Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 18, 21-35)
Ci rappresenta un po’ tutti quella parabola che narra di quel servitore perdonato alla grande dal suo creditore e che, come imitazione di un perdono grandissimo, fa lo strozzino – invece – con un suo debitore: diecimila talenti d’oro sono “vagonate” di oro, che lo strozzino non avrebbe mai potuto pagare; quattrocento denari veramente quattro miseri spiccioli, monetine da resto rispetto ai talenti.
Questa è la nostra fotografia di fronte a Dio: il nostro debito verso di Lui è senza misura e Lui se lo carica sulle spalle e ce lo cancella.
Siamo stati perdonati, ma non abbiamo ancora capito che cosa è il perdono, non lo abbiamo ancora accolto, ci è rimasta dentro una mentalità da schiavo, calchiamo sempre con i nostri passi il perimetro della prigione che ci siamo fatti allontanandoci da Dio: siamo abituati a vivere in una pozzanghera e non sappiamo renderci conto del mare aperto, giochiamo ancora con le barchette di carta.
Chi ci permette di accettare la pienezza del perdono è lo Spirito. Dio ci fa liberi, noi a mala pena ci sentiamo liberati, abbiamo ancora addosso tutta la fasciatura del male, tutta la nostra mentalità da galeotti, da gente che deve sfruttare le occasioni, deve calcolare, deve farsi rincrescere la bontà.
Siamo ancora ammalati di delirio di onnipotenza, il modello di ragionamento non è affatto cambiato: quello che lo strozzino descritto nel Vangelo fa al suo debitore è ancora legato al suo impossibile “ti restituirò tutto”.
Il suo comportamento è evidentemente crudele, ma è più sottile e infido di quanto pensiamo: crede di essere già un salvatore, ma non ha ancora capito di essere un salvato; crede di essere un comprensivo e non ha capito di essere un perdonato; crede di essere uno che accoglie e non ha capito di essere stato accolto, un giusto e non ha capito di essere stato giustificato; crede di essere uno che può esprimere amore, ma non ha capito che è stato tanto amato.
Ma salvatore, comprensivo, accogliente, giusto, amabile è Dio, non lui: non gli passa nemmeno per la testa che queste qualità devono essere d’ora in avanti le sue, e per noi le nostre, che il dono più grande del perdono è il cambiamento del cuore.
Proprio per questo il perdono di Dio è legato al nostro perdonare, è quel gesto di Dio che è legato indissolubilmente alla nostra libertà: Dio non riesce a perdonare se nella nostra libertà non ci lasciamo cambiare dal suo perdono …
… in questo caso, se non ci lasciamo cambiare, il perdono torna “indietro”: Toccherà ancora a Dio riprenderci perché Lui non ci abbandona mai.
13 Settembre 2020
+Domenico