Fondamenta per una vita senza senso

Riflessione sul Vangelo del giorno (Mt 7,21-29)

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. In quel giorno molti mi diranno: “Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?”. Ma allora io dichiarerò loro: “Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità!”.
Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande».
Quando Gesù ebbe terminato questi discorsi, le folle erano stupite del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come i loro scribi.

Audio della riflessione

Su che cosa fondiamo la nostra vita, il nostro essere, il nostro futuro, i nostri progetti? Sulla sabbia o sulla roccia? È diventato ormai proverbiale un modo così di parlare a partire da una bella immagine di Gesù che descrive due case, due tipi di fondamenta e un unico immancabile tornado di venti, acqua, fiumi in piena, che le mette a prova. 

Siamo abituati di questi tempi a vederci franare addosso una riva, un pezzo di montagna, a vedere ingoiati in un attimo le fatiche di una vita, se non le vite stesse. E si grida sempre tutti al dissesto idrogeologico.  La casa fondata sulla sabbia scompare e quella fondata sulla roccia rimane. Quella casa è la nostra vita, il nostro amore, i nostri progetti.  

Che cosa è sabbia per la nostra vita? È l’apparenza, l’inganno, i soldi, la cattiveria, la superficialità, il disimpegno.  

Che cosa è sabbia per il nostro amore? È l’egoismo, il soggiogare l’altro e strumentalizzarlo, è la soddisfazione e il piacere fine a sé stesso, è l’avventura, è costringerlo a una prova. È sabbia per i nostri progetti l’aver smesso di sognare, di credere con tenacia, di lavorare sodo per realizzarli. È sempre una grande delusione quando ti tocca restaurare la tua vecchia casa e ti accorgi che mancano le fondamenta! Sembra bella, ti richiama tanti ricordi, ma non potrà reggere più di tanto. 

Allora la tua fatica è tutta nel costruire pezzo a pezzo le fondamenta. 

Si può ridare fondamenta a una vita senza senso, a una esistenza fatua, pronta a franare a ogni difficoltà? Si! Se si tratta di vere fondamenta che non sono certo l’alcol, o lo sballo o le sostanze chimiche o tutte le avventure che si fanno per dimenticare. 

Anche l’amore fondato sulla sabbia può ritrovare dignità se ha il coraggio del chiedere perdono, della tenerezza, del rifarsi alla sua vera sorgente. Gesù dice che la roccia è la sua parola accolta e attuata. 

Andiamo a cercare tante soluzioni ai nostri problemi di vuoto, leggiamo gli oroscopi, consultiamo maghi e fattucchiere. È ancora tutta sabbia.  

Ci serve una parola che dà speranza. Il Verbo stesso, la Parola, si è fatto carne. 

27 Giugno
+Domenico

Ci vuole una roccia, non la sabbia

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 7,21.24-27

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.
Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia.
Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande».

Audio della riflessione.

Si continua a dire che oggi mancano i valori, mancano i riferimenti, i giovani non hanno nessuna certezza cui aggrapparsi, ciascuno naviga a vista, senza bussola, senza sapere dove sta andando. Mai come oggi si sente la necessità di ancorare l’esistenza a qualcosa di solido, di incrollabile, a qualcosa che ti dà sicurezza.  

Vuoi affrontare la vita di famiglia, vuoi affrontare un nuovo lavoro, ti vuoi impegnare in una attività sociale, ma vuoi sapere su che basi solide. Quando si applicano queste ansie al mondo economico, alla vita fisica, agli interessi della produzione si esce il prima possibile dall’incertezza. Le banche si abbarbicano a principi solidi di credito, non si possono permettere avventure, anche se qualcuno le tenta ingannando tutti. Nella conduzione delle nostre piccole o grandi economie domestiche si cercano punti solidi, lavori sicuri, impegno di piccoli o grandi capitali con tanta oculatezza e spesso si sperimenta il fallimento, manca il lavoro, vengono meno le solidarietà.  

