La libertà si nutre di scelte

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 11,20-24)

In quel tempo, Gesù si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi, perché non si erano convertite: «Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidòne fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a voi, già da tempo esse, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, Tiro e Sidòne saranno trattate meno duramente di voi. 
E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se a Sòdoma fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a te, oggi essa esisterebbe ancora! Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, la terra di Sòdoma sarà trattata meno duramente di te!».

Audio della riflessione.

La libertà è un gran bel dono di Dio, ma occorre usarla bene. Tutti noi siamo posti di fronte a delle scelte da fare, alcune facili, altre più impegnative e scegliamo con criteri nostri, secondo gusti e convinzioni che ci siamo fatti, secondo la verità che abbiamo raggiunto nella nostra ricerca. 

  È importante però che mentre scegliamo con libertà ci sappiamo assumere anche le nostre responsabilità. Spesso invece scegliamo e non vogliamo farci carico delle conseguenze. Gesù, infatti, nella sua vita ha sempre offerto a chi lo voleva seguire e lo ascoltava le condizioni migliori per scegliere liberamente. Non compiva miracoli per far credere, ma li offriva come segno a chi aveva fatto lo sforzo di uscire da sé, di orientarsi alla verità del vivere.  

È chiaro che poi Gesù a chi non sceglie bene deve far capire l’errore. Gesù nella sua predicazione, nella sua opera di convincimento della gente si mise a rimproverare le città che non si erano convertite. Il suo rimprovero è quello del padre nei confronti dei figli. Sostiene sempre la loro libertà e quando sa che sono nell’errore è trepidante per le conseguenze che si porta dietro, sta in attesa, lascia andare suo figlio a sperperare i suoi soldi, sa che non troverà la felicità, perché ha scambiato per stelle delle banali luci di attrazione.  

Eppure, ogni giorno è sull’uscio di casa ad aspettare, gli mette nel cuore la nostalgia, il ricordo del bene, il fascino del vero amore. Concede sempre a suo figlio una scelta di riserva per poter tornare ridare alla sua libertà la forza della verità. 

La vita è così: se scegli il male, poi il male te lo trovi a invadere i tuoi pensieri, i tuoi progetti, ti prende l’anima. E non è che Dio ti lasci poi soccombere alle tue scelte sbagliate, perché Dio è ancora talmente buono che il suo giudizio è la croce su cui sale suo Figlio. Se fosse giusto come noi, saremmo tutti destinati alla morte, invece ci ridona continuamente possibilità di vita. 

 La croce è dove si realizza la sua giustizia. Sulla croce Dio è tutto e solo amore, sovranamente libero e onnipotente, capace di portare quella vita che dovevamo scegliere e che invece, ingannati, abbiamo scartato. 

E Lui ci viene ancora a cercare, non lascia alle scelte sbagliate, al male di seguire il suo corso, Lui non ci abbandona mai. 

18 Luglio
+Domenico

Non lagnarti perché hai scelto di credere in Gesù! Lui è vita piena

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 11,25-30)

In quel tempo Gesù disse:
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Audio della riflessione.

È già così complicata la vita con tutto quello che c’è da fare! Lavoro, studio, spostamenti, famiglia, malattia, fatica, stress, vita di coppia, figli, amici, contrattempi, disgrazie, code in automobile, code in aeroporto, code al check-in, code alla posta….  

Non vale forse la pena di semplificarla al massimo?  

Invece ci si mettono anche i preti ad aumentarne il carico. Ho lavorato tutto il giorno, tutti mi hanno fatto salire la bile e adesso c’è anche il prete che tormenta. Una riunione, una messa, l’incontro dei catechisti, la scuola della Parola… 

Ad essere sincero però mi accorgo sempre più che mi si apre un buco nei pensieri, nei sentimenti, nelle relazioni, nelle mie solitudini di pendolare, che non è colmabile con le tagliatelle o con lo stare tutta sera con gli amici al pub a sparare idiozie e che si allarga sempre di più aumentando il peso di tutto il resto.  

