Il regno di Dio non è solo promessa, ma realtà

Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 10,1-9)

In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».

Audio della riflessione

Abbiamo sempre bisogno di speranza, La nostra vita spesso si svolge nell’incertezza, nella approssimazione. Viviamo di tentativi, di scongiuri qualche volta, di fortuna.

          Gesù invece è venuto con una decisione definitiva: lavorare per il regno di Dio e in Lui c’era una certezza incrollabile: è vicino a voi il regno di Dio. Regno di Dio è una realtà che racchiude in se tutte le attese del popolo di Israele. Quando lo udivano dalle labbra di Gesù capivano immediatamente che si trattava della loro grande speranza, della aspirazione di secoli: per loro era la fine di un incubo, la realizzazione di un sogno di popolo, incarnato in ogni famiglia, in ogni pio ebreo. Era la certezza della presenza misteriosa, ma reale di Dio nella storia del popolo e di ogni persona. Gesù voleva che tutti si orientassero a questa attesa sicura.

          Anche noi credenti oggi dobbiamo avere questa certezza. Non è vero che il mondo va verso il peggio, che la vita diventa sempre più impossibile, che il male è destinato ad avere il sopravvento, che stiamo andando verso la barbarie. Non è vero che ci stiamo allontanando dalla salvezza. Dio è fedele, il suo amore è senza se e senza ma. La sua promessa non è vana, non vincerà il male per quanto si faccia forte e usi tutte le astuzie per compiere la sua distruzione. Riuscissimo a vivere con questa certezza, con la consapevolezza che il Regno di Dio, che la pace, la giustizia, la felicità non sono solo promesse, ma realtà che determineranno per sempre la vita dei giusti, avremmo più fiducia nel nostro semplice e povero operare il bene.

          Certo quello che vediamo ci può scoraggiare, ma abbiamo bisogno di apostoli che parlano del grande bene che c’è nelle vite donate di chi soffre, di chi lavora per la giustizia, di chi con semplicità ama i suoi figli, i suoi malati, di chi fa il suo volere. Le cronache dei giornali non sono il diario del regno di Dio, ma solo il negativo che sta sotto un mare di bene che Dio semina in ogni creatura.

Tante nostre vite di fede sono stanche senza senso perché quando abbiamo dubbi anziché metterci a confronto, anziché osare di coinvolgere altri nella nostra faticosa adesione al vangelo, ci mettiamo allo specchio e continuiamo a guardarci addosso. La fede cresce se la doni,  il Vangelo diventa luce anche per te se lo poni sulla finestra perché tutti lo vedano Occorre andare a due a due a rinfocolare la speranza nel mondo, perché Dio sta con noi, è presente più di quanto lo possiamo scorgere nelle pieghe della vita.

26 Gennaio
+Domenico

Il privilegio di conoscere Dio non è dei sapienti

Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 10, 21-24)

Lettura del Vangelo secondo Luca

In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: “Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo”.
E, rivolto ai discepoli, in disparte, disse: “Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Io vi dico che molti profeti e re hanno voluto vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono”.

Audio della riflessione

Il privilegio di conoscere Dio non è dei sapienti, che sanno come vanno le cose, degli intelligenti che le dirigono come vogliono, di coloro che negano tutto ciò che non possono produrre da se stessi, che non cade sotto il vaglio della loro visione e esperienza.

La possibilità è riservata agli ultimi: non è l’elogio dell’ignoranza, ma della sapienza, di quella forma di conoscenza che non è fatta dalla cultura colta – che può sempre essere utile nelle cose di Dio – ma dalla saggezza della donna o dell’uomo di fede, la sapienza silenziosa propria del povero, la dotta ignoranza del puro di cuore, ben diversa dalla sapienza ignorante del furbo.

Il Signore non è oggetto di rapina di nessuna intelligenza: bussa alla porta del cuore! Lui si coglie solo nella semplicità, non nella doppiezza, nell’inganno, in una vita sofisticata.

Tante volte rendiamo il cristianesimo un premio per i buoni o per i colti, anziché la salvezza per tutti, soprattutto per i semplici … e noi sappiamo che in ogni uomo c’è la sapienza del fanciullo, il desiderio di affidamento a un papà, l’attesa di un abbraccio, e Dio lo garantisce a chi ha il cuore semplice!

