Gesù a corpo morto per un futuro di speranza

Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 19, 45-48)

In quel tempo, Gesù, entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano, dicendo loro: «Sta scritto: “La mia casa sarà casa di preghiera”. Voi invece ne avete fatto un covo di ladri».
Ogni giorno insegnava nel tempio. I capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo morire e così anche i capi del popolo; ma non sapevano che cosa fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue labbra nell’ascoltarlo.

Audio della riflessione.

Capita a tutti qualche volta di sentirsi avviluppati da una ragnatela che non ti permette di muoverti, di sentirti imprigionato in una situazione da cui vorresti liberarti e che invece ti soggioga sempre di più. Talvolta è una esperienza affettiva in cui sei coinvolto e perdi l’uso della ragione. Ogni tanto hai dei momenti di lucidità, ma subito ritorni nella confusione. Percepisci il disordine, ma non riesci a liberarti; intuisci l’errore, ma le maglie della avventura si sono fatte di acciaio. E’ la situazione di chi si trova impigliato nella mafia, o in qualche racket; di chi è dentro la droga o la malavita, pure di chi è in qualche vizio innominabile. Per uscire occorre avere coraggio. Vedere chiaramente la situazione e buttarsi a corpo morto in un futuro diverso. A Gesù non sarà capitato mai di essere privato della sua libertà, ma ha visto tanti uomini prigionieri del male e ha fatto di tutti per liberarli. 

Un giorno passa nel tempio, la casa di suo Padre, la casa in cui deve regnare la pace, la serenità, l’amore, l’abbandono fiducioso, il linguaggio della confidenza, il luogo in cui puoi stare cuore a cuore con lui. Ma lo vede trasformato in un mercato, in una spelonca di ladri, in un luogo dove prevale la sopraffazione, l’imbroglio, dove l’idolo è l’affare e Dio ne è il piedestallo. 

Il pio ebreo veniva dalle sue terre di fatica per incontrare Dio e si trovava a barattare la sua stessa vita e la sua religiosità. 

Gesù reagisce: la ragnatela dei benpensanti non può osare oltre, pena il cancellare dai cuori dei semplici la speranza che era venuto a portare. E manda all’aria cambiavalute e mercanzie, offerte da vendere e offerenti tignosi. Dio vuole essere servito da preghiera e da lode, non da affari e da commerci. 

Si stava firmando la sua condanna, perché se tocchi i soldi ai potenti finisci sempre male. La gente semplice è abituata a farsi derubare, ma il potente no. Infatti tutti questi cercavano di mettergli le mani addosso, ma i poveri, la gente pendeva dalle sue labbra e faceva scudo morale. 

A troppe cose noi ci abituiamo, non solo ingoiamo moscerini, ma serpenti interi; ne va della sincerità della nostra vita e della passione che la deve far brillare. 

Gesù con quel gesto ci dà la speranza che si può osare se non si ha paura di pagare.

24 Novembre
+Domenico

Gesù piange per amore

Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 19, 41-44)

In quel tempo, Gesù, quando fu vicino a Gerusalemme, alla vista della città pianse su di essa dicendo:
«Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi.
Per te verranno giorni in cui i tuoi nemici ti circonderanno di trincee, ti assedieranno e ti stringeranno da ogni parte; distruggeranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata».

Audio della riflessione.

Ci sono dei giorni in cui stai a guardare il comportamento impazzito di un ragazzo, i giri contorti di un drogato, le abitudini incallite di un alcolizzato, le superficialità di qualche ragazza e dici: dove andranno a finire queste vite? Ne vedi l’esito con assoluta certezza: quello si sfracellerà contro un pilone, l’altro non uscirà più dal giro e lo troveremo senza vita per overdose, l’altro ancora, giallo di cirrosi, l’altra su una strada a vendersi… Le previsioni non hanno niente di miracoloso. Vorresti intervenire, lo fai pure, ma la libertà mal usata, l’incoscienza prevalgono. 

Gesù prevede che capiteranno cose brutte anche di Gerusalemme. Lui è in questa santa città a supplicare la gente di cambiare, di ritornare a Dio perché tutti lo hanno abbandonato. Gli urge come passione travolgente e incontenibile il progetto di Regno di Dio, stabilito nella Trinità. E’ venuto a portare un fuoco sulla terra e vorrebbe che bruciasse tutto il male che c’è nel mondo, ma chi può e deve dare esempio al popolo lo osteggia, lo ritiene un esaltato, tiene di più al proprio potere che al futuro del suo popolo. 

