Il commiato dell’evangelista Giovanni

Riflessione sul Vangelo del giorno (Gv 21,20-25)

In quel tempo, Pietro si voltò e vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, colui che nella cena si era chinato sul suo petto e gli aveva domandato: «Signore, chi è che ti tradisce?». Pietro dunque, come lo vide, disse a Gesù: «Signore, che cosa sarà di lui?». Gesù gli rispose: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa? Tu seguimi». Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa?».
Questi è il discepolo che testimonia queste cose e le ha scritte, e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera. Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere.

Audio della riflessione

Siamo alla giornata che precede la Pentecoste, stasera un altro brano di vangelo concluderà le letture della veglia che è già celebrazione della Pentecoste. È bello però che chi si è affezionato alla lettura quotidiana del vangelo rifletta anche con queste semplici note sulla conclusione del vangelo di Giovanni, in cui se non lo stesso Giovanni, la comunità che lo aveva seguito nella sua tarda età mette la firma e l’umiltà di dire che le cose scritte sono la minima parte di quello che bisognerebbe conoscere e meditare della vita e delle parole di Gesù.  

Giovanni è ancora in scena con Pietro, in una sorta di coalizione d’autorità, che è sempre stata ammessa come indiscutibile e questo serve a rafforzare l’autorevolezza di quel discepolo che Gesù amava.  

Questa sua qualità (di discepolo che Gesù amava) è sicuramente paragonabile a quella di Pietro e dava, dico io, al quarto vangelo, molto diverso dai sinottici, l’autorevolezza di vangelo. C’era stata una domanda cui Gesù rispose: se io voglio che lui rimanga che importa a te? E questo era malamente pensato come una impossibilità che morisse Giovanni prima della venuta di Cristo. E quando Giovanni morì, molti rimasero delusi, proprio per quella supposizione ritenuta detta da Gesù. Si pensa, non senza studi approfonditi, che questo capitolo fu aggiunto al vangelo ormai terminato per correggere l’errata interpretazione sulla vita di Giovanni, anche per avvalorare che l’autore di esso è proprio Giovanni.  

Come a dire questo discepolo è quello che dà testimonianza di tutto quello che il vangelo contiene perché è lui che lo scrisse. Per la nostra crescita umana e la nostra vita spirituale, avere nel vangelo le parole scritte e meditate da Giovanni, che Gesù particolarmente si teneva vicino, è un ulteriore stimolo a radicare la nostra vita sul Gesù dei vangeli. Sapere poi che questa comunità dice: noi sappiamo che la sua testimonianza è vera, ci mette ancora di più su una sequela decisa, convinta e missionaria. 

Termina pressappoco oggi la lunga serie di messe con all’interno brani di vangelo di Giovanni e riprenderemo come da saggia decisione della chiesa la lettura dei sinottici, sia nei giorni feriali che elle domeniche. 

18 Maggio
+Domenico

Non ti rifaccio domande per umiliarti, ma per amarti di più

Riflessione sul Vangelo del giorno (Gv 21,15-19)

In quel tempo, quando [si fu manifestato ai discepoli ed essi] ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli».
Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore».
Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse “Mi vuoi bene?”, e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi».
Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».

Audio della riflessione

È imbarazzante quando ti senti fare delle domande dirette da chi ti vuole bene e che sembra mettano in dubbio tutta l’esperienza di accordo, di collaborazione, di condivisione che ha caratterizzato la consuetudine con lui o con lei. Sembra che si sia insinuata la sfiducia e non riesci a sopportare che lui o lei pensi di te così.  

