Santi Pietro e Paolo, fedeli al vangelo e colonne della Chiesa

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 16, 13-19)

Lettura del Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».

Gesù pone la domanda fondamentale, sulla quale si decide il destino di ogni uomo: “Voi chi dite che io sia?”. Dire chi è Gesù è collocare la propria esistenza su un terreno solido, incrollabile.

La risposta di Pietro è decisa e sicura. Ma il suo discernimento non deriva dalla “carne” e dal “sangue”, cioè dalle proprie forze, ma dal fatto che ha accolto in sé la fede che il Padre dona.

Gesù costituisce Pietro come roccia della sua Chiesa: la casa fondata sopra la roccia (cfr 7,24) comincia a prendere il suo vero significato. Non è fuori luogo chiedersi se Pietro era pienamente cosciente di ciò che gli veniva rivelato e di ciò che diceva. Notiamo il forte contrasto tra questa professione di fede seguita dall’elogio di Gesù: “Beato te, Simone…” e l’incomprensione del v. 22: “Dio te ne scampi, Signore…” e infine l’aspro rimprovero di Gesù: “Via da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!”.

Questo contrasto mette in evidenza la differenza tra la fede apparente e quella vera: non basta professare la messianicità di Gesù. Bisogna credere e accettare che il progetto del Padre si realizza attraverso la morte e la risurrezione del Figlio.

Pietro riceve le chiavi del regno dei cieli. Le chiavi sono segno di sovranità e di potere. Pietro dunque insieme alle chiavi riceve piena autorità sul regno dei cieli. Egli esercita tale autorità sulla terra e non in funzione di portinaio del cielo, come comunemente si pensa. In qualità di trasmettitore e garante della dottrina e dei comandamenti di Gesù, la cui osservanza apre all’uomo il regno dei cieli, egli vincola alla loro osservanza.

Gli scribi e i farisei, in quanto detentori delle chiavi fino a quel momento, avevano esercitato la medesima autorità. Ma, rifiutando il vangelo, essi non fanno altro che chiudere il regno dei cieli agli uomini. Simon Pietro subentra al loro posto.

Se si considera attentamente questa contrapposizione, risulta che il compito principale di cui è incaricato Pietro è quello di aprire il regno dei cieli. Il suo incarico va descritto in senso positivo.

Non si potrà identificare la Chiesa con il regno dei cieli. Ma il loro accostamento in quest’unico brano del vangelo offre l’opportunità di riflettere sul loro reciproco rapporto. Alla Chiesa, quale popolo di Dio, è affidato il regno dei cieli (cfr 21,43). In essa vivono gli uomini destinati al Regno. Pietro assolve il proprio sevizio nella Chiesa quando invita a ricordarsi della dottrina di Gesù, che permette agli uomini l’ingresso nel Regno.

Nel giudaismo, gli equivalenti di legare e sciogliere (‘asar e sherà’) hanno il significato specifico di proibire e permettere, in riferimento ai pronunciamenti dottrinali. Accanto al potere di magistero si pone quello disciplinare. In questo campo i due verbi hanno il senso di scomunicare e togliere la scomunica.

Questo duplice potere viene assegnato a Pietro. Pietro è presentato come maestro supremo, tuttavia con una differenza non trascurabile rispetto al giudaismo: il ministero di Pietro non è ordinato alla legge, ma alla direttiva e all’insegnamento di Gesù.

Il legare e lo sciogliere di Pietro viene riconosciuto in cielo, cioè le decisioni di carattere dottrinale prese da Pietro vengono confermate nel presente da Dio. L’idea del giudizio finale è più lontana, proprio se si includono anche decisioni disciplinari.

Nel vangelo di Matteo, Pietro viene presentato come il discepolo che fa da esempio. Ciò che gli è accaduto è trasferibile ad ogni discepolo. Questo vale sia per i suoi pregi sia per le sue deficienze, che vengono impietosamente riferite. Ma a Pietro rimane una funzione esclusiva ed unica: egli è e resta la roccia della Chiesa del Messia Gesù. Pietro è il garante della tradizione su Cristo com’è presentata dal vangelo di Matteo.

Nel suo ufficio egli subentra agli scribi e ai farisei, che finora hanno portato le chiavi del regno dei cieli. A lui tocca far valere integro l’insegnamento di Gesù in tutta la sua forza.