Non è così Lui, che prevede la sua morte e la distruzione di una civiltà che si allontana da Dio. E Gesù piange sul futuro della sua città. Il pianto di Gesù non è frustrazione, non è delusione o gettare la spugna, è amore per una libertà buttata, è desiderio di mettersi al posto di chi sbaglia per pagarne lui le conseguenze. Fra poco salirà su una croce, vedrà compiuto il disegno di riportare l’uomo a Dio, ma non potrà andare mai contro la libertà degli uomini, continuerà a richiamare la bontà di Dio, difenderà tutti dal maligno, dalla vittoria del male sul bene, lotterà ogni giorno della vita del mondo perché ciascuno riconosca il passaggio della sua visita nella vita di ogni uomo. Chiamerà altri a fare la sua parte nel mondo. Il mistero del male ci sarà sempre, anche se non vincerà, perché Lui ha vinto il mondo. 

Nella nostra storia ci sono stati sempre pianti di persone buone che hanno guadagnato alla bontà i malvagi, al pentimento i peccatori, alla saggezza e al rinsavimento gli assassini. Gesù piange su Gerusalemme, perché sa di doverla cambiare in una città santa, la nuova Gerusalemme, quella eterna e indistruttibile, ma invita noi ad appassionarsi di chiunque sta su strade pericolose per aiutarli a cogliere in Lui un amore che non abbandona mai. 

Vorremmo stasera imitare Gesù con il nostro pianto, perché vogliamo cambiare questo mondo, appassionarci di più. Non vogliamo vendette, i kamikaze non meritano nessun nostro odio, ma vogliamo aiutare le loro vite a buttarsi per la causa della pace; non vogliamo aggiungere male al male delitto a delitto, ma lottare per un mondo nuovo. Dio ha un unico volto, Gesù Cristo. Questo unico volto può avere il Signore.

23 Novembre
+Domenico

Noi decidiamo di stare con Gesù, anche se il suo passo è difficile

Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 19,11-28)

In quel tempo, Gesù disse una parabola, perché era vicino a Gerusalemme ed essi pensavano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all’altro.
Disse dunque: «Un uomo di nobile famiglia partì per un paese lontano, per ricevere il titolo di re e poi ritornare. Chiamati dieci dei suoi servi, consegnò loro dieci monete d’oro, dicendo: “Fatele fruttare fino al mio ritorno”. Ma i suoi cittadini lo odiavano e mandarono dietro di lui una delegazione a dire: “Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi”. Dopo aver ricevuto il titolo di re, egli ritornò e fece chiamare quei servi a cui aveva consegnato il denaro, per sapere quanto ciascuno avesse guadagnato.
Si presentò il primo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate dieci”. Gli disse: “Bene, servo buono! Poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città”.
Poi si presentò il secondo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate cinque”. Anche a questo disse: “Tu pure sarai a capo di cinque città”.
Venne poi anche un altro e disse: “Signore, ecco la tua moneta d’oro, che ho tenuto nascosta in un fazzoletto; avevo paura di te, che sei un uomo severo: prendi quello che non hai messo in deposito e mieti quello che non hai seminato”. Gli rispose: “Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato: perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l’avrei riscosso con gli interessi”. Disse poi ai presenti: “Toglietegli la moneta d’oro e datela a colui che ne ha dieci”. Gli risposero: “Signore, ne ha già dieci!”. “Io vi dico: A chi ha, sarà dato; invece a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha. E quei miei nemici, che non volevano che io diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me”».
Dette queste cose, Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme.

Audio della riflessione.

Avere una meta davanti verso cui orientare tutti i nostri sentimenti, azioni, intuizioni, forze, intelligenza, amore è una grande cosa. Ti permette di avere sempre ragioni fresche per vivere, dà significato a tutti i tuoi gesti, ti toglie da ogni forma di noia, attiva in te la creatività e ti permette di vivere felice per ogni passo che si avvicina al compimento. 

Gesù aveva una meta: Gerusalemme. La sua vita negli evangeli è descritta come un viaggio determinato, senza tentennamenti, verso Gerusalemme. Non lo fermava nessuno in questa decisione, nemmeno la trama di morte che lentamente, ma in maniera decisa, gli stava tessendo il Sinedrio. Per Gesù andare a Gerusalemme non era un pellegrinaggio, anche se ogni anno lo compiva da buon ebreo con i suoi discepoli, non era solo incontrare tanta gente nel luogo più sacro del popolo di Israele per poter annunciare a tutti la buona notizia della salvezza, ma soprattutto era la decisione irremovibile di arrivare al dono supremo di sé per la salvezza dell’umanità. A Gerusalemme avrebbe inaugurato definitivamente il suo Regno, si sarebbe assiso sul trono di questo regno di amore e di giustizia, di pace e di felicità: la croce. Nessuno lo fermava e trascinava tutti con sé, con decisione, con fermezza. Costellava il suo viaggio di annunci e di chiamate, di segni e di doni, di richiami e di misericordia. 

