Nessuno mai saprà amare solo per dovere

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 21,31-32) dal Vangelo del giorno (Mt 21, 28-32)

E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli».

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Non è facile riconoscere i nostri sbagli ed essere sinceri con gli altri e spesso purtroppo anche con se stessi: siamo facili costruttori di maschere, che facciamo fatica a toglierci e spesso la maschera la teniamo anche per noi stessi, ci convinciamo un po’ alla volta di essere giusti, di essere bravi, di poter guardare Dio dritto negli occhi … queste maschere che portiamo non ci permettono allora di convertirci! Non sono le mascherine contro la pandemia, ma quelle che si sono incarnite di più nella nostra vita; non ci sono esperienze, consigli, prediche che ti facciano cambiare idea, quando non hai il coraggio di guardare dentro di te.

Il Vangelo ci pone davanti a un confronto paradossale,  scandaloso: alla fine ci dice che le persone palesemente ingiuste, peccatrici sono da preferire a quelle ritenute giuste. Noi che siamo giusti e buoni, ovviamente “benpensanti” perché siamo tutto sommato anche benestanti, davanti a Dio siamo molto più indietro dei furfanti e delle prostitute.

Gesù usa ancora la storia di due figli: chi dice si e non fa e chi dice no e fa; sono in realtà una sola persona, siamo noi stessi che ascoltiamo.

Io sono quello che dice di sì a parole e non con i fatti, quello che dice no perché non vuole fare la volontà di Dio e poi riesce a cambiare perché si pente.

Il padre è sempre al centro: è il nostro amatissimo Dio creatore, il padre buono, abitato solo da amore infinito, che, oggi, chiama ad operare nella vigna. E’ l’oggi di tutti noi che siamo chiamati a deciderci per questa vigna, dove lavorare significa amare Dio e servirlo nei fratelli. E’ un oggi di un mondo che tende ad allontanarsi da Dio e a credersi autosufficiente, un oggi fatto di paure del futuro, di depressioni, di confusione, ma anche di desideri di cambiamento, di ricominciare da capo una nuova vita.

Siamo tentati di dire no, ma nessuno di noi deve dire un si forzato, nessuno guarda il padre come un padrone al quale non può dire di no. Nessuno si deve sentire in obbligo di compiacere a Dio, non è un dovere: nessuno mai saprà amare solo per dovere.

Il paragone con le prostitute è duro, ma non è difficile riconoscere che spesso il nostro amore a Dio è “commerciale”: veniamo in chiesa, ci affidiamo a Dio solo se ne possiamo ottenere favori, miracoli, benefici e non ci accorgiamo che stiamo continuamente rifiutando di lavorare per il bene. Scambiamo delle volte i sacramenti per affari, li facciamo diventare solo facciata e non decisione di conversione, li celebriamo spesso per farci vedere e non per guardarci dentro e scoprire il grande amore di Dio. Spendiamo una barca di soldi per il matrimonio e mascheriamo già il tradimento o lo scioglimento.

La conversione, il capire che dobbiamo ritornare a Dio è la strada da compiere ed è la nostra speranza, ed è per questo che Dio non ci abbandona mai.

15 Dicembre 2020
+Domenico

Ed è per questo che Dio non ci abbandona mai.

Sobrietà per essere liberi

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 21, 24-27) dal Vangelo del giorno (Mt 21, 24-27)

Gesù rispose loro: «Anch’io vi farò una sola domanda. Se mi rispondete, anch’io vi dirò con quale autorità faccio questo. Il battesimo di Giovanni da dove veniva? Dal cielo o dagli uomini?».
Essi discutevano fra loro dicendo: «Se diciamo: “Dal cielo”, ci risponderà: “Perché allora non gli avete creduto?”. Se diciamo: “Dagli uomini”, abbiamo paura della folla, perché tutti considerano Giovanni un profeta».
Rispondendo a Gesù dissero: «Non lo sappiamo». Allora anch’egli disse loro: «Neanch’io vi dico con quale autorità faccio queste cose».

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Non è sempre facile riportare la vita all’essenziale: nasciamo nudi senza difesa, torniamo alla terra senza poterci attaccare a niente, ma riempiamo bene la nostra esistenza di tutto e di più durante il nostro percorso che ci auguriamo il più lungo possibile.

