Una riflessione sul vangelo secondo Matteo (Mt 11-25-30)
In quel tempo Gesù disse:
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
Audio della riflessione.
Siamo spesso tentati di pensare, forse anche perché ce ne viene data l’impressione, che la religione, sia una esperienza complicata, fatta di ragionamenti difficili, di contorsioni del pensiero, di complicazioni, non all’altezza di tutti. Molta gente spesso dice: se io vengo in parrocchia o in comunità voglio solo fare qualcosa di concreto, non farmi stare con le mani in mano a parlare, a fare elucubrazioni, a complicare la vita. Ne danno forse l’idea certi modi di presentare la dottrina della fede, certa predicazione. La vita cristiana invece è semplice. È stare a contemplare, a gioire, a rallegrarsi di avere un papà, di stare a cuore a un Dio che si manifesta nella misericordia e nel perdono, è avere il cuore di un fanciullo che si fida di suo padre, è sentirsi sempre coccolati da un Dio che stravede per noi e ci vuol vedere crescere, come ogni papà.
L’immagine più bella della vita cristiana è quella di una famiglia di persone che si vogliono bene, che si cercano l’un l’altro, che si riconoscono in un amore che passa da padre a figlio, da fratello a fratello, da grandi a piccoli. E tutto questo dentro una vita fatta di fatiche, di sofferenze, di impegni anche difficili, di pesi da portare, di problemi da affrontare, di situazioni complicate in cui spesso veniamo a trovarci e impossibili da districare.
Le nostre vite di oggi soprattutto hanno sempre da misurarsi con l’ansia, la tensione, la paura, la corsa, l’affanno. Dal primo risveglio del mattino fino a sera è un continuo muoversi, spostarsi, fare, rispondere, chiamare. E quando c’è un momento di pace, qualcuno che non prevedevi ti chiede aiuto o qualcuno che vive alle spalle degli altri ti provoca a uscire da te stesso per accogliere e perdonare. Ma è proprio tutta così la nostra vita? È sempre e solo frenetica?
Quelli che seguivano Gesù avevano spesso la frenesia dell’azione e con essa anche la sensazione di essere svuotati, talvolta lo scoraggiamento e la delusione. Gesù si pone nel concreto di ogni nostra fatica per essere forza e consolazione: venite a me voi che siete stanchi, che non ce la fate più, voi che non riuscite a trovare pace nella vostra vita frenetica e dispersiva, nelle vostre relazioni ingarbugliate e ossessive.
Venite voi che vi sentite di nessuno, perché tutti sono indaffarati a guardare a sé stessi e non colgono i vostri bisogni veri e io sarò per voi la serenità, la forza, la pace, la sorgente di acqua fresca nella calura del meriggio. Io sto con voi e vi apro il cielo di cui avete bisogno per vivere felici. Il Sacro Cuore è il simbolo che dice tutto questo, è un cuore squarciato d’amore per ogni persona.
16 Giugno
+Domenico