Pietro mi ami? Chiede Gesù a Simon Pietro. Come? è una vita che sono qui. Ho lasciato tutto per seguirti. Conosci le mie impennate di leggerezza, hai visto le mie debolezze nel seguirti, hai fotografato con chiarezza anche alla mia vita tutto l’entusiasmo con cui inizio e le infedeltà che poi si introducono per la mia debolezza. Ma non puoi pensare che io abbia altro che te da mettere al centro della mia vita. E Gesù di rincalzo: Pietro mi ami? Sei proprio convinto che al centro del tuo rapporto con me ci sono io e non le cose mie, c’è il mio amore che mi è costato la croce e non la tua convenienza che a questo punto della vita devi adattarti a vivere in questo gruppo di discepoli in cui trovi?  

Quando ti fanno queste domande veramente ti metti a nudo, sei costretto a guardarti dentro; non solo ti accorgi che non puoi nascondere niente e le tue piccole e grosse bugie ti fanno diventare rosso e ti stanano da ogni egoismo, ma ti domandi pure più in profondità che senso ha tutto quello che vivi con la persona che ti vuole bene, vai a scandagliare in ogni atteggiamento se sei all’altezza della fiducia finora goduta. 

Pietro si arrende. Mi sono guardato dentro, ho trovato le mie debolezze, ma anche la mia retta intenzione, la mia scelta definitiva. Signore tu sai quello che sono: nascondermi a te è come oscurare il sole con le dita. 

E Gesù gli affida la Chiesa, quella barca che dovrà salpare tutti i mari della terra, dovrà affrontare tutte le tempeste della storia, tutte le persecuzioni e i tradimenti. Gesù si fida. A Pietro affida la continuità della presenza della sua parola nella storia. E con quel perentorio seguimi gli dice subito che la vita sua non sarà facile; seguirà il suo maestro anche nella morte di croce. Oggi Gesù a ciascuno di noi affida la missione di farlo conoscere, di farlo diventare per tutti forza di amore. A ogni cristiano affida un messaggio di speranza per il mondo. Ne siamo coscienti? Se sì ne dobbiamo diventare portatori sempre. 

17 Maggio
+Domenico

Tornare a vivere, ma mai come prima

Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv 21, 1-14)

In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.
Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri.
Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatrè grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.

Audio della riflessione.

Erano tornati a pescare. È finito il tempo della avventura con Gesù. Storditi dalla morte e dal dileggio dei benpensanti che vedevano in loro, gli apostoli, dei poveri illusi avevano ripreso la vecchia amicizia e il vecchio sodalizio del lavoro. Occorreva tornare a vivere; avevano dentro la certezza della risurrezione, ma ancora non riuscivano a capirne il vero significato, le conseguenze per la loro vita, per il futuro della esperienza credente, quasi che la risurrezione fosse stata solo una rivincita di Gesù nei confronti dei suoi nemici. Non avevano ancora capito che tutto doveva cambiare, che la prospettiva del loro vivere, del loro credere e del loro sperare era completamente nuova, diversa, non mai prima sperimentata. Vivere da risorti non era continuare a adattarsi, ma sprigionare nuova vita, nuovo rapporto con Dio, mettere al centro Gesù, ancor più di quando era vivo tra loro. Non avevano ancora capito che toccava a loro fare quel che aveva fatto il maestro, che non potevano starsene più a casa loro a ridirsi la bella esperienza e a sentirsi gratificati di una bella avventura che avevano vissuto. 

Cominciavano forse troppo presto ad aspettare il suo ritorno, come aveva sempre promesso e se lo immaginavano imminente, quasi a riempire il loro futuro. Ma Gesù non li lascia soli, ritorna a definire mete grandi e a condurre la loro vita al largo. Gettate le reti dall’altra parte. Come? abbiamo lavorato tutta notte da professionisti, abbiamo raschiato inutilmente il fondo di questo lago e non abbiamo ricavato niente. Adesso viene lui questo turista sconosciuto a darci consigli. La forza del comando di quell’uomo però li ha stregati. Della serie: le abbiamo tentate tutte possiamo tentare anche questa. Non si erano accorti che era Gesù. Il primo ad accorgersene è Giovanni il più giovane, quello che ne era innamorato perso; l’amore pulisce la vista sempre, ti fa guardare col cuore, trapassa tutte le nebbie e le oscurità. Quel che occhio non vede, cuore sente. 