E nella vita spirituale? Purtroppo, ci adattiamo a tutto, seguiamo la moda, ci facciamo ingannare dalle pubblicità, da stili di vita ingannevoli, i classici specchietti per le allodole. Il mondo dei mass media spesso è complice a ragion veduta, distribuisce ricette di felicità insospettabili, ti fa balenare davanti agli occhi una falsa felicità.  

Gesù ha una immagine che stigmatizza molto bene questa situazione: stiamo costruendo la casa sulla sabbia. Stiamo costruendo la nostra vita sul niente, sull’effimero, sull’inconsistenza, sui disvalori, sull’inganno. Non regge, non è possibile avere futuro. Puoi stare a galla in tempi normali, forse, ma basta una piccola difficoltà che tutto crolla. E siamo sufficientemente smagati per vedere quanto maggiori sono i tempi di burrasca nella vita che i tempi di tranquillità. Sembriamo gente che si mette in viaggio con un bel cielo sereno e crede che sia sempre così, non si ricorda del vento, della pioggia, del freddo, della bufera. Crede sufficiente la solita maglietta, affronta l’inverno in maniche di camicia. 

La nostra vita va fondata sulla roccia, non può rischiare di franare per il primo colpo di vento. E la roccia, i valori, il riferimento, la sicurezza è Gesù, è la sua parola, messa in pratica. Avvento è anche tempo di costruzione di fondamenta solide. È fondare la vita su Gesù. Se facciamo questo stiamo sicuri che la roccia che è Dio non cederà. Il suo amore è per sempre. Dio non ci abbandona mai. 

Oggi in Lombardia veneriamo sant’Ambrogio, grande santo, che ha dato il volto e il rito alla Chiesa di Milano e segnato della sua dottrina tutta la Lombardia, dottore della chiesa, grande punto di riferimento della fede per cristiani e no. Il Signore si è avvalso della sua predicazione per fare di Agostino un grande pensatore cristiano, un modello di conversione e una perla della chiesa.  

07 Dicembre
+Domenico

Da terreno di rovi possiamo diventare terra buona

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 7,15-20)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci! Dai loro frutti li riconoscerete.
Si raccoglie forse uva dagli spini, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li riconoscerete».

Audio della riflessione.

Il mondo ci mette sempre davanti novità, scoperte, racconti di varia natura che ci attraggono e che nello stesso tempo ci chiedono adesione, coinvolgimento, operatività. Ciascuno di noi ha i suoi criteri di verità, per discernere quello che gli viene proposto, capire se val la pena di fare nostre queste nuove prospettive e impostare pure la vita in maniera diversa.  

Un esempio eclatante è la grande rivoluzione nelle comunicazioni. Tutti siamo coinvolti in Internet, in reti social, in un nuovo modo non solo di comunicare, ma anche di essere.  Gesù ci dà un aiuto per trovare le risposte che ci interessano:” Dai frutti li riconoscerete: ogni albero buono produce frutti buoni” (Mt 7,16-17). Papa Francesco spesso ci aiuta ad affrontare con sapienza anche il nuovo ambiente delle comunicazioni in cui viviamo, ci da alcuni buoni principi di discernimento sulla rete, perché possa essere una nuova risorsa per le nostre esistenze e l’esistenza delle nostre comunità.  

Se il criterio dei frutti lo applichiamo non alle cose, ma alle nostre vite allora il discorso si fa intrigante, pesante perché ci possiamo sentire oppressi e scoraggiati: Chi oserebbe sentirsi “albero buono”? Umanamente nessuno: sappiamo di essere spesso piante che al posto di uva danno frutti che sono spine e siamo terreno pieno di rovi. Ma alziamo lo sguardo a Gesù, contempliamolo, perché la contemplazione di Lui diventa sempre feconda in noi. Il suo volto crocifisso e coronato di spine è quell’albero straordinario che dalle spine è stato capace di produrre vino nuovo, sangue di vita: il suo amore infinito per noi! Siamo di fronte a un albero dalle cui spine si raccoglie uva: è la croce.  

