Gesù cerca sempre colui che annuncerà la buona notizia con Lui

Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv 1, 43-51)

In quel tempo, Gesù volle partire per la Galilea; trovò Filippo e gli disse: «Seguimi!». Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro. Filippo trovò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret». Natanaèle gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi». Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!». Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».

Audio della riflessione

Se hai deciso di intraprendere una strada, non puoi restare solo.

Se ti si è fatta chiara una missione hai bisogno di condividerla; se hai trovato quello che da una vita cercavi per lo meno lo dici agli amici: non vuoi far perdere loro l’occasione di fare una esperienza che tu hai vissuto e che ti ha dato felicità.

Così è stato delle prime persone che Gesù ha scelto: Lui, da un po’ di tempo gira avanti e indietro per il lago, vede la vita tenace e impegnata della gente, tutti i giorni a faticare per vivere, a lavorare sodo per darsi una minima possibilità di esistenza; ha ascoltato le parole le conversazioni della gente, ha visto la forza che ci mettevano nel perseguire i loro interessi … e tante volte proprio li ha squadrati … “Chi mi potrà dare  una mano ad annunciare il vangelo, chi di questi saprà scaldarsi per il mio Regno, chi avrà forza e disponibilità a seguire una vita ardua e difficile?”.

Occorrerà prima o poi scegliere … ma sono loro, gli abitanti delle rive del lago che si incuriosiscono di lui, che voglio sapere che fa, che pensa, di che cosa vive, quali segreti ha in cuore … infatti erano incantati da lui! Alcuni erano stati con Giovanni il battezzatore, ma nel sentire Gesù si apriva ancora di più il loro cuore vedevano che proprio di Lui avevano bisogno. 

Poi finalmente comincia  scegliere: Tu, Filippo seguimi, vienimi dietro … e Filippo non può tenere per sé la gioia che prova a stare con Lui, a condividere la sua passione per la vita di tutti a partire dalla intimità con Dio Padre. Si fa in quattro per coinvolgere altri; lo dice a Natanaele, che lo gela con una battuta quasi insolente, se non fosse preziosa per la sincerità e la voglia di cose grandi che si porta dentro …. ricordate: “Ma che vuoi che venga fuori di buono da un paesetto sperduto, fatto di montanari, che non ha mai prodotto niente di buono, se non amici con cui ogni tanto sbaraccare?”.

Ma anche Natanaele di fronte a Gesù crolla: è schietto, non ha maschere e Gesù non ha paura di chi dice come la pensa, non gli piacciono quelli che continuano a tergiversare, a mettere davanti scuse a una decisone urgente. Più tardi alcuni gli diranno di volerlo seguire, ma accamperanno tutte le scuse possibili, compresi i contratti di compravendita, compresi i tranelli affettivi. Alla loro età, alcuni hanno risposto: lo vado a chiedere a mio papà.

Ma prenditi in mano a vita finalmente: non nasconderti dietro scuse che non portano a niente; la vita non ti salta addosso, tante volte ti schiva e ti lascia a far niente e a consumare la vita nell’inedia…

… e hanno il coraggio di guardare in cielo: non lo trovano vuoto, ma pieno dell’amore di Dio.

5 Gennaio 2023
+Domenico

Se lo cerchiamo il Signore ci sceglie

Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv 1, 35-42)

Lettura del Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì  – che tradotto, significa maestro – dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio. Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.

Audio della riflessione

Ciascuno di noi ha bisogno di un tessuto di relazioni per vivere, per orientarsi nelle scelte, per crescere, per dare alla sua esistenza una direzione, per sentirsi pienamente persona.

Abbiamo una forte identità, ma la costruiamo nel confronto, nel dialogo, nello scambio di sentimenti, nel coinvolgimento con altri … soprattutto poi se si tratta di portare avanti progetti, lanciare messaggi, convincere, abbiamo bisogno di fare squadra.

Gesù si trova lanciato sulla scena della vita del popolo di Israele con un perentorio “Ecco l’agnello di Dio” che a noi ricorda un gesto liturgico quotidiano, ma che alla gente radunata sulle rive del Giordano da Giovanni è apparso come la fine di una attesa forse un po’ confusa.