29 Giugno 2024
+Domenico

L’ideale di Gesù non è il dolore, ma l’amore che esso esprime

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 16,21-27)

In quel tempo, Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno.
Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».
Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà.
Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita?
Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni».

Audio della riflessione.

Abbiamo bisogno di felicità come dell’aria per respirare. Non c’è pezzo della nostra carne, tratto del nostro vivere, tensione dei nostri istinti che non sia in ricerca della sua soddisfazione. Eppure annaspiamo in un mare di sofferenza. Meno te l’aspetti ti arriva e ti sconvolge la vita. È dolore morale, è malattia, è ingiustizia subita, è pura casualità o ostinata cattiveria di qualcuno. 

Doveva essere esperienza quotidiana anche per il gruppo che aveva seguito Gesù. Forse però, quando hanno risposto con tanta schiettezza e generosità all’invito di Gesù, si erano illusi che con uno così si potesse dare una svolta decisiva e scrivere una pagina bianca nell’agenda dell’infelicità. Pietro è il primo che s’immagina a ragione Dio dalla parte opposta del dolore. Tu sei il figlio di Dio, il Messia che aspettiamo, sei la casa della felicità, sei tutta la bellezza che la vita può sprigionare. Sei quello che noi da sempre sogniamo e non mi dire che anche tu ti devi adattare a soccombere alle nostre colline delle croci. Dio te ne scampi Gesù: questo a te non succederà mai. 

Gesù gli aveva invece appena detto che la croce era la strada scelta da Dio per far brillare in ogni coscienza il massimo di amore che nutre per gli uomini. Questo è un altro punto centrale per la fede cristiana. Si può confessare che Gesù è Dio, andando oltre i criteri di ogni corretta razionalità e accettare il mistero che questo uomo di carne e ossa si porta dentro. È già molto, ma non è ancora la fede cristiana. 

È necessario confessare ancora che egli è un Dio crocifisso. Il mondo ebreo uno scandalo così non lo sopporta, il mondo intellettuale greco lo ritiene un controsenso, una stupidità, un cristiano invece accetta di cambiare anche la logica dell’esistenza, accetta di rinunciare a quell’idea di Dio che razionalmente a fatica può correttamente costruire per accogliere l’idea di Gesù: non più un Dio glorioso e potente, ma un Dio che si svela nell’amore e nel dono di sé. 

Quella croce non è l’apoteosi del masochismo, del godere a farsi del male o a star male, ma il segno di una vita vissuta in dono, della vera felicità, dell’amore di Gesù. Un amore così disarmato e disinteressato, che è un amore anche scomodo, perché dice a noi persone umane la verità su di noi, il nostro bene e il nostro male; per come esso si esprime sconvolge i quadri di comportamento e di valore umani e ci fa capire la contraddizione che rivela ancora di più la miseria e il peccato dell’uomo di fronte all’amore incondizionato di Gesù. E la contraddizione la risolve con “Padre perdona loro”!

03 Settembre
+Domenico

Chi sei Gesù per me, per la  mia famiglia, per i miei amici?

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 16, 13-20

In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».
Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.

Audio della riflessione.

Chi sono io per te? È la domanda che una ragazza fa al suo ragazzo per capire che rapporto si sta instaurando, quando magari si deteriora in routine o avventura. È la domanda che fa un figlio ai suoi genitori quando non si sente valutato per quello che è. Chi sono io per te? chiede il padre al figlio che lo tratta come un portiere d’albergo. Chi sono io per te? chiede un lavoratore al suo datore di lavoro per capire se ha qualche diritto oltre che dei doveri. È la domanda che fa Gesù ai suoi discepoli. È passato un po’ di tempo dall’inizio entusiasta dell’avventura, quando li aveva chiamati a uno, a due, insieme e aveva scatenato in loro entusiasmo, decisione, radicalità. Da allora li aveva curati, amati, coccolati, aiutati a guardare alla vita in un altro modo.  

