E’ ancora Natale

Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv1, 1-18)

In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta. Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità. Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me». Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.

Audio della riflessione
  • E’ ancora Natale per chi crede di poter tornare come prima con tutte le sue comodità;
  • E’ ancora Natale su questa nostra Italia perseguitata ancora dalla pandemia;
  • E’ ancora Natale per chi piange e per chi gioisce;
  • E’ ancora Natale per chi cerca speranza nella malattia e luce nel buio degli affetti;
  • E’ ancora Natale per chi ha perso il lavoro e per chi lo cerca senza speranza;
  • E’ ancora Natale per chi si sta affogando nei debiti;
  • E’ ancora Natale per chi crede, ma anche per chi vuole lo sbattezzo;
  • E’ sempre e ancora Natale.

I riti si sono ripetuti: le luci si sono accese sulle strade, l’albero è stato addobbato e caricato di luci, imbrigliato da tiranti perché il vento e l’acqua ne fanno continuamente scempio.

In molte case splendono i presepi preparati con cura, con arte finissima, con passione, segni di mani abili, ma soprattutto di cuori aperti al dono di pace di questo bambino che è venuto ancora, anche se molti lentamente lo buttano fuori di casa: Lo buttano fuori se è in croce perché un morto fa male ad una laicità intollerante; lo buttano fuori se è in una culla, perché crea discriminazione; lo buttano fuori dalla vita perché ci si crede autosufficienti.

Noi invece lo vogliamo dovunque, prima di tutto nella nostra esistenza: lo abbiamo atteso perché non vogliamo vivere di possesso, ma di speranza e non di sicurezza, di verità e non di certezze.

Lo abbiamo voluto perché abbiamo imparato quanto siamo diventati migliori con noi e con gli altri, quando abbiamo accolto in casa i figli o i fratelli: alla nascita di un fratellino siamo andati in crisi, ci ha destabilizzati nella nostra sicumera, ma ci ha fatto tanto bene … ci ha fatto capire che non siamo il centro del mondo, che è bello vivere da fratelli, avere un cuore grande non per noi, ma per amare.

Lo abbiamo voluto questo natale e lo vogliamo anche nelle nostre relazioni, perché siamo cristiani e non crediamo di fare del male a nessuno, quando diciamo senza ostentazione, ma con convinzione che crediamo in Dio, in un al di là, in un creatore, quando abbiamo il coraggio di andare controcorrente.

Ci hanno incantato tante volte i soldi, come capita a tutti, abbiamo abboccato a questa facile salvezza, ma ci stiamo accorgendo che non sono tutto nella vita. Siamo sempre in tempo a porre la nostra fiducia nel Signore, nell’amore, nella bontà, nella solidarietà. Per noi il bambino Gesù non è un soprammobile, ma una fede in chi ci salva e ci dona pace.

L’abbiamo voluto questo Natale e vogliamo anche nelle nostre strade, nei negozi, negli uffici, nelle scuole, dove crescono i nostri giovani, dove possono confrontarsi con la cultura che li precede e trasformarla con intelligenza, non nell’ignoranza di chi vuol scegliere per loro o si vergogna di aver creduto, perché ha fatto scelte liberissime, ma che non deve imporre a nessuno.

La nostra cultura è nata lì: i nostri progenitori hanno vissuto tramandandoci le cose belle, a noi interessa sapere perché, come hanno fatto a motivare le loro vite difficili, a tramandarci le cose belle, che hanno fatto, le musiche meravigliose che ci siamo sentiti ancora, i tanti valori che noi oggi non riusciamo più a vivere e a rinnovare.

Non siamo più felici di loro, ma almeno vorremmo esse curiosi e liberi di cercare e di sentire, di vedere e di amare.

2 Gennaio 2022
+Domenico

San Silvestro: una fine e un miglior principio

Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv 1, 1-18)

In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta. Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità. Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me». Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.