Siamo contenti perché il Figlio vuole rivelare questi affascinanti segreti alle vite dei piccoli, alle semplicità dei poveri, ai sospiri che per il suo regno affliggono i suoi amici, ai tenaci che non mollano mai di fronte a tutte le difficoltà, solo per fedeltà alla sua Parola, a quelli che andando controcorrente non sono stimati, ai poveri che non hanno udienza presso nessuno.

Spesso purtroppo la nostra dimestichezza con Dio non ce lo fa più stimare: ci abituiamo a Lui come a un soprammobile! Molti lo cercano, ma non riescono a trovarlo; desiderano udire la sua Parola di conforto, di grazia, di serenità e sono sempre e solo immersi nella banalità.

Mi diceva un penitente: “quando vengo in chiesa quel Vangelo, quella preghiera, quel pane consacrato, mi fanno provare una serenità che non trovo più in nessun luogo: mi ridanno voglia di vivere, mi collocano in un mondo di pace.”

Il Dio di Gesù che ama i semplici è sempre più grande di ogni nostra attesa,  e questa nuova attesa vogliamo vivere anche nell’Avvento appena iniziato.

29 Novembre 2022
+Domenico

E’ vicino a voi il Regno di Dio

Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 10,8-9) dal Vangelo del giorno (Lc 10,1-9)

Lettura del Vangelo secondo Luca

 «Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».

Audio della riflessione

Abbiamo sempre bisogno di speranza, La nostra vita spesso si svolge nell’incertezza, nella approssimazione. Viviamo di tentativi, di scongiuri qualche volta, di fortuna.

Gesù invece è venuto con una decisione definitiva: lavorare per il regno di Dio e in Lui c’era una certezza incrollabile: è vicino a voi il regno di Dio. Regno di Dio è una realtà che racchiude in se tutte le attese del popolo di Israele. Quando lo udivano dalle labbra di Gesù capivano immediatamente che si trattava della loro grande speranza, della aspirazione di secoli: per loro era la fine di un incubo, la realizzazione di un sogno di popolo, incarnato in ogni famiglia, in ogni pio ebreo. Era la certezza della presenza misteriosa, ma reale di Dio nella storia del popolo e di ogni persona. Gesù voleva che tutti si orientassero a questa attesa sicura.

Anche noi credenti oggi dobbiamo avere questa certezza. Non è vero che il mondo va verso il peggio, che la vita diventa sempre più impossibile, che il male è destinato ad avere il sopravvento, che stiamo andando verso la barbarie. Non è vero che ci stiamo allontanando dalla salvezza. Dio è fedele, il suo amore è senza se e senza ma. La sua promessa non è vana, non vincerà il male per quanto si faccia forte e usi tutte le astuzie per compiere la sua distruzione. Riuscissimo a vivere con questa certezza, con la consapevolezza che il Regno di Dio, che la pace, la giustizia, la felicità non sono solo promesse, ma realtà che determineranno per sempre la vita dei giusti, avremmo più fiducia nel nostro semplice e povero operare il bene.

Certo quello che vediamo ci può scoraggiare, ma abbiamo bisogno di apostoli che parlano del grande bene che c’è nelle vita donate di chi soffre, di chi lavora per la giustizia, di chi con semplicità ama i suoi figli, i suoi malati, di chi fa il suo volere. Le cronache dei giornali non sono il diario del regno di Dio, ma solo il negativo che sta sotto un mare di bene che Dio semina in ogni creatura. Occorre andare a due a due a rinfocolare la speranza nel mondo, perché Dio sta con noi, è presente più di quanto lo possiamo scorgere nelle pieghe della vita.

San Luca che oggi celebriamo ha scritto il vangelo per dimostrarci che questa verità è Gesù stesso con la sua vita donata fino all’ultima goccia di sangue per amore. E’ colui che ha descritto le confidenze di Maria, la sua chiamata a divenire la madre di Gesù, i suoi primi passi, fino all’ultimo desiderio di Gesù di regalarLa a noi, a ciascuna persona come la nostra madre. E’ stato l’ultimo dono prima delle sue ultime gocce di sangue e del suo affidare il suo spirito a Dio nostro Padre.

18 Ottobre 2022
Festa di San Luca Evangelista
+Domenico

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Un prossimo così mi interessa

Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 10,25-37)

Lettura del Vangelo secondo Luca

In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai».
Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».

