Due passi nella vita tenuti per mano da Gesù

Una riflessione sul Vangelo secondo Marco (Mc 8, 22) dal Vangelo del giorno (Mc 8, 22-26)

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli giunsero a Betsàida, e gli condussero un cieco, pregandolo di toccarlo.

Audio della riflessione

Non riesco a immaginarmi tutta una vita al buio: non vedere, cancellare dalla esperienza del vivere una parte essenziale del mio essere, tutte le emozioni dei colori, i quadri macchiaioli e impressionisti di mio padre, dove ogni macchia è una persona una pianta, un fuoco.

Se sapessi che Gesù mi sta vicino, io cieco farei sicuramente il balzo urlante del cieco di Gerico, ma questo cieco di Betsaida non riesco a capirlo, sembra quasi rassegnato, se non renitente a prendere l’iniziativa: lui sta tranquillo, sono gli altri che lo presentano a Gesù … ha dei buoni amici, che forse non hanno aiutato lui cieco a immaginare i volti, i colori … ma almeno si prendono cura di lui, si fanno carico loro di portarlo da Gesù e dalle loro mani lo affidano alle mani di Gesù, nelle mani potenti di Gesù.

Ecco, fermiamoci a pensare e ad immaginare questo gesto tenerissimo: Gesù prende per mano il cieco. Lo prende per mano perché lo deve guidare, perché vuol fargli sentire il calore della sua amicizia, lo prende per mano perché un cieco ha bisogno di un contatto vivo, ha bisogno di sentire nel linguaggio di una mano la possibilità di fidarsi. Molti lo hanno spesso preso per mano per prestargli i loro occhi, poi lo hanno lasciato ancora cieco e bisognoso di un’altra mano e di un’altra ancora. Ma le mani di Gesù sono le mani del Dio vivente. Sono le mani tenerissime di chi sa accarezzare, di chi dà forza, di chi fa sentire il palpito del cuore. Voglio fantasticare a pensare quanta comunicazione è passata da quelle mani.

Voglio immaginare il cieco col cuore in gola, tutto abbandonato in Gesù, voglio pensare a Gesù che dà la mano a questa umanità ferita e sofferente, voglio pensare che in quelle mani Gesù pensasse di stringere anche le mie..

Ebbene Gesù con quelle mani comunica la compagnia necessaria per la vita del cieco e la fine dell’oscurità. Gesù si lascia andare a compiere gesti, a toccare; è un miracolo della corporeità, della fisicità di Gesù, del contatto, dell’incarnazione fino in fondo. S’è fatto uomo per darci la mano, per prenderci per mano. L’aveva deciso nella vita trinitaria questo sogno e ora lo vive ogni giorno. Gli mette la saliva sugli occhi gli impone le mani. Da quando ha toccato il lebbroso il suo tocco è salvezza.

Gesù vorrei anch’io sentirmi preso per mano da te. Sono peggio di questo cieco, mi adatto troppo al minimo, ma non per questo tu mi lasci alla mia inerzia.

Gesù vorrei anch’io sentirmi preso per mano da te. Sono senza vista, l’ho consumata tutta nell’inutilità, ho perso i colori della gioia, della solidarietà, per me gli uomini che mi stanno accanto sono alberi che camminano, senza volto, perché non sono più capace di vedere in profondità.

Gesù vorrei anch’io sentire la tua mano nella mia per dirti con la mia corporeità che ti amo. Sono stufo di dirlo con elucubrazioni astratte, ho voglia del tuo amore concreto. Voglio imparare da te anch’io a prendere per mano gli uomini per far sentire loro la tua tenerezza. Tu mi hai chiamato a vivere, fammi provare la tua dolce comunicazione di salvezza.

16 Febbraio 2022
+Domenico

Non abbiamo pane! … e Io chi sono per voi

Una riflessione sul Vangelo secondo Marco (Mc 8, 14-21)

In quel tempo, i discepoli avevano dimenticato di prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che un solo pane. Allora Gesù li ammoniva dicendo: «Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!». Ma quelli discutevano fra loro perché non avevano pane. Si accorse di questo e disse loro: «Perché discutete che non avete pane? Non capite ancora e non comprendete? Avete il cuore indurito? Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate, quando ho spezzato i cinque pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Dodici». «E quando ho spezzato i sette pani per i quattromila, quante sporte piene di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Sette». E disse loro: «Non comprendete ancora?».