Audio della riflessione

Ogni giorno abbiamo bisogno di riti per capire chi siamo, che esistiamo, che il tempo passa, che la vita ha un senso: è un rito il bacetto prima di uscire di casa, è un rito la preghiera o lo è la telefonata o l’sms, il mazzo di fiori, il buongiorno anche se detto qualche volta tra i denti, è un rito il regalo di Natale anche se rischia di essere un ricatto o un legaccio …

Oggi che è l’ultimo giorno dell’anno è un rito lo scatenarsi dei botti, dei brindisi, del lancio degli oggetti vecchi, della cena con gli amici, del cambio del calendario … con la pandemia staremo un pò più tranquilli. E’ il tempo che passa inesorabile e forse si fa baldoria perché noi adulti che lo vediamo fuggire vorremmo fermarlo e i giovani vorrebbero scavalcarlo perché non vedono l’ora di essere autosufficienti e padroni della propria vita.

La pandemia non ci permette tante pazzie, anzi ci obbliga a tenere conto di tutti quelli che soffrono e che sono rimasti soli o in qualche RSA e non possono avere troppe visite.

Il Vangelo invece, per farci capire dove siamo e che cosa significa il passare del tempo ci rimanda al principio anziché alla fine, ci ricorda che all’inizio di tutto c’era al Parola! Non esisteva nulla, c’era il caos forse, esisteva solo Dio nella sua vocazione fondamentale: comunicatore.

Dio era ed è Parola, uno che fa consistere il suo essere nel comunicarsi, nel farsi dono, nel proiettarsi verso, nel far essere … gli altri.

Il tempo è cominciato proprio lì, dalla sua volontà di far essere l’uomo per dialogare con una libertà. Proprio per portare questo dialogo alla sua massima possibilità, questo Dio … Parola, questo Dio comunicativo, s’è fatto uomo, s’è dato una vita tra noi per aumentare al massimo il dialogo.

La comunicazione tra due persone è al massimo, quando più grande è quello che si ha in comune: Dio ha voluto aver in comune la vita intera.

E noi ci avviamo a chiudere il 2021, un anno che è stato pieno di crisi e di fatiche, di speranze deluse e di ricominciamenti di pandemia. Ciascuno avrà un momento per pensare a dove sta andando la sua vita, per fare un bilancio, per rendersi conto di tanti doni, di tutte le persone che la condividono con lui, per ricucire torti, per ritornare saggiamente indietro da vie sbagliate che ha preso.

La notte di S. Silvestro non è baldoria per dimenticare, ma festa per ringraziare e forza per cambiare: è diventare più vecchi di un anno, è celebrare con un rito il tempo che passa, ma seminare ancora e sempre nuova speranza.

31 Dicembre 2021
+Domenico

Cerca la sua tenda: è tra le nostre

Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv 1,1-14) dalla Messa del giorno di Natale (Gv 1,1-18)

E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità.

Audio della riflessione

Accampati, siamo in questa terra: crediamo di aver messo basi solide, di esserne i padroni, abbiamo qualche fazzoletto di terra e ci abbarbichiamo come l’edera, ma questo fazzoletto … ma è tutto provvisorio! A questa terra possiamo solo mettere tende, confortevoli, con i canaletti per lo scorrere dell’acqua come ci insegnano gli Scout, in posti il più possibile sicuri, ma chi è sicuro oggi dal terrorismo, dalla malvagità che aguzza ogni giorno fantasia e malizia?

Ebbene tra queste tende ce n’è una nuova anche quest’anno: è arrivato uno straniero, arriva proprio da un altro mondo! È una tenda come la nostra, ma diventa subito il centro di visite, di attacchi, di desideri e di improperi. La gente si divide subito in due, chi con lui, e chi contro: ha messo la sua tenda qui perché i suoi non l’hanno voluto.

È Gesù: il verbo si è fatto carne e abitò fra noi, quell’abitò è alla lettera “pose la sua tenda”. Viene ad abitare la nostra povertà, non gli fanno paura le nostre intenzioni malvagie, sa che lo porteranno alla morte, ma spera che sicuramente questa morte sarà la risposta definitiva a chi lo vuol cancellare, perché si trasformerà in risurrezione.

