Sentinelle decise e non demotivati in rinuncia

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 8, 18-22)

In quel tempo, vedendo la folla attorno a sé, Gesù ordinò di passare all’altra riva.
Allora uno scriba si avvicinò e gli disse: «Maestro, ti seguirò dovunque tu vada». Gli rispose Gesù: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo».
E un altro dei suoi discepoli gli disse: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Ma Gesù gli rispose: «Seguimi, e lascia che i morti seppelliscano i loro morti».

Audio della riflessione

La comparsa di Gesù presso il mare di Galilea, a Cafarnao, aveva scoperchiato tutte le miserie umane: zoppi, storpi, ciechi, sordi, indemoniati. E’ zoppo chi non cammina e chi non trova la strada della vita; è cieco chi non vede e chi non trova la verità, è storpio chi è ricurvo su di sé e chi non riesce a stare diritto nella sua dignità, è sordo chi non  sente e chi non vuol sentire, chi si isola nel suo mondo, chi si aliena, è indemoniato che si sente prigioniero di quello spirito del male che solo Dio può vincere. Gesù quando gli si para davanti tutta questa povera umanità gli si contorcono le viscere, così si può tradurre quel termine compassione, ha le reazioni dolorose e piena di partecipazione di una madre verso i suoi figli. 

Gesù guarisce e consola, sfama e nutre, si colloca nella vita degli uomini e ne diventa il cibo, il sostegno, la forza. Nello stesso tempo, questo Gesù, così attento alle povertà e alle debolezze, è severo, deciso nel fare la proposta del Regno. Non vuole mezze misure, è travolgente con la sua passione e decisione. Il suo linguaggio non è per nulla accomodante, non è politicamente corretto. Il buon senso dovrebbe addomesticare queste affermazioni. Occorrerebbe ogni tanto aggiungere alle sue sparate un “si fa per dire”. 

Va’ vendi tutto quello che hai, dallo ai poveri poi vieni e seguimi! Si fa per dire.  

Non c’è amore più grande di colui che dà la vita per i fratelli. Si fa per dire. 

Chi ama il padre e la madre più di me non è degno di me. Si fa per dire. 

È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli. Si fa per dire. 

No, non si fa proprio per dire. È così.  

E quando Gesù trova le nostre domande e le nostre riserve impaurite non comincia da attenuare come fa ogni pessimo educatore: sì, ma vedrai che poi non è proprio così come pensi, si trova sempre una via mediana, un compromesso. Gesù rincara la dose e in un’altra decisione da prendere provoca con un’altra domanda i suoi discepoli impauriti: volete andarvene anche voi?  

C’è un’arte che sta imperversando ai nostri giorni: quella di non decidersi mai, di tenere sempre il piede in due scarpe, di rimandare all’infinito quello che è necessario fare oggi. E’ indeciso il giovane che non riesce a trovare la forza di distaccarsi dalla sua famiglia per crearsene una nuova, in Italia si arriva a una media di 34 anni, è indeciso il giovane che si vuol donare a una missione radicale, chi vuol vivere la verginità per il Regno, chi deve orientare una comunità verso mete che esigono prendere o lasciare, è indeciso il politico che cerca di cavalcare tutte le possibilità e stare a galla sempre, è indeciso forse anche chi non ha il coraggio della verità e fa il tappezziere: mette pezze a tutti, accontenta tutti, anche quelli che dicono e fanno il contrario.  

Sarà forse l’arte di governare, non è certo l’arte della sequela di Cristo.  

Ci provano in tre a presentare le loro tergiversazioni, le loro indecisioni a Gesù. Io ti seguirei… si sta bene con te. E’ un po’ che ti sento, ho visto quanto bene vuoi alla gente. Tu non ti lasci sopraffare dal dolore, ma lo vinci. E Lui: le volpi hanno tana e gli uccelli nidi, con me non c’è nessun loculo protettivo dove puoi stare tranquillo con i tuoi social 

E l’altro: ti verrei dietro, ma fammi sistemare i miei affetti, non voglio rompere così di netto, non vorrei ferire.  E Gesù: se hai deciso non continuare a voltarti indietro credi di fare il delicato, il sensibile, ma non t’accorgi che continui a rimandare, a lasciarti fasciare. Credi di decidere, ma continui a crearti alibi.  

E l’altro ancora: ho deciso di seguirti, ma prima devo seppellire mio padre. E Gesù: guarda che la cosa più importante è che tu dia la tua vita per incendiare il mondo non per stare ad aspettare gli eventi. Sei una sentinella del mattino o il becchino di un cimitero? Gesù è così. Non distrugge i sentimenti, ma non si adatta al buonismo. Non spegne il lucignolo, lo stoppino che fa fatica ad ardere, ma vuole radicalità; non gli vanno le mezze misure, le nostre melasse. 

1 Luglio 2024
+Domenico

Autore: +Domenico

Domenico Sigalini (Dello, 7 giugno 1942) è un vescovo e giornalista italiano, Vescovo emerito della sede suburbicaria di Palestrina. Una Biografia più esaustiva è disponibile su Cathopedia all'indirizzo https://it.cathopedia.org/wiki/Domenico_Sigalini

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