Audio della riflessione

Per la nostra vita superficiale e distratta spesso non riusciamo a capire che tutto quanto serve per la nostra felicità e serenità lo abbiamo sotto gli occhi, lo abbiamo tra mano e invece andiamo a cercare affannati altrove: abbiamo una famiglia e cerchiamo l’amore nelle avventure, abbiamo dei sogni veri e li sostituiamo con le telenovele, abbiamo delle prospettive concrete per il nostro futuro e ci lasciamo incantare da facili successi, che poi si ritorcono contro di noi; abbiamo un centro che orienta tutta la nostra vita, ci dà un programma, ci offre una meta e preferiamo fare i randagi.

Gli apostoli sono in questa situazione quel giorno che Gesù li invita a salire sulla barca per i soliti spostamenti lungo le rive del lago: è un episodio altamente simbolico … questa volta non c’è tempesta di vento e di burrasca sul lago, tutto è calmo, tutto è liscio, ma è il cuore di Gesù che è in tumulto: ha con sé i discepoli, quelli che sta curando con tanto amore e dedizione, ma non riesce a far loro capire dove sta il cuore di tutta la loro avventura. Credono che dipenda tutto da mezzi, da miracoli, da organizzazione … dice il Vangelo “non avevano con sé sulla barca che un pane solo” … certo a loro nasce il timore di non poter affrontare la giornata, pur sapendo che Gesù ha già moltiplicato i pani.

La loro fede è ancora piccola, troppo piccola per salpare verso nuovi lidi: quel pane che hanno è la immagine di Gesù! Per la prima comunità cristiana diventerà l’immagine dell’Eucaristia … e loro dicono candidamente “non abbiamo pane” e Gesù comincia a raffica a fare domande: “Che è questo dire che non avete pane? E io chi sono? Che cosa sono stato per voi finora? Perché continuate a riportarvi al lievito dei farisei, al loro modo di impostare i rapporti con Dio, alla loro autosufficienza intellettuale? Perché siete sempre legati al lievito di Erode, al desiderio di risolvere tutto con la potenza? Non vi ho dimostrato di avervi saziato finora? Vi ho saziato solo la fame di cibo? Non vi siete accorti che avete ricevuto col pane che vi ha sfamati, la serenità, la gioia della vita, il segno di una promessa che si sta compiendo, la strada vera della felicità? Questo pane che abbiamo in barca è il segno della mia presenza. Questa non vi mancherà mai, Io sarò con voi sempre!“. 

Purtroppo non conosciamo o amiamo davvero Gesù e lo riteniamo lontano, fuori dalle nostre stesse domande, ma Lui c’è sempre e per ciascuno, soprattutto se ci mettiamo assieme.

15 Febbraio 2022
+Domenico

Gesù trova coraggio nella preghiera

Una riflessione sul Vangelo secondo Marco (Mc 8, 1-10)

In quei giorni, poiché vi era di nuovo molta folla e non avevano da mangiare, Gesù chiamò a sé i discepoli e disse loro: “Sento compassione per la folla; ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. Se li rimando digiuni alle loro case, verranno meno lungo il cammino; e alcuni di loro sono venuti da lontano”.
Gli risposero i suoi discepoli: “Come riuscire a sfamarli di pane qui, in un deserto?”. Domandò loro: “Quanti pani avete?”. Dissero: “Sette”. Ordinò alla folla di sedersi per terra. Prese i sette pani, rese grazie, li spezzò e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero; ed essi li distribuirono alla folla. Avevano anche pochi pesciolini; recitò la benedizione su di essi e fece distribuire anche quelli. Mangiarono a sazietà e portarono via i pezzi avanzati: sette sporte. Erano circa quattromila. E li congedò.
Poi salì sulla barca con i suoi discepoli e subito andò dalle parti di Dalmanutà.