Aveva insegnato loro a chiamare Dio con il dolce nome di Padre, li aveva istruiti e aiutati a sognare un modo diverso di Dio di stare con gli uomini, li aveva innamorati del Regno. Il mondo non andrà sempre avanti così: non è vero che Dio si è dimenticato di voi, non è vero che vincerà sempre il prepotente, il falso, colui che mette sotto i piedi il debole. Il buono soffrirà, ma alla fine sarà con me nel paradiso. Il cattivo sembra che prosperi, che riesca a mantenere maschere di perbenismo, ma cadrà, come una foglia secca ai primi venti di autunno. 

Ma di lui, di Gesù che cosa pensavano? Lui, Gesù, non poteva essere scambiato per un profeta tra i tanti: giusto, bravo, superiore alla media, vero interprete di Dio, deciso, tutto d’un pezzo, autorevole… ma pur sempre un profeta. È questo che va dicendo in giro la gente. Non ci sono dubbi sulla vita rischiosa che sta facendo. Se lo paragonano a Giovanni il Battista, hanno ben in mente la fine che ha fatto e Gesù vi si sta incamminando senza paura Ma non è quello che Gesù è. Voi chi dite che io sia? Chi sono per voi? Da quell’intimità con cui ci siamo legati avete capito il segreto intimo della mia vita? 

È Pietro che, senza pensarci troppo afferma “Tu sei il mandato da Dio, sei suo figlio”. È una verità che non è risultato di congetture. È una fede che si trova dentro come dono, è solo la luce che viene da Dio che è in grado di far comprendere il mistero profondo di Gesù. Gesù è per noi il salvatore, è Dio onnipotente che ci perdona, che va oltre ogni nostra meschinità e ci salva, conosce il nostro dolore e lo allevia; Gesù è il Figlio di Dio benedetto, è la Parola definitiva sulla nostra vita. Gli uomini passeranno tutti, ma Lui rimane. Gli imperatori romani, i faraoni egizi, Hitler, Stalin, Napoleone credevano di avere in mano il mondo, hanno seminato di terrore l’umanità, poi sono passati come polvere. Lui Gesù, maltrattato e umiliato sulla croce ha vinto e ancora oggi è al centro del cuore dell’umanità. 

E per noi, per noi uomini e donne di oggi, per noi che ogni tanto ci sintonizziamo sul Vangelo, troppo raramente da percepirlo come una eco di altri mondi, chi è Gesù per noi? Ci avessimo la luce che ha illuminato Pietro! 

Anche noi dobbiamo stamane fare un atto solenne di fede: Gesù tu sei la mia vita, tu sei la verità della mia esistenza, tu sei la vita che voglio piena, bella, buona, pulita per me, per i miei figli, per i nostri giovani, per gli ammalati, per tutti.

27 Agosto
+Domenico

Che vantaggio hai a perdere l’anima!?  

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 16, 24-28)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà.
Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita?
Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni.
In verità io vi dico: vi sono alcuni tra i presenti che non moriranno, prima di aver visto venire il Figlio dell’uomo con il suo regno».

Audio della riflessione.

Che vantaggio avrà l’uomo se guadagnerà il mondo intero e poi perderà l’anima? Di fronte a questa frase molti uomini e donne hanno cambiato vita. Sono arrivati a una saturazione tale di insoddisfazioni vendute per felicità, di beni camuffati da bombe a orologeria di falsità, di cose ingombranti da toglierti il respiro dell’anima, che hanno lasciato tutto e si sono dati a Dio, sono diventati santi eroici, hanno cambiato il mondo. Nella storia dei santi ce n’è una fila lunghissima. gente che le ha tentate tutte, che stava pure bene, che dopo innumerevoli sacrifici è riuscita a conquistare tutto e che a un certo punto lascia tutto e si mette a seguire il vangelo. 

Noi forse non saremo di questi perché abbiamo vite troppo adattate, non ci sentiamo neanche la voglia di guadagnare tutto, ci accontentiamo di una banale mediocrità. Dobbiamo però dare un colpo di reni alla nostra esistenza. Non saremo così esagerati, ma capita anche a noi di mettercela tutta per fare una casa e poi non trovarci più dentro nemmeno l’ombra dell’amore, di continuare a lavorare per star meglio e di trovarci soli perché due soldi ci hanno dato alla testa e abbiamo sfasciato la famiglia, di puntare tutto su un risultato e di non accorgerci che abbiamo venduto l’anima, di aver ottenuto tutte le cose belle della vita e di mancare della prima necessaria che è la pace dell’anima. 

