Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 5,13-16)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.
Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».
Che cosa è che dà sapore alla vita? O meglio: c’è ancora qualcosa che da sapore alla vita o siamo condannati a viverla come una avventura insipida, senza senso, senza grinta, da abitudinari del quotidiano? La tua giornata è già tutta scritta in un file: levata, doccia, se sei in coppia: bacetto; se sei un ragazzo: urla dei genitori perché ti alzi sempre troppo tardi, zaino, panini, pulmino; buon giorno professore..e siamo solo all’inizio. Il resto è della stessa serie. Gli adulti si illudono di introdurre qualcosa di nuovo dando un’occhiata all’oroscopo, ma è un’altra balla che vai sempre a leggere perché non si sa mai.
Possibile che la vita sia tutta qui, tutta segnata, tutta decisa, tutta uguale a se stessa, senza slancio, senza impennata di creatività e soprattutto di umanità? Tentativi di darle sapore qualcuno li trova con i gatti e i cani o i cavalli. Altri con i successi, gli euro o le proprietà; queste cose sì danno sapore e luce alla vita, rischiarano il buio che spesso la opprime.
Non vi sembra che sia scomparsa dalla nostra mente, dalle riflessioni, dai titoli di giornale, dalla politica, anche quella seria, dagli spettacoli, dalla pubblicità il nostro essere persone, uomini e donne, ragazzi e ragazze, giovani e vecchi, nonni e genitori. È scomparsa la nostra umanità. Conta solo il fatturato, contano le accise, conta il PNRR, contano i prezzi che continuano a salire, le materie prime che scarseggiano…le partite di calcio, lo slancio (chiamiamolo solo così) dei tifosi …potrei continuare. Per i ragazzi contano i followers, i tic-toc, YouTube, i social, essere in Facebook. Tutto questo rende affascinante vivere, dà sapore alla nostra vita? I primi a non esserne soddisfatti sono proprio i giovani.
Facciamo la domanda al vangelo?
Il vangelo invece è ancora più semplice di quanto pensiamo ci dice che sono gli uomini e le donne, la nostra umanità, che dà sapore alla vita. Siamo talmente irretiti dalle cose, dalle organizzazioni, dalle sovrastrutture che spesso dimentichiamo di tornare alla bellezza e alla sensatezza della nostra umanità. Canta qualcuno giustamente: credo negli esseri umani. Ci stiamo accorgendo, e non solo da ora, che nei numerosi cambiamenti del nostro tempo o, come dice papa Francesco, nella nostra nuova epoca, gli strumenti con cui siamo aiutati ad esprimerci, a dirci, a comunicare, a progettare, a studiare, a interagire, insomma a vivere, ci chiedono di ricuperare e approfondire il nostro essere umani. Non ci sentiamo vittime, nemmeno però non avvertiamo che questa epoca esige che ci applichiamo a ridare all’uomo, alla donna, alla nostra umanità uno statuto antropologico nuovo, un posto nuovo.
Infatti, il vangelo dice che luce e sale, conoscenza e gusto sono doni che solo l’uomo e la donna sanno esprimere al massimo. Voi siete il sale della terra, voi siete la luce del mondo. Gesù non lo dice perché sono apostoli, o predicatori, o raffinati rabbini, insegnanti delle cose di Dio che solo e magari automaticamente perché predicano danno sapore all’esistenza, lo dice degli uomini e delle donne in quanto tali. Abbiamo venduto ai neon o al suono dei soldi o agli aromi chimici il gusto, la luce della vita? O chiediamo agli oroscopi e ai maghi, alle carte e alle sfere di vetro la direzione che deve prendere la nostra esistenza e il senso della storia dell’umanità? La nostra umanità, il nostro essere semplicemente uomini e donne è un faro nella nebbia è un sapore nel disgusto. Siamo fatti a immagine di Dio sapore inconfondibile della vita e luce inaccessibile resa visibile in noi.
Certo questo essere luce e sale raggiunge la sua pienezza, la sua insuperabilità se abbiamo il dono di aprire la nostra umanità all’invasione della vita nuova, all’immersione nella vita di Cristo, che semplicemente chiamiamo battesimo, e se questa nostra vita è illuminata dalla fede. Con le ragioni della fede non sbaragli nessun nemico, ti metti maggiormente in umiltà tu, perché la luce della fede è luce di Dio, non tua, per te è debolezza, è accoglienza, è fiducia, è abbandono. Ti sconvolge la vita e ti costringe a non esserne più tu il padrone, ma gli altri. Per questo se sei cristiano non puoi nasconderti. Vi ho messo nel cuore, un sapore di vita nuova, una luce di fede non per nasconderla, ma per farla vedere.
Diceva Giovanni Paolo II e lo ripete spesso papa Francesco: Non vi preoccupate di troppa modestia; non vi chiedo di dare spettacolo, di mettervi a dominare o di fare miracoli clamorosi. Non vi chiedo ostentazione o impazienza o disprezzo delle miserie umane o scontro o polemica, ma di essere come persone, uomini e donne, ragazzi e ragazze, cristiani un fatto pubblico con cui tutti si possono confrontare. Vi chiedo di non chiudervi nelle vostre sacrestie o di non diventare una collezione di bonsai, ma una foresta di persone. Purtroppo, stiamo specializzandoci nel fare recinti. È vero: buone staccionate, fanno buoni vicini. Ma noi non stiamo a spendere la vita per vivere in pace con i vicini, ma per condividere l’amore di Dio in ogni momento. Le staccionate difendono le nostre comodità e tengono ciascuno isolato nel proprio mondo.
Penso a quanto spesso diceva Giovanni Paolo II; se i giovani non vengono alla chiesa non è peggio per loro, ma peggio per noi, perché veniamo privati della verità e dei doni che Dio ha posto soltanto nelle loro vite per la nostra stessa felicità e salvezza. Vi chiedo di mescolarvi nella vita di tutti per dar sapore e nel buio che spesso avvolge l’umanità per fare luce. Questo sapore e questa luce sono io, non spegnetela per comodità.
È la sua sapienza che conta e la sua verità abita dovunque c’è una sua immagine, in ogni volto umano. Per tutti noi è scritta a metà: metà nella sua Parola e l’altra nella nostra vita di persone. A noi aiutare l’incontro e la scoperta.
5 Febbraio
+Domenico