Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv 20,1-9)
Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: “Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!”. Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.
Audio della riflessione.
Vi sarà capitato qualche volta di alzarvi presto la mattina della domenica. Sembra un altro mondo: tutto tace, non c’è traffico le saracinesche dei bar sono ancora abbassate, anzi fai fatica a trovarti un caffè da bere. La notte prima s’è fatto tardi, è festa si può riposare di più, si interrompe il lavoro, si respira un’altra aria. Doveva essere una mattina strana anche quel primo giorno dopo il sabato, ancora feriale per lo sparuto numero di seguaci di Cristo che si erano rifugiati senza speranze, delusi e tristi dopo il dramma dell’esecuzione efferata di Gesù.
Ricominciava la settimana, ma non per loro. Per loro continuava la disperazione ma non ancora per molto: presto quel primo giorno dopo il sabato cambierà nome, si chiamerà domenica; da giorno del pianto diventerà giorno di festa. Capiterà qualcosa che avrà la forza straordinaria di spostare nella comunità degli uomini il giorno stesso della festa settimanale, cambierà una tradizione di secoli, proprio in un popolo che per conservare la tradizione si faceva perfino ammazzare.
Ebbene quel mattino è caratterizzato da gente che corre. Corre Maria di Magdala sconvolta, dopo che con calma si era recata al sepolcro continuando la tradizione di vestale del pianto, di custode del dolore e di ultimo grembo di un cadavere. Non c’è più da piangere, da dolersi, da imbalsamare, da fissare pietosamente nella morte nessun corpo martoriato. Lui non c’è più, la tomba è vuota.
Corrono nel senso opposto Pietro e Giovanni. Pietro appesantito dagli anni e forse più dal dolore e dalla disperazione, Giovanni più giovane più agile, più cocciuto, più ingenuo, innamorato perso.
La constatazione è uguale, anzi ancora più meticolosa. Non solo è ribaltata la grossa pietra, ma il sudario, il lenzuolo, le bende che avevano frettolosamente ricoperto quel corpo dilaniato in maniera efferata sono adagiate in forma strana, come se il corpo che contenevano se ne sia sottratto e il lenzuolo sia ricaduto su sé stesso, vuoto.
È vuota la tomba, sono svuotate le bende. È la prima impressione di Pietro, che se ne esce ancora confuso, ma la prima fotografia di Giovanni ha un titolo: Vide e credette, dice il Vangelo. La tomba vuota era solo un segno, non è la constatazione scientifica di un evento. Giovanni il giovane, ha capito subito il segno e ha dato la sua adesione di fede, che verrà riconfermata la sera alla vista dello stesso Gesù risorto. Se ne aggiungeranno presto tanti altri di segni, ma questo giorno di Pasqua ci basta questo per guardare alla vita con lo stupore di una speranza. La morte non è l’ultima parola su ogni nostra esistenza umana.
31 Marzo
+Domenico