L’anima non si nutre automaticamente. Abbiamo sì un certo istinto come per il mangiare e il bere; anche l’anima, lo spirito si fa sentire e ogni tanto ci apre voragini di disperazione. Perché sono in aumento i suicidi anche nelle nostre contrade e non solo di giovanissimi che non hanno resistenza di fronte alle difficoltà, ma anche di gente adulta, matura, se non addirittura anziana? 

La vita spirituale è esigente; abbiamo bisogno sempre di nuove ragioni per vivere. Gesù ci indica una strada difficile, ma infallibile per trovarle, per non perderci: accettare la croce, la difficoltà, mettersi dietro una croce e non davanti al niente; puntare sul perdersi e non sul guadagnare a tutti i costi cose, beni materiali.  

Se nei tuoi sogni appare la croce è segno che stanno diventando realtà, la croce non è mai disperazione, ma una sicura speranza.  

È sempre. Santa Chiara, che oggi ricordiamo,  interceda  presso il Signore, perché assumiamo questa logica E’ anche l’augurio più bello che possiamo fare a tutte coloro che ne portano il nome.

11 Agosto
+Domenico

Chi sono io per te Pietro? E per voi? 

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 16,13-19)

In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».

Audio della riflessione.

Chi sono io per te? È la domanda che forse in questi tempi ci facciamo sempre di più. Sarà la confusione in cui siamo immersi per la velocità dei cambiamenti in cui siamo collocati, sarà la fragilità della percezione del nostro ruolo, sarà anche l’abituarci spesso come al colore delle pareti, sta di fatto che ci darebbe maggior grinta e serenità nel compiere il nostro dovere se fossimo più percepiti per quello che siamo e magari noi fossimo anche più chiari nel metterci in relazione con tutti.  

La domanda che Gesù fa: chi sono io per te? per Gesù non era certo un problema di consapevolezza della sua identità o della sua missione, ma era l’amore verso le persone che lo ascoltavano, che lo seguivano, che mettevano in Lui massima fiducia e la percezione che la sua figura di Figlio di Dio, di Messia, di unto del Signore, fosse sempre messa in sordina perché ciascuno si ritagliava ogni giorno quella facciata di Gesù che più gli serviva e stentava ad entrare nella missione decisiva di Gesù nella vita del mondo e nella vita personale di chi lo frequentava.  

È la domanda che fa Gesù ai suoi discepoli. È passato un po’ di tempo dall’inizio entusiasta dell’avventura, quando li aveva chiamati a uno, a due, insieme e aveva scatenato in loro entusiasmo decisione, radicalità. Da allora li aveva curati, amati, coccolati, aiutati a guardare alla vita in un altro modo. Aveva insegnato loro a chiamare Dio con il dolce nome di Padre, li aveva istruiti e aiutati a sognare un modo diverso di Dio di stare con gli uomini, li aveva innamorati del Regno.  

Ma di lui, di Gesù che cosa pensavano? C’era ancora un elemento chiave, decisivo, assolutamente necessario da cogliere. Lui, Gesù, non poteva essere scambiato per un profeta tra i tanti: giusto, bravo, superiore alla media, vero interprete di Dio, deciso, tutto d’un pezzo, autorevole… ma pur sempre un profeta. È questo che va dicendo in giro la gente. Non ci sono dubbi sulla sua collocazione dalla parte di Dio, nemmeno sulla vita rischiosa che sta facendo.  

Se lo paragonano a Giovanni il Battista, hanno ben in mente la fine che ha fatto e Gesù vi si sta incamminando troppo velocemente. Ma non è quello che Gesù è. Voi chi dite che io sia? Chi sono per voi? Da quell’intimità con cui ci siamo legati avete capito il segreto intimo della mia vita? 

È Pietro che, come sempre, esce con quella solare professione di fede, che neanche Lui riesce a tenersi dentro e forse non sa nemmeno da quale certezza gli viene. “Tu sei il mandato da Dio, sei suo figlio”. È una verità che non è risultato di congetture. È una fede che si trova dentro come dono, è solo la luce che viene da Dio che è in grado di far comprendere il mistero profondo di Gesù. 