È la Parola, è la comunicazione di Dio: Non è vero che Dio non parla, che ci lascia soli ad arrabattarci alla bell’e meglio. Dio si prende cura e ci viene a visitare. Condivide con noi la vita dell’accampamento: Non è un villaggio turistico in cui possiamo stringere i denti per qualche mese e poi andare altrove dove c’è la vera vita.

No, la nostra vera vita prende forma in questa terra precisa, in questo insieme di tensioni e di problemi, di gioie e di dolori … e qui c’è Dio, c’è colui che tutti riteniamo responsabile dei nostri mali e viene a cercare di capire perché siamo così assetati di vita, e la vita è Lui, e ci adattiamo alle pozzanghere; la felicità è Lui e noi la cerchiamo nello stordimento, la salvezza è Lui e noi la andiamo a mendicare agli oroscopi.

Il Natale presto supera i momenti emotivi, per andare alla sostanza: belle le luci, buono il suono delle zampogne, ma la tenda Dio me la deve mettere nei miei giorni quotidiani, nelle relazioni che costruisco con parenti e amici, nello slancio della missione.

I giovani potranno finalmente vedere che le nostre parrocchie sono “abitabili”, proprio a partire dalla tenda di Gesù? Sarebbero un segno di speranza … e questa speranza deve cantare nel cuore di tutti.

25 Dicembre 2021
+Domenico

Gesù chiama in causa gli angeli

Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv 1, 47-51)

In quel tempo, Gesù, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!». Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».

Audio della riflessione

Oggi festeggiamo gli arcangeli tra i più nominati nella Bibbia e che fanno parte attiva nella storia della salvezza: l’Arcangelo Gabriele che annunciò a Maria l’Incarnazione di Gesù, l’arcangelo Michele lottatore invincibile contro il demonio e l’Arcangelo Raffaele, medico e salvezza per Tobi e Tobia.

Nel  Vangelo della  Messa ci viene presentata la bella figura di un apostolo, Natanaele, e alla fine una frase che spesso non si commenta e che invece oggi nella festa degli Arcangeli, ci presenta Gesù ancora più centrale e determinato nella vita del mondo.

Eccola: “Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo»“.

Nel testo biblico in genere alcune parole di questa frase sono scritte in corsivo: significa che si tratta di una citazione dell’Antico Testamento.

 È una interpretazione di colui che ha curato la traduzione ed è un modo per aiutare noi lettori a capire che quelle espressioni sono un riferimento a un altro testo: si tratta del riferimento al sogno di Giacobbe che in quella notte a Betel vide il cielo aperto o, meglio, una scala che raggiungeva il cielo e “gli angeli di Dio salire e scendere”.

Nel testo del vangelo di oggi non si parla però di una scala, ma la parola scala è sostituita con “Figlio dell’uomo”: gli angeli di Dio salgono e scendono sopra il Figlio dell’uomo.

Questa è una immagine di Gesù, che Gesù dice di sé, importantissima: Cristo è presentato come la scala di Giacobbe, quello che simboleggiava la montagna cosmica, il tempio con una grande scala che collega cielo e terra, è realizzato pienamente nella persona di Gesù, Figlio dell’uomo, personaggio glorioso e trascendente, ma concretamente umano.

Natanaele, che conosceva la Bibbia, dopo questa affermazione di Gesù non si sarà più permesso di dire “che cosa di buono può venire da Nazaret2! È proprio Gesù, che rivela Dio: il cielo aperto esprime appunto la comunicazione, la rivelazione: Dio apre il proprio ambiente e si comunica.

Gli angeli allora non sono eliminati, hanno una grande importanza nella storia della salvezza e sono messi in rapporto a Cristo.

Il collegamento fra cielo e terra è fatto da Gesù Cristo, Dio fatto uomo, e gli angeli di Dio continuano a salire e scendere su di lui, Quindi, come circondano il Signore delle schiere, così gli angeli circondano il Cristo e lo circondano come collaboratori dell’opera di salvezza, suoi ministri che ascoltano la sua parola e fanno il suo volere.

