse che per molti il ricordo si è sbiadito torna quella giusta domanda che si sono fatti hanno anche gli ascoltatori di Gesù. Come può costui darci da mangiare la sua carne? Ma che è questo concentrarsi di tanta gente attorno a un pezzo di pane e a un calice di vino?
Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiamo in abbondanza. Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue, chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita piena. Su queste tre piccole frasi si sviluppa la fede e la vita del cristiano. Da questo segno è interrogato ogni uomo che cerca vita piena.
28 Aprile
+Domenico