Avere fede è un peso o fa parte della gioia di vivere? È meglio essere spensierati, superficiali, prendere le cose come vengono, divertirsi, non complicare la vita con troppi pensieri o si diventa più uomini e donne se con la fatica dei nostri pensieri cerchiamo risposte più vere, ci affidiamo a un oltre? La vita è così misteriosa o basta prenderla come viene, stando in superficie? Contano di più i tormentoni, le leggende metropolitane o una bella partita e qualche ora di palestra? 

Gesù non ha mezzi termini nel dire che il suo giogo è soave e il suo peso è leggero. Anzi si offre con semplicità e decisione. Non sai dove andare? Ti senti dentro un vuoto? Hai capito quanto hai sbagliato nella vita, non hai più voglia di vivere? Credi che sia già detta l’ultima parola sul tuo futuro? Venite a me voi tutti che siete affaticati e io vi darò forza, vi abbraccerò, vi farò sentire il calore della mia passione per voi.  Conosco in quanti tranelli potete cadere, so che il male vi sembra più forte del bene, conosco molto bene come basta una stagione di balordaggine per segnare di pianto tutta la vita, ma io ho in riserbo per voi la gioia di un abbraccio, la forza di una ripresa, la luce di una strada nuova, capace di darvi felicità.  

La fede che vi dono non è una droga che crea dipendenza e da cui fate fatica a liberarvi: la fede non è un peso in più da portare; è come l’amore. Che sarebbe la vita senza amore? Credere è volare, è il sole al posto della nebbia, non i catarifrangenti o le lampade allo iodio; è l’aria pura invece dello smog, è la sicurezza invece della depressione, è la libertà non il metadone. Siete fatti a mia immagine e so che cosa abita nel vostro cuore. Oltre le vostre guerre c’è una pace vera. Questo diceva Gesù a Francesco, quando gli parlava dal crocifisso di San Damiano e con questa proposta nel cuore non poteva non cambiare sé stesso e cambiare il mondo. 

Credere non è solo staccare la spina, ma inserirla ancora di più nel cuore della vita e trovarvi la speranza necessaria per vivere. È avere il coraggio di stare con Gesù, di metterlo al centro delle nostre sequenze di desideri e di sogni, di progetti e di tentativi di vivere. Gesù è bello perché è Lui.  

Queste verità sono nascoste agli opinionisti e ai conduttori di talk show, non hanno posto nei concerti rock, ma sono lampanti per i semplici; le percepisci quando riesci a far sorridere uno sfortunato, brillano sul volto dei poveri, ti prendono quando non hai paura della croce.

09 Luglio
+Domenico

Cuore squarciato d’amore per l’umanità  

Una riflessione sul vangelo secondo Matteo (Mt 11-25-30)

In quel tempo Gesù disse:
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Audio della riflessione.

Siamo spesso tentati di pensare, forse anche perché ce ne viene data l’impressione, che la religione, sia una esperienza complicata, fatta di ragionamenti difficili, di contorsioni del pensiero, di complicazioni, non all’altezza di tutti. Molta gente spesso dice: se io vengo in parrocchia o in comunità voglio solo fare qualcosa di concreto, non farmi stare con le mani in mano a parlare, a fare elucubrazioni, a complicare la vita. Ne danno forse l’idea certi modi di presentare la dottrina della fede, certa predicazione. La vita cristiana invece è semplice. È stare a contemplare, a gioire, a rallegrarsi di avere un papà, di stare a cuore a un Dio che si manifesta nella misericordia e nel perdono, è avere il cuore di un fanciullo che si fida di suo padre, è sentirsi sempre coccolati da un Dio che stravede per noi e ci vuol vedere crescere, come ogni papà.  

L’immagine più bella della vita cristiana è quella di una famiglia di persone che si vogliono bene, che si cercano l’un l’altro, che si riconoscono in un amore che passa da padre a figlio, da fratello a fratello, da grandi a piccoli. E tutto questo dentro una vita fatta di fatiche, di sofferenze, di impegni anche difficili, di pesi da portare, di problemi da affrontare, di situazioni complicate in cui spesso veniamo a trovarci e impossibili da districare.  