Un posto così chiaro agli angeli, detto da Gesù, dovrebbe confondere tutti quelli che parlano degli angeli come delle fantasie, pie invenzioni per i bambini.

Qui restiamo confusi come Natanaele forse, ma ci affidiamo agli arcangeli come collaboratori di Gesù e portatori della sua salvezza, segno della protezione e salvezza portata da Gesù.

29 Settembre 2021
+Domenico

Schiettezza è verità praticata sempre

Una riflessione sul vangelo secondo Giovanni (Gv 1, 43-51)

Audio della riflessione

Se hai deciso di intraprendere una strada, non puoi restare solo: se ti si è fatta chiara una missione hai bisogno di condividerla, se hai trovato quello che da una vita cercavi per lo meno lo dici agli amici, non vuoi far perdere loro l’occasione di fare una esperienza che tu hai vissuto e che ti ha dato felicità.

Così è stato delle prime persone che Gesù ha scelto: Lui, da un po’ di tempo gira avanti e indietro per il lago, vede la vita tenace e impegnata della gente, tutti i giorni a faticare per vivere, a lavorare sodo per darsi una minima possibilità di esistenza … ha ascoltato le parole le conversazioni della gente, ha visto la forza che ci mettevano nel perseguire i loro interessi.

Tante volte li ha squadrati … “Chi mi potrà dare  una mano ad annunciare il Vangelo, che di questi saprà scaldarsi per il mio Regno? chi avrà forza e disponibilità a seguire una vita ardua e difficile?”

Occorrerà prima o poi scegliere … ma sono loro gli abitanti delle rive del lago che si incuriosiscono di lui, che voglio sapere che fa, che pensa, di che cosa vive, quali segreti ha in cuore … infatti erano incantati da lui: alcuni erano stati con Giovanni il battezzatore, ma nel sentire Gesù si apriva ancora di più il loro cuore e vedevano che proprio di Lui avevano bisogno!

Poi finalmente Gesù comincia a  scegliere: “Tu, Filippo seguimi, vienimi dietro” … e Filippo non può tenere per sé la gioia che prova a stare con Lui, a condividere la sua passione per la vita di tutti, a partire dalla intimità con Dio Padre che ha …. si fa in quattro per coinvolgere altri: lo dice a Natanaele, che lo gela con una battuta quasi insolente, se non fosse preziosa per la sincerità e la voglia di cose grandi che si porta dentro … ma che vuoi che venga fuori di buono da un paesetto sperduto, fatto di montanari come Nazaret, che non ha mai prodotto niente di buono, se non amici con cui ogni tanto sbaraccare?

Ma anche Natanaele di fronte a Gesù crolla: è schietto, non ha maschere … e Gesù non ha paura di chi dice come la pensa, non gli piacciono quelli che continuano a tergiversare, a mettere davanti scuse a una decisone urgente.

Più tardi alcuni gli diranno di volerlo seguire, ma accamperanno tutte le scuse possibili, compresi i contratti di compravendita, compresi i tranelli affettivi … alla loro età, alcuni hanno risposto: lo vado a chiedere a mio papà … Ma prenditi in mano la tua vita finalmente, non nasconderti dietro scuse che non portano a niente: la vita non ti salta addosso, tante volte ti schiva e ti lascia a far niente e a consumarti nell’inedia …

… e hanno il coraggio di guardare in cielo, non lo trovano vuoto, ma pieno dell’amore di Dio.

Oggi celebriamo san Bartolomeo apostolo, comunemente indicato proprio con Natanaele: nato a Cana di Galilea, fu condotto da Filippo a Cristo Gesù presso il Giordano e il Signore lo chiamò poi a seguirlo, aggregandolo ai Dodici. Dopo l’Ascensione del Signore si tramanda che abbia predicato il Vangelo del Signore in India, dove sarebbe stato coronato dal martirio.