“Sei tu che deve venire o dobbiamo aspettarne un altro?”

“Eccolo colui che stiamo aspettando. Io ho finito la mia parte, il futuro è dalla sua!” … e i discepoli di Giovanni si fanno discepoli di Gesù: lo seguono, cambiano guida, prima da curiosi, poi da veri appassionati: “Dove abiti? Che fai? Che vita vivi? Possiamo condividere con te il nostro tempo, la nostra ansia, le nostre aspettative? Hai per noi una risposta alle molte domande che ci facciamo? Abbiamo deciso con Giovanni che non si può più stare inerti ad aspettare, ora che la nostra attesa sembra approdare a te, vogliamo stare con te!”.

E Gesù con un “venite e vedete” comincia a formare la sua squadra, comincia a chiamare esplicitamente a far parte del suo regno, inizia a formare i nuovi ministri, i preti: “Quelli del tempio sono stati molto utili e necessari fino ad oggi, ma ora vi chiamo io, vi scelgo io, vi voglio stare cuore a cuore per prepararvi a donare il mistero della salvezza, per farvi entrare in comunione con il Padre, che è Dio l’altissimo”.

E’ un bellissimo incontro tra la volontà dell’uomo e la chiamata di Dio! Gli uomini, in questo caso gli apostoli, con un tam tam inarrestabile si passano la parola: si comunicano la gioia di una amicizia cercata a lungo e trovata … e Gesù trasforma la curiosità, la generosità, la voglia di avventura in una chiamata esplicita, in una missione che diventa concreta anche a partire dal cambiamento di nome: tu ti chiamerai Pietro, non più Simone.

E’ il mistero di ogni vita: cercatori e chiamati, liberi e convocati, spontanei e orientati, affascinati e impegnati esplicitamente.

Spesso ci domandiamo chi essere nella vita, come posso capire a che cosa sono stato chiamato, quale è la mia vocazione? È una ricerca delicata perché la chiamata di Dio si sposa sempre con la ricerca dell’uomo, con la sua intelligenza nel capire i segni che Dio ci lascia e che ci testimoniano che non ci abbandona nemmeno nella scelta del nostro futuro.

4 Gennaio 2023
+Domenico

Ecco: l’agnello di Dio è Lui

Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv 1,29-34)

In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele». Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».

Audio della riflessione

Quante volte vorremmo che il male da noi fatto ad una persona amata non fosse mai stato fatto! Abbiamo sbagliato, ci rendiamo conto che tutto è capitato in piena coscienza, ma entro una visione sbagliata della vita, in un soprassalto … magari di ira, di cattiveria … e le conseguenze rimangono, spesso irrecuperabili! Pensa a chi ha ammazzato per odio o per rubare, per idee politiche o per affari, ma pensiamo anche a noi che grazie a Dio non uccidiamo, ma ci sentiamo spesso egoisti e cattivi, stracciamo affetti e sentimenti, vite e dedizioni.

Potremo ancora ritornare innocenti?

Molti credono che l’unica possibilità sia il castigo, l’occhio per occhio, la vendetta … se anche la giustizia deve fare il suo corso, resta sempre un cuore ferito, una vita spenta, un’angoscia mortale.

“Peccato” chiamiamo noi cristiani questa colpa, che oltre a distruggere sentimenti, legami e vita distrugge lo spirito, l’anima; spegne speranza e cancella l’innocenza.

Si alza un grido tra la folla al di là del Giordano: è Giovanni il Battista, il battezzatore, che vede Gesù e lo indica dicendo “Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo. È lui che ha la possibilità di sradicare dal cuore il peccato, di ridare l’innocenza perduta. I tuoi peccati se anche fossero come scarlatto diventeranno bianchi come la neve”.

Non è una medicina psicologica per far passare il senso di colpa, o una terapia contro il rimorso: è Dio l’unico che sa ricucire le ferite che il male provoca in noi. È lui che va oltre ogni riparazione, ogni castigo. È Lui che cambia il male della nostra vita nella prima tappa della rinascita.

Gli ebrei dell’Antico Testamento credevano di potersi liberare dal male stendendo le mani su un capro da spedire nel deserto lontano da tutti caricato dei loro peccati.