Ma era difficile stare al suo passo. Ogni uomo è dotato da Dio di capacità di seguire un ideale, di seguire Gesù, ma molti se ne stanno chiusi nel loro egoismo, godono nello loro solitudine dei doni ricevuti, non si dedicano che a se stessi. Hanno ricevuto un bagaglio di bontà e lo seppelliscono nella loro vita, non hanno il coraggio di far fruttare il dono che essi sono per il bene di tutti. Su queste vite chiuse Gesù è severo. Toglietegli anche i doni che ha e dateli a chi ne ha già tanti, perché nella vita non è importante avere tanto o poco, ma mettere a disposizione quello che si è per una causa, per amore. Tutti hanno da Dio il minimo per vivere, per decidere di sé nella bontà; in tutti anche nella persona che ci sembra più sfortunata c’è un seme di grandezza che va esaltato e non sotterrato. La fede, l’amore, la speranza, la gioia sono seminati in noi e devono costituire il tessuto connettivo della vita del mondo. I doni di Dio non possono restare in nessuna cassaforte, l’unica cassaforte è la vita quotidiana dove ciascuno si apre al desiderio di alzare lo sguardo al cielo e di vederlo abitato dalla bontà e misericordia di Dio per tutti. E’ come un canto che non può non essere cantato per poterne godere tutti. 

Santa Cecilia che oggi celebriamo ci aiuti a fare della nostra vita, della nostra anche fragile fede, del poco o tanto vangelo che viviamo un canto che si sparge e porta serenità e consolazione a tutti.

22 Novembre
+Domenico

Zaccheo, vengo a casa tua

Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 19, 1-10)

Entrò nella città di Gerico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: “Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua”. Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: “È entrato in casa di un peccatore!”. Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: “Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto”. Gesù gli rispose: “Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto”.

Audio della riflessione.

C’è gente caparbia che non cede mai. Si mette in testa una cosa e la persegue costi quel che costi. E’ il giovane che vuol, conquistarsi un record, è lo scalatore che si allena giorni e giorni per arrampicarsi sulle vette, è l’innamorato che non dorme finchè non ha scalato il balcone o dipinto il muro della stazione per dichiarare la pienezza del suo cuore, la pazzia dei suoi sentimenti. E’ anche il cattivo che si fa più furbo dei buoni nel perseguire i suoi obiettivi. 

Era così anche un riccone, più largo che alto, di nome Zaccheo, che voleva cavarsi a tutti i costi la voglia di vedere Gesù. Tutti ne parlano, tutti ne dicono bene, tutti quelli che vengono nella mia banca mi tormentano con le loro descrizioni. Lo voglio vedere anch’io. Non mi interessa più di tanto, ma mi voglio cavare la curiosità. E finisce su un albero, lui il notabile, il ricco che ha bisogno di nessuno, lui il frodatore del povero, lui il pallone gonfiato dai suoi soldi. 

L’operazione riesce, Gesù passa proprio sotto quell’albero che lui aveva oculatamente scelto. I momenti che si susseguono sono di una sequenza sorprendente. Lui passa, Zaccheo è soddisfatto, Gesù alza gli occhi, lo vede, lo chiama e gli dice di saltar giù da quell’altana, da quel podio da stadio, scatta una cosa impensabile per Zaccheo che credeva di aver concluso la sua avventura. 

Gesù gli dice: vengo a casa tua, mi interessi, non mi lascio vedere per curiosità, voglio che tu conosca la mia missione e entri nel mio Regno. Detto fatto, gioia e entusiasmo, efficienza di organizzazione, pasto assicurato, invitati a non finire, perché i soldi ci sono, la compagnia pure, la voglia di apparire ancora forte. E anche qui succede quel che Zaccheo non prevede. Aveva sì previsto l’invidia dei suoi colleghi di furto e vessazioni, che si meravigliano da ottimi farisei che Gesù vada a mangiare a casa di un poco di buono. Aveva sentito con un po’ di aria di rivincita la solita delusione dei poveri che speravano di vedere in Gesù uno che sferzava i ricchi sfruttatori e che invece va da loro pure a mangiare. 