Sono ancora loro due alla ricerca del risorto, sono ancora il vecchio e il giovane. Stavolta Giovanni intuisce e vede e Pietro si tuffa nel mare e a nuoto arriva a Gesù; chi nuota concentra tutte le sue energie verso la meta, i suoi muscoli, la sua intelligenza, la sua forza, il suo sguardo, tutto il suo corpo sono tesi verso il punto di arrivo. È una immagine della nostra vita che tende a Gesù. Forse però noi impegniamo tutte le energie per fuggirne, per altre cose che crediamo felicità invece sono inganni. 

A Pietro non sembrava vero di poterlo rivedere. Era ormai lontano il tempo del tradimento; la fiducia che Gesù gli aveva dimostrato aveva già invaso la sua vita e segnato il suo futuro. La speranza era diventata realtà e si cambiava in nuova speranza ogni giorno.

05 Aprile
+Domenico

Pietro, tu seguimi!

Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv 21,20-25)

In quel tempo, Pietro si voltò e vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, colui che nella cena si era chinato sul suo petto e gli aveva domandato: «Signore, chi è che ti tradisce?». Pietro dunque, come lo vide, disse a Gesù: «Signore, che cosa sarà di lui?». Gesù gli rispose: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa? Tu seguimi». Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa?».
Questi è il discepolo che testimonia queste cose e le ha scritte, e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera. Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere.

Audio della riflessione

C’è sempre nella vita un qualche commiato che dobbiamo prenderci o dagli amici, o dalla famiglia, comunque sempre da una consuetudine cui ci eravamo abituati e da cui spesso ci siamo sentiti fasciati: è una partenza per scelte definitive di vita come il matrimonio o una vocazione di consacrazione, oppure è una scelta che credi momentanea come quella degli studi e che poi si cambierà in definitiva, è una decisione che ci porta a cambiare luoghi e spazi di condivisione. Tutti abbiamo alle spalle un passato, un arrivederci che si cambia in addio senza ritorno.  

Gesù conclude la sua vita terrena e chiama a sé Pietro per caricarlo della responsabilità della chiesa. Gli affida agnelli e pecore, gli domanda di pascerle e governarle, come ha fatto lui, il buon pastore. E dopo domande scottanti (ricordiamo tutti quelle tre domande sempre più intense che noi pensiamo essere un immergere fino in fondo il coltello nella piaga del tradimento e invece una appassionata fiducia nonostante tutto) mi ami? Mi ami davvero? Sei proprio sicuro di amarmi? gli dice un perentorio seguimi, stai dietro a me, vienimi appresso, non ti staccare da me, non perderti ancora nelle tue debolezze.  

A distanza c’è Giovanni, il discepolo più giovane. Ormai tra lui e Pietro si è stabilita una forte condivisione di tutto. Dalla morte di Gesù in poi sono sempre assieme. Assieme corrono al sepolcro, assieme vedono la tomba vuota e credono, assieme sono sulla barca e scorgono Gesù, assieme ora si accomiatano da Gesù.  Giovanni a distanza è presente all’investitura del futuro papa e Pietro si preoccupa di lui. Signore, e lui? 

Anche lui seguirà Gesù, ma ora le strade si dividono, come sempre nella vita. Ciascuno ha una sua vocazione, un suo compito. Ciascuno nel piano di Dio è scelto a vivere in pienezza la sua vita, ha un suo personale tracciato, ha la sua responsabilità di risposta. Ciascuno di noi deve essere consapevole che è lui in prima persona che deve decidere e dire il suo sì. Molti ti possono aiutare, ti mettono a disposizione la loro amicizia, ma tocca a te deciderti, e rispondere personalmente alla chiamata. Pietro arriverà a Roma e qui morirà martire, Giovanni vivrà più a lungo, avrà una sua missione, racconterà a tutti del suo amatissimo Gesù col suo quarto vangelo e ci permetterà di scandagliare nel suo cuore, di avere la certezza che il cielo sopra di noi non è vuoto, ma pieno della sua presenza, che si allargherà in un abbraccio della Trinità per questa nostra umanità per sempre. 