Gesù prende su di sé il nostro male, il cumulo dei nostri odi, delle nostre cattiverie infinite e ci ridona salvezza, serenità e innocenza, eternità beata nelle braccia di suo Padre: prende su di sé gli orrori della guerra tra Russia e Ucraina, i dolori delle carrette del mare, le brutali ingiustizie dei trafficanti di esseri umani, gli arricchimenti dei ricchi sui poveri e ci invita ad aprirci a questa … a queste immani sofferenze e con lui portare speranza e accogliere il suo perdono.

Lo facciamo nel suo nome santo, il santo nome di Gesù, che ancora oggi è bestemmiato da molti e ne vogliamo invece gustare la dolcezza e fare in modo che a tutti si applichi il suo vero significato che è “Dio salva”.

3 Gennaio 2023
+Domenico

La missione del Figlio di Dio

Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv 1, 19-28)

Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elìa?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa». Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elìa, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo».
Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.

Audio della riflessione

Quando inizia una avventura che ci ha tenuti in tensione nell’attesa che cominciasse con tutti i preparativi, le immaginazioni, i pronostici, c’è bisogno di correre, non stare a ripensare, prendere posizione, mettere in atto tutte le risorse che abbiamo immagazzinato.

Gesù è venuto, è nato a Betlemme, ma si è rivelato agli uomini nella sua età matura e il Natale che ancora ci vede attardati a contemplare un presepio, è già proiettato verso il futuro, la missione del Figlio di Dio.

Giovanni riprende i suoi discepoli quasi a dire: “Che state ad aspettare? Io non sono quello che il popolo desidera incontrare da secoli, io ho solo fatto l’apripista. Ora seguite Lui. Io vi battezzo qui nel deserto, io cerco di addolcire i vostri cuori induriti, vi invito qui per trovare uno spazio adatto a purificarvi, disinfettarvi di tutte le scorie di male che avete accumulato nella vita. Ma la vostra vita non è qui nel deserto, è nelle città, nelle vostre case. Ora se siete seri, andate da lui”.

Questo discorso da precursore è il discorso che deve poter fare ogni cristiano nel mondo, nel nostro mondo piuttosto secolarizzato, e nelle nostre comunità che rischiano sempre di essere autoreferenziali.

La Chiesa stessa non esiste per se stessa, esiste per indicare il futuro di Dio: è segno e strumento! Se è segno vuol dire che non può essere ripiegata su di sé, tradirebbe la sua missione, se è strumento vuol dire che al suo interno c’è tutto quello che serve perché chi l’accosta possa fare quei salti di qualità che gli permettono di incontrare Gesù.

E’ Gesù da seguire, non chi lo annuncia: siamo tutti dita puntate verso di Lui!

Le parrocchie ci sono non per se stesse, soprattutto adesso che le parrocchie sono tutte “conglobate”: c’è un prete solo per quattro, cinque o sei parrocchie! Gli uomini di chiesa ci sono non per se stessi, ma per aiutare tutti a tenere la direzione verso Gesù!

I farisei, molto autocentranti, vedendo che il popolo non li seguiva più, ma andava dietro a Giovanni si sono molto meravigliati di questo sfaldamento del popolo … però invece che domandarsi come cambiare per rispondere alla sete della gente, si sono trincerati dietro la loro autosufficienza.

Capita così sempre anche nell’amore, quando si percepisce che c’è qualcosa che non va vi si difende, non si entra dentro a domandarsi che cosa devo cambiare, dove sta la verità, chi devo essere per meritare l’amore e donare la vita.

Ecco quanti cristiani, tra di noi dovremmo domandarci questa realtà: Perché la gente non va più a Messa? Perché non dice più niente la nostra vita cristiana? Perché c’è questa sede di Dio e noi non siamo capaci di aiutare a trovare la sorgente?

Solo alzando gli occhi a questo cielo che non è vuoto riusciamo a decifrare le regole della vita nuova che il Natale ci ha portato.