E per noi, per noi uomini di oggi, per noi che ogni tanto ci sintonizziamo sul Vangelo, troppo raramente da percepirlo come una eco di altri mondi, chi è Gesù per noi? Ci avessimo la luce che ha illuminato Pietro! La chiediamo come regalo di san Pietro. 

29 Giugno
+Domenico

Ancora la croce, ma il Figlio dell’uomo alla fine trionferà

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 16,24-28)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita? Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni. In verità io vi dico: vi sono alcuni tra i presenti che non moriranno, prima di aver visto venire il Figlio dell’uomo con il suo regno».

Audio della riflessione

Abbiamo bisogno di felicità come dell’aria per respirare: non c’è pezzo della nostra carne, tratto del nostro vivere, tensione dei nostri istinti che non sia in ricerca della sua “soddisfazione” … eppure annaspiamo in un mare di sofferenza! Meno te l’aspetti ti arriva e ti sconvolge la vita: è dolore morale, è malattia, è ingiustizia subita, è pura casualità o ostinata cattiveria di qualcuno.

Doveva essere esperienza quotidiana anche per il gruppo che aveva seguito Gesù: forse però, quando hanno risposto con tanta schiettezza e generosità all’invito di Gesù, si erano illusi che con uno così si potesse dare una svolta decisiva e scrivere una pagina bianca nell’agenda dell’infelicità.

Pietro è il primo che s’immagina – a ragione – Dio dalla parte opposta del dolore … gli aveva appena detto: “Tu sei il figlio di Dio, il Messia che aspettiamo, sei la casa della felicità, sei tutta la bellezza che la vita può sprigionare, sei quello che noi da sempre sogniamo e non mi dire che anche tu ti devi adattare a soccombere alle nostre colline delle croci! Dio te ne scampi Gesù: questo a Te non succederà mai!”.

Gesù invece gli ridice che la croce è la strada scelta da Dio per far brillare in ogni coscienza il massimo di amore che nutre per gli uomini: questo è un altro punto centrale per la fede cristiana!

Si può confessare che Gesù è Dio, andando oltre i criteri di ogni corretta razionalità e accettare il mistero che questo uomo di carne e ossa si porta dentro …. è già molto, ma non è ancora la fede cristiana! È necessario confessare ancora che egli è un Dio crocifisso: il mondo ebreo uno scandalo così non lo sopporta, il mondo intellettuale greco lo ritiene un controsenso, una stupidità, un cristiano invece accetta di cambiare anche la logica dell’esistenza, accetta di rinunciare a quell’idea di Dio che razionalmente a fatica può correttamente costruire per accogliere l’idea di Gesù: non più un Dio glorioso e potente, ma un Dio che si svela nell’amore e nel dono di sé. Quella croce non è l’apoteosi del masochismo, del godere a farsi del male o a star male, ma il segno di una vita vissuta in dono, della vera felicità.

Oggi a Roma si celebra la dedicazione della prima grande basilica dell’occidente dedicata a Maria, la basilica di santa Maria Maggiore, molto cara a tutti i papi e a papa Francesco in particolare, le cui fondamenta sono state indicate da una prodigiosa nevicata in agosto, una festa popolarmente nota come Madonna della neve … a lei affidiamo questo mese di Agosto che al centro ha proprio la festa dell’Assunta.

5 Agosto 2022
+Domenico

Non cerco un sondaggio su chi crede in me, ma sapere chi sono per voi

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 16, 13-23)

In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.
Da allora Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».

Siamo sempre tutti in cerca di sapere chi siamo per le persone che vivono con noi … e siamo sempre in cerca di conferme: il papà in casa non sa più chi è per i figli, la donna vorrebbe sapere chi è per l’uomo e per la società, la ragazza si domanda chi è per il suo ragazzo … i giovani vogliono sapere che cosa contano per gli adulti e gli adulti vogliono sentirsi dire dai giovani chi rappresentano per loro: se dei matusa, dei soprammobili, gente che è inutile coinvolgere tanto non capirebbero mai … o forse ancora compagni di strada, maestri di vita.

Anche Gesù domanda ai suoi discepoli: “la gente chi dice che io sia?”.