Le nostre vite di oggi soprattutto hanno sempre da misurarsi con l’ansia, la tensione, la paura, la corsa, l’affanno. Dal primo risveglio del mattino fino a sera è un continuo muoversi, spostarsi, fare, rispondere, chiamare. E quando c’è un momento di pace, qualcuno che non prevedevi ti chiede aiuto o qualcuno che vive alle spalle degli altri ti provoca a uscire da te stesso per accogliere e perdonare. Ma è proprio tutta così la nostra vita? È sempre e solo frenetica?  

Quelli che seguivano Gesù avevano spesso la frenesia dell’azione e con essa anche la sensazione di essere svuotati, talvolta lo scoraggiamento e la delusione. Gesù si pone nel concreto di ogni nostra fatica per essere forza e consolazione: venite a me voi che siete stanchi, che non ce la fate più, voi che non riuscite a trovare pace nella vostra vita frenetica e dispersiva, nelle vostre relazioni ingarbugliate e ossessive. 

 Venite voi che vi sentite di nessuno, perché tutti sono indaffarati a guardare a sé stessi e non colgono i vostri bisogni veri e io sarò per voi la serenità, la forza, la pace, la sorgente di acqua fresca nella calura del meriggio. Io sto con voi e vi apro il cielo di cui avete bisogno per vivere felici. Il Sacro Cuore è il simbolo che dice tutto questo, è un cuore squarciato d’amore per ogni persona. 

16 Giugno
+Domenico

Non saremo mai abbastanza contenti di avere un Padre come Dio

Una riflessione sul vangelo secondo Matteo (Mt, 11,25-30)

In quel tempo Gesù disse:
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Audio della riflessione

Padre è paternità, papà, babbo, una forza, un affetto, una sicurezza, una pace. È il nome che sempre Gesù dà a Dio. Nella religione ebraica non lo si poteva mai nominare per evitare ogni pericolo di renderlo simile agli idoli, e Gesù strappa l’immagine di Dio e la sua presenza dal regno della paura e del timore e lo colloca nel mondo degli affetti e dell’amore.  

C’è un rapporto ineffabile che si stabilisce tra Padre e Figlio, che non si può conoscere per ipotesi e tesi, per ricerche o teoremi, ma che solo ci è comunicato dall’amore filiale di Gesù. Il Signore del cielo e della terra è il nostro papà, Lui, l’onnipotente è vicino pur essendo altissimo, è tenero nella sua onnipotenza, è misericordioso nella sua giustizia. 

Il privilegio di conoscere Dio non è dei sapienti, che sanno come vanno le cose, degli intelligenti che le dirigono come vogliono, di coloro che negano tutto ciò che non possono produrre da sé stessi che non cade sotto il vaglio della loro visione e esperienza. La possibilità è riservata agli ultimi. Non è l’elogio dell’ignoranza, ma della sapienza, di quella forma di conoscenza che non è fatta dalla cultura colta che può sempre essere utile nelle cose di Dio, ma dalla saggezza della donna o dell’uomo di fede, la sapienza silenziosa propria del povero, la dotta ignoranza del puro di cuore, ben diversa dalla sapienza ignorante del furbo. Il Signore non è oggetto di rapina di nessuna intelligenza, bussa alla porta del cuore.  

Siamo contenti perché il Figlio vuole rivelare questi affascinanti segreti alle vite dei piccoli, alle semplicità dei poveri, ai sospiri che per il suo regno affliggono i suoi amici, ai tenaci per il regno, a quelli che andando controcorrente non sono stimati da nessuno, ai poveri che non hanno udienza presso nessuno. 

E noi sappiamo che in ogni uomo c’è la sapienza del fanciullo, il desiderio di affidamento a un papà, l’attesa di un abbraccio. E Dio lo garantisce a chi ha il cuore semplice. 

Abbiamo bisogno di trovare spazi di intimità, momenti in cui si stacca la spina, si tolgono le cuffie, si smettono i toni aspri del contendere, della sopraffazione o della rivincita, della tensione e della superficialità e rimaniamo soli con noi stessi e con Lui, pronto ad ascoltarci, a coccolarci, a ristorarci. 