2 Gennaio 2023
+Domenico

Oggi  guardiamo la fine, ma sempre consapevoli del nostro vero inizio

Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni  (Gv 1, 1-18)

In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l’hanno vinta.
Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
Giovanni gli dà testimonianza e proclama:
«Era di lui che io dissi:
Colui che viene dopo di me
è avanti a me,
perché era prima di me».
Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto:
grazia su grazia.
Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio, nessuno lo ha mai visto:
il Figlio unigenito, che è Dio
ed è nel seno del Padre,
è lui che lo ha rivelato.

Audio della riflessione

Ogni giorno abbiamo bisogno di riti per capire chi siamo, che esistiamo, che il tempo passa, che la vita ha un senso: è un rito il bacetto prima di uscire di casa, è un rito la preghiera, lo è la telefonata o l’sms, il mazzo di fiori, il “buongiorno” anche se detto qualche volta tra i denti … è un rito il regalo di Natale anche se rischia di essere un ricatto o un legaccio …

Oggi che è l’ultimo giorno dell’anno è un rito lo scatenarsi dei botti, dei brindisi, del lancio degli oggetti vecchi, della cena con gli amici, del cambio del calendario: è il tempo che passa inesorabile e forse si fa baldoria perché noi adulti che lo vediamo fuggire vorremmo fermarlo e i giovani vorrebbero scavalcarlo perché non vedono l’ora di essere autosufficienti e padroni della propria vita.

Il Vangelo – invece – per farci capire dove siamo e che cosa significa il passare del tempo ci rimanda al principio anziché alla fine: ci ricorda che all’inizio di tutto c’era la Parola. Non esisteva nulla, c’era il caos forse, esisteva solo Dio nella sua vocazione fondamentale: comunicatore.

Dio era ed è Parola: uno che fa consistere il suo essere nel comunicarsi, nel farsi dono, nel proiettarsi verso, nel far essere.

Il tempo è cominciato proprio lì: dalla sua volontà di far essere l’uomo per dialogare con una libertà. Proprio per portare questo dialogo alla sua massima possibilità, questo Dio-Parola, questo Dio comunicativo, s’è fatto uomo: s’è dato una vita tra noi per aumentare al massimo il dialogo.

La comunicazione tra due persone è al massimo quando più grande è quello che si ha in comune: Dio ha voluto aver in comune la vita intera!

E noi ci avviamo a chiudere il 2022, un anno che è stato pieno di crisi e di fatiche, di speranze e delusioni, di sorprese e di stanchezze da routine.

Ciascuno avrà un momento per pensare a dove sta andando la sua vita, per fare un bilancio, per rendersi conto di tanti doni, di tutte le persone che la condividono con lui, per ricucire torti, per ritornare saggiamente indietro da vie sbagliate che ha preso.

Insomma: la notte di S. Silvestro non è baldoria per dimenticare, ma festa per ringraziare e forza per cambiare. E’ diventare più vecchi di un anno, è celebrare con un rito il tempo che passa, ma seminare ancora e sempre nuova speranza e soprattutto continuare a sperare nella pace e nella fine di questa guerra europea.

Che Dio ci doni la pace.

31 Dicembre 2022
+Domenico

Gesù chiama in causa gli angeli

Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv 1, 47-51)

Lettura del Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!».
Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».

Audio della riflessione

Oggi festeggiamo gli arcangeli, tra i più nominati nella Bibbia, e che fanno parte attiva nella storia della salvezza: l’Arcangelo san Gabriele che annunciò a Maria l’Incarnazione di Gesù, l’arcangelo Michele lottatore invincibile contro il demonio e l’Arcangelo Raffaele, medico e salvezza per Tobi e Tobia.

Nel  Vangelo della  Messa ci viene presentata la bella figura di un apostolo, Natanaele, e alla fine una frase che spesso non si commenta e che invece oggi nella festa degli Arcangeli, ci presenta Gesù ancora più centrale e determinato nella vita del mondo.

Eccola: “Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».”

Nel testo biblico in genere alcune parole di questa frase sono scritte in corsivo: significa che si tratta di una citazione dell’Antico Testamento! E’ un modo per aiutarci a capire che quelle espressioni sono un riferimento a un altro testo. Si tratta del riferimento al sogno di Giacobbe che in quella notte a Betel “fece un sogno: una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa” (Gen 28,2.