Chiede anche lui conferme perché si sente insicuro? Gli apostoli credono che sia un sondaggio innocuo e si lanciamo a dare percentuali: al primo posto ti vedono come il Battista, al secondo come Elia, a seguire un po’ tutti i profeti… “Sai, la gente si lascia impressionare da quel che fai, da quel che dici. Sono rimasti molto scossi quando hai affrontato con decisione i farisei, quando le hai cantate chiare riguardo alle tasse ai rappresentanti del governo, quando hai messo a tacere chi ti rimproverava che non eri ligio al sabato!”… ma Gesù non sta cercando audience, non ha bisogno di conferme, non dipende dai sondaggi di opinione, vuole sapere se i suoi discepoli hanno scandagliato nella sua vita e l’hanno conosciuto per il Figlio di Dio che Lui è.

“Come faranno ad affrontare tutte le sofferenze che dovranno patire in mio nome se mi ritengono un guaritore, se mi dipingono come un uomo interessante, un buon amico? chi darà loro la forza di donare la vita per il Regno di Dio? Chi annunceranno al mondo, che ha sete di infinito? Un altro sforzo titanico non riuscito per vincere il male o l’amore di Dio, mio Padre fatto carne, fatto vita piena per tutti?”

“E voi, chi dite che io sia?”

E Pietro che ha intuito tutto, che ha ricevuto in dono da Dio di capire Gesù fino in fondo, dice: “Tu sei colui che aspettiamo da sempre, il Cristo, il Figlio di Dio!”.

4 Agosto 2022
+Domenico

Zizzania una parola che ci ferisce, ma che esige attesa

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 13, 36-43)

Lettura del Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo».
Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!».

Audio della riflessione

La nostra vita è un grande campo di grano in cui attecchisce anche l’erba cattiva che prende linfa nei nostri cuori. Dio è pieno di misericordia. Lascia che crescano assieme! Diamo un’altra possibilità di cambiare, di orientarsi alla bontà! Solo alla fine si farà il giudizio, e allora Dio interverrà. Per ora dobbiamo convivere con il peccatore, pure dentro di noi, anche se prendiamo tutte le distanze dal peccato.

 Questo grano siamo noi, con i nostri pregi e difetti. Anche noi ci troviamo intrisi di bene e di male. Diceva San Paolo, colgo l’attrazione verso il bene, ma in me vince spesso la forza del male. L’inizio della conversione, del cambiamento è proprio uno sguardo misericordioso su di noi. E’ accettare che solo Dio è capace di cambiare anche il nostro cuore e che occorre sempre un amore senza condizioni per cambiare. Nella storia i maggiori disastri li hanno compiuti quelli che volevano estirpare il male e piantare un mondo solo di buoni.

Con grande candore diceva papa Ratzinger: “meno male che esiste questa parabola della zizzania, perché almeno posso starci anch’io nella chiesa”. Questa visione di fede genera allora speranza per una incrollabile fiducia della vittoria del bene sul male.

Qualcuno potrebbe pensare che ogni male è zizzania. E la sofferenza? Sicuramente fa male, ma non è assolutamente zizzania. Il beato Luigi Novarese diceva di costruire coi mattoni della sofferenza un ponte di salvezza verso il cielo.

Chi è ammalato non è zizzania, anzi 

È figlio di Dio

Erede del cielo

Lievito di grazia per il mondo

Potenziale atomico per la causa della chiesa

\Certo occorre guarire dal di dentro per pensare così, guarire nell’anima e avere la certezza e il coraggio di appoggiare la nostra croce a quella di Gesù, per far diventare più buono il mondo. E noi questo lo vogliamo sempre fare anche se non ne abbiamo sempre la forza.

Oggi facciamo la festa di tutti i nonni a partire da quelli di Gesù : i Santi Gioacchino e Anna. Essi hanno potuto aprirsi alla novità assoluta di Dio e dovuto cambiare le loro aspettative, i loro sogni, le loro relazioni, proprio perché Dio ha voluto inscrivere nella loro vita l’Immacolata figura della mamma di Gesù e hanno cominciato ad orientarsi totalmente non solo alla figlia, ma a tutta la causa cui lei era stata chiamata. I nonni di Gesù sono sempre un bell’impegno nei confronti di Dio e nei confronti di Gesù e possiamo immaginare la fede, l’attesa, la trepidazione che li ha sempre coinvolti e resi vivi, grati e donati alla causa di Gesù. Papa Francesco desidera che oggi facciamo festa ai nostri nonni, alla loro compagnia, siamo aiuto per le loro fragilità, ma anche attenti discepoli della loro saggezza.