Audio della riflessione

Si dice spesso che la vita cristiana è “complicata”, che oggi occorre semplificare: bastano due principi, quattro idee chiare senza tanti formalismi, burocrazie distinzioni, sottigliezze … insomma, si sente il bisogno, comunque, non disprezzabile, di dare un tono diverso a questa nostra vita …

… è la domanda insistente che fanno anche a Gesù: “che devo fare? Dimmi come posso spegnere questa sete di bontà che mi trovo dentro! Non c’è una risposta semplice, che posso magari esaudire firmando un assegno o spostando un conto attraverso Internet?”

E’ una domanda per cambiare vita o per giustificarsi?

E’ veramente la voglia di mettere se stessi in un dialogo con Dio o di lasciargli alcune delle innumerevoli cose che ci fasciano la vita.

“Sai che alle tue domande c’è una sola risposta: Dio e il prossimo”.

Ma chi è il prossimo?

“Mi domandi un elenco di quelli che devi guardare con occhio di amore? Mi chiedi la lista di coloro cui devi mandare i regali di Natale? Ti interessa sapere, proprio perché sei una persona di parola, quando finalmente puoi stare in pace, rientrare in te soddisfatto perché a tutti hai dato qualcosa? Sei tu che devi cambiare dentro: non tocca a me farti vedere tutti i casi nei quali non puoi stare assolutamente a farti i fatti tuoi, sei tu dentro di te che devi andare fino in fondo nella strada che ti indica la legge, sei tu che devi rimuovere da te quello che ti impedisce di amare veramente, senza condizioni. Ti ricordi quella strada che va da Gerusalemme a Gerico? Hai mai sentito quanti briganti se ne approfittano dei poveri passanti? Se tu passi di lì e trovi una persona qualsiasi, un barbone, un extracomunitario, un irregolare riverso sulla strada che fai? Mandi un assegno alla Caritas? Io per te, dovunque ti sei trovato o ti trovi, ho lasciato e lascio tutto perché ti senta tra le braccia di un padre.”

Fa anche tu lo stesso.

3 Ottobre 2022
+Domenico

Trasmissione Radiofonica

Tendere la vita come un arco

Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 10,23-24) dal Vangelo del giorno (Lc 10,17-24)

Lettura del Vangelo secondo Luca

E, rivolto ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Io vi dico che molti profeti e re hanno voluto vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono».

Audio della riflessione

Non è raro, trovare gente che non riesce ad apprezzare l’esistenza che conduce, l’ambiente, la città, la cultura, il paesaggio, le possibilità di vita di cui possiamo godere. È una tendenza antropologica più forte di noi. Da bambini ci sembrava sempre più buona la minestra della zia. Da grandi al gusto uniamo il lamento, al lamento l’abitudine, all’abitudine l’ingratitudine e in questa sequenza non sappiamo più godere delle cose semplici della vita.

Non scorgiamo più il miracolo di un giorno nuovo che comincia, la gioia di godere della salute, la bellezza di avere forza per fare tante cose. Quando non le avremo più, saremo una lagna per tutti quelli che incontriamo. È un difetto anche della nostra società opulenta; non siamo mai contenti di niente, non apprezziamo quello che abbiamo.

Gesù probabilmente nella sua predicazione si è scontrato con gente che non riusciva a capire la grandezza di quello che stava accadendo con la sua presenza nel mondo. Avevano aspettato per secoli un segno, un futuro diverso, un messia e si erano stufati di attenderlo. Quando è arrivato, non lo hanno riconosciuto.

Ma tra la folla che lo seguiva c’era gente semplice senza tante strutture di pensiero o gabbie di abitudini. Solo questi lo hanno capito, hanno saputo scorgere in lui la novità di un Dio amabilissimo e vicino, di una Parola che va dritta al cuore.

Mi scriveva un ateo convinto: per me Dio non esiste, posso vivere senza inginocchiarmi, né di fronte a Dio, né di fronte ad altre divinità; la ragione è il contrario di una divinità che impone la genuflessione, lascia libero l’uomo di pensare ciò che vuole. Per me vivere senza Dio non è un tormento. Io trovo in me stesso, solo in me stesso la forza di emergere più forte da ogni prova.

