La pace è sempre un dono di Dio da invocare (Gv 14,27-31) 

Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv 14,27-31)

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi.
Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate.
Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il prìncipe del mondo; contro di me non può nulla, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre, e come il Padre mi ha comandato, così io agisco».

Audio della riflessione

La parola pace è di quelle che evocano infinti pensieri di benessere, di tranquillità, di serenità, calma, distensione, soprattutto assenza di guerre, visti i tempi in cui viviamo. La pace che Gesù lascia ai suoi non è però solo una ricomposizione esterna dell’ordine tra i popoli, essa nasce dalla vittoria su tutte le leggi di separazione, vittoria che presuppone la comunione col Padre in Gesù e per opera dello Spirito Santo. Qui i figli di Dio dispersi ritrovano ciascuno la propria integrità e la propria autentica relazione con gli altri, e da qui prende senso quella visibile pace sociale, che fa parte anch’essa delle promesse messianiche. 

 È chiaro allora che questa pace è osteggiata dal principe di questo mondo, da satana, che ha potere sulla nostra vita esteriore e può dominare sui rapporti pubblici con il suo spirito di divisione: la vita di Dio in sé e in noi però non è sotto il dominio dei poteri del mondo, del male impersonificato. Il che semplicemente vuol dire che ci illudiamo che sia possibile raggiungere la pace agendo solo sulle strutture, ancor meno sulle armi. 

Ancora molti pensano che la guerra sia una realtà necessaria che ci deve per forza essere, che serve a risolvere i problemi, il contenzioso, a punire i reprobi, a fermare i terroristi. Purtroppo, e ce ne stiamo facendo una esperienza personale, tutte le volte che si inizia una guerra per ristabilire l’ordine, si crea un altro disordine più grave e non se ne vede mai la fine. Giovanni Paolo II, e tutti i papi, hanno sempre consigliato, supplicato i capi dei popoli di non ricorrere alla guerra per risolvere i problemi, ma non li ha mai ascoltati nessuno. 

Tanto più che oggi le guerre sono diventate molto più distruttive e coinvolgono non solo quelli che fanno il mestiere della guerra, ma bambini e persone innocenti.  In queste ultime guerre le persone meno colpite sono proprio i soldati e la potenza di fuoco si scarica maggiormente sui civili. 

Gesù giustamente dice: vi lascio il dono della pace, ma non come la dà il mondo. La sua è la pace che va alla radice, è quella del cuore, è la dimensione del dono, della giustizia, della remissione del torto, la pace con Dio, la cancellazione della cattiveria dal nostro cuore, la pienezza di vita che non desidera altro che esprimere l’amore. 

La pace nel mondo ci sarà quando saremo tutti disposti in coscienza a perdonare, quando la nostra bontà sarà tale da far cadere le armi dalle mani di chi le impugna. Deve esserci in noi un ambito non alienabile in cui si maturano liberamente le decisioni che toccano i destini dell’uomo e del mondo. Questa pace si accenderà nel mondo a partire dallo stare radicalmente con Dio, in cui abitano i destini del mondo. 

Sembra impossibile come lo è tutto quello che Dio promette e fa. Del resto, anche solo cinquanta anni fa nessun europeo pensava che ci potesse essere pace tra Francia, Italia, Germania, Inghilterra… Ieri era così; oggi invece si è tornati a pensare che occorre inventare controversie tra noi da risolvere con la guerra.  

Tutto lo sforzo della nostra vita umana è affidato a Dio perché ci cambi il cuore. Signore metti in noi un cuore di carne e toglici il cuore di pietra. Facci capire che la pace del mondo comincia dalla pace interiore, dal rispetto della vita sempre e comunque, da un animo che cancella da sé ogni odio, da gente che sa accettare il sacrificio della sua vita per mantenere il mondo nella pace.  

 Il primo saluto di Gesù alla risurrezione è stato shalom, la pace, la pienezza della serenità interiore e dell’impegno perché diventi stile di vita in ogni esistenza. Annunciare il Risorto significa credere in una vittoria definitiva sulla morte, sull’odio e noi ne vogliamo essere i primi portatori.  

Le mamme in genere sono molto più sensibili alla pace di noi uomini. Se facessero fare a loro gli stati non entrerebbero mai in guerra, loro che sarebbero pure disposte a morire per difendere i propri figli e invece sono obbligate a raccoglierne i cadaveri. Maria è la Madre e la Regina della pace anche perché ha patito la morte di suo figlio su di sé e lo ha riaccolto tra le braccia come segno di pace vera per il mondo.

09 Maggio
+Domenico

Autore: +Domenico

Domenico Sigalini (Dello, 7 giugno 1942) è un vescovo e giornalista italiano, Vescovo emerito della sede suburbicaria di Palestrina. Una Biografia più esaustiva è disponibile su Cathopedia all'indirizzo https://it.cathopedia.org/wiki/Domenico_Sigalini

Rispondi