26 Luglio 2022
+Domenico

Facciamo festa ai nostri santi Pietro e Paolo

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 16, 13-19) nella Solennità dei Santi Pietro e Paolo Apostoli

Lettura del Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».

Audio della riflessione

Domande imbarazzanti ci vengono spesso fatte nella nostra vita: alcune riguardano il nostro lavoro, altre soprattutto riguardano la nostra persona e ce le fa la persona con cui abbiamo relazioni intense …

… è quello che è capitato a Pietro, l’apostolo “roccia” su cui Gesù ha fissato il futuro della sua comunità di persone dedicate a continuare a portare la buona notizia nel mondo: la sua Chiesa.

E’ quel Gesù che se ne intende di case fondate sulla roccia o sulla sabbia: ne aveva parlato con passione a tutti coloro che lo volevano seguire: “Cercate una roccia sicura, non vi fate ingannare da terreni ondulati, belli da vedere, con tramonti incantevoli, ma che al primo scroscio di acqua cedono”.

Proprio lui, che se intendeva di fondazioni sicure, va a scegliere Pietro, che, per quello che conosciamo di lui, non era una grande roccia, non era incrollabile, aveva non poche fragilità con cui sempre era costretto a fare i conti:

  • è quel Pietro che cede alle osservazioni banali di una serva e lo tradisce;
  • è quel Pietro che si lancia a camminare sulle acque pieno di fiducia e poi affonda perché si fida solo di sè.
  • è quel Pietro che viene richiesto di dire il suo amore e, sicuro nelle prime risposte, annaspa quando si guarda dentro più in profondità.
  • D: Mi ami tu?
  • R: Come no!
  • D: Mi ami proprio?
  • R: ma stai scherzando?!
  • D: Pietro, non barare come sempre, mi ami davvero?
  • R: Signore non te lo dico più, ma tua sai leggere nel mio cuore a pezzi, ma sicuramente solo per te!

Eppure Gesù lo stabilisce come la roccia su cui fondare la sua Chiesa, il segno della comunione degli uomini con Dio e della comunione tra di loro.

Certo, la Chiesa è solo un segno, ma è una appartenenza indispensabile perché gli uomini possano incontrarsi con Dio, accogliere da Lui vita piena e eternità felice. E’ un segno povero, ma sempre l’assemblea di quelli che Dio chiama; è segno fragile, ma contiene beni incalcolabili come il perdono, il suo corpo e il suo sangue continuamente versati per la salvezza del mondo, la sua Parola di verità. Assieme a Lui non nello stesso luogo, né nello stesso giorno fu ucciso anche Paolo.

Aveva un desiderio grande di portare il vangelo in tutto il mondo allora conosciuto, per riparare la grande cattiveria che l’aveva posseduto quando perseguitava la chiesa. Dio gli concesse di giungere a Roma, a spese della stessa civiltà romana, e di scrivere in essa la sua decadenza di potenza per cambiarla in roccia di confronto. Papa Francesco ci ha ricordato che dove è morto anche Paolo, sarà il vescovo di Roma che potrà presiedere nella carità tutte le chiese del mondo.

Siamo in un intreccio di storia e di grazia di Dio di cui un giorno Dio ci chiederà conto. Che cosa avete fatto di tutte le testimonianze dei martiri che vi ho regalato? Avremo ancora fede quando ci verranno fatte queste domande?

Abbiamo da rispondere, ma saremo sempre amati da Gesù se in Lui sappiamo porre tutta la nostra vita e le ragioni del nostro vivere. Pietro è stato perdonato alla grande, Paolo pure. Se li imitiamo non dobbiamo temere niente, anzi possiamo prendere in mano il testimone e continuare il loro annuncio.

29 Giugno 2022 – Solennità dei Santi Pietro e Paolo Apostoli
+Domenico

Una cattedra amata e onorata in ogni “cattedrale” diocesana e oggi a Roma nella basilica vaticana

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 16, 13-19)

In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti». Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».