Certo se la ragione diventa un assoluto non c’è spazio per la sorpresa, l’accoglienza di un gesto d’amore. Invece si può essere razionali fino in fondo e accogliere qualcuno che va oltre non contro. Molti avrebbero desiderato udire quel che voi udite e non l’udirono, conoscere la bellezza del Vangelo e invece hanno dovuto accontentarsi del buonsenso, dei talk show, delle fiction.

Quando siamo troppo pieni di noi, perdiamo la saggezza della vita.

C’è una possibilità nel nostro mondo di poter tornare ad apprezzare la bellezza della nostra fede? O ci chiediamo di farci sbattezzare? Sicuramente sì, se tendiamo la vita come un arco! È una speranza da nutrire …

Sabato 1 Ottobre 2022
Memoria di Santa Teresa di Gesù Bambino, vergine e dottore della Chiesa
+Domenico

Trasmissione Radiofonica
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L’ amore e la fede non sono mai una abitudine

Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 10, 13-16)

Lettura del Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse:
«Guai a te, Corazìn, guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidòne fossero avvenuti i prodigi che avvennero in mezzo a voi, già da tempo, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, nel giudizio, Tiro e Sidòne saranno trattate meno duramente di voi.
E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai!
Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me disprezza colui che mi ha mandato».

L’abitudine è una grande facilitazione nella vita, ma è anche un grosso rischio e pericolo. E’ chiaro che ogni giorno dobbiamo fare press’appoco le stesse cose; ci vediamo, ci salutiamo, ci diciamo i nostri bisogni e sentimenti, parliamo dei nostri interessi comuni. Mettiamo spesso il pilota automatico per fare le stesse cose ogni mattina: levata, colazione, bacetto, automobile, giornale, caffè, coda, entrata in cantiere o in ufficio, saluto, tuta, cartelle o attrezzi, lavoro…

Sarebbe impossibile tutti i giorni fare queste cose se ad ognuna di esse dovessimo pensare, ragionare, decidere scegliere. Se ogni mattina il papà o la mamma dovesse sedersi ai bordi del letto, farsi portare una margherita e stare a strappare petalo dopo petalo per decidersi se andare o no a lavorare. Ci sono delle leggi che abbiamo scelto di seguire ragionevolmente e che poi diventano una sana abitudine della nostra vita.

 Non è così invece dei sentimenti, dell’amore, della fede. Sono realtà che hanno bisogno di essere sempre di più portate a coscienza altrimenti non esprimono più la verità dei loro significati. Non ci si può abituare ad amare una persona, occorre vederla sempre con occhi nuovi, non si può mettere il pilota automatico alla fede altrimenti diventa solo ritualismo.

Ai compaesani di Gesù era capitato così del rapporto con Dio: si sentivano di avere Dio in tasca, pur sempre con il grande rispetto tipico della loro sensibilità religiosa. Non avevano più le orecchie attente alla Parola, non era disponibili più a lasciarsi sorprendere dalla bontà e dalla creatività di Dio. Il rapporto con Lui era in certo modo ingessato, come lo è per tanti di noi la vita di coppia, la vita di famiglia, le relazioni con i colleghi, la stessa pratica religiosa.

La fede, l’amore hanno sempre invece bisogno dell’intelligenza, della dedizione, della capacità di dare il meglio di sé. Se certe famiglie potessero godere di condizioni di vita affettiva come ce n’è in tante sarebbero felici, invece in molte le stesse condizioni portano alla noia. Se a Tiro e Sidone, due città del Libano, fossero capitate le cose che avvenivano a Nazaret, si sarebbero mobilitate per dare spazio alla novità che era Gesù. Invece la nebbia della autosufficienza o della routine lo hanno emarginato. Noi abbiamo speranza di essere sempre nuovi, perché la fede in Gesù ha questa carica quotidiana di novità e quindi di rinnovamento della vita.

30 Settembre 2022
+Domenico

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Amore e centralità di Gesù sempre

Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 10, 38-42)

Lettura del Vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi.
Allora si fece avanti e disse: “Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti”. Ma il Signore le rispose: “Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta”.

Audio della riflessione

Essere cristiani è darsi da fare o stare a pregare? E’ fare opere di giustizia o ritirarsi sul monte a contemplare? Le nostre parrocchie sono contemplative o attive; si muove qualcosa o si seppellisce tutto dentro una chiesa? Essere cristiani è contemplazione o azione?