Ma gli scoppia in petto una decisione perchè quel Gesù che voleva vedere ora gli cambia il cuore. Do la metà dei miei beni ai poveri, restituisco il quadruplo, mi voglio rovinare, ma non voglio perdere quella pace che la tua persona, Gesù, mi ha dato con questa tua visita. Avessimo noi una vista così: Dio ce la garantisce perché non ci abbandona mai.

21 Novembre
+Domenico

Il muro, la sete di pace, la tentazione della solitudine

Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 19, 41-44) (Lc 13,34)

Lettura del Vangelo secondo Luca (Lc 19, 41-44)

In quel tempo, Gesù, quando fu vicino a Gerusalemme, alla vista della città pianse su di essa dicendo:
«Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi.
Per te verranno giorni in cui i tuoi nemici ti circonderanno di trincee, ti assedieranno e ti stringeranno da ogni parte; distruggeranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata».

Lettura del Vangelo secondo Luca (Lc 13,34)

Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi coloro che sono mandati a te, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli come una gallina la sua covata sotto le ali e voi non avete voluto!

Audio della riflessione

Può capitare ad ognuno di noi di trovarci a ripensare, vedere e fotografare tutta intera la nostra vita e piangere su di essa … per Gesù, la città di Gerusalemme che rappresenta tutti noi, era la sua vita.

Noi siamo questa Gerusalemme che Gesù invita ad ascoltare e meditare il suo Vangelo, che vuol fare della nostra esistenza un ascolto gioioso assieme ad amici, fatto di immagini, di parole, di sguardi, di contemplazioni, di ricordi, di sentimenti ed emozioni, di gesti generosi che la sua parola ci provoca.

Se non è così Gesù piange anche su di noi.

Invece, a partire dal suo Vangelo, vogliamo sviluppare momenti interiori, di amicizia, di riflessione, di confronto, fino a poter raccontare soprattutto, perché non possiamo assolutamente tacere o tenere per noi ciò che Lui ci dona continuamente, le parole che ci ha fatto ascoltare: l’orologio del tempo non si ferma alla Gerusalemme di più di 2000 anni fa.

Gesù ci ha presentato le strade della vita.

Il Vangelo ci aiuta a fare i conti anche  con la nostra miseria umana, i nostri fallimenti, le nostre contrapposizioni: ci fa capire che il nostro tempo è fermo ancora al tempo prima di Gesù, fermo all’”occhio per occhio, dente per dente”.

Ma non siamo disperati, perché stiamo parlando di noi non di altri: i muri di Gerusalemme sono i nostri! Sono costruiti tortuosi e ingombranti, divisori e lancinanti dentro di noi, tra di noi, nel nostro pensiero, nei nostri affetti, nelle nostre colpe e distorsioni della vita, nelle fantasie giovanili che pur sono fatte per la pace, la serenità, la bellezza, la giustizia, l’amore.

Questi muri non crolleranno finché rimarranno i nostri: sono un avvertimento alle nostre coscienze e alle nostre vite.

La storia non la fanno le guerre, i trattati di pace, i tavoli di concertazione, gli stessi muri ma le coscienze … e la pace pure si costruisce nelle coscienze.

Il pianto di Gesù è su di noi: noi siamo tutti la sua “covata”.

Gerusalemme è la città terrena, è il nostro mondo in attesa di una città celeste, la Gerusalemme dove non ci sarà più bisogno di luce e di candele perché vi brillerà il sole di giustizia che è Gesù.

Oggi molti ancora soffriamo divisioni, contrapposizioni, muri; dobbiamo pregare e vivere perché si cambino in noi e fuori di noi in ponti! Se così desideriamo e viviamo, la nostra vita ha uno scopo e chi vive così può contare su veri amici e abbattere  continuamente i muri della nostra vecchia e assurda Gerusalemme .

17 Novembre 2022
+Domenico

Trasmissione Radiofonica
Trasmissione Televisiva

Ogni persona è messa in grado di sviluppare la sua esistenza al massimo

Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 19, 11-28)