I romani avevano una bella abitudine nelle pratiche con cui esprimevano il culto dei morti: si portavano presso la tomba del loro congiunto e si sedevano attorno al tumulo a conversare tra di loro, a ricordare la vita del defunto, con l’avvertenza di lasciare una sedia vuota come se su quella sedesse il loro caro.

La tradizione assunse un significato ancora più profondo a mano a mano che si consolidò nella chiesa la necessità del servizio di unità e di governo che il successore di Pietro era chiamato ad esercitare da Roma per tutta la Chiesa: la sedia allora non era solo la sedia su cui si rendeva presente il defunto, ma divenne la cattedra, il segno dell’autorevolezza e autorità dell’insegnamento del papa.

 La “cattedra”, letteralmente, è il seggio fisso del Vescovo, posto nella chiesa madre di una Diocesi, che per questo viene detta “cattedrale”, ed è il simbolo dell’autorità del Vescovo e, in particolare, del suo “magistero”, cioè dell’insegnamento evangelico che egli, in quanto successore degli Apostoli, è chiamato a custodire e trasmettere alla Comunità cristiana.

Quando il Vescovo inizia ufficialmente il suo servizio pastorale in una chiesa particolare che gli è stata affidata, egli, portando la mitra e il bastone pastorale, si siede sulla cattedra: da quella sede guiderà, quale maestro e pastore, il cammino dei fedeli, nella fede, nella speranza e nella carità.

Ancora più piena di significato è la cattedra di san Pietro, collocata nell’altare di fondo della basilica romana di san Pietro: dobbiamo esserne orgogliosi e degni. Questa fede in Gesù come la espresse Pietro nella sua vita, questo attaccamento al Papa, successore di Pietro, vogliamo esprimere ogni volta che ne visitiamo la basilica vaticana.

Ma anche a noi oggi vengono poste le domande che Gesù fece ai suoi discepoli: “Voi che pensate di me? Secondo voi, chi sono io? Che idea vi siete fatti di me? Avete capito che cosa mi sta a cuore, quale è la  passione della mia vita tra di voi?”

Gesù era preoccupato che gli apostoli lo confondessero con un mago, un uomo strano, potente, un uomo fuori dal normale, con poteri del tutto particolari: temeva che lo scambiassero per uno dei tanti che percorrevano la Palestina ad infiammare gli animi, promettendo il cielo.

  • Sono le domande che tutti abbiamo fatto nella nostra giovinezza al papà, alla mamma: “chi sono io per te?”.
  • E’ la domanda che gli stessi genitori fanno ai figli: “chi siamo noi per te? Siamo i padroni di un albergo?”.
  • Sono le domande che si fanno tra loro due innamorati: “chi sono io per te?”.

La risposta decide sempre il tipo di relazione, spesso decide la felicità di una persona, la sua sicurezza, la sua dignità, il riconoscimento del suo valore. 

Lo chiedevano i giovani kazaki a papa Giovanni Paolo II: “chi sono io per te papa Giovanni” e Lui rispondeva “Tu sei un palpito del cuore di Dio, tu sei un pensiero di Dio”.

E’ lo slancio ancora di Pietro per Gesù che si ripete sempre per la bocca del papa:è solo Pietro che di slancio dice la vera percezione di Cristo, una certezza che gli viene donata da Dio, e come a quelle domande di Cristo ha risposto nella pienezza della verità, questa non le mancherà mai più.

Pietro non potrà sbagliare nell’indicare la strada del Regno di Dio a tutti gli uomini: questo significa infallibilità, non onniscienza, ma sicurezza nell’indicare ai cristiani la strada della salvezza! Pietro sarà da allora la guida sicura verso Dio. Il papa sarà garante dell’ascolto autentico delle verità del Vangelo.

Gesù ha scelto bene: non ha scelto un perfetto, un uomo tutto d’un pezzo la coerenza fatta persona, ha scelto chi è più capace di farsi costruire da Cristo, di lasciarsi plasmare da Lui, di esserne sempre in ascolto … e Pietro oggi conferma la nostra fede, conferma il cammino di crescita di ogni comunità, delle famiglie e delle associazioni.

Il centro è sempre il Vangelo, perché il Vangelo è la stessa persona di Gesù.

22 Febbraio 2022
+Domenico