Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 18,15-20)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano.
In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo.
In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».
Audio della riflessione.
Nessuno può scordare per la sua vita e per la vita dell’umanità l’epidemia in cui siamo stati sommersi per almeno due o tre lunghi anni; nessuno può minimizzare il grande impegno dei medici, degli operatori sanitari e sociali e nessuno può lavarsi le mani dagli sciacalli che la nostra società opulenta, predatrice, fa nascere dai suoi egoismi inveterati.
E’ guardando invece a san Rocco che osiamo sperare in una conversione e in una nuova mentalità nei confronti della natura, degli altri e dello stesso Dio. San Rocco, dentro epidemie ancora più virulente e devastatrici di quelle odierne, cristiano convinto, deciso, capace di mettere al centro delle sue cure anche la sua vita spirituale, non è stato a bilanciare vantaggi e svantaggi, pericoli e fortune, devozioni alle tombe degli Apostoli a Roma e morti che continuamente incontrava sulla strada del suo pellegrinare. Si è messo immediatamente a servizio del sofferente, povero o ricco, giusto o malvagio, strafottente o condiscendente, il povero insomma che incontrava mezzo morto nel suo cammino e così si fermò, cambiò direzione, sensibilizzò il giro dei sani per recare sollievo ai colpiti dall’epidemia. Fu tale la sua opera e tanto pericolosa l’epidemia dei suoi tempi, da renderlo la mano di Dio in soccorso per tutta la sua vita dei malati di lebbra e di ogni altra malattia contagiosa
Non era medico, ma portava ai malati l’affetto di un uomo, la forza di un lavoratore che presta mani e piedi a chi purtroppo nemmeno si può muovere, e portava anche tanta misericordia, la misericordia di un Dio che nei giorni del dolore spalancava le porte di tutti i conventi per favorire un incontro di ogni frate con le donne e gli uomini tormentati dalle epidemie, perchè non perdessero mai la speranza. Invocava per tutti la misericordia di Dio, aiutava gli uomini ad abbassare la testa del loro smisurato orgoglio, convinceva i poveri a non perdere la speranza, aiutava i fragili a mettere assieme le forze e le preghiere, faceva risuonare nelle strade del lutto il canto di speranza che era forse allora anche solo il miserere, il Signore pietà, convinto che dietro ogni morte non c’era soprattutto il caso o la sfortuna, ma precise colpe dell’umanità, come per noi c’è la responsabilità di aver distrutto la bontà del creato per la nostra cupidigia e smania di potere.. Aiutava a sognare un mondo nuovo e diverso.
Rocco metteva assieme le forze disponibili, una sorta di task force per i momenti più impossibili e gravi. Convinto che era Dio come sempre a guidare la storia convertiva gli strafottenti al servizio di Dio nei poveri abbandonati a se stessi. Noi oggi che ci ispiriamo ancora a lui ci sentiamo ancora maggiormente impegnati come credenti a metterci a disposizione dei bisogni spirituali, morali e curativi di tutti e soprattutto delle vittime di ogni isolamento, di ogni .
Noi oggi ricordiamo san Rocco, celebriamo la sua santità che lo rese famoso e che inondò tutto il mondo cattolico allora conosciuto, ma troppo poco riandiamo alla sua vita del tutto normale, semplice, attenta al prossimo e radicata nel Signore. Rocco si accompagnava ai poveri pellegrini, che ansimando raggiungevano Roma per incontrarsi col perdono di Dio. Era diventato loro amico, ancor prima di giungere lui stesso alla meta, anzi mettendo la meta in secondo piano rispetto a una amicizia di compassione e di solidarietà. Aveva capito che la prima povertà per un pellegrino era bisogno di amicizia, un antidoto all’assenza di punti di riferimento, e all’insopprimibile desiderio di essere capiti e aiutati senza essere giudicati e demoralizzati. Per questo mentre curava le piaghe dei pellegrini e li nutriva faceva loro sperimentare la compagnia di Dio. Oggi, l’aumento delle povertà spirituali, può diventare aumento di relazioni spirituali. Papa Francesco ci dice che la santità non è frutto dell’isolamento. «Nessuno si salva da solo. Rocco ha saputo mettere a disposizione dei poveri, compagnia di vita, conforto nella malattia e affidamento filiale a Dio.
16 Agosto
+Domenico