Insomma, sono domande che spesso ci facciamo: la vita nostra è molto agitata, frenetica … l’agenda detta le leggi, gli impegni ti vedono tutta la giornata in corsa, se vuoi guadagnare quattro soldi non puoi addormentarti un momento, se vuoi educare i figli devi far loro l’autista per tutti i loro spostamenti … quando torni a casa stanco del lavoro, ne devi riprendere un altro … finalmente vado in chiesa per trovare un po’ di pace, per affidarmi a Dio e invece anche lì mi dicono che bisogna “impegnarsi” che non si può stare con le mani in mano: anche la chiesa è un altro impegno da segnare in agenda!

Io, Lui, il Signore, quando lo incontro? quando mi posso sentire amato da Lui? quando gli posso affidare tutta la mia vita rubata dai vortici della competizione, della lotta per sopravvivere? E’ certo che tante nostre chiese devono offrire maggiormente spazio per la contemplazione e la preghiera, per l’incontro con Dio e per l’ascolto della sua Parola, ma è anche certo che la vita cristiana non può essere ridotta a celebrazione di riti, che ci accontentano e ci chiudono in noi stessi.

Lui, Gesù tornava spesso a Betania: c’erano due sorelle che stravedevano per Lui, c’era un amico che lo rincuorava dopo le sfide e le provocazioni senza esclusione di colpi dei farisei – Dice il vangelo: “Gesù voleva molto bene a Marta, a sua sorella e a Lazzaro”.

Si metteva in pantofole, Lui che nessuno fermava nell’ardore di buttarsi nell’avventura del Regno, Lui che appena il giorno prima aveva buttato all’aria le bancherelle del tempio e qualcosa di più nella coscienza della gente … “Venite in disparte e riposatevi un po’, passate di qua quando non ne potete più e avete giù la catena e non capiterà mai che io abbia qualcosa d’altro da fare che abbracciarvi, ascoltarvi, coccolarvi”.

Maria se ne stava li a contemplare: non lo vedeva tutto, tanto gli stava vicino, lo riempiva dei suoi sguardi; Marta brigava e borbottava perché si voleva mettere al centro della scena, Lazzaro gli dava il cuore e senza volerlo gli preparava in gola il pianto per la sua morte.

Gesù non era un supereroe, non era un blocco di pietra, non girava col portatile per programmare tutto e sempre, prendere appunti e non perdere tempo, ma un cuore che ama, che apprezza i sentimenti, che sa commuoversi e piangere, arrabbiarsi e presentare contro il male una faccia dura come la pietra.

Gesù sapeva e sa quello che c’è nel cuore dell’uomo: sa che la nostra parte migliore è stare in contemplazione, Lui del Padre e noi di Lui.

La nostra meta, la nostra scelta è di mettere sempre al centro Gesù, di aprirgli il cuore, di non sostituirci mai a Lui, di tenere fisso lo sguardo sul suo volto … e Lui ci chiamerà a dare il meglio di noi.

Sta di fatto però che tenere fisso lo sguardo su Lui non è rito sterile o affaccendarsi per non pensare, ma sempre risposta d’amore, a Lui che non ci abbandona mai.

17 Luglio 2022
+Domenico

Ogni uomo non solo è il mio prossimo, ma mio fratello

Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 10,25-37 )

Lettura del Vangelo secondo Luca

In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: “Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?”. Gesù gli disse: “Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?”. Costui rispose: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso”. Gli disse: “Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai”. Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: “E chi è mio prossimo?”. Gesù riprese: “Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?”. Quello rispose: “Chi ha avuto compassione di lui”. Gesù gli disse: “Va’ e anche tu fa’ così”.

Audio della riflessione

Si dice spesso che la vita cristiana è complicata, che oggi occorre semplificare: bastano due principi, quattro idee chiare senza tanti formalismi o burocrazie o distinzioni, o sottigliezze … si sente il bisogno, comunque, non disprezzabile di dare un tono diverso a questa nostra vita.

E’ la domanda insistente che fanno anche a Gesù: “Che devo fare? Dimmi come posso spegnere questa sete di bontà che mi trovo dentro. Non c’è una risposta semplice, che posso magari esaudire firmando un assegno o spostando un conto attraverso Internet?”.