Lettura del Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse una parabola, perché era vicino a Gerusalemme ed essi pensavano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all’altro.
Disse dunque: «Un uomo di nobile famiglia partì per un paese lontano, per ricevere il titolo di re e poi ritornare. Chiamati dieci dei suoi servi, consegnò loro dieci monete d’oro, dicendo: “Fatele fruttare fino al mio ritorno”. Ma i suoi cittadini lo odiavano e mandarono dietro di lui una delegazione a dire: “Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi”. Dopo aver ricevuto il titolo di re, egli ritornò e fece chiamare quei servi a cui aveva consegnato il denaro, per sapere quanto ciascuno avesse guadagnato. Si presentò il primo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate dieci”. Gli disse: “Bene, servo buono! Poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città”.
Poi si presentò il secondo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate cinque”. Anche a questo disse: “Tu pure sarai a capo di cinque città”. Venne poi anche un altro e disse: “Signore, ecco la tua moneta d’oro, che ho tenuto nascosta in un fazzoletto; avevo paura di te, che sei un uomo severo: prendi quello che non hai messo in deposito e mieti quello che non hai seminato”. Gli rispose: “Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato: perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l’avrei riscosso con gli interessi”. Disse poi ai presenti: “Toglietegli la moneta d’oro e datela a colui che ne ha dieci”. Gli risposero: “Signore, ne ha già dieci!”. “Io vi dico: A chi ha, sarà dato; invece a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha. E quei miei nemici, che non volevano che io diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me”». Dette queste cose, Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme.

Audio della riflessione

C’è stato un tempo, non molto lontano dai nostri giorni, in cui si pensava che tutti gli uomini erano uguali: tutti con gli stessi diritti, tutti con gli stessi doveri, tutti alla pari. Venivamo da un mondo in cui tanti diritti fondamentali erano negati a molte persone: per esempio la vita, la cura della salute, il lavoro, lo studio, la giustizia … era giusto che si lottasse perché tutti potessero avere le stesse possibilità di fronte alla vita.

Non è però vero che tutti rispondono alle proprie risorse con lo stesso impegno; non solo, ma Dio ci ha creati diversi, con gusti e desideri, carattere e qualità diverse, e ci ha chiesto di far fruttare meglio possibile ciò di cui vuol disporre, quello che ciascuno ha.

“Dieci talenti  d’oro” chiama il Vangelo tutte le risorse che l’uomo ha a disposizione, e ciascuno li fa fruttare meglio che può! Se immaginiamo che questi dieci talenti siano la vita, ciascuno la mette a frutto altrimenti non è fedele alla sua esistenza e a Dio che gliel’ha data!

Ad ogni persona è stato dato quel tanto di doni, che, nel suo disegno non certo economico o quantitativo, gli permettono di esercitare un minimo di libertà e quindi di responsabilità e siccome Dio vuole che tutti siano salvi, cioè arrivino alla pienezza della sua vita, della propria vita, in modo misterioso, ma certo, dà a ciascuno la possibilità di goderla al massimo.

Capita però che questa musica, che è la vita, non la vogliamo cantare: questa vita la andiamo a seppellire, questo oro lo riteniamo un possesso e non una possibilità; una sicurezza egoistica, una rivendicazione, un diritto acquisito e non un dono che ci impegna … e alla fine della vita arriviamo con le mani vuote: l’avevamo sepolto questo dono, e quando abbiamo scavato per riprenderlo non c’era già più! era stato dato ad altri perché l’amore di Dio non può essere buttato.

Non è il tanto o il poco che conta davanti a Dio, ma il cuore bucato che non trattiene, l’intelligenza allenata che apre occasioni, il coraggio di rischiare che ti destabilizza, ma che ti dà gioia.

Fallisce colui che si chiude, che rifiuta il dono di Dio e si scava una solitudine senza Dio e senza gli uomini.

16 Novembre 2022
+Domenico

Trasmissione Radiofonica
Trasmissione televisiva

“Vengo a casa tua”, e Zaccheo dà metà dei suoi beni ai poveri

Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 19, 1-10)

Lettura del Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là.
Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!».
Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto».
Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

Audio della riflessione

C’è gente caparbia che non cede mai: si mette in testa una cosa e la persegue costi quel che costi … è il giovane che vuol, conquistarsi un record, è lo scalatore che si allena giorni e giorni per arrampicarsi sulle vette, è l’innamorato che non dorme finchè non ha scalato il balcone o dipinto il muro della stazione per dichiarare la pienezza del suo cuore, la pazzia dei suoi sentimenti … è anche il cattivo che si fa più furbo dei buoni nel perseguire i suoi obiettivi.

Era così anche un riccone, più largo che alto, di nome Zaccheo, che voleva cavarsi a tutti i costi la voglia di vedere Gesù: “Tutti ne parlano, tutti ne dicono bene, tutti quelli che vengono nella mia banca mi tormentano con le loro descrizioni … Lo voglio vedere anch’io! Non mi interessa più di tanto, ma mi voglio cavare la curiosità!” … e finisce su un albero, lui il notabile, il ricco che ha bisogno di nessuno, lui il frodatore del povero, lui il pallone gonfiato dai suoi soldi … e l’operazione riesce: Gesù passa proprio sotto quell’albero che lui aveva oculatamente scelto.

