Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv 3,7-15)
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito».
Gli replicò Nicodèmo: «Come può accadere questo?». Gli rispose Gesù: «Tu sei maestro di Israele e non conosci queste cose? In verità, in verità io ti dico: noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna».
La nostra vita è piena di simboli, di immagini che attirano l’attenzione o che ti indicano un servizio pubblico. Ce ne è uno che indica la farmacia: un serpente attorcigliato a un palo a forma di T. È un simbolo biblico; il serpente provoca con il suo veleno la morte, ma è anche capace, come avviene ormai comunemente nella medicina, di neutralizzare lo stesso veleno che produce. Infatti, sappiamo che quando si fa un vaccino si inocula nel paziente un virus della stessa malattia per sollecitare l’organismo a produrre anticorpi. Lo abbiamo sperimentato in molti con il vaccino contro il covid 19. Il rifiuto di tanti era motivato dal non farsi iniettare qualcosa di troppo invasivo e magari pure mortale.
La Bibbia ha però scelto il serpente come animale che provoca la morte con il suo veleno, ma anche capace di neutralizzare il veleno stesso. Come Mosè nell’Antico Testamento ha innalzato un serpente di bronzo su un bastone perché chi lo guardasse soltanto potesse vincere il morso dei serpenti che infestavano l’accampamento degli ebrei, così dice Gesù a Nicodemo che anche il Figlio dell’Uomo, cioè Lui stesso dovrà essere innalzato, perché chiunque crede in Lui abbia la vita eterna. È come se Gesù facendosi peccato per noi inoculasse un virus per liberarci da esso, dallo stesso peccato in cui siamo invischiati tutti, da Adamo in poi. Per usare la stessa immagine, Gesù si lascia iniettare nell’umanità moribonda attraverso la croce. E Gesù così diventa la nostra salute, la nostra salvezza, la nostra vita nuova, la vita che viene dall’alto, il soffio dello Spirito che porta vita nuova nell’umanità.
Capiamo ancora di più ciò che Gesù afferma a Nicodemo cioè che Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo unico Figlio perché chi crede in Lui non muoia, ma abbia la vita eterna.
Noi amiamo esporre sempre il Crocifisso in ogni luogo, che per noi e per tutta l’umanità è segno di salvezza, di pienezza di vita nuova, di invasione dello Spirito, di nascita dall’alto. Non è una bandiera, non è un talismano, non è un segno di guerra, o di possesso e proprietà, ma la contemplazione della salvezza che viene dal sacrificio di Gesù sulla croce, che va contemplata, cercata, amata, e invocata sempre.
Avvicinandoci a grandi passi alla settimana di passione, alla Settimana Santa, dobbiamo avere negli occhi e soprattutto nel cuore questo dono fino all’ultima goccia di sangue e di vita di Gesù per noi e per tutta l’umanità. A noi cristiani farci testimoni credenti e credibili.
18 Aprile
+Domenico