Nel testo del Vangelo di oggi non si parla però di una scala, ma la parola scala è sostituita con “Figlio dell’uomo”.

Gli angeli di Dio salgono e scendono sopra il Figlio dell’uomo. Questa è una immagine di Gesù, che Gesù dice di sé, importantissima: cristo è presentato come la scala di Giacobbe. Quello che simboleggiava il tempio con una grande scala che collega cielo e terra, è realizzato pienamente nella persona di Gesù, Figlio dell’uomo, personaggio glorioso e trascendente, ma concretamente umano! E’ Gesù che collega cielo e terra e gli angeli sono al suo servizio.

Natanaele, che conosceva la bibbia, dopo questa affermazione di Gesù non si sarà più permesso di dire che cosa di buono può venire da Nazaret

Proprio perché è Gesù, che rivela Dio: il cielo aperto esprime appunto la comunicazione, la rivelazione: Dio apre il proprio ambiente e si comunica.

Gli angeli allora non sono eliminati, hanno una grande importanza nella storia della salvezza e sono messi in rapporto a Cristo.

Il collegamento fra cielo e terra è fatto da Gesù Cristo, Dio fatto uomo, e gli angeli di Dio continuano a salire e scendere su di lui.

Quindi, come circondano il Signore delle schiere, così gli angeli circondano il Cristo e lo circondano come collaboratori dell’opera di salvezza, suoi ministri che ascoltano la sua parola e fanno il suo volere.

Un posto così chiaro agli angeli, detto da Gesù, dovrebbe confondere tutti quelli che parlano degli angeli come delle fantasie, pie invenzioni per i bambini.

Qui restiamo confusi come Natanaele forse, ma ci affidiamo agli arcangeli come collaboratori di Gesù e portatori della sua salvezza, segno della protezione e salvezza portata da Gesù.

Molti oggi, con questo Vangelo, celebrano soprattutto la figura dell’arcangelo san Michele che è colui che ha ingaggiato una guerra contro gli angeli disobbedienti che furono sconfitti e diventarono demoni e lui è sempre rappresentato con ai piedi il capo dei demoni  e con una spada in mano per distruggerlo, tenerlo a bada.

Molte parrocchie hanno voluto dedicare a lui la chiesa, la parrocchia, prendersi il nome, proprio per volersi difendere sempre dal demonio, dallo spirito del male, che ancora oggi nel mondo porta un mare di guai.

Non diciamo questo per non prenderci le nostre responsabilità: siamo sempre noi che cediamo alle tentazioni, ma abbiamo bisogno di essere sostenuti e difesi.

Ci sono dei mali inimmaginabili umanamente, eppure persone umane li escogitano e mettono in atto con cattiveria efferata: la colpa è nostra, ma la tentazione ci viene anche da questo spirito del male da cui proprio con molta preghiera possiamo difenderci.  

Fino a pochi anni fa dicevamo sempre alla fine di ogni Messa:

San Michele Arcangelo, difendici nella lotta;
sii nostro aiuto contro la cattiveria e le insidie del demonio.
Che Dio eserciti il suo dominio su di lui,
supplichevoli ti preghiamo:
tu, che sei il Principe della milizia celeste,
con la forza divina rinchiudi nell’inferno Satana
e gli altri spiriti maligni
che girano il mondo
per portare le anime alla dannazione.
Amen.

Sicuramente avete fatto una volta nella vita un pellegrinaggio al bellissimo e antico santuario di san Michele Arcangelo in Puglia, in quella grotta sotto la roccia dove si venera il prototipo delle statue di san Michele Arcangelo, meta di tanti pellegrinaggi fin dall’antichità.

La leggenda dice che c’è una misteriosa e suggestiva Linea Sacra di San Michele che  taglia l’Europa per oltre 2.000 km, collegando sette monasteri dedicati all’Arcangelo.

I tre monasteri più importanti sono quelli di Mont Saint Michel in Francia, la Sacra di San Michele in Val di Susa e il Santuario di Monte Sant’Angelo nel Gargano, che peraltro sarebbero tutti posti alla stessa distanza.