27 Maggio
+Domenico

Sbagliando non si smarrisce la carità, si trova invece l’umiltà

Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv 21,15-19)

In quel tempo, quando [si fu manifestato ai discepoli ed] essi ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli».
Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore».
Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse “Mi vuoi bene?”, e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi».
Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi»
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Audio della riflessione

Tante volte oggi i capi si improvvisano, segnalati solo da una popolarità spontanea, Dio non voglia, imposti da superpagate raccomandazioni, che hanno il sapore della corruzione. Questo avviene in tutti i campi delle autorità e ne consegue che non hanno un minimo di autorevolezza nonostante debbano comandare, decidere, determinare tante vite e relazioni di altri. Oggi quasi nessuno ha fatto la gavetta se non quella del portaborse e non ha potuto guadagnarsi sul campo e con una interiorità profonda la stima e soprattutto la capacità di porre al servizio le sue competenze imprenditoriali e spirituali.  

La figura di Pietro viene iniziata al governo della chiesa forse impietosamente, ma sicuramente con tutto l’amore di Gesù. Per dirigere gli altri bisogna prima di tutto dare la prova di un amore più grande perché è troppo facile dire ti amo può essere una dichiarazione fatua, può essere anche una dichiarazione sincera, ma che nasce dall’entusiasmo e dalla presunzione di sé. Pietro, al quale Gesù riserva un ruolo, che richiede soprattutto un grande amore una grande fedeltà, si era speso troppo facilmente a questo proposito, giurando una fedeltà e un amore, che, alla prova dei fatti, si sono dimostrati fragili e incerti.  

Gesù non vuole con le sue domande ricordare a Pietro l’episodio increscioso del suo tradimento, ma deve sapere che la sua vocazione al primato pastorale sulla chiesa non dipende e non è legata al suo merito, ma alla scelta di Dio. È Dio stesso che lo ha eletto nel primo conclave. Per questo dovrà amare di più.  

Anche il suo rinnegamento è una lezione: da cui non ha disimparato l’amore di Cristo, ma ha imparato il timore di sé. Non ha smarrito la Carità, ha trovato invece l’umiltà. Da sempre allora l’amore a Cristo e ai fratelli guida il Papa nel suo servizio pastorale. Gesù alla fine aggiunge la profezia sulla futura morte di Pietro e già si respira la venerazione dei primi Cristiani per il martire Pietro. Testimone fino al sangue come deve essere ogni autorità nella chiesa.  

Questo dà ragione delle innumerevoli volte che papa Francesco ci dice alla fine di ogni suo saluto dalla finestra del palazzo papale: e non dimenticate di pregare per me, con un augurio di buon pranzo per tutti.

26 Maggio
+Domenico

Vivere da risorti non è continuare ad adattarsi

Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv 21,1-14)

In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.
Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri.
Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatrè grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.

Audio della riflessione

Ci capitano tanti fatti nella vita di cui facciamo fatica a vedere la portata e l’importanza che hanno, ci passiamo sopra e perdiamo occasioni di rinnovo, di rilancio dello stesso lavoro, della vita affettiva, delle responsabilità anche ecclesiali o civili che possiamo prendere. Spesso sono responsabilità verso i figli o verso i genitori, gli ammalati o gli stessi poveri che ci vivono accanto e non ce ne accorgiamo. 