In forza di quest’albero anche noi, da rovi, possiamo diventare terra buona che produce. Davvero le sue spine hanno il potere di guarire le sue ferite, di far fiorire le nostre! Quello che è impossibile agli uomini è possibile a Dio. Il nostro discernimento allora deve sempre ispirarsi a Lui, alla sua luce, ai suoi insegnamenti, alle strettoie durissime che lo chiudono e lo intristiscono. Ma se la croce diventa albero buono, che fa frutti perenni e innovativi, allora non ci possono più scoraggiare se affrontiamo fatiche di relazione con le persone, fatiche di comprensione e fatiche con noi stessi. 

28 Giugno
+Domenico

La regola d’oro di Gesù: tutto ciò che volete gli uomini facciano a voi, voi fatelo a loro

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 7,6.12-14)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi.
Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti.
Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che vi entrano. Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano!».

Audio della riflessione.

Parole difficili da comprendere ci sono anche nei vangeli se ci si ferma alla prima impressione che suscitano le stesse parole. Il santo e le perle nell’estimazione umana sono cose preziose e simboleggiano probabilmente il vangelo, l’annuncio della buona novella. I cani e i porci sono tutti coloro che, a qualsiasi popolo appartengano, mantengono nei confronti della Parola di Dio, volutamente e con perseveranza l’atteggiamento di incomprensione, il rigetto e il disprezzo che i porci, quasi ne fossero consapevoli, hanno per le cose preziose. Una esagerazione per far capire che vi sono atteggiamenti di autosufficienza, di chiusura assoluta, di fronte ai quali l’unica posizione possibile è quella del silenzio- 

Immediatamente dopo c’è l’enunciazione della famosa regola d’oro “Tutto quanto volete che gli uomini facciamo a voi, anche voi fatelo a loro”, rivoltando la regola del giudaismo e di altre culture religiose, che è formulata in forma negativa: Non fare agli altri quello che non vuoi sia fatto a te.   La differenza può essere oltre ogni dubbio importante e sta nel fatto che Gesù eleva questa regola a principio universale, “così dovete trattare gli altri” Gesù sa che l’uomo ama sé stesso più di ogni altra cosa; e allora stabilisce il bene che ognuno vuole a sé stesso come termine di rapporto con gli altri: “Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro”. È un punto di partenza per arrivare alla carità disinteressata, all’amore senza misura che sta al centro di tutto il suo messaggio… È una enunciazione diversa del precetto della carità. Quindi per Gesù costituisce, come un riassunto della legge e dei profeti, una sorta di sommario ben preciso della rivelazione del Signore. 

Gesù poi usa un’altra argomentazione classica tra i moralisti del tempo: la scelta tra due vie quella degli empi e quella dei giusti e anche qui con un cambiamento; alla via Gesù sostituisce o aggiunge l’immagine della porta: una che si apre sulla vita e l’altra sulla perdizione. Parlerà anche un’altra volta della porta stretta. La porta e la via stretta le conosciamo come caratterizzate dalla sequela, dalla croce, dalla persecuzione dalla stessa tentazione e sappiamo che queste si aprono alla vita piena, la vita di Gesù e l’altra invece alla perdizione. È la porta stretta per la quale entreranno tutti quelli che riescono a capire fino in fondo il suo messaggio di amore. 

27 Giugno
+Domenico

Cuore pulito, occhi puliti

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 7,1-5)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non giudicate, per non essere giudicati; perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi.
Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? O come dirai al tuo fratello: “Lascia che tolga la pagliuzza dal tuo occhio”, mentre nel tuo occhio c’è la trave? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello».

Audio della riflessione.

Ti capita qualche volta in giornate di vento improvviso che alza polvere e ti butta negli occhi tutto quello che può sollevare, di trovarti con qualcosa negli occhi di molto fastidioso che ti fa persino lacrimare. Allora fai di tutto per tentare di togliere dagli occhi la pagliuzza, direbbe il vangelo. Te li sfreghi, vai allo specchio, riesci a vedere che cosa è che ti procura il fastidio, ti lavi, tenti con un fazzoletto di pulire… insomma siccome è impossibile tenersi negli occhi un tale attentato alla vista fai di tutto per liberartene. Buon per te se c’è qualcuno che ti aiuta a fare l’operazione. Quello ti guarda con più calma, non prova fastidio e ci riesce.  