29 Settembre 2022
+Domenico

Trasmissione Radiofonica
Video della riflessione

La chiamata c’è sempre … la risposta ridefinisce la persona!

Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv 1, 45- 51)

In quel tempo, Filippo trovò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret». Natanaèle gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi». Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!». Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».

Audio della riflessione

Nessuno è al mondo a caso: tutti abbiamo una chiamata alla vita!

Qualcuno ci ha desiderato, ci ha voluto, ci ha atteso, ha trepidato per noi … magari all’inizio non ci ha voluto per paura, per egoismo, per indifferenza; poi un po’ alla volta la chiamata alla vita ha vinto!

Per chi crede è ancora più vero che noi siamo stati amati, desiderati, voluti a uno a uno da Dio, che Gesù ha sempre chiamato Papà, Padre, e così vuole che lo chiamiamo tutti noi.

Di essere chiamati a uno a uno è capitato anche agli apostoli, la squadra di Gesù, che si è scelto dopo notti di preghiera al Padre: uno di essi è Bartolomeo o Natanaele che oggi festeggiamo; è un uomo concreto, ragiona secondo i canoni della tradizione, conosce benissimo Nazareth: per lui quell’insignificante agglomerato di casupole che si trova a pochi chilometri da casa sua .. e gli pare incredibile che un posto simile, mai menzionato nell’Antico Testamento, possa aver dato i natali al Messia, il liberatore di Israele che tutti attendono.

Natanaele ha uno sguardo, concreto, intuitivo, forse un poco pessimista e troppo sicuro di sé, legato al suo mondo piuttosto chiuso e piccolo … sarà disposto poi a ripensare bene a come ha fotografato la persona di Gesù … mentre Gesù lo ha scrutato, a fondo, e ne è uscito subito con «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità»: è una straordinaria attestazione di fiducia che non ha uguali in tutti i Vangeli! Lui, infatti, ne resta spiazzato: «Donde mi conosci?», domanda … e Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse ti vidi mentre eri sotto il fico».

Questa frase tocca nel profondo il cuore di Bartolomeo: coglie forse una domanda inespressa, un pensiero nascosto, testimoniando come Gesù sappia leggere nelle pieghe più segrete dell’interiorità … fatto sta che l’ex-scettico si trasforma nel volgere di un istante in un fervente seguace di Cristo: «Rabbi, tu sei il Figlio di Dio. Tu sei il re d’Israele!» afferma convinto.

Ma ora è il maestro a smorzare i toni: «Perché ti ho detto che ti ho visto sotto il fico, tu credi? Vedrai cose ben più grandi di queste».

Lo ritroviamo – infatti – a Gerusalemme, dopo la Pentecoste, tra coloro che – come riferiscono gli Atti degli Apostoli – sono «assidui e concordi nella preghiera». 

Alcune fonti parlano di una sua predicazione in India e poi in Armenia, dove avrebbe convertito anche il re, attirandosi però le ire dei sacerdoti pagani attivi nella zona: per questo, sempre secondo la tradizione, avrebbe subito un atroce martirio, condannato a essere scuoiato vivo e poi decapitato: ecco perché molta dell’iconografia relativa a san Bartolomeo ce lo mostra con in mano la sua stessa pelle, della quale è stato “svestito” dagli aguzzini.

Se ricordate una delle raffigurazioni più celebri si trova a Roma, nella cappella Sistina: nella maschera di volto, sfigurata dalla sofferenza, che appare su questa pelle pare che Michelangelo abbia voluto tracciare – addirittura – il suo autoritratto.    

24 Agosto 2022
+Domenico

Vuoi far parte del gruppo di Gesù?

Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv 1, 43-51)

In quel tempo, Gesù volle partire per la Galilea; trovò Filippo e gli disse: «Seguimi!». Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro. Filippo trovò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret». Natanaèle gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi». Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!». Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».

Audio della riflessione

Se hai deciso di intraprendere una strada, non puoi restare solo: se ti si è fatta chiara una missione hai bisogno di condividerla; se hai trovato quello che da una vita cercavi per lo meno lo dici agli amici: non vuoi far perdere loro l’occasione di fare una esperienza che tu hai vissuto e che ti ha dato felicità.