Così gli apostoli; erano tornati a pescare. Storditi dalla morte e dal dileggio dei benpensanti che vedevano in loro, gli apostoli, dei poveri illusi avevano ripreso la vecchia amicizia e il vecchio sodalizio del lavoro. Occorreva tornare a vivere; avevano dentro la certezza della risurrezione, ma ancora non riuscivano a capirne il vero significato, le conseguenze per la loro vita, per il futuro della esperienza credente, quasi che la risurrezione fosse stata solo una rivincita di Gesù nei confronti dei suoi nemici e di loro di fronte a chi li umiliava spesso. Non avevano ancora capito che tutto doveva cambiare, che la prospettiva del loro vivere, del loro credere e del loro sperare era completamente nuova, diversa, non mai prima sperimentata.  

Vivere da risorti non era continuare ad adattarsi, ma sprigionare nuova vita, nuovo rapporto con Dio, mettere al centro Gesù, ancor più di quando era vivo tra loro.  Non avevano ancora capito che toccava a loro fare quel che aveva fatto il maestro, che non potevano starsene più a casa loro a ridirsi la bella esperienza e a sentirsi gratificati di una bella avventura che avevano vissuto, magari vivendo di nostalgia. 

Cominciavano forse troppo presto ad aspettare il suo ritorno, come aveva sempre promesso e se lo immaginavano imminente, quasi a riempire il loro futuro. Ma Gesù non li lascia soli, ritorna a definire mete grandi e a condurre la loro vita al largo. Gettate le reti dall’altra parte. Come? abbiamo lavorato tutta notte da professionisti, abbiamo raschiato inutilmente il fondo di questo lago e non abbiamo ricavato niente. Adesso viene lui questo turista sconosciuto a darci consigli. La forza del comando di quell’uomo però li ha stregati. Della serie: le abbiamo tentate tutte possiamo tentare anche questa. Non si erano accorti che era Gesù. Il primo ad accorgersene è Giovanni il più giovane, quello che ne era innamorato perso; l’amore pulisce la vista sempre, ti fa guardare col cuore, trapassa tutte le nebbie e le oscurità. Quel che occhio non vede, cuore sente. 

Sono ancora loro due alla ricerca del risorto, sono ancora il vecchio e il giovane. Stavolta Giovanni intuisce e vede e Pietro si tuffa nel mare e a nuoto arriva a Gesù; chi nuota concentra tutte le sue energie verso la meta, i suoi muscoli, la sua intelligenza, la sua forza, il suo sguardo, tutto il suo corpo sono tesi verso il punto di arrivo. È una immagine della nostra vita che tende a Gesù. Forse però noi impegniamo tutte le energie per fuggirne, per altre cose che crediamo felicità invece sono inganni.  

A Pietro non sembrava vero di poterlo rivedere. Era ormai lontano il tempo del tradimento; la fiducia che Gesù gli aveva dimostrato aveva già invaso la sua vita e segnato il suo futuro. La speranza era diventata realtà e si cambiava in nuova speranza ogni giorno. 

14 Aprile
+Domenico

L’unità della Chiesa è nello Spirito del Signore

 Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv 21, 20-23) dal Vangelo del giorno (Gv 21, 20-25)

Lettura del Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Pietro si voltò e vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, colui che nella cena si era chinato sul suo petto e gli aveva domandato: «Signore, chi è che ti tradisce?». Pietro dunque, come lo vide, disse a Gesù: «Signore, che cosa sarà di lui?». Gesù gli rispose: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa? Tu seguimi». Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa?».

Audio della riflessione

C’è sempre nella vita un qualche commiato che dobbiamo prenderci o dagli amici, o dalla famiglia, comunque sempre da una consuetudine cui ci eravamo abituati e da cui spesso ci siamo sentiti fasciati: è una partenza per scelte definitive di vita come il matrimonio o una vocazione di consacrazione, oppure è una scelta che credi momentanea come quella degli studi e che poi si cambierà in definitiva, è una decisione che ci porta a  cambiare luoghi e spazi di condivisione. Tutti abbiamo alle spalle un passato, un arrivederci che si cambia in addio senza ritorno.

