Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv 3,1-8)
Vi era tra i farisei un uomo di nome Nicodèmo, uno dei capi dei Giudei. Costui andò da Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro; nessuno infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui». Gli rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio».
Gli disse Nicodèmo: «Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». Rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito. Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito».
Spesso ci rivolgiamo alla fede e leggiamo il vangelo con una mentalità esageratamente logica, ragionata, definita già prima di interrogarci su di esso, sulla figura di Gesù, sulla sua vita, il suo essere il Figlio di Dio, in unità sempre viva con lo Spirito Santo. Facciamo la figura che ha fatto Nicodemo quando è andato da Gesù di notte.
Sicuramente era senza pretesa, voleva dare alla vita come tutti noi una boccata di ossigeno. Siamo sempre infatti legati a deduzioni, tabelle, previsioni matematiche, deduzioni, sequenze logiche se non a abitudini che ci siamo creati con i social, Facebook o WhatsApp e crediamo che l’ossigeno ci venga da una sequenza di cose che già sappiamo e possediamo.
Siamo impelagati nelle difficoltà a seguire i comandamenti, abbiamo già la certezza che essere cristiani significa entrare in qualche gabbia di vita, in qualche luogo di costrizione, di coercizione, mentre immaginiamo di essere liberi, ma di una libertà che vuol dire ancora di fare ciò che ci piace.
Occorre rinascere dall’alto, dice Gesù a Nicodemo, e lui risponde portando il discorso alla nascita umana, alla impossibile ed evidente verità di dovere uscire dal seno di una madre. Qui Gesù sfonda subito e dice: Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito»
Essere cristiano non è soltanto osservare prescrizioni, comandamenti, precetti, rifarci a gabbie di ogni tipo. Ci sono certo anche i comandamenti, che finalmente stiamo riscoprendo come proposte di autentica libertà: si devono vivere anche questi, è vero; ma se ci fermiamo lì e con questo crediamo di essere cristiani, siamo ancora lontani; il cuore della vita cristiana è lo Spirito Santo. Essere cristiano è lasciare che lo Spirito entri dentro di te e ti porti, ti porti dove lui vuole.
Nella nostra vita cristiana tante volte ci fermiamo come Nicodemo, perché non sappiamo il passo da fare, non sappiamo come farlo o non abbiamo la fiducia in Dio per fare questo passo e lasciare entrare lo Spirito. Nascere di nuovo è lasciare che lo Spirito entri in noi e che sia lo Spirito a guidarci.
Bella frase, ma concretamente? Come gli apostoli che usciti dal cenacolo ebbero quel coraggio e quella franchezza di osare, senza pensare alle conseguenze, ai condizionamenti tipici che li tenevano rinchiusi là dentro per la paura. Non sapevano che cosa sarebbe successo di loro, ma avevano avuto questa ispirazione di essere franchi, decisi, portatori della novità che era stata la risurrezione per Gesù, in cui erano immersi anche loro.
Credere e pregare perché lo Spirito agisca, vivere la tensione a una vita nuova, a una speranza nuova, a una visione di vita libera da tante sovrastrutture che ci siamo creati, è una grazia sempre da chiedere e lo Spirito non ci può lasciare soli a noi stessi, ai nostri spazi asfittici. Mettiamoci come Nicodemo alla scuola di Gesù questa settimana, ne vogliamo seguire la vicenda, la sua fatica e il suo dialogo con Lui.
17 Aprile
+Domenico