Nel vangelo Gesù usa questa semplice esperienza quando dice: perché osservi la pagliuzza che è nell’occhio di tuo fratello e non ti accorgi di una trave che è nel tuo? Hai visto un altro in difficoltà, ma non riesci a vedere che anche tu sei nelle stesse condizioni, anzi stai anche peggio. La pagliuzza è il male, è il comportamento scorretto, sono i nostri difetti, le inadempienze della vita, il male che abita nelle nostre esistenze. Spesso proviamo un fastidio insopportabile nei confronti dei comportamenti altrui, li giudichiamo, facciamo di tutto per stigmatizzarli, li fotografiamo pure bene, ci sembra di fare cosa buona, ma stiamo solo fuggendo da noi. Abbiamo trovato un alibi per non guardarci dentro, per non fare i conti con la nostra vita disordinata. Pensiamo che la colpa sia sempre degli altri, che gli altri non siano buoni, che il male sia solo stato provocato da altri.  

Invece ne siamo noi la causa, siamo stati noi a creare tanti fastidi, a mettere in difficoltà e in discordia. Ci siamo incuneati nella vita degli altri, degli amici e ci crediamo autorizzati a giudicare, a ferire, a rimproverare. Facciamo girare gli altri attorno a noi, mentre invece tutti dobbiamo girare attorno a Cristo. Lui solo è giudice e prima di tutto dobbiamo vedere il suo giudizio su di noi. L’aiuto dato agli altri per uscire dal male è basato sulla intensità della conversione dal nostro male.  

È sempre e solo offerta di speranza e mai condanna, proprio come desideriamo che ci sia speranza di perdono su tutta la nostra vita. 

26 Giugno
+Domenico

Dio è un papà e non da scorpioni al posto di pesci

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 7,7-12)

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli : Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. Chi di voi, al figlio che gli chiede un pane, darà una pietra? E se gli chiede un pesce, gli darà una serpe? Se voi, dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono!
Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti.

Audio della riflessione

Il vero chiedere non è essere petulanti se lo carichiamo dell’arte di far diventare l’oggetto della richiesta un progetto. Molti giovani si stanno specializzando nel costruire il proprio curriculum perché il lavoro è talmente precario che occorre continuamente girare a chiederlo. All’inizio si parte tentando il colpo di fortuna, non sai nemmeno tu quello che vuoi, e qualche volta ti va bene, poi se non sei soddisfatto ritenti ancora, hai affinato la tua ricerca, ti si sono chiariti i gusti e soprattutto la capacità professionale e il desiderio di realizzarti in un certo modo. Così a mano a mano che chiedi chiarisci a te stesso che cosa vuoi fare, che cosa ti è necessario, chi vuoi essere.  

È così anche con Dio. Dio conosce già molto bene quello di cui abbiamo bisogno, solo che noi invece siamo abbagliati da chimere, o siamo scoraggiati e rinchiusi in noi stessi; abbiamo perso e spento i desideri, abbiamo messo la sordina sulla nostra progettualità, viviamo a caso, crediamo che la vita sia un terno di fortuna. Invece Dio è contento di fare da partner nella costruzione del nostro futuro. Chiedete e otterrete, bussate e vi sarà aperto. Chiedere, bussare, pregare, non sono verbi di umiliazione e di passività, ma di desiderio e di progettualità.  