Il mio peso non pesa, dice Gesù, la legge dell’amore non è un fardello da portare, ma un paio di ali per volare, è un carico che scarica, che rende leggeri. L’amore è una forza interiore divina: è lo stesso Spirito di Dio che ci dà la forza di vivere nella libertà e nella verità ed è la presenza amorevole del Padre.

29 Aprile
+Domenico

Beato chi non si scandalizza di me

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 11, 2-11)

Lettura del Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!». Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: “Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via”.
In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui».

Audio della riflessione

Si aspetta tante volte qualche novità, poi quando viene non la riconosciamo. Abbiamo cercato dovunque un segno di cambiamento, di futuro, di speranza e quando questa si realizza abbiamo gli occhi e la mente talmente adattati che non riusciamo a stupirci di quello che capita e si porta dentro semi di futuro. Così stava vivendo la gente al tempo di Giovanni il Battista, così si erano adattati i suoi discepoli.. Avevano vissuto per anni con lui il precursore, proprio perché aveva dedicato la vita a preparare il futuro, e quando si presenta Gesù non se ne accorgono.

Vi state ad aspettare una novità per la vostra vita e quando si dà a vedere dite che non è quella. Ma se è una novità con che criterio la aspettate? Voi vi aspettate il già visto, una mano di vernice, un restauro fedele, la ricerca insomma di conferme di quello che già fate.

Giovanni era un uomo tutto d’un pezzo, li apostrofava senza tanti complimenti, sapeva indicare la vera strada della vita, faceva nascere nel cuore dei semplici la consapevolezza di un regno imminente, ma loro non riescono a passare dalla parte di Gesù perchè non se l’aspettavano così. Giovanni non era stato tenero, li aveva abituati a prevedere una comparsa del messia piuttosto minacciosa.

“Razza di vipere! Sepolcri imbiancati! Sulle vostre sicurezze è già levata una scure impietosa. C’è un vento al cui confronto la bora più violenta pare una brezza, tanto vi scompiglierà i vostri comodi tatticismi…

Invece è talmente nuovo Gesù quando arriva, che anche Giovanni resta interdetto. Aveva profetizzato il nuovo e anche lui l’ha trovato sconvolgente, imprevedibile, oltre i suoi pur profetici schemi. Sei tu quello che deve venire o ne dobbiamo aspettare un altro?

Vivere la vita cristiana è allenarsi ad aspettare il nuovo, a bruciare i vecchi cassetti in cui collocheremo anche quest’anno Gesù; è mettersi di fronte all’imprevedibile e costringere la ragione, la vita, le cose, i nostri programmi, i piccoli e grandi progetti a lasciarsi ribaltare. Come fa l’amore, del resto.

Aspettare Gesù è non scandalizzarsi del cambiamento, è staccarsi dalle certezze delle frasi rassicuranti che gelano ogni novità: ai miei tempi, abbiamo sempre fatto così, vogliamo solo stare in pace. Gesù invece proprio vuole che la pace sia un dono nuovo e travolgente, una dimensione della vita capace di sconvolgere le false sicurezze del quotidiano da routine. Aspettare è vedere nella vita un Dio che non ci abbandona mai, ma che ci sorprende sempre..

11 Dicembre 2022
+Domenico

Decisi, dedicati, grati e abbandonati nelle mani di Dio

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 11, 16-19)

Lettura del Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse alle folle: «A chi posso paragonare questa generazione? È simile a bambini che stanno seduti in piazza e, rivolti ai compagni, gridano:
“Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!”. È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e dicono: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e dicono: “Ecco, è un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori”.
Ma la sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che essa compie».

Audio della riflessione

Quando non vogliamo cambiare sono buone tutte le scuse: troviamo mille motivi per fare tutto e il contrario di tutto … non ci appaga una cosa, vogliamo il contrario, poi quando è a portata di mano non ci va bene neanche quello …

Gesù bollava senza  mezze misure questo atteggiamento: “Vi abbiamo chiesto di ballare e non avete ballato, di cantare e non avete cantato. Giovanni non vi andava perché era troppo severo, di me dite che sono un crapulone e un ubriacone. Ma … una buona volta vi decidete? L’invito alla penitenza non vi dice niente, l’invito alla festa nemmeno. Volete stare sempre nel vostro grigiore, nell’acqua né calda né fredda. La vostra esistenza ha un guizzo di  vitalità oppure va avanti sempre nella noia?”.