Gesù conclude la sua vita terrena e chiama a sé Pietro per caricarlo della responsabilità della chiesa. Gli affida agnelli e pecore, gli domanda di pascerle e governarle, come ha fatto lui, il buon pastore. E dopo domande scottanti gli dice un perentorio seguimi, stai dietro a me, vienimi appresso, non ti staccare da me, non perderti ancora nelle tue debolezze.

A distanza c’è Giovanni, il discepolo più giovane. Ormai tra lui e Pietro si è stabilita una forte condivisione di tutto. Dalla morte di Gesù in poi sono sempre assieme. Assieme corrono al sepolcro, assieme vedono la tomba vuota e credono, assieme sono sulla barca e scorgono Gesù, assieme ora si accomiatano da Gesù.  Giovanni a distanza è presente all’investitura del futuro papa e Pietro si preoccupa di lui. Signore, e lui? Gesù gli direbbe: che ti importa?

Il Signore della Chiesa è sempre e soltanto Gesù. L’istituzione non ha potere ultimo sui carismi, cioè sui liberi doni dello Spirito; in essi, nella loro incontrollabilità si esprime la piena e perenne signoria del Cristo sulla Chiesa. L’unità della chiesa non è né nel carisma, né nella istituzione, è nello spirito del Signore, che a ciascuno distribuisce quello che vuole e come vuole. Chi volesse garantire o fondare l’unità con l’uniformità della legge offenderebbe lo Spirito del Cristo: è Lui che fa crescere la sua Chiesa, sia affidando la missione ministeriale, sia raccogliendo nella sua impenetrabile decisione il destino dei singoli uomini.

Insomma la Chiesa non è né di Pietro, né del discepolo prediletto: essa è della Parola, che è Dio stesso e che ha messo la sua tenda fra di noi!

Pietro arriverà a Roma e qui morirà martire, Giovanni vivrà più a lungo, avrà una sua missione, racconterà a tutti del suo amatissimo Gesù col suo quarto vangelo e ci permetterà di scandagliare nel suo cuore, di avere la certezza che il cielo sopra di noi non è vuoto, ma pieno della sua presenza. 

E noi ci prepariamo a vivere la venuta dello Spirito su tutti noi, sul mondo e sulla Chiesa

4 Giugno 2022
+Domenico

Mi vuoi bene? Mi metti al centro della tua vita?

 Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv 21,15-19)

Lettura del Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, [quando si fu manifestato ai discepoli ed] essi ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli».
Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse “Mi vuoi bene?”, e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».

Audio della riflessione

Collochiamo questo nostro tempo di imminente celebrazione della Pentecoste dentro questa scena toccante raccontata da Giovanni: gli apostoli erano tornati alle loro mansioni quotidiane … si doveva pur continuare a mangiare, ancora non si era fatta in loro chiara la decisione di percorrere tutte le strade del mondo per andare a dire a tutti che la morte è vinta, che Gesù, l’uomo di Nazaret è Dio, che la nostra vita è chiamata a un salto di qualità … e torna Gesù su questa “quotidianità” …

Lo scopre Giovanni: sono solo gli occhi dell’amore che ci fanno vedere Gesù!

Certo ci servono i ragionamenti, ha un suo spazio importante l’intelligenza, la consuetudine con l’ascolto della sua Parola, l’essere partecipi di una comunità che lo segue, ma Gesù lo vede solo un cuore che ama!

E’ Giovanni che esclama “E’ il Signore”, e Pietro stavolta si butta in mare per raggiungerlo, concentra le sue forze, i suoi muscoli, la sua tensione … punta il suo corpo come quando si scocca una freccia dall’arco e raggiunge Gesù.

Non c’è spazio per recriminazioni, per scuse, per discorsi di circostanza: Gesù va subito al centro della vita e gli fa la domanda che oggi fa anche a me, a voi tutti, a noi che stiamo vivendo in un mondo di guerre che ci opprime: “Mi vuoi bene? Mi metti al centro della tua vita? Sono per te uno  qualunque o sono il punto di arrivo della tua umanità? Mi dedichi la vita? Hai per me uno sguardo esclusivo? Hai pensieri d’amore per me?”