E Dio non manca all’appuntamento. La sua paternità è già scritta nelle nostre, non dà sassi al posto del pane né scorpioni al posto dei pesci; non ci inganna, non ci sconvolge la vita se non per il meglio per noi e per la nostra felicità; abbiamo almeno la delicatezza di mettere nel suo cuore quello che da sempre di buono ha seminato nei nostri. Purtroppo, tanti ragazzi oggi non possono contare su un papà che li ama, su una madre che si sacrifica per loro, anche se moltissimi papà e mamme sono l’immagine della bontà di Dio. Se guardiamo a queste immagini ci aiutiamo gli uni gli altri ad aprire la nostra fiducia in Dio, ad affidargli con serenità la nostra vita, a vederlo sempre paterno e a braccia aperte per noi. Se c’è una immagine assoluta che Gesù ha voluto far passare lungo tutta la sua vita è proprio stata l’immagine di Dio come Padre, l’immagine di un papà. Così ci ha insegnato a chiamarlo. Dio è un Padre che non ci abbandona mai. 

2 Marzo
+Domenico

Fondo la mia vita cristiana sulla roccia che è la Parola di Gesù

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 7, 21. 24-27)

Lettura del Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande».

Audio della riflessione

Si continua a dire che oggi mancano i valori, mancano i riferimenti, i giovani non hanno nessuna certezza cui aggrapparsi – noi adulti per se ci aggrappiamo a cose sbagliate – ciascuno naviga a vista, senza bussola, senza sapere dove sta andando: mai come oggi si sente la necessità di ancorare l’esistenza a qualcosa di solido, di incrollabile, a qualcosa che ti dà sicurezza.

Vuoi affrontare la vita di famiglia, vuoi affrontare un nuovo lavoro, ti vuoi impegnare in una attività sociale, ma vuoi sapere su quali basi solide.

Quando si applicano queste ansie al mondo economico, alla vita fisica, agli interessi della produzione si esce il prima possibile dall’incertezza: le banche si abbarbicano a principi solidi di credito, non si possono permettere avventure, anche se qualcuno le tenta ingannando tutti.

Nella conduzione delle nostre piccole o grandi economie domestiche si cerchiamo punti solidi, lavori “sicuri”, impegno di piccoli o grandi capitali con tanta oculatezza e spesso si sperimenta il fallimento: manca il lavoro, vengono meno le solidarietà …. e nella vita spirituale? Purtroppo ci adattiamo a tutto, seguiamo la moda, seguiamo lo stile delle pubblicità, crediamo di scegliere come si fa con i canali televisivi.

Il mondo dei mass media spesso è complice a ragion veduta: distribuisce ricette di serietà anche spirituali insospettabili, ti fa balenare davanti agli occhi una strada facile.

Gesù ha una immagine che stigmatizza molto bene questa situazione: stiamo costruendo la casa sulla sabbia; stiamo costruendo la nostra vita sul niente, sull’effimero, sull’inconsistenza, sui disvalori, sull’inganno: non regge, non è possibile avere futuro! Puoi stare a galla in tempi normali, forse, ma basta una piccola difficoltà che tutto crolla … e siamo sufficientemente smagati per vedere quanto maggiori sono i tempi di burrasca nella vita che i tempi di tranquillità.

Sembriamo gente che si mette in viaggio con un bel cielo sereno e crede che sia sempre così: non si ricorda del vento, della pioggia, del freddo, della bufera; crede sufficiente la solita maglietta, affronta l’inverno in maniche di camicia – diciamo.

La nostra vita va fondata sulla roccia: non può rischiare di franare per il primo colpo di vento … e la roccia, i valori, il riferimento, la sicurezza è Gesù, è la sua parola.

Avvento è anche tempo di costruzione di fondamenta solide: è fondare la vita su Gesù! Se facciamo questo stiamo sicuri che la roccia che è Dio non cederà: il suo amore è per sempre.

1 Dicembre 2022
+Domenico

Continui a costruire sulla sabbia? E ti meravigli perché la tua vita non regge!

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 7, 21. 24-27)

Lettura del Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande».

Audio della riflessione

Si continua a dire che oggi mancano i valori, mancano i riferimenti, i giovani non hanno nessuna certezza cui aggrapparsi, ciascuno naviga a vista, senza bussola, senza sapere dove sta andando. Mai come oggi si sente la necessità di ancorare l’esistenza a qualcosa di solido, di incrollabile, a qualcosa che ti dà sicurezza.