Sapersi decidere per qualcosa, ma soprattutto per qualcuno è assolutamente necessario … invece abbiamo imparato di più l’arte del tenere il piede in due scarpe, di tenerci sempre delle riserve – insomma – perché non siamo sicuri di far bene.

Per ora stiamo assieme, poi si vedrà … e passano gli anni più belli della vita, sempre con una riserva che tarpa le ali, che non ti permette di generare vita, di costruire futuro per te e per altri: Sei contento, ma temi sempre che la fortuna si giri e quindi pensi a qualcosa … a come salvarti, a come cambiare.

Quanto invece è più bella la vita di chi rischia, di chi si butta, di chi mette tutta la sua speranza in qualcosa o qualcuno di grande: chi forma una famiglia ha questa capacità di decisione e questa si trasforma in grande forza in tante situazioni.

Si domanderà qualche volta chi glielo ha fatto fare, ma la forza della scelta gli permetterà di riscoprire l’incandescenza degli inizi, del momento della decisione.

I dubbi di qualche momento non riusciranno mai a cancellare la bellezza fondamentale di un dono senza riserve: la riserva per natura sua è infelicità, dubbio, paura, apprensione, talvolta inganno e furbizia, ma sempre sicuramente contro di … se stessi … per questo Gesù nel Vangelo continua a forzare verso scelte decise della sua persona, della speranza che Lui è, dell’amore che mette a disposizione.

Il Regno dei cieli non è per i pappamolle o per gli indolenti, ma è per chi usa la violenza della mitezza, della generosità, per chi con una forza interiore che nessuno può fermare: sa mettere a disposizione tutto, senza crearsi vie di uscita rassicuranti.

9 Dicembre 2022
+Domenico

Qui da me c’è sempre posto per te

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 11, 28-30)

Lettura del Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse:
«Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Audio della riflessione

L’esperienza del vivere è spesso faticosa: non solo per le malattie, le disavventure, le disgrazie, ma anche per il suo corso normale … ogni giorno devi caricarti il tuo fardello e portarlo: hai una casa, una famiglia e devi esserne sempre responsabile; hai intrapreso una strada di studio e devi portarla a termine … tante volte sei tentato di lasciare tutto, spesso, soprattutto quando ti rimorde la coscienza perché ti sei comportato male, trovi ancora più difficile costruirti motivazioni per continuare … altre volte ti senti solo, sei circondato da persone che ti dicono di volerti bene, ma non ne senti il calore, l’intensità: non è depressione, ma desiderio di sentirsi di qualcuno sempre, di avere un posto in cui sentirti preso per quello che sei, e amato anche senza merito, senza averlo guadagnato.

Gesù capisce questa sete profonda dell’umanità, questa sete di me e di te, che stiamo annaspando nella vita, contenti, desiderosi di continuare, pieni di buoni propositi, ma senza forze, esausti, senza spinta interiore. Ci abituiamo a tutto, senza grinta … anche le cose più belle si scoloriscono perché ci lasciamo prendere da follie del momento, da dolori imprevisti e sofferenze che ci paiono insormontabili.

“Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi, passate di qua quando non ne potete più, perché Io ci sono sempre: Io non vi scarico, Io sto sempre con voi! Quando la vita vi sembra senza sapore, Io sono il sale della vita. Quando vi sembra inutile, insopportabile, pesante, state dietro a Me, vi trascino Io, vi tengo Io per mano, vi prendo la croce e l’appoggio sulla mia. Tendi la mano che te la prendo Io e faccio passare in questo contatto la mia forza, la decisione irrevocabile di mio padre che vuole per te la gioia piena. E’ ben altro il peso della vita: è il male che non ti  molla, che ti incatena, è il peccato”.

Tu puoi avere l’impressione che il Vangelo sia difficile da seguire, ma non è un peso: è una forza, una luce che scandaglia nelle profondità di tanta nostra infelicità e vi dà luce.

