Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv 6,45-51)
In quel tempo, disse Gesù alla folla:
«Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.
Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.
Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
C’è un elemento, un simbolo, molto comune nella vita di ogni uomo, capace di rievocare esperienze profonde di umanità, di identità, di comprensione di sé stessi e della nostra storia. È un simbolo che travalica la nostra vita, ci lega alla storia degli uomini. Simboli come questi ce ne sono tanti, non sono riducibili a parole, ma sono parole che squarciano significati, sono parole come casa, acqua, sale, fiore, mamma, babbo, pane. Hanno molte capacità di evocazione dell’esistenza umana. Prendiamo il simbolo: pane. Non è riducibile a nessuna forma di esso, a nessuna contraffazione moderna, a nessuna appropriazione di qualcuno o di qualche industria.
Ti ricorda la casa, la famiglia, la fame, la semplicità, la terra, la sporta cui ti attaccavi, quando eri bambino, il fuoco, il panettiere, quell’odore fragrante di forno, quelle ore dell’alba, la gente che l’addenta, il calore di un gesto di dono, la semplicità e la naturalezza di un nutrimento, il compagno quotidiano di ogni vita, l’elemento necessario di ogni tavola.
Può mancare tutto, ma non il pane. E Gesù sulla scia di una lunga tradizione di rapporto, di presenza di Dio tra gli uomini con il dono del pane, si presenta a noi perentoriamente e dice: Io sono il pane della vita. Io sono il pane vivo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno.
La portata di queste affermazioni è enorme: quel simbolo di vita, quell’elemento che ci definisce, che ci affratella, che ci riconcilia con noi stessi, che abita la nostra semplice vita quotidiana, che ci premette di ritrovare le nostre radici, che ci lega alla natura e al creato, agli uomini nostri fratelli è Lui, è Gesù Cristo.
Non può mancare nella nostra vita, non può mancare nella nostra casa: senza pane ci pare di non nutrirci. Senza Gesù, manca il gusto, il senso.
È il pane della vita, è la radice della vita; almeno lo si potesse mangiare! almeno lo si potesse avere nella bisaccia della nostra esistenza! Ma non è forse questo che ci ha promesso e dato proprio prima e nel morire?! Fare la comunione spesso è godere sempre di un nutrimento essenziale.
27 Aprile
+Domenico