Vuoi affrontare la vita di famiglia, vuoi affrontare un nuovo lavoro, ti vuoi impegnare in una attività sociale, ma vuoi sapere su che basi solide. Quando si applicano queste ansie al mondo economico, alla vita fisica, agli interessi della produzione si esce il prima possibile dall’incertezza. Le banche si abbarbicano a principi solidi di credito, non si possono permettere avventure, anche se qualcuno le tenta ingannando tutti. Nella conduzione delle nostre piccole o grandi economie domestiche si cercano punti solidi, lavori sicuri, impegno di piccoli o grandi capitali con tanta oculatezza e spesso si sperimenta il fallimento, manca il lavoro, vengono meno le solidarietà.

E nella vita spirituale? Purtroppo ci adattiamo a tutto, seguiamo la moda, ci facciamo ingannare dalle pubblicità, da stili di vita ingannevoli, i classici specchietti per le allodole. Il mondo dei mass media spesso è complice a ragion veduta, distribuisce ricette di felicità insospettabili, ti fa balenare davanti agli occhi una falsa felicità.

Gesù ha una immagine che stigmatizza molto bene questa situazione: stiamo costruendo la casa sulla sabbia. Stiamo costruendo la nostra vita sul niente, sull’effimero, sull’inconsistenza, sui disvalori, sull’inganno. Non regge, non è possibile avere futuro. Puoi stare a galla in tempi normali, forse, ma basta una piccola difficoltà che tutto crolla. E siamo sufficientemente smagati per vedere quanto maggiori sono i tempi di burrasca nella vita che i tempi di tranquillità. Sembriamo gente che si mette in viaggio con un bel cielo sereno e crede che sia sempre così, non si ricorda del vento, della pioggia, del freddo, della bufera. Crede sufficiente la solita maglietta, affronta l’inverno in maniche di camicia.

Altra sabbia è far la pace con le armi, con la sopraffazione, con la menzogna, con il pugno di ferro. Prima o poi la pace crollerà di nuovo.

La nostra vita va fondata sulla roccia, non può rischiare di franare per il primo colpo di vento. E la roccia, i valori, il riferimento, la sicurezza è Gesù, è la sua parola, accolta, messa in pratica, stimata, diffusa; queste sono fondamenta solide. È fondare la vita su Gesù. Se facciamo questo stiamo sicuri che la roccia che è Dio non cederà. Il suo amore è per sempre.

23 Giugno 2022
+Domenico

Attenti ai falsi profeti

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 7, 15-20)

Lettura del Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci! Dai loro frutti li riconoscerete.
Si raccoglie forse uva dagli spini, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li riconoscerete».

Audio della riflessione

Distinguere il vero dal falso è un grande problema soprattutto da quando, ma forse è sempre stato così, le parole non vengono più caricate di impegno di verità. Si parla, si dice, si approssima, si sospende, si ammicca, non c’è quasi mai un parlare responsabile. La persona spesso si difende e mente, fa il fabulatore, ti giura sul suo onore cose non vere. Se sei abituato a dare fiducia resti ingannato. Deve allora nascere qualche criterio di verità, di discernimento, di affidamento a quello che dicono di essere le persone che incontri o che collaborano con te. Il vangelo dice molto semplicemente: li potrete riconoscere dai loro frutti. Possono parlare e dire, incantare e affascinare, ma se non si vedono frutti, se non c’è una vita coerente con quello che si predica, se non appaiono cose ben fatte, esperienze di cambiamento radicale, comportamenti oggettivi che si possono valutare, non cresce la fiducia e si rimane nell’incertezza.

Si può ingannare anche con qualche frutto provvisorio, con qualche messa in scena,  ma, una vita donata è diversa. Gente falsa ce n’è sempre, e persone ingenue che si fidano pure, ma la vita cristiana è una forza che risana alla radice ogni malizia, toglie ogni maschera,  permette al bene e alla verità di splendere.