La pandemia sembra che ci voglia caricare di tante preoccupazioni oltre che quella della salute: c’è un meccanismo perverso che ci stritola, occorre consumare di più per aiutare la produzione a decollare, produrre di più è lavoro, lavoro è sicurezza e possibilità di comperare e il cerchio sembrerebbe chiuso se non ne scadesse la nostra qualità della vita che ingrassa troppo in tutti i sensi e si appesantisse in maniera insopportabile, e se non dessimo un altro colpo mortale al creato che non sopporta di essere continuamente depredato senza scampo.

Nel cuore di questo periodo forse ancora di luci e di consumo, ma di grande speranza, attesa e tensione positiva si inscrive, forse per qualcuno fastidioso, ma sicuramente controcorrente, la figura di Giovanni il Battista: per noi il Battista è nome ben definito, autentico, non indicativo di ruolo o missione o per lo meno, lavoro e compito.

Invece significava soltanto e unicamente un’azione controcorrente: battezzatore.

Me l’immagino presentarsi così: “gente, non siete stufi di tutti gli orpelli con cui vi state ingessando la vita? Non vi pare che a furia di fondo tinta, di casual, che sembrano il massimo della semplicità e invece c’è gente impiegata a fare gli strappi e i buchi in punti strategici, di piercing e di brillantini che fanno della vostra testa un “busto da museo”, non riusciate più ad essere voi stessi? Non vi sembra di lavorare più per spuntare al meglio fuori dalla mascherina che per voi stessi? Non riuscite più a far pace con voi stessi e vi riempite di cose. Venite un po’ nel deserto dove abito io, vestito di peli di cammello, un po’ troppo rozzo forse, ma vivo perché mi devo continuamente grattare: toglietevi tutto e buttatevi in quest’acqua rigeneratrice, come quel liquido amniotico del ventre di nostra madre. Verrà dopo di me chi vi riempirà la vita: Ridate allo Spirito il suo posto, che tentate sempre di nascondere e cancellare.”

Dio si attende nella sobrietà e nella essenzialità, anche durante la pandemia: non sarà solo l’attesa del Natale, ma l’attesa di tutta la vita, di ogni vita.

Un posto al bambino Gesù lo stiamo preparando nei nostri pensieri, nelle nostre paure, nei nostri aneliti di pace e serenità, nelle nostre stesse sofferenze? Abbiamo una certezza: per Gesù il presepio non è una melodia o un sogno, o una sacra rappresentazione o una serie di sentimenti infantili, ma è la decisione di stare nella nostra umanità e Lui non ci abbandona mai.

14 Dicembre 2020
+Domenico

Torniamo a dire e cantare sempre “Laudato si’ mi Signore”

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 21,33-43)

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Chi si immaginava che la sua vita e la vita del mondo in cui vive sarebbe stata una lenta costante graduale evoluzione verso un mondo sempre migliore, ordinato, tranquillo, o per lo meno verso una completezza e armonia più pervasiva, si deve ricredere: gli sconvolgimenti che i fatti impongono, le migrazioni inarrestabili, la scomparsa di confini per la correttezza delle informazioni, le finanze, i popoli rimettono sempre in dubbio ogni buona meta o aspirazione.

La nostra sicumera di avere in mano tutto e di soffrire solo perché ci stavamo annoiando della vita è stata messa a dura prova dalla pandemia: la tua stessa identità che hai cercato di costruirti a fatica, quando vedi che non è più spendibile o nel lavoro o nel campo dei tuoi affetti, ti sta addosso come un peso e vorresti avere agilità per cambiarla.

In questo gioco entra sicuramente anche il tuo mondo interiore: ti sembrava di aver trovato qualche certezza, di aver sistemato anche questa zona “religiosa” della tua esistenza con qualche buona lezione di catechismo e qualche buona abitudine, invece vedi che tutto questo non regge più.

La fede si porta dentro istanze di rinnovamento, esigenze non solo di restauro intelligente, ma di rifondazione. Invece tu la lasci andare alla deriva, nella insignificanza.

Così accade nella coscienza dei singoli, così accade nella famiglia, nella stessa comunità cristiana che cambia radicalmente volto: ci si abitua tra di noi come al colore delle pareti, si tiene in piedi qualche vecchia tradizione e si soffoca o annega in una sorta di “modernità liquida”, perchè ogni slancio profetico, ogni invito al rinnovamento, ogni tentativo di colpo di reni risolutivo … non c’è!

“Perciò io vi dico: vi sarà tolto il Regno di Dio e sarà dato a un popolo che lo farà fruttificare”. Mi pare di vedermi davanti Gesù, che dopo tutti i tentativi possibili di far svegliare l’elefante, di far scattare la corsa, ci saluta e va altrove; è il padrone della vigna, che s’aspettava uva pregiata e invece deve fare i conti con qualcosa di selvatico e di insipido.

