In Gesù Dio mostra il potere di ridare vita all’uomo mortale

Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 7, 11-12) dal Vangelo del giorno (Lc 7, 11-17)

In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla. Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei.

Cortei se ne incontrano tanti per le città, più sono grandi, più la gente vi si dà appuntamento per fare dimostrazioni, per proporre le proprie idee, spesso per imporre la propria visione di vita. E’ naturale che dove c’è maggior concentrazione di persone ci siano anche ricerche di ascolto, di notorietà e spesso anche di verità. Le grandi città sono sempre state  incrocio e rielaborazione di pensiero, non sempre di forti personalità, che vengono spesso da paesi piccoli e insignificanti. Nain nella Palestina, non era una grande città, ma un giorno venne percorsa da due importanti  cortei: quello di Gesù, fatto da Lui e da gente che osava sperare, ascoltava la sua parola, ne sentiva il conforto, lo seguiva per non perdere l’annuncio gioioso della salvezza. Era un corteo forse chiassoso, forse osannante, spesso di diatriba con gli scribi, talvolta di incontri pacati, altre volte di riflessione profonda sulla propria vita, come quando Gesù ha detto a tutti coloro che lo seguivano e volevano lapidare la donna, di lanciare pure la pietra, ma a partire dalla propria innocenza, dal proprio cuore pulito.

Un altro corteo però viene incrociato da questo: è un mesto corteo di dolore, di disperazione, di adattamento, di solidarietà buona, ma impotente. Portano a seppellire il figlio unico di una madre vedova. Fanno compagnia a una madre che piange ancora per uno strappo devastante per la sua vita e una solitudine senza significato che le si abbatte addosso. Non le resta che piangere; ha pianto tutta la vita e non ha più lacrime.

Ma incontra Gesù: Lui è la risurrezione e la vita. Il corteo della fede e il corteo del dolore si incrociano, si fanno domande, il pianto è sospeso, la fede è silenziosa e si fa interrogazione sulla vita, diventano un unico corteo stretto dalla morte e dal dolore. Che speranza c’è ancora in questo dolore, Dio dove è? Perché permettere alla morte di accanirsi ciecamente? Sono le domande della vita di tutti i nostri cortei. Non si può non condividere pietà e lamento. Ma Gesù prende per mano il ragazzo morto e lo consegna vivo alla madre. La fede muta di fronte al dolore con Gesù è diventata speranza e certezza, risurrezione e gioia, consolazione e futuro. Questa risurrezione attesta che Gesù è colui che deve venire, che è atteso da Israele e da tutta l’umanità, e offre a tutti la garanzia che la vita trionfa sulla morte. E’ la risposta più convincente a chi gli chiedeva: sei tu che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?

Tutti i nostri cortei dovrebbero sperare di incontrare Gesù per dar luce alle ricerche e ai dolori, alle attese e alle speranze, per far luce nelle coscienze violente e ridare la forza della pace, per abbandonarsi nelle braccia di un Padre, che non ci abbandona mai e trasforma la vita in un canto di lode sempre, anche nel dolore più forte.

13 Settembre 2022
+Domenico

Autore: +Domenico

Domenico Sigalini (Dello, 7 giugno 1942) è un vescovo e giornalista italiano, Vescovo emerito della sede suburbicaria di Palestrina. Una Biografia più esaustiva è disponibile su Cathopedia all'indirizzo https://it.cathopedia.org/wiki/Domenico_Sigalini

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