Audio della riflessione

Marco riporta due moltiplicazioni dei pani (6,35-46; 8,1-9); ciò che anzitutto impressiona in questi racconti è la folla: una folla numerosa, venuta a piedi da ogni parte, che segue Gesù giorni e giorni.  Secondo alcuni, tanta folla farebbe sospettare la formazione di un movimento messianico di tipo politico che vedeva in Gesù un possibile capo. Ciò è verosimile: del resto Giovanni, a proposito del medesimo episodio, annota che le folle “cercavano Gesù per farlo Re” (Gv 6,15).

Il clima politico della Galilea di quel tempo era surriscaldato e bastava poco a suscitare fanatismi messianici … scrive ad esempio Giuseppe Flavio: “Uomini ingannevoli e impostori, che sotto apparenza di ispirazione divina operavano innovazioni e sconvolgimenti, inducevano la folla ad atti di fanatismo religioso e la conducevano fuori nel deserto, come se là Dio avesse mostrato loro i segni della libertà imminente” (Guerra giudaica 2,259).

In questa luce, nella prima moltiplicazione dei pani, acquista importanza l’annotazione che Gesù obbligò i discepoli ad allontanarsi: “ed egli, dopo aver congedata la folla, si ritirò sulla montagna a pregare” (6,45-46). Gesù non accondiscende alle attese politiche della folla, ma si allontana da essa, ritrovando nella preghiera la chiarezza della via messianica della croce e il coraggio per percorrerla.

Questa seconda moltiplicazione dei pani avviene in pieno territorio pagano come prefigurazione dell’eucaristia universale, offerta in pienezza anche ai pagani: le sette ceste di pezzi avanzati sono destinate alle settanta nazioni pagane della tradizione biblica ebraica (cfr Gen 10).

Ancora una volta Gesù dona il pane e rinnova la sua misericordia: non si stanca di noi, non si scoraggia per la nostra durezza di cuore … insiste con il suo dono infinite volte: tutta la storia è il tempo della pazienza di Dio.

Il pane che il Signore dà ai suoi apostoli prefigura inequivocabilmente un altro pane che verrà dato all’inizio dell’ultimo gesto che Gesù farà per i suoi discepoli … e in questo gesto cerca di coinvolgere i suoi apostoli: ne vince l’iniziale resistenza, rendendoli strumenti della sua tenerezza … i suoi apostoli… la sua Chiesa!

Oggi  è a noi che Cristo chiede di aprire gli occhi sulla “fame”, spesso inespressa, di tanti fratelli: a noi chiede di mettere a disposizione cuore, mani, talenti, beni perché il miracolo della moltiplicazione dei pani raggiunga gli uomini del nostro tempo.

12 Febbraio 2022
+Domenico

Tu sei la pienezza di vita di Dio con un amore che porta alla croce

Una riflessione sul Vangelo secondo Marco (Mc 8, 31-33) dal Vangelo del giorno (Mc 8, 27-35)

E cominciò a insegnar loro che il Figlio dell’uomo doveva molto soffrire, ed essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, poi venire ucciso e, dopo tre giorni, risuscitare. Gesù faceva questo discorso apertamente. Allora Pietro lo prese in disparte, e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i discepoli, rimproverò Pietro e gli disse: «Lungi da me, satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».

Audio della riflessione

Quando ci si incontra, ci si saluta e, se non ci si conosce, ci si fa una presentazione sommaria: nome e cognome, relazione con qualcun altro di conoscenza vicendevole, professione, luogo in cui si abita, motivo per il quale ci si trova in quella occasione, se non è evidente dalla situazione, e qualche altra nota … una sorta di carta di identità che dice qualcosa, ma che copre ancora molto, se non tutto. Occorrerà parlare a lungo, fare qualcosa assieme, uscire dalla ufficialità e superficialità dei saluti per sapere chi è la persona con cui stiamo parlando.

Molte volte può anche capitare che si frequentano dei compagni di gioco, di scuola o di lavoro, ma non ci si conosce mai: si sanno solo le informazioni da carta di identità e si scopre solo dopo anni di frequentazione chi veramente si è, quali affetti, quali risorse e problemi, quale fede, quale impegno sociale, quali sentimenti, quali sogni e attese si nutrono nella vita di ciascuno.