Sentirsi ripetere tre volte questa domanda, sentirtela risuonare nel cuore ogni giorno è la gioia e il timore della mia vita e quello che tutti vorremmo sentirci dire.

Pietro sa di avere sulla coscienza il tradimento, ma non può non farsi accogliere dall’amore di Gesù che è più grande di ogni nostro errore: mette via ogni falso pudore e si affida, come mi affido io oggi, come vorrei che tutti ci affidassimo … e Lui, Gesù, si porta dietro tutte le persone che ha salvato e gliele affida, le affida al Padre: Pasci, nutri, dà la vita, séguili, confortali, accoglili, amali come li amo io!

Papa Francesco questo lo fa.

Nel nome di questo comando anche noi oggi siamo qui a dirci l’un l’altro l’amore infinito di Gesù per tutti, la sua parola, la sua forza, la sua tenerezza, la speranza di avere un Padre, l’unica àncora quando ci stiamo avvitando su noi stessi tra armi, missili, fake news, invasioni … avvolti da una potenza invincibile, quella del maligno.

Se non ci affidiamo ogni giorno a Dio le nostre debolezze si sommano e le nostre piccole superficialità diventano macigni di irresponsabilità.

3 Giugno 2022
+Domenico

Il linguaggio della Risurrezione 4: Tornare a vivere, ma più come prima

Una riflessione sul Vangelo del Venerdì dell’Ottava di Pasqua (Secondo Giovanni: Gv 21, 1-14)

Audio della riflessione

In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla. Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.

Audio della Riflessione

Erano tornati a pescare …. è finito il tempo della avventura con Gesù: storditi dalla morte e dal dileggio dei benpensanti che vedevano negli apostoli dei poveri illusi avevano ripreso la vecchia amicizia e il vecchio sodalizio del lavoro … occorreva tornare a vivere! Avevano dentro la certezza della risurrezione, ma ancora non riuscivano a capire che toccava a loro fare quel che aveva fatto il maestro, che non potevano starsene più a casa loro a ridirsi “che bella esperienza che abbiamo fatto” e a sentirsi gratificati di una bella avventura che avevano vissuto … erano certo contenti di aver superato le umiliazioni e le frustrazioni interiori della Passione e morte di Gesù, il disprezzo e il senso di fallimento di quei tristissimi giorni, ma non era ancora nato in loro il futuro.

Cominciavano forse troppo presto ad aspettare il suo ritorno, come aveva sempre promesso e se lo immaginavano imminente, quasi a riempire il loro futuro … ma Gesù non li lascia soli, ritorna a definire mete grandi e a condurre la loro vita al largo: Gettate le reti dall’altra parte!

“Come? abbiamo lavorato tutta notte da professionisti, abbiamo raschiato inutilmente il fondo di questo lago e non abbiamo ricavato niente … adesso viene lui, questo turista sconosciuto, a darci consigli.”

La forza del comando di quell’uomo però li ha stregati … della serie “le abbiamo tentate tutte possiamo tentare anche questa” … non si erano accorti che era Gesù! Il primo ad accorgersene è Giovanni il più giovane, quello che ne era innamorato perso: l’amore pulisce la vista sempre, ti fa guardare col cuore, trapassa tutte le nebbie e le oscurità … quel che occhio non vede, cuore sente!

E Sono ancora loro due alla ricerca del risorto, sono ancora il vecchio e il giovane a ripetere la gioia di Pasqua, ma ora a definire le mete future: stavolta Giovanni intuisce e vede, e Pietro si tuffa nel mare e a nuoto arriva a Gesù: chi nuota concentra tutte le sue energie verso la meta, i suoi muscoli, la sua intelligenza … la sua forza, il suo sguardo, tutto il suo copro sono tesi verso il punto di arrivo: è una immagine della nostra vita che tende a Gesù … forse però noi impegniamo tutte le energie per fuggirne, per altre cose che crediamo felicità invece sono inganni.