Certo Dio è fedele al suo popolo, a ciascuno di noi, alla sua Chiesa, ma non al punto di annullare il suo disegno di amore per l’umanità o di mettere da parte le sue esigenze di verità e giustizia.

Se i cristiani rifiutano, se l’occidente gli volta le spalle, se la cosiddetta civiltà cristiana lo rinnega o lo rifiuta, troverà altri che l’ascolteranno e farà vivere la sua Chiesa, la sposa inseparabile, altrove.

Ecco … sentirci dire questa minaccia oggi che celebriamo la festa di san Francesco,  un dono inimmaginabile che Dio ha dato alla nostra vita, alla nostra Chiesa, alla nostra società, alla nostra patria, e anche alla nostra stessa natura, alla sua creazione ci deve far riprendere forza, coraggio, speranza, visioni di mondo belle come il suo cantico di lode che deve ritmare la nostra ripresa di fede, di vita e di cura del creato.

Torniamo a dire … a cantare contenti, e a vivere la vita di ogni giorno “Laudato sì mi Signore”, a risentire Dio nella nostra vita, la sua tenerezza, il suo amore, la sua bellezza.

4 Ottobre 2020
+Domenico

Gesù, ci affidiamo a te, senza condizioni

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 21,28-32)

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È possibile impostare tutta una vita in una direzione, costruirsi una personalità forte, una identità ben definita … ed accorgersi di aver sbagliato tutto?

Non si tratta di essere incerti sul chi diventare, o lasciarsi ingannare da ogni frusciar di vento, ma di percepire che la bontà sta da tutt’altra parte, che i nostri sogni di altruismo sono sempre stati un egoismo “truccato”.

Ti dicevano: devi essere tutto d’un pezzo, non devi ondeggiare come una canna, ti devi fare delle convinzioni … hai lavorato per una vita in questa direzione, ma ti capita oggi però sei di fronte a qualcosa di nuovo, che non avevi mai calcolato; scopri un lato oscuro di te che ti ha sempre dominato e ti ha chiuso nelle tue abitudini.

Ecco, questo è quello che capitava a molta gente che incontrava Gesù: Erano sicuri di sé, “noi non siamo mai stati schiavi di niente e di nessuno!” Sapevano distinguere tra una persona per bene e un ladro, tra una donna di strada e una buona moglie, tra chi osserva la legge e chi fa l’irregolare a vita … anzi andavano da lui per avere conferma. 

“Senti, se lapidiamo questa donna notoriamente  adultera non è forse un’opera buona che aiuta i nostri figli a crescere bene? Se facciamo rispettare il sabato non è meritorio di fronte a questo lassismo e utilitarismo imperante? se stiamo qui davanti all’altare facendo offerte e guardandoti negli occhi non è sempre meglio che nascondersi dietro le colonne come è giusto che facciano quelli che si devono vergognare della loro mala esistenza?!”

Ma Gesù va più in profondità: “Sì, avete dato alla vostra vita qualche bella regola, ma l’amore è qualcosa di più; vi fate paladini dell’ordine, ma vi si è seccato il cuore; sembra che mi diciate di sì, ma alla fine il centro siete voi. I peccatori e le prostitute vi precederanno nel regno dei cieli. Questi almeno capiscono di sbagliare e si pentono, voi invece annegate nel vostro orgoglio, e non sapete dire: ho proprio sbagliato tutto! mi affido a te. A mala pena lasciate cadere le pietre dalle vostre mani, perché non è politicamente corretto lapidare, ma non avete il coraggio di ammettere che avete bisogno di cambiare. So che prima o poi vorrete avere anche su di me il vostro potere di annientamento, contro ogni novità che Dio vuole imprimere alle vostre vite, al vostro culto, alle vostre liturgie, alla stessa Torah – la legge – che non è definitiva, al vostro sabato che si sta attorcigliando su se stesso e non aprendosi all’amore di Dio. Il mio regno non è di questo mondo e ve lo dimostrerò mettendomi nelle vostre mani; solo che anche allora penserete di avere fatto un’opera buona uccidendo il Figlio di Dio, se non vi affidate a Lui senza condizioni.”

Gesù, fa’ capire anche a noi che stiamo sbagliando, aiutaci ad affidarci a te senza condizioni e cambia il nostro cuore.

27 Settembre 2020
+Domenico