Gesù aveva con sé, da un po’ di tempo gli apostoli: con loro condivideva il cammino, la missione, le idee, le attese, il progetto di Regno di Dio, ma vedeva che i discepoli facevano fatica a entrare nel suo ordine di idee e un giorno domanda “che dice la gente di me? Come mi pensa?”

Lui vuol però sapere chi pensavano loro stessi che egli fosse! E’ una domanda che tutti ci facciamo su Gesù. “Chi è Gesù per me?”

Anche noi abbiamo tante risposte, ma molte delle nostre non vanno al centro della verità che è Gesù, come quelle degli apostoli! Gesù, per loro, era sicuramente un predicatore, un uomo buono e attento alle persone, un taumaturgo, un uomo socievole, affabile, deciso, abile nel trascinare verso il bene, coraggioso nei confronti di tutti, capace di tener testa a dotti e sapienti, a scribi e farisei, un uomo religioso, di preghiera, sobrio.

Così si potrebbe desumere da quanto Gesù faceva da tempo nel suo pellegrinare continuo per le strade della Palestina … ma questo non era proprio sufficiente: come avrebbero potuto sostenere da lì a poco la vicenda della croce? Come avrebbero potuto capire lo scandalo della passione se non si ponevano su quell’altro piano che spesso tentava di far balenare davanti alle loro coscienze?

E’ solo Pietro che riesce ad avere le idee chiare: Tu sei il Cristo.

Aveva intuito in Lui la sua vocazione più profonda: tu sei il mandato, sei colui che Dio ci ha messo e promesso da secoli, sei l’atteso da tutto il popolo, sei la ragione che tiene in vita la speranza di Israele, sei la presenza di Dio che non ci abbandona mai, sei l’amore senza riserve di Dio per l’umanità, sei il figlio di Dio!

Aiutaci però a capire che questo amore ti porta alla croce.

12 Settembre 2021
+Domenico

Perché dite che siete senza pane? E io chi sono per voi?

Una riflessione sul Vangelo secondo Marco (Mc 8, 14-21)

Audio della riflessione

Per la nostra vita superficiale e distratta spesso non riusciamo a capire che tutto quanto serve per la nostra felicità e serenità lo abbiamo sotto gli occhi, lo abbiamo tra mano e invece andiamo a cercare affannati altrove: abbiamo una famiglia … e cerchiamo l’amore nelle avventure, abbiamo una creazione, una natura da  sogno … e la sostituiamo con le telenovele, abbiamo delle prospettive concrete per il, nostro futuro e ci lasciamo incantare da facili successi, che poi si ritorcono contro di noi, abbiamo un centro che orienta tutta la nostra vita, ci dà un programma, ci offre una meta e preferiamo fare i randagi.

Gli apostoli sono in questa situazione quel giorno che Gesù li invita a salire sulla barca per i soliti spostamenti lungo le rive del lago: è un episodio altamente simbolico. Questa volta non c’è tempesta di vento e di pioggia sul lago, tutto è calmo, tutto è liscio, ma è il cuore di Gesù che è in tumulto: ha con sé i discepoli, quelli che sta curando con tanto amore e dedizione, ma non riesce a far loro capire dove sta il cuore di tutta la loro avventura.

Credono che dipenda tutto da mezzi, da miracoli, da organizzazione: eano partiti senza pensare al pane, distratti proprio come la gente che inseguiva dovunque Gesù e non pensava minimamente al nutrimento. Forse non ne avevano perchè vivevano di rimedi, lavoravano a giornata, compreso un tozzo di pane, forse era talmente coinvolgente Gesù, dava tale speranza che il cibo diventava secondario … sta di fatto che i discepoli, gli intimi, gli “uomini dell’organizzazione” stavolta non hanno pensato a come sfamarsi e lo notano.