A Pietro non sembrava vero di poterlo rivedere: era ormai lontano il tempo del tradimento; la fiducia che Gesù gli aveva dimostrato aveva già invaso la sua vita e … segnato il suo futuro; la speranza era diventata realtà e si cambiava in nuova speranza ogni giorno.

Mi permetto di dire – alla mia maniera: la presenza di Gesù era “in prestito”, perché la sua missione era finita con la Pasqua … per gli apostoli era quasi una preparazione agli “esami di riparazione”: uno scavare nel profondo per far posto alla irruzione dello Spirito o un allenamento ad udirne  la sua ispirazione che già lavorava nelle loro vite, nelle loro predicazioni e testimonianze, e aspettavano la partenza.

22 Aprile 2022 – Venerdì dell’Ottava di Pasqua
+Domenico

Le domande imbarazzanti

Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv 21, 17) dal Vangelo del giorno (Gv 21, 15-19)

Gli disse per la terza volta: «Simone di Giovanni, mi ami?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi ami?, e gli disse: «Signore, tu sai tutto; tu sai che ti amo».

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E’ imbarazzante quando ti senti fare delle domande dirette da chi ti vuole bene e che sembra mettano in dubbio tutta l’esperienza di accordo, di collaborazione, di condivisione, di sentimenti di unità, che ha caratterizzato la consuetudine con lui o con lei: sembra che si sia insinuata la sfiducia e non riesci a sopportare che lui o lei pensi di te così.

“Pietro, mi ami?” Chiede Gesù a Simon Pietro.

“Come? è una vita che sono qui. Ho lasciato tutto per seguirti. Conosci le mie impennate di leggerezza, hai visto le mie debolezze nel seguirti, hai fotografato con chiarezza anche alla mia vita tutto l’entusiasmo con cui inizio e le infedeltà che poi si introducono per la mia debolezza. Ma non puoi pensare che io abbia altro che te da mettere al centro della mia vita.”

E Gesù di rincalzo: “Pietro mi ami? Sei proprio convinto che al centro del tuo rapporto con me ci sono Io e non le cose mie, c’è il mio amore che mi è costato la croce e non la tua convenienza che a questo punto della vita devi adattarti a vivere in questo gruppo di discepoli in cui trovi?”

Quando ti fanno queste domande veramente ti metti a nudo, sei costretto a guardarti dentro: non solo ti accorgi che non puoi nascondere niente e le tue piccole e grosse bugie ti fanno diventare rosso e ti stanano da ogni egoismo, ma ti domandi pure più in profondità che senso ha tutto quello che vivi con la persona che ti vuole bene, vai a scandagliare in ogni atteggiamento se sei all’altezza della fiducia finora goduta.

E Pietro si arrende: Mi sono guardato dentro, ho trovato le mie debolezze, ma anche la mia retta intenzione, la mia scelta definitiva. Signore tu sai quello che sono: nascondermi a te è come oscurare il sole con le dita.

E Gesù gli affida la Chiesa, quella barca che dovrà salpare tutti i mari della terra, dovrà affrontare tutte le tempeste della storia, tutte le persecuzioni e i tradimenti.

Gesù si fida.

A Pietro, e oggi a papa Francesco, ha affidato la continuità della presenza della sua parola nella storia, a ciascuno di noi affida la missione di farlo conoscere, di farlo diventare per tutti forza di amore.

A ogni cristiano affida un messaggio di speranza per il mondo. Ne siamo coscienti? Se sì ne possiamo diventare portatori … e sempre invocando la presenza dello Spirito dicendo “Vieni Spirito Santo”.

21 Maggio 2021
+Domenico