Il discernimento ha bisogno di intelligenza, ma soprattutto di comunione, di scambio, di confronto, di comunità. Da soli saremo sempre in balia della malvagità, assieme potremo dare forza alla voce dello Spirito, aiutarci gli uni gli altri ad ascoltarla, a individuarla tra le tante sirene che spesso ci ingannano.

Il tornare con impegno e stima alla vita di comunione che ogni parrocchia a fatica sta ritessendo dopo la pandemia è più di un impegno, è una scelta che porta frutti di pace e di sostegno vicendevole sia per la vita che per la fede.

Di questi tempi è troppo facile cadere vittime di promesse di salvezza, proprio perché o siamo disperati o abbiamo perso fiducia in tutto. Anche San Paolo rimproverava le prime comunità cristiane di essere troppo facili a farsi accarezzare le orecchie da vanità e falsità. Molti dicono il Signore è qui o è là, in base a fenomeni strani. Abbiamo bisogno di stranezze, di miracoli, di fenomeni sorprendenti o ci deve bastare solo al Parola di Dio come è annunciata e vissuta nella chiesa e tra la gente semplice?   Al cristiano basta constatare i frutti dello Spirito che vengono dall’ascolto obbediente della Parola di Gesù.

Gesù è la porta stretta

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 7, 13-14) dal Vangelo del giorno (Mt 7, 6.12-14)

Lettura del Vangelo secondo Matteo

Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa; quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano!

Audio della riflessione

La porta è una fessura in un muro che divide, difende, separa, chiude, ostacola. La porta è il luogo in cui si affaccia l’amico, la madre, l’ospite che ti accoglie, la porta è un varco che apre a un futuro o chiude a un passato. C’è una porta larga facile da passare, che non ti impone nessun cambiamento, nessuno sforzo, non è quasi un passaggio o una entrata, ma ancora una parte della strada; e c’è una porta stretta invece che ti obbliga a orientarti, a cambiare, a riflettere se ne val la pena, a che cosa cambiare per entrare e  a come disporsi. La porta larga è quella che porta verso il male: tutto è facile, tutto scorrevole, non devi opporti a niente, anzi sei invitato da tante lusinghe, poi però lentamente ti stringe la vita fino a togliertela. I colpi di fortuna spesso sono questa porta larga, che ti fanno entrare nel successo senza fatica, senza averlo sudato, senza aver reso il tuo corpo e il tuo cuore forte contro ogni avversità. Basta una difficoltà per distruggerti, per lasciarti solo.

Invece la porta stretta ti chiede sacrificio all’inizio, ma poi ti allarga la vita, te la rende spaziosa, piena di luce. Gesù dice che occorre decidersi per quale porta entrare nell’esistenza; è stata stretta anche la porta da cui siamo entrati nella vita umana. La nostra nascita ha procurato dolore a nostra madre, ma l’ha riempita di gioia.

Gesù non risponde come se fosse un quiz alla domanda se in paradiso, nel regno dei cieli c’è tanta o poca gente, ma dice solo che la porta è stretta, come tutte le porte della vita  e si propone lui stesso come porta. Bisogna passare da Cristo per avere la vita, la religiosità trova risposta in Gesù, la ricerca del senso dell’esistere trova approdo in Lui. E’ Lui, la sua carne crocifissa, la porta stretta di ogni vita. Purtroppo molti cristiani si costruiscono un cristianesimo senza Cristo, fatto di visioni e devozioni strane, di apparizioni e di emozioni, di fenomeni straordinari, di potere e di controllo, di esteriorità, di adattamenti.

Altri ancora, dirà lo stesso Gesù, inventeranno orpelli inutili, ingabbiando la religione nelle tradizioni e nei costumi umani, caricheranno sulle spalle degli uomini pesi inutili. Gesù invece è lì a dire a tutti: venite a me, passate di qua, qui c’è il segreto della vita, non vi deve preoccupare se la porta è stretta, ci sono io, il figlio di Dio che non vi abbandona mai.

21 Giugno 2022
+Domenico