Nel linguaggio altamente simbolico, dicono che in barca hanno un pane solo, ma non hanno pane: quel pane che hanno è la immagine di Gesù, per la prima comunità cristiana diventerà l’immagine dell’Eucaristia … e loro dicono candidamente: non abbiamo pane …

… e Gesù comincia a raffica a fare domande: “Che è questo dire che non avete pane? E io chi sono? Che cosa sono stato per voi finora? Quando state con me a che cosa pensate? La nostra è una allegra brigata che tenta di sbarcare il lunario in queste continue tournèe senza mete o abbiamo fisso nel cuore il grande disegno del Padre di ridare all’uomo la vera vita? So che dubitate sempre di me, che non volete trovarvi una ennesima volta nell’imbarazzo di dover far fronte a domande esigenti e impossibili della gente. Voi però avete me: Io sono il pane della vita, Io sono il senso che cercate, il vostro nutrimento vero,  la vostra speranza e la vostra attesa. Io sono il pane vivo disceso dal cielo. Perché continuate a riportarvi al lievito dei farisei, al loro modo di impostare i rapporti con Dio, alla loro autosufficienza intellettuale? Perché siete sempre legati al lievito di Erode, al desiderio di risolvere tutto con la forza? Non vi ho dimostrato di avervi saziato finora? Vi ho saziato solo la fame di cibo? Non vi siete accorti che avete ricevuto col pane che vi ha sfamati, la serenità, la gioia della vita, il segno di una promessa che si sta compiendo, la strada vera della felicità? Questo pane che abbiamo in barca è il segno della mia presenza! Voi vi accontentate ancora di rimedi: la manna, i pesci, le spighe di grano raccattate tra i campi.”

Ecco … noi forse in questi tempi non siamo così superficiali: non ci preoccupano più di tanto le nottate tra amici, che in questo tempo non possiamo fare, non ci preoccupa qualche sballo o le avventure, che ci sono proibite, ma facciamo tra noi racconti farneticanti per nascondere le nostre paure.

Siamo piuttosto senza troppa speranza per questa pandemia … e allora alziamo lo sguardo a questa barca, alla barca della vita che naviga tra tempeste e bufere: siamo certi che tra noi sta seduto Gesù … “Ci sono io, non temete, non vi abbandonerò! Sarete voi a lasciarmi, non certo Io: Non vi lascerò mai orfani”.

16 Febbraio 2021
+Domenico

L’umanità di Gesù e il segno vero, atteso, profetizzato di Dio

Una riflessione sul Vangelo secondo Marco (Mc 8, 11-13)

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Abbiamo provato qualche volta a domandarci perché siamo credenti? L’uomo è definito anche … come “animale ragionevole”, e tutti ci teniamo ad usare la nostra intelligenza in ogni aspetto della vita … e quindi anche nel nostro credere. Però forse in questa giusta esigenza facciamo la fine dei farisei, che con la loro idea molto umana di Dio erano “affamati di prodigi”, di cose grandi, di prove – quindi – dal cielo che garantissero il loro salto nella fede.

Quindi attendevano – come forse anche noi – che Dio potesse essere  una soluzione meravigliosa di tutti i nostri problemi: vorremmo che Dio si faccia vedere come noi lo immaginiamo, che quindi ci dia delle prove concrete per mettere in pace la nostra curiosità o la nostra stessa fantasia.

Gesù invece rifiuta espressamente di dare un fondamento di questo genere alla nostra fede: non pioverà niente dal cielo se è questo che vogliamo, è pura evasione dalla nostra vita quotidiana aspettarsi una soluzione che ci lascia passivi e inerti: una fede così l’hanno giustamente definita “oppio dei popoli”, gli atei. 

Il Vangelo, invece, ci propone una fede che abita dentro la nostra vita, le nostre case, il nostro mondo, la nostra storia: il nostro Dio non è al di fuori o al di sopra di noi, ha deciso di mettersi dentro la nostra storia quotidiana, è uscito da se stesso e si è fatto uomo come noi in Gesù; anziché un segno come lo chiedevano i farisei si è presentato come un anti-segno, scandalo per le persone religiose e pazzia per i benpensanti. Ha vissuto una vita estremamente umile, modesta, povera, donata, al servizio sempre di tutti, conforme alla volontà di Dio , che vuole che tutte le persone siano salve e arrivino alla conoscenza della verità … e, salvati, per il suo sangue versato lo siamo proprio

E’ duro da capire, anche se molto umano, che la nostra fede non si fonda su segni di potenza, ma nel riconoscere l‘estrema debole umanità di Gesù, che per giunta finirà sulla croce: è il grande mistero di Dio, del suo amore, che ci è venuto incontro in Gesù e si è fatto pane quotidiano, per noi tutti, come forza di un cammino indicatoci e insegnatoci da lui. Ci ha donato una parola, da sempre, perché Dio parla agli uomini come ad amici.