E’ una domanda per cambiare vita o per giustificarsi? E’ veramente la voglia di mettere se stessi in un dialogo con Dio o di lasciargli alcune delle innumerevoli cose che ci fasciano la vita.

Sai che alle tue domande c’è una sola risposta: Dio e il prossimo.

Ma chi è il prossimo?

“Mi domandi un elenco di quelli che devi guardare con occhio di amore? Mi chiedi la lista di coloro cui devi mandare i regali di Natale? Ti interessa sapere, proprio perché sei una persona di parola, quando finalmente puoi stare in pace, rientrare in te soddisfatto perché a tutti hai dato qualcosa?”.Sei tu che devi cambiare dentro: non tocca a me farti vedere tutti i casi nei quali non puoi stare a farti i fatti tuoi, sei tu dentro di te che devi andare fino in fondo nella strada che ti indica la legge, sei tu che devi rimuovere da te quello che ti impedisce di amare veramente, senza condizioni. Ti ricordi quella strada che va da Gerusalemme a Gerico? Hai mai sentito quanti briganti se ne approfittano dei poveri passanti? Se tu passi di lì e trovi una persona qualsiasi, un barbone, un extracomunitario, un “irregolare” riverso sulla strada che fai? Mandi un assegno alla Caritas? Io per te dovunque ti sei trovato o ti trovi ho lasciato e lascio tutto perché ti senta tra le braccia di un padre: Fa anche tu lo stesso!

Il tempo in cui viviamo ci provoca continuamente a guardare al prossimo, a sentire il bisogno incoercibile di una mano. Come quei due ragazzi 15 e 14 anni -mi ricordo – di alcuni anni fa, che si sono messi dentro il carrello di un aereo e con sé avevano uno scritto che diceva: “Noi vi supplichiamo per l’amore per il vostro continente e per l’amore che voi avete per i vostri bambini, aiutateci, noi abbiamo le guerre, le malattie, la mancanza di nutrizione. Se voi ci vedete esporre le nostre vite è perché noi soffriamo troppo in Africa e abbiamo bisogno di voi per combattere la povertà e per mettere fine alle guerre in Africa”.

Li hanno trovati assiderati nel carrello di quell’A330, atterrato a Bruxelles, il 29 luglio 1999 e venivano dalla Guinea di Conakry.

Oggi stanno ricapitando ancora questi casi e noi li respingiamo con indifferenza e ci riteniamo giusti, amanti del prossimo.

10 Luglio 2022
+Domenico

P.S. Segue il link all’articolo Wikipedia sull’avventura di Yaguine Koita and Fodé Tounkara con la traduzione in lingua inglese del loro scritto

Yaguine Koita e Fodé Tounkara

Yaguine Koïta e Fodé Tounkara erano due bambini ritrovati morti assiderati, il 29 luglio 1999, nascosti nel carrello di un aereo che, partito da Conakry, capitale della Guinea, atterrò a Bruxelles, in Belgio.

Le domande sono molte, la compagnia per rispondere scarsa

Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 10.1-12.17-20)

Lettura del Vangelo secondo Luca

In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: “La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: “Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città”. I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: “Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome”. Egli disse loro: “Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli”.

Audio della riflessione

C’è più sete di Dio di quante sono le fontane capaci di offrire acqua pura.

C’è più domanda di Dio di quante siano le risposte vere.

Non ditemi che non vi siete mai posti qualche domanda che va al di là dei soldi, del divertimento, del calcio o dello sport dei vostri conti correnti?! Sarà capitata a noi adulti o giovani come una coltellata nella schiena qualche domanda del tipo: ma io chi sono? Che ci sto a fare qui? Ma questa è vita? C’è qualcuno che mi pensa o sono destinato a vagare da solo nel mare di questa esistenza che qualche volta non capisco? Dio, se esisti, batti un colpo! Fatti sentire!

E di là arrivano delle risposte? Chi ce le deve dare? Il vangelo ci dice che la messe è molta, gli operai sono pochi. Sentendo questa frase noi pensiamo subito alla mancanza di preti o di suore, di persone colte e generose; invece dobbiamo pensare a ciascuno di noi ad ogni età, in ogni circostanza o luogo. Il primo atteggiamento però è soprattutto ascoltare.