Così è stato delle prime persone che Gesù ha scelto: Lui, da un po’ di tempo gira avanti e indietro per il lago, vede la vita tenace e impegnata della gente, tutti i giorni a faticare per vivere, a lavorare sodo per darsi una minima possibilità di esistenza … ha ascoltato le parole, le conversazioni della gente, ha visto la forza che ci mettevano nel perseguire i loro interessi … e tante volte li ha proprio squadrati: “Chi mi potrà dare  una mano ad annunciare il Vangelo, chi di questi saprà scaldarsi per il mio Regno, chi avrà forza e disponibilità a seguire una vita ardua e difficile?”

Occorrerà prima o poi scegliere … ma sono loro gli abitanti delle rive del lago che si incuriosiscono di Lui, che vogliono sapere che fa, che pensa, di che cosa vive, quali segreti ha in cuore.

Infatti erano incantati da Gesù: alcuni erano stati con Giovanni il battezzatore, ma nel sentire Gesù si apriva ancora di più il loro cuore, vedevano che proprio di Lui avevano bisogno!

Poi Gesù finalmente comincia  scegliere: “Tu, Filippo seguimi, vienimi dietro” … e Filippo non può tenere per sé la gioia che prova a stare con Lui, a condividere la sua passione per la vita di tutti a partire dalla intimità con Dio Padre … si fa in quattro per coinvolgere altri: lo dice a Natanaele, che lo gela con una battuta quasi insolente, se non fosse preziosa per la sincerità e la voglia di cose grandi che si porta dentro … “Ma che vuoi che venga fuori di buono da un paesetto sperduto, fatto di montanari, che non ha mai prodotto niente di buono, se non amici con cui ogni tanto sbaraccare?”.

Ma anche Natanaele di fronte a Gesù crolla: è schietto, non ha maschere e Gesù non ha paura di chi dice come la pensa … non gli piacciono quelli che continuano a tergiversare, a mettere davanti scuse a una decisone urgente.

Più tardi alcuni gli diranno di volerlo seguire, ma accamperanno tutte le scuse possibili, compresi i contratti di compravendita, compresi i tranelli affettivi … alla loro età, alcuni hanno risposto “lo vado a chiedere a mio papà” … ma prenditi in mano la vita finalmente, non nasconderti dietro scuse che non portano a niente; la vita non ti salta addosso, tante volte ti schiva e ti lascia a far niente e a consumare la vita nell’inedia.

E hanno il coraggio di guardare in cielo, non lo trovano vuoto, ma pieno dell’amore di un Dio che li chiama.

5 Gennaio 2022
+Domenico

Scelti tra chi cerca

Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv 1, 35-42)

In quel tempo, Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: “Ecco l’agnello di Dio!”. E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: “Che cosa cercate?”. Gli risposero: “Rabbì – che, tradotto, significa maestro -, dove dimori?”. Disse loro: “Venite e vedrete”. Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio.
Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: “Abbiamo trovato il Messia” – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: “Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa” – che significa Pietro.

Audio della riflessione

Ciascuno di noi ha bisogno di un tessuto di relazioni per vivere, per orientarsi nelle scelte, per crescere, per dare alla sua esistenza una direzione, per sentirsi pienamente persona: abbiamo una forte identità, ma la costruiamo nel confronto, nel dialogo, nello scambio di sentimenti, nel coinvolgimento con altri. Soprattutto poi se si tratta di portare avanti progetti, lanciare messaggi, convincere, abbiamo bisogno di fare squadra.

Gesù si trova lanciato sulla scena della vita del popolo di Israele con un perentorio: Ecco l’agnello di Dio, che a noi ricorda un gesto liturgico quotidiano, ma che alla gente radunata sulle rive del Giordano da Giovanni è apparso come la fine di una attesa forse un po’ confusa.