Con Gesù ci ha dato una parola, definitiva , che ci porta alla verità: star dietro a lui, al suo Vangelo, alla bella notizia, che non è uno scoop di giornale, ma Lui stesso, chiara luce che ci rende vivo tra noi il Padre, è fare il percorso più sicuro per conoscere la verità di cui abbiamo sete incontenibile.

Seguire Gesù è verifica autentica della nostra fede!

E permettetemi oggi, siccome sono bresciano, di ricordare i patroni della mia diocesi, di Brescia, i santi martiri Faustino e Giovita, due martiri i santi patroni che hanno portato la fede nella mia diocesi.

15 Febbraio 2021
+Domenico

Ma volete capire che c’è un pane che è la fine del mondo!

Una riflessione sul Vangelo secondo Marco (Mc 8,1-10)

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Chi di noi è abbastanza vicino alla Chiesa sa che per noi la Messa della domenica è un fatto più serio di quanto pensiamo: l’eucaristia è un dono, una forza impensabile e assolutamente necessaria. Chi non crede molto si meraviglia che noi cristiani abbiamo questo che loro chiamano “obbligo”, noi invece la chiamiamo “una finestra aperta sull’eternità”, e la mettiamo al centro della domenica, la celebriamo nell’Eucaristia … detto semplicemente “andare a Messa”.

L’abbiamo cambiata in un “precetto” questa festa, ma non ne conosciamo la portata di regalo, di stupore, di consolazione che essa invece è … figuratevi se ai tempi di Gesù fu facile per lui aiutare gli ebrei ad entrare in un altro ordine di idee e di rapporto con Dio, abituati come erano a trovarsi nel tempio a sacrificare animali, con quasi letteralmente fiumi di sangue che scendevano dagli altari, iniziare a pensare che tutto doveva essere cambiato con un pane e un calice di vino era impensabile anche per chi se ne fosse convinto.

Cambiava apparato: niente animali, niente commercio di carni, niente sangue da far scorrere ordinatamente, molto meno personale dedicato, strutture assolutamente inutilizzate e inutili alla fine.

Prima ancora di tutto questo, la grandezza e significato del pane eucaristico: per questo Gesù – e l’evangelista Marco tenta di descriverlo al meglio – deve intervenire non una volta sola, come penseremmo noi, all’ultima cena, quando istituisce l’Eucarestia, ma in molte più occasioni, di cui le moltiplicazioni dei pani erano dei simboli, erano un segno, che avvicinava molto alla comprensione del mistero eucaristico.

Comprensibile e necessaria la domanda di Gesù a chi non voleva capire o, capito, non ne voleva sapere: “volete andarvene anche voi?” La ricordo molto bene come  sia stata rivolta a 2 milioni di Giovani nel 2000 alla Giornata mondiale della Gioventù di Roma, da papa San Giovanni Paolo II, che neanche lontanamente ha cercato di blandire tanti giovani con qualche discorso più conciliante, ma ha chiesto un “si” per l’Eucaristia, sia per la fede che per la “pratica sacramentale” della Messa, e a tutti chiese “volete andarvene anche voi?” … era l’unica alternativa al si.

Ecco allora Gesù che si applica al suo uditorio, che lo sta seguendo da giorni, e si cura di sfamarli con un pane moltiplicato all’abbondanza, messo al centro della sua passione per il popolo che lo segue e del suo dono fino all’ultima goccia di sangue, che sarà in quel calice che berrà fino alla fine sul Calvario.

Di fatto, naturalmente i discepoli non capiscono come si potrà trovare pane per tutta quella gente: lentamente, partendo dal concetto della solidarietà, del condividere il bisogno, faranno poi il salto di qualità in quello spezzare il pane dell’ultima cena e dell’incontro con i due discepoli di Emmaus.

A noi … uscire da abitudini, ingessature, superficialità nella partecipazione fedele e appassionata all’Eucaristia: dobbiamo tornare a fare della Messa il centro della nostra fede …. o vogliamo andarcene anche noi?

13 Febbraio 2021
+Domenico