“Non sono una legge, ma uno Spirito. Sono già dentro di te a sanare ciò che sanguina, a lavare ciò che è sporco, a piegare le tue assurde cattiverie”.

7 Dicembre 2022
+Domenico

La grande figura di Gesù nella persona di san Francesco

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 11, 25-30)

Lettura del Vangelo secondo Matteo

In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli.
Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Audio della riflessione

Non sono rare le giornate in cui ci capita di non farcela più, in cui sembra che tutti si accaniscano contro di te, l’oroscopo compreso: hai proprio giù la catena – dicono i giovani -, vai in depressione, si accumulano proprio tutte le contrarietà … allora ricorri ai rimedi: mandi al diavolo tutti, ma sposti solo il problema; ti ubriachi, ma poi ti trovi peggio di prima con il mal di testa per giunta; ti impasticchi o ti dai ai tranquillanti con il risultato alla fine di sentirti uno zombie.

Gesù dice: “venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi e io vi darò ristoro”.

Traduciamo: “quando non ce la fai più, io ci sono; quando ti sembra che tutto crolli io non cedo; quando sei disperato, io sono il tuo futuro; quando ti sembra che non ci sia un cane a capirti, prova a passare da me e vedrai che io non ho altro da fare che accoglierti, rinfrancarti, coccolarti”.

Gesù era la consolazione dei poveri che incontrava: era il segno della bontà di Dio per chi provava solo rimorso, era l’oasi per ogni deserto di emozioni.

Come si può trovare in Gesù questo ristoro?

“Il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero. Prendi questo peso, rifatti alla mia parola” … altro che tranquillanti!

Spesso nella vita ci scrolliamo di dosso la proposta cristiana perché la riteniamo oppressiva, antiliberatoria, pesante e saltiamo in braccio alla infelicità … paghiamo pure gli avvocati per mantenerci infelici! Ci scrolliamo di dosso quella che ci sembra una croce, che Cristo sempre porta con noi e andiamo a costruircene di incomprensibili!

La soluzione di tanti nostri affanni è proprio la sua parola, la sua visione della vita: sono le sue beatitudini, ma noi vogliamo scartare Lui per avere la vita …

San Francesco, che oggi celebriamo, nella sua vita ha imitato alla lettera il Signore Gesù, fino a immedesimarsi con Lui con il dono delle stimmate, delle ferite dei chiodi infissi in mani  e piedi e dello squarcio nel costato di Gesù! Veniva da una giovinezza dissipata, ma una volta chiamato ha cambiato vita, ha seguito nella povertà le orme di Gesù, ha osato una fede cristallina che lo ha fatto conoscere come pazzo, come illuso, come sognatore senza piedi per terra.

Invece proprio perché aveva i piedi per terra, dormiva in terra e morì in terra; fu una immagine di Cristo provocatoria e dialogante con tutti: coraggioso con lo stesso papa, deciso con suo padre, da lasciargli tutto, vestiti compresi; innamorato perso di Gesù ha dato vita a nuovi modi di incarnarlo nella nostra esistenza e ha aperto la vita di tante persone e della stessa Chiesa alla fede autentica.

4 Ottobre 2022
+Domenico

Trasmissione Radiofonica
Trasmissione Televisiva

“Godiamoci” questo nostro Gesù

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 11, 28-30)

In quel tempo, Gesù disse: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Audio della riflessione

Abbiamo sviscerato tanti fatti che ci ha comunicato il vangelo, conosciuto tanti miracoli, guarigioni, risurrezioni, impegni di annuncio e di testimonianza, abbiamo provato le difficoltà dell’incomprensione, talvolta anche della persecuzione. Essere cristiani è impegnativo certo. Ora però distendiamoci nella contemplazione e nell’abbraccio di Gesù. Venite a me voi tutti. Gesù accetto l’invito, sono contento di sostare con te, di godere di esserti con tutti fratello. Tutte le leggi con cui nel primo testamento hai regolato la vita del tuo popolo ora cedono al dono stesso della tua vita a ciascuno di noi con te. All’etica delle norme tu sostituisci quella della libertà e ci comunichi sempre il piacere di essere figli e fratelli. Rispondere al tuo venite, per noi è entrare nel Regno che ci hai preparato prima della fondazione del mondo.