“Sei tu che deve venire o dobbiamo aspettarne un altro? Eccolo colui che stiamo aspettando. Io ho finito la mia parte, il futuro è dalla sua.” … e i discepoli di Giovanni si fanno discepoli di Gesù: lo seguono, cambiano guida, prima da curiosi, poi da veri appassionati: “Dove abiti? Che fai? Che vita vivi? Possiamo condividere con te il nostro tempo, la nostra ansia, le nostre aspettative? Hai per noi una risposta alle molte domande che ci facciamo? Abbiamo deciso con Giovanni che non si può stare inerti ad aspettare, ora che la nostra attesa sembra approdare a Te, vogliamo stare con Te. Ci dobbiamo prendere un sacco a pelo per stare con te?”.

E Gesù con un “venite e vedete”, comincia a formare la sua squadra, comincia a chiamare esplicitamente a far parte del suo regno, inizia a formare i nuovi ministri, i preti: quelli del tempio sono stati molto utili e necessari fino ad oggi, ma ora vi chiamo io, vi scelgo io, vi voglio stare cuore a cuore per prepararvi a donare il mistero della salvezza, per farvi entrare in comunione con il Padre, che è Dio l’altissimo.

Ed è un bellissimo incontro tra la volontà dell’uomo e la chiamata di Dio. Gli uomini, in questo caso, gli apostoli con un tam tam inarrestabile si passano la parola, si comunicano la gioia di una amicizia cercata a lungo e trovata … e Gesù trasforma la curiosità, la generosità, la voglia di avventura in una chiamata esplicita, in una missione che diventa concreta anche a partire dal cambiamento di nome: tu ti chiamerai Pietro, non più Simone.

E’ il mistero di ogni vita: cercatori e chiamati, liberi e convocati, spontanei e orientati, affascinati e impegnati esplicitamente. Spesso ci domandiamo chi essere nella vita, come posso capire a che cosa sono stato chiamato, quale è la mia vocazione? È una ricerca delicata perché la chiamata di Dio si sposa sempre con la ricerca dell’uomo, con la sua intelligenza nel capire i segni che Dio ci lascia e che ci testimoniano che non ci abbandona nemmeno nella scelta del nostro futuro.

4 Gennaio 2022
+Domenico

Sia benedetto sempre il nome di Gesù

Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv 1,29-34)

In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele».
Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».

Audio della riflessione

Quante volte vorremmo che il male da noi fatto ad una persona amata non fosse mai stato fatto: abbiamo sbagliato, ci rendiamo conto che tutto è capitato in piena coscienza, ma entro una visione sbagliata della vita, in un soprassalto di ira, di cattiveria … e purtroppo le conseguenze rimangono, e spesso irrecuperabili. Pensi a chi ha ammazzato per odio o per rubare, per idee politiche o per affari, ma anche a noi che grazie a Dio non uccidiamo, ma ci sentiamo spesso egoisti e cattivi, stracciamo affetti e sentimenti, vite e dedizioni …

Potremo ancora ritornare innocenti? Molti credono che l’unica possibilità sia il castigo, l’occhio per occhio, la vendetta. Se anche la giustizia deve fare il suo corso, resta sempre un cuore ferito, una vita spenta, un’angoscia mortale.

“Peccato” chiamiamo noi cristiani  questa colpa che oltre a distruggere sentimenti, legami e vita distrugge lo spirito, l’anima; spegne speranza e cancella l’innocenza.

Ma si alza un grido tra la folla al di là del Giordano: è Giovanni il Battista, il battezzatore che vede Gesù e lo indica dicendo: ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo. È lui che ha la possibilità di sradicare dal cuore il peccato, di ridare l’innocenza perduta.

I tuoi peccati, se anche fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come la neve: non è una medicina psicologica per far passare il senso di colpa, o un terapia contro il rimorso … è Dio l’unico che sa ricucire le ferite che il male provoca in noi. È lui che va oltre ogni riparazione, ogni castigo. È Lui che cambia il male della nostra vita nella prima tappa della rinascita.

Gli ebrei nell’Antico Testamento credevano di potersi liberare dal male stendendo le mani su un capro da spedire nel deserto lontano da tutti caricato dei loro peccati.

Gesù si prende su di sé il nostro male, il cumulo dei nostri odi, delle nostre cattiverie infinite e … non va nel deserto a portarle via, sale sulla croce per cancellarle, e ci ridona salvezza, serenità e innocenza.

Sia benedetto sempre il nome di Gesù!

3 Gennaio 2021
+Domenico