Una riflessione sul Vangelo secondo Marco (Mc 3, 7-12)
Interessante vedere in questa pandemia, che basta aprire con un decreto trasmesso con dei colori, qualche spazio, soprattutto se si tratta di spazi di contatto, di dialogo, di compera, di scambio … che non si bada più a distanza fisica obbligatoria o a proibite concentrazioni di persone: tutti si scandalizzano, ma possono leggerci sotto la necessità di trovarsi, di uscire, di vedere, toccare, ascoltare, di sentirsi un popolo.
La gente abituata a spostarsi per i mercati, per i divertimenti, per ascoltare “persone significative”, di questi tempi soprattutto, ma sempre si sposta in cerca di speranza: I malati sono spesso questa gente.
La ricerca di sollievo alla sofferenza mette in tutti i malati una grande attesa: quando sentiamo che da qualche parte di questo mondo c’è qualcuno che può risolvere le nostre angosce o le nostre malattie facciamo tutti i sacrifici possibili per tentare una possibile strada che ci dà guarigione, che risponde alle nostre sofferenze, fossero pure dei maghi …
Gesù, nel suo pellegrinare, spostava tanta gente che aspirava – e lui pure ne era consenziente – a diventare il suo popolo, un popolo che veniva a contatto con la sua Parola, con il suo messaggio nuovo, con la forza con cui accompagnava quanto diceva. E la gente era talmente interessata a Gesù che lo travolgeva, voleva un contatto fisico con lui – dice il Vangelo – gli si gettavano addosso per toccarlo. Si è fatto come pulpito una barca così che almeno, parlando da qualche metro dalla riva del lago, non lo schiacciassero.
Non era fanatismo, ma desiderio di dare salvezza alle proprie vite, certezza di essere a contatto con Dio e di poterglisi affidare!
Noi guardiamo con supponenza a questa folla che si stringe attorno a Gesù, perché crediamo di essere autosufficienti, di non aver bisogno di un salvatore, perché crediamo che ci salvi la scienza, o il progresso, di questi tempi soprattutto il vaccino.
Pensavamo di essere già assicurati su tutto … pensavamo “per le malattie abbiamo gli ospedali, per le depressioni le medicine, per la solitudine le città e le piazze, per i problemi tecnici il progresso, per i contenziosi i tribunali, per gli imprevisti le assicurazioni” … invece ci è crollato tutto, non sappiamo più dove trovare certezza e sicurezza.
Questa è l’immagine del nostro vivere di oggi; da soli o assieme abbiamo bisogno gli uni degli altri … ma alla fine sentiamo che tutto quanto è in nostro potere non basta: abbiamo bisogno di un salvatore, anche noi uomini e donne del terzo millennio abbiamo bisogno di Dio, cerchiamo anche inconsciamente, un contatto con Lui.
E Dio, in Gesù, si lascia toccare, già da allora, ma anche oggi: Dio si presenta all’uomo e si fa incontrare in Gesù. Lui si fa incontrare nella quotidianità della nostra vita, nel rapporto tra di noi, nel volto del povero, nella vita sacramentale, nella sua Parola … le chiese possono essere vuote, ma la sua presenza non si “contrae”: viene lui a cercarci, perché Dio non ci abbandona mai.
21 Gennaio 2021
+Domenico