Nella tua carne noi riusciamo a godere del tuo Spirito. In Lui tu verbo ti sei fatto carne, sei venuto ad abitare tra noi e ci hai aperto le braccia del Padre. Il tuo venite è per tutti, anche per quelli di Corazim e di Betsaida o Cafarnao che un giorno non ti hanno voluto, e tu sei riuscito a farli partecipare al banchetto della tua misericordia. Signore siamo contenti che tu possa tenere presso di te, nell’abbraccio del tuo perdono tanti nostri amici, che non siamo riusciti ad amare come vuoi tu, che abbiamo forse anche allontanato con i nostri insani comportamenti.

Il riposo che tu ci dai è la fine della fatica, l’ingresso nella terra promessa, il raggiungimento del sabato, compimento della creazione in Dio. Sappiamo che questo riposo è Dio stesso, tuo e nostro Padre, vera casa dell’uomo, alla quale ognuno di noi è invitato a tornare dopo l’affanno delle nostre fughe.

Presso di te troveremo la pace, noi prendiamo la tua strada per arrivarci, quella della mitezza e dell’umiltà che conduce al Padre. Il tuo giogo è solo quello dell’amore e non è un fardello da portare, ma un paio di ali per volare nel tuo cielo di trinità beata.

Signore Gesù facci sempre sognare così, perché è la tua Grazia, la tua compagnia che ci riempie di gioia.

14 Luglio 2022
+Domenico

Orizzonti di vita e di fede, sempre più ampi

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 11, 25-27)

In quel tempo, Gesù disse:«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo».

Video della riflessione

Il nostro orizzonte spesso pecca di chiusura: si chiude alla vita quotidiana con le sue abitudini, i suoi percorsi soliti, le sue incombenze ormai immutabili se abbiamo qualche anno in più.   Rischiamo allora di restringere anche la nostra visione di mondo, l’orizzonte della nostra vita cristiana, che diventa una gabbia anche per il vangelo che dobbiamo sempre annunciare a tutti. La pandemia di questi anni ci ha un poco abituati a rivoluzionare tutto, ma non ancora forse nella fede.

Gesù vede lontano. Vede nel corso dei secoli la schiera innumerevole di uomini e donne di ogni età e condizione aderire al suo messaggio, annunziato dai suoi primi discepoli. “Ai poveri è annunciata la buona notizia”: era uno dei segni dell’era messianica. A tutti Gesù lancia un invito appassionato: “Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi”.

I poveri, i piccoli, gli umili accorrono a Lui, raggiungono la fede se sono capaci di farsi piccoli e umili. I nostri giorni invece sono caratterizzati da ideologie estremamente in contrasto tra loro, la nostra società è diventata molto esigente, soprattutto con chi pretende di dare risposte soddisfacenti alla vita di ogni giorno.

Gli interventi anche molto spontanei, semplici, chiari che papa Francesco non fa mai mancare sulle questioni più urgenti della nostra vita personale e sociale vengono, e giustamente, passati al vaglio di ogni critica e non sono certo accolti per abitudine. Questa è cosa molto buona, se favorisce una presa di posizione più cosciente e convinta.

Però dobbiamo ricordare anche  che la fede, quella che fa aderire a Cristo e alla Chiesa, è sempre anche un atto di umiltà, è espressione di uno che riconosce di aver bisogno di salvezza, che non trova in se tutte le risposte o le proposte necessarie per dare alla vita un senso vero, ampio, dignitoso; nessuno cerca placebo o fasciature. E soprattutto è una persona che scrive dentro la sua esistenza un forte atto di fiducia in colui che vuole salvarci. Pecchiamo di sicumera, di persone che non vogliono aver più niente da cambiare nella vita; abbiamo perso due anni e noi adulti non sappiamo ancora dare alla vita un nuovo slancio, che servirebbe non solo a noi, ma anche ai giovani che di tempo prezioso ne hanno perso più di noi.

13 Luglio 2022
+Domenico