24 Agosto 2021
+Domenico

Non siamo a questo mondo per caso

Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv 1, 35-42)

Audio della riflessione

Il Vangelo ci aiuta a riflettere su una parola che fa parte del nostro mondo ecclesiale che è “vocazione”: per questa parola abbiamo già pronto un cassetto in cui chiuderla, per buttarci dentro tutti i significati che ci fa venire in mente … “ah allora si parla di preti, di frati, di suore… e il discorso è chiuso: a me non interessa questo tipo di discorso che sa troppo di accalappiamento”!

Invece la parola “vocazione” sarebbe più giusto metterla in un altro cassetto, un poco più ampio e con orizzonti impensati: nessuno è a questo mondo a caso, siamo tutti stati pensati, amati, chiamati e con una proposta bella, originale di felicità.

Vocazione è qualcosa che interessa tutti, e ciascuno vi viene coinvolto anche se non lo vuole. Questo perché? Perché la vita è così: la vita ci è stata donata e nessuno si è potuto opporre … non hanno chiesto a te i genitori per poterti donare la vita!

Il Signore non ci ha chiesto se volevamo venire al mondo o no, Lui ci ha chiamato alla vita a uno a uno e dentro questa vita scrive con noi la strada che ciascuno di noi può  fare: la vita è tutto un dialogo tra la nostra libertà e il sogno che Dio vuole costruire con noi.

La parola chiamata è più concisa, ma non deve ingenerare l’idea che  qualcuno  è obbligato a dire di si: Giovanni l’evangelista, nel suo Vangelo ci presenta Gesù che il giorno dopo aver fatto la fila tra i peccatori e aver ricevuto il battesimo di penitenza dal Battista, accompagnato da due suoi discepoli, si è visto puntato su di sè il  dito del battezzatore con l’annuncio solenne: “Ecco l’agnello di Dio”.

I due discepoli sono incuriositi, ascoltano Gesù che parla alla gente e gli stanno alle costole. Gesù li nota e chiede loro:  “Che cosa cercate?”, non “chi” cercate, perché Gesù vuole aiutarli ad andare in profondità su quello che hanno in cuore. Cercano veramente qualcosa, qualcuno per la loro vita o cercano se stessi?

Possiamo pensare che siano la nostra immagine: la prima cosa da fare è verificare se la ricerca che ci mettiamo a fare è autentica, mette in gioco la nostra esistenza, non è una pura curiosità per sfruttare qualche occasione nel disordine della nostra vita

Loro lo riconoscono per quello che hanno capito che sia e dicono: Maestro, dove abiti? La ricerca, che è già stata preceduta da una testimonianza, quella di Giovanni il Battista che lo ha loro indicato, esige poi un incontro, quindi, con la persona di Gesù. Lui stesso immediatamente apre loro questa possibilità e risponde con un imperativo “Venite” – che nel linguaggio dell’evangelista Giovanni “venire a Gesù” significa credere in Lui – e “vedrete” è qualcosa che avverrà in un futuro, che, stando con Lui si dischiuderà.

Infatti sappiamo quanta fatica hanno fatto poi a capire bene chi era Gesù, compresa la fuga durante la sua passione. E fanno – gli apostoli – l’esperienza della persona di Gesù. L’incontro con Lui è stato decisivo per dire di aver trovato colui che cercavano.

C’è da parte loro un uscire da se stessi, dalla propria sicumera: quel venite se lo deve sempre rendere vero ciascuna persona che è stato chiamato alla vita, senza la sua partecipazione alla chiamata alla vita, ma adesso rispondendo al venite decide di uscire da sé.

Quante volte papa Francesco stimola ciascun cristiano con questo verbo “uscite, non state sdraiati sul divano della vostra vita”.

Andarono e rimasero: non scuriosavano soltanto, ma decisero di rimanere; quel loro rimanere durò a lungo perché nel vangelo si dice che iniziò alle quattro del pomeriggio e durò fino alla fine della giornata. Si cerca Gesù e lo si segue per dimorare con Lui. Sono le grandi strutture di ogni  ricerca umana e religiosa.

La persona desidera  stare con Dio, va sempre oltre dei tempi contingentati, cerca di trovare qualcosa che sia durevole: tutto questo in Cristo lo trova.