Siamo chiamati soprattutto ad ascoltare. Nessuno più ascolta chi ha domande, perché abbiamo già preconfezionato risposte. Le domande hanno sempre il primato sulle risposte, quindi il primato dell’ascolto. Certo che c’è la verità, ma è sempre da cercare. Siamo in un mondo postcristiano, fatto di persone la cui vita è un codice cifrato per leggere il vangelo, che già vi abita.

Occorre ascoltare il grido che cerca nella solitudine, che aspira a Dio senza conoscerlo né nominarlo, ma di cui sente la mancanza e il vuoto. Dobbiamo avere il coraggio di rispettare e stimare la ricerca faticosa che l’umanità fa, senza voler battezzare tutto come cristiano, ma incamminarci con tutti, come compagni di viaggio che vanno verso una sola meta, che è una vita bella, buona, felice, armoniosa per tutti. quella vita che Dio ci ha donato in Gesù.

Dice papa Francesco che a queste sorgenti di acqua viva, che noi circondiamo di palizzate per non  far bere nessuno non dobbiamo essere ossessionati di trasmettere una moltitudine di dottrine che si tenta di imporre a forza di insistere, ma essere coraggiosi di un  annuncio che realmente arrivi a tutti senza eccezioni né esclusioni, che si concentra sull’essenziale, su ciò che è più bello, più grande, più attraente e allo stesso tempo più necessario. La proposta si semplifica, senza perdere per questo profondità e verità, e così diventa più convincente e radiosa.(EG36).

3 Luglio 2022
+Domenico

Ho nostalgia di te

Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 18,9-10) dal Vangelo del giorno (Lc 18, 9-14)

In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che presumevano di esser giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano».

Audio della riflessione

Ciascuno di noi ha una sua identità, un suo carattere, un suo modo di fare, una sua personalità … i hobby, gusti, preferenze, una sua immagine, una sua figura da presentare in pubblico: insomma, c’è una parte molto fisica che spesso è fin troppo curata, ma c’è anche una parte spirituale interiore, o anche solo psicologica, che ci caratterizza … e fin qui c’è da ringraziare Dio se ci teniamo ad avere una nostra solida personalità.

C’è però un atteggiamento sbagliato che spesso ci prende: affermare la propria identità distruggendo quella degli altri! Questo avviene soprattutto quando giudichiamo gli altri come inferiori a noi per emergere, quando disprezziamo per vantarci, o diciamo malignità sugli altri per stare noi al centro.

Nel Vangelo c’è un episodio molto significativo al riguardo e il peggio è che nel compiere questa operazione si mette di mezzo Dio: un fariseo sta impettito davanti all’altare ed elenca con supponenza tutti i suoi meriti e continua a gonfiarsi dicendo “io” … Io… io… io. Io faccio questo, io faccio quello … è il classico pallone si gonfia, soprattutto quando non è più sufficiente dire “io”, ma comincia a parlar male degli altri … crede che Dio lo accolga perché è lui, il fariseo, il supponente che gli apre gli occhi sulle differenze: “Io non sono come i peccatori, quelli te li raccomando! Poveracci, sono proprio fatti male. Guarda quello laggiù per esempio … invece, io…“.

In fondo alla chiesa, che allora era la sinagoga – diremmo noi oggi – negli ultimi banchi, appena dentro per non disturbare, cogliendo la sacralità del luogo, ma non come muro che allontana, ma come atmosfera che gli dà fiducia, un poveraccio non ha il coraggio di alzare lo sguardo e dice a Dio la sua vita: “non sono ancora stato capace di amarti, tento, ma non ce la faccio, ti ho promesso tante volte che sarei cambiato, avrei voluto almeno qualche volta essere degno del tuo amore, ma ne ho solo la nostalgia. Non ti prometto niente nemmeno oggi, ma guardami, abbi misericordia, compassione, mi basta questa, poi tornerò per le strade del mondo a vivere di tentativi, saprò però che tu mi vuoi bene.

Questi – dice il Vangelo – se ne andò col cielo nel cuore, sicuro che lassù qualcuno lo ama, e l’altro invece ha creduto di organizzare il cielo a suo uso e consumo, e si è ritrovato per le sue strade spaesate, e senza vita.

A noi il Signore chiede continuamente di abbandonarci al suo grande perdono.

26 Marzo 2022
+Domenico