I momenti che si susseguono sono di una sequenza sorprendente: Lui passa, Zaccheo è soddisfatto, Gesù alza gli occhi, lo vede, lo chiama e gli dice di saltar giù da quell’altana, da quel podio da stadio e scatta una cosa impensabile per Zaccheo che credeva di aver concluso la sua avventura. Gesù gli dice: “vengo a casa tua, mi interessi, non mi lascio vedere per curiosità, voglio che tu conosca la mia missione e entri nel mio Regno”.

Detto fatto, gioia e entusiasmo, efficienza di organizzazione, pasto assicurato, invitati a non finire, perché i soldi ci sono, la compagnia pure, la voglia di apparire ancora forte … e anche qui succede quel che Zaccheo non prevede: aveva sì previsto l’invidia dei suoi colleghi di furto e vessazioni, che si meravigliano da ottimi farisei che Gesù vada a mangiare a casa di un poco di buono; aveva sentito con un po’ di aria di rivincita la solita delusione dei  poveri che speravano di vedere in Gesù uno che sferzava i ricchi sfruttatori e che invece va da loro pure a mangiare … ma gli scoppia in petto una decisione perché quel Gesù che voleva vedere ora gli cambia il cuore: “Do la metà dei miei beni ai poveri, restituisco il quadruplo, mi voglio rovinare, ma non voglio perdere quella pace, quella gioia che la tua persona, Gesù, mi ha dato con questa tua visita”.

Quel che mi colpisce di più è la gioia: la vita cambia solo se in noi esplode la gioia, se siamo contenti, se ci lasciamo affascinare e riempire di gioia per qualcuno, se smettiamo di presentare quella faccia qualunque che ci caratterizza ogni mattina.

15 Novembre 2022
+Domenico

Trasmissione Radiofonica
Trasmissione Televisiva

Se riusciamo a cambiare, saremo più felici

Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 19,1-10)

Lettura del Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là.
Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!».
Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto».
Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

Non vi è mai capitato nella vita di non stare del tutto bene di spirito, di sentirvi scontenti, insulsi e di domandarvi il perché? Allora si passa subito in rassegna la vita: “non ho fatto del male a nessuno, non mi mancano gli amici, il lavoro va bene …. anche se potrebbe darmi qualche soddisfazione in più, gli affetti sono soddisfacenti … eppure manca qualcosa o c’è qualcosa di nascosto che mi tarpa le ali”. Si ha l’impressione di condurre una vita col pilota automatico inserito, senza gloria e senza infamia. Qualche tuo amico è finito sul lettino dello psicanalista per cercare più in profondità: è riuscito a darsi un po’ di smalto in più, ma le cose sono … quelle!

Zaccheo un ricco sfondato non solo di soldi, ma anche di amici, di fortuna doveva stare pressappoco così, quando sentì anche lui parlare di Gesù … anzi si è informato dei suoi spostamenti: ormai Gesù è diventato un personaggio pubblico: dove passa spopola … e lui, Zaccheo,  per un giorno vuole disinserire il pilota automatico: si dà da fare, si guarda dentro, si scopre un borghese piccolo piccolo e vuole vedere Gesù.

La gente lo ha sempre creduto un po’ stravagante: a Zaccheo  interessavano solo i soldi … era piccolo e spuntava appena appena dietro la cassa, ma tanto poco lo si vedeva e tanto più riscuoteva con furbizia e con inganno calcolato.

Siamo un po’ tutti stravaganti e originali, soprattutto “fissati” su qualcosa che ci incatena; gli amici che ci vedono con un po’ di distacco sanno già le nostre prossime mosse: “Vedrai” – dicono – “lui gira, si volta, dice, promette, parla, spiega, si eclissa , ma te lo troverai sempre là!”.

Se sei un lazzarone, se ti piace sballare, se  vivi di avventure, se pensi solo ai soldi, se vedi gli altri come strumenti da usare, se coltivi “malanimo”, vai e vai  ti ritrovi là…

Zaccheo in questo tran tran, quotidiano, ha uno scatto: vuole vedere Gesù!

Sale su una pianta – ve lo immaginate il direttore di banca in giacca e cravatta, il  professore con borsa e cappello, l’ingegnere, il monsignore, la parlamentare salire su un platano?

Zaccheo rischia … e Gesù, come sempre, non si lascia solo vedere, ma vuol entrare nella sua vita e immediatamente risponde: “vengo a casa tua”.

La gioia che ne segue è esplosiva: forse intuisce che può averne un vantaggio la sua azienda, ma immediatamente si accorge che a Gesù non interessa la sua azienda, ma la sua vita: la pienezza della sua felicità portata a livelli più alti di quanto pensava salendo a fatica su quell’albero.

La vita di Zaccheo cambia, muta la ricchezza che si è procurato con l’inganno in  fonte di investimento e promozione gratuita: “Se ho frodato qualcuno” – dice – “restituisco quattro volte tanto!” …  ma quel che mi colpisce di più è la gioia: la vita cambia solo se in noi esplode la gioia, se siamo contenti, se ci lasciamo affascinare e riempire di gioia per qualcuno. se smettiamo di presentare quella faccia da bull dog che ci caratterizza ogni mattina e che non cambiamo prima delle 10 o del secondo caffè!

Zaccheo è stato irrimediabilmente affascinato da Cristo … chissà se capiterà anche a noi qualche volta!

30 Ottobre 2022
+Domenico

Trasmissione radiofonica

Essere cristiani, non è star calmi, ma sempre vivi e pronti

Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 19, 45-48)

In quel tempo, Gesù, entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano, dicendo loro: «Sta scritto: “La mia casa sarà casa di preghiera”. Voi invece ne avete fatto un covo di ladri». Ogni giorno insegnava nel tempio. I capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo morire e così anche i capi del popolo; ma non sapevano che cosa fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue labbra nell’ascoltarlo.

Audio della riflessione

Non vi sembra che il mondo in cui viviamo sia pieno di buonismo e che tutti gli ideali, i sogni, i progetti anche grintosi che ti fai nella vita vengano invischiati in una melassa frustrante? Ci voleva anche la pandemia, con la mascherina sempre da portare e la vita sigillata nella solitudine, per toglierci anche quel poco di carica che volevamo esprimere e abbiamo dovuto sempre rimandare e tutto quello che si vive, si propone, si dice deve lasciare tutto nella calma.

C’è una batteria di proverbi che ci invita alla quiete: non svegliare il can che dorme, non cercare il freddo per il letto … ce n’è uno anche in latino per chi ha fatto il liceo classico: quieta non movére, (non smuovere l’acqua stagnante).

Insomma se c’è uno che ha qualcosa che gli brucia dentro da fare, da dire deve essere tutto funzionale al buon senso … ancor di più se uno vuol passare per una brava persona, per esempio per un cristiano.

Questo lo pensavano anche di Gesù: se è dalla parte della religione, deve essere sicuramente uno calmo, che lascia le cose come sono, che favorisce la quiete … invece Gesù è un trasgressivo, è uno che destabilizza la tua coscienza, non ti lascia in pace … “Sono venuto a mettere fuoco sulla terra e non ci sto nella pelle finché non divampi”: è tanto vero che l’establishment del tempo, il governo, la politica, il potere gli dà la caccia e lo vuol far fuori.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso è quella sfuriata che un giorno ha fatto nel tempio: non ne poteva più di vedere che il suo dolcissimo e amatissimo padre, Dio onnipotente, venisse trattato come un banchiere. La gente che andava al tempio anziché pregare, anziché cercare il dialogo con lui si faceva i suoi affari; il tempio era diventato una sorta di wall street, con gente esagitata che perdeva la testa per la quotazione in borsa … e Gesù rovescia i banchi dei cambiavalute e tocca così i nervi sensibili della società.

Non gliela perdoneranno più. Ma lui vuole che sia un altro il volto di Dio suo Padre che l’uomo cerca: è il volto di un padre, è un papà che ascolta le angosce, gli affanni, le debolezze degli uomini che sono tutti i suoi figli.

La sua casa è casa di preghiera, non è covo di egoismi, luogo di raccomandazioni, spelonca di ladri.

A Gesù brucia in cuore la volontà di ripulire nella mente e nella vita delle persone l’immagine di Dio: non è il Dio dei sacrifici, ma della misericordia, e Gesù in questo è trasgressivo, non è un kamikaze, perché anche per questo gesto si procura una condanna a morte, ma è un rivoluzionario del cuore, della mente.

Destabilizzare l’egoismo, non la pace e la serenità: Lui destabilizza la depressione e ridà speranza a tutti.

Ho bisogno anch’io di questa speranza.

19 Novembre 2021
+Domenico

Per chi sono i talenti che Dio ti ha dato ?

Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 19,11-28)

In quel tempo, Gesù disse una parabola, perché era vicino a Gerusalemme ed essi pensavano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all’altro.
Disse dunque: «Un uomo di nobile famiglia partì per un paese lontano, per ricevere il titolo di re e poi ritornare. Chiamati dieci dei suoi servi, consegnò loro dieci monete d’oro, dicendo: “Fatele fruttare fino al mio ritorno”. Ma i suoi cittadini lo odiavano e mandarono dietro di lui una delegazione a dire: “Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi”. Dopo aver ricevuto il titolo di re, egli ritornò e fece chiamare quei servi a cui aveva consegnato il denaro, per sapere quanto ciascuno avesse guadagnato. Si presentò il primo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate dieci”. Gli disse: “Bene, servo buono! Poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città”. Poi si presentò il secondo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate cinque”. Anche a questo disse: “Tu pure sarai a capo di cinque città”. Venne poi anche un altro e disse: “Signore, ecco la tua moneta d’oro, che ho tenuto nascosta in un fazzoletto; avevo paura di te, che sei un uomo severo: prendi quello che non hai messo in deposito e mieti quello che non hai seminato”. Gli rispose: “Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato: perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l’avrei riscosso con gli interessi”. Disse poi ai presenti: “Toglietegli la moneta d’oro e datela a colui che ne ha dieci”. Gli risposero: “Signore, ne ha già dieci!”. “Io vi dico: A chi ha, sarà dato; invece a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha. E quei miei nemici, che non volevano che io diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me”». Dette queste cose, Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme.

Audio della riflessione

Abbiamo tutti delle belle qualità nella persona che siamo … chi ne ha di più, chi di meno, ma tutti ne abbiamo una bella, necessaria, la più importante: la vita. Supponiamo di avere solo questa … come la usiamo o la abbiamo usata? Il Vangelo queste … belle qualità li chiama talenti e dice che uno ne ha cinque, e ne realizza altri cinque, un altro due e ne realizza altri due, un terzo ne ha solo uno e va a seppellirlo perché lo vuol conservare e restituire al padrone che se lo immagina esigente, ma ingenuo!

Questo terzo per me non era sicuramente un giovane: è difficile che un giovane seppellisca i suoi talenti … lui scatta, lavora, briga, è furbo, ha fantasia, creatività, non sta mai fermo, si entusiasma. Chi si tiene il suo talento stretto e lo va a sotterrare, proprio non lo capisco: è un poveraccio! E’ vero: tu hai sempre moltiplicato le doti che ti trovi in corpo: la bellezza, la giovinezza, l’intelligenza, l’affetto, la vivacità. Quando eri in compagnia era una gioia averti dei nostri.

Spontaneità è la parola giusta. A un giovane spontaneo viene facile esserci simpaticamente. Non ha bisogno di ascesi faticosa per lanciarsi.

Ma … posso farti una domanda? Per chi hai moltiplicato la tua vita, tutte le tue qualità? Quale era il motore di questa spontaneità? Quando hai visto che tutti i tuoi amici si sono trovati con la catena della vita a terra che hai fatto? Hai cambiato compagnia. Allora non moltiplicavi che per te, ti facevi i fatti tuoi, avevi le tue mire; secondi fini no, ma incoscienza molta, autocentratura massima e specchi a non finire. Sei sempre stato tu il centro di tutto! Hai continuamente spostato il tempo delle tue decisioni, perché ti sembrava di andarti a seppellire se decidevi di sposarti o di prendere un impegno serio nella vita. 

Forse non avevi sepolto i tuoi talenti, ma li andavi tutte le mattine a lucidare, a vedere se ancora c’erano, a calcolare che non si svalutassero, a mostrarli in vetrina per convincerti che il loro valore non diminuisse.

E’ come se li avessi sepolti: quando Dio ti chiamerà non potrai dire: eccone altri cinque o altri due o altri dieci, perché se li hai usati e moltiplicati solo per te saranno ancora gli stessi. Ti sembrerà di averli moltiplicati, ma li hai solo guardati con una lente di ingrandimento, sono sempre e solo quelli di partenza.

Potevi tenere per te l’amore? Potevi tenere per te gli affetti, l’intelligenza, il tuo sorriso, la tua gioia, la tua giovinezza? Potevi far girare attorno a te tutto il mondo? Potevi vivere continuamente di rendita, senza mai metterti a disposizione? Come hai fatto a pensare che il mondo potesse diventare migliore senza il tuo semplice, ma necessario contributo?

Donare non è seppellire, ma moltiplicare! Scegliere di donare la vita non è bruciarsi, ma ritrovarla sempre piena.

Duro alla fine il padrone: li hai sprecati e quindi te li sei giocati … è meglio che li passi a qualcun altro che li metta a disposizione.

17 Novembre 2021
+Domenico