Andrea che era uno dei due, dice “Abbiamo trovato il Messia”. La ricerca è stata fatta bene, perché è Dio stesso che prende l’iniziativa, e il suo sviluppo ha bisogno di tempo; con Dio si squarcia  sempre un futuro (si dice infatti alla fine di questo episodio, nel Vangelo “…vedrete il cielo aperto…” ).

La manifestazione di Gesù avviene sempre dentro una storia, la storia della sua vita che sta appena cominciando in pubblico e finirà sulla croce e oltre nella risurrezione: una ricerca è corretta non tanto nel sapere già all’inizio l’esito, che cosa si vuole, dove si va, ma piuttosto nel porsi sulla strada giusta, disposti ad arrivare dove essa conduce, aperti alla libertà di una persona che è Gesù.

Mai aver la pretesa di chiudere noi il cammino, di definire di essere arrivati: se vocazione, chiamata significano tutto questo vuol dire che la nostra vita non è proprio lasciata al caso, non  siamo stati gettati in questo mondo per caso, ma sempre dentro un amore personalissimo che ci deve coinvolgere a rispondere, a uscire, a incontrare, a  dimorare, e a stare … ne va della nostra felicità!

17 Gennaio 2021
+Domenico

Vieni con me! Ci stai? Sarà dura, ma vedrai che felicità

Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv 1, 43-51)

Audio della riflessione

Se hai deciso di intraprendere una strada, non puoi restare solo: se ti si è fatta chiara una missione hai bisogno di condividerla, se hai trovato quello che da una vita cercavi … per lo meno lo dici agli amici, non vuoi far perdere loro l’occasione di fare una esperienza che tu hai vissuto e che ti ha dato felicità.

Così è stato delle prime persone che Gesù ha scelto: Lui, da un po’ di tempo gira avanti e indietro per il lago, vede la vita tenace e impegnata della gente, tutti i giorni a faticare per vivere, a lavorare sodo per darsi una minima possibilità di vita … ha ascoltato le parole le conversazioni della gente, ha visto la forza che ci mettevano nel perseguire i loro interessi e … li ha squadrati bene tante volte …

“Chi mi potrà dare  una mano ad annunciare il Vangelo? Chi di questi saprà scaldarsi per il mio Regno? Chi avrà forza e disponibilità a seguire una vita ardua e difficile? Occorrerà prima o poi scegliere.” … e sono loro gli abitanti delle rive del lago che si incuriosiscono di lui, che vogliono sapere che fa, che pensa, di che cosa vive, quali segreti ha in cuore: infatti erano incantati da lui!

Alcuni erano stati con Giovanni il battezzatore, ma nel sentire Gesù si apriva ancora di più il loro cuore vedevano che proprio di Lui avevano bisogno … poi finalmente Gesù comincia a  scegliere: “Tu, Filippo seguimi, vienimi dietro.” … e Filippo non può tenere per sé la gioia che prova a stare con Lui, a condividere la sua passione per la vita di tutti, a parlare della intimità che ha con Dio Padre.

Si fa in quattro per coinvolgere altri, lo dice a Natanaele, che lo gela con una battuta quasi insolente, se non fosse preziosa per la sincerità e la voglia di cose grandi che si porta dentro: “Ma che vuoi che venga fuori di bello da un paesetto sperduto, come Nazareth, fatto di montanari, che non ha mai prodotto niente di buono, se non amici con cui ogni tanto andiamo a sbaraccare?”

Ma anche Natanaele di fronte a Gesù crolla: E’ schietto, non ha maschere e Gesù non ha paura di chi dice come la pensa, non gli piacciono quelli che continuano a tergiversare, a mettere davanti scuse a una decisone urgente.

Più tardi alcuni gli diranno di volerlo seguire, ma metteranno davanti a Lui non solo tutte le scuse possibili, compresi i contratti di compravendita, ma anche decisioni impegnative, come lo sposarsi.

Alla loro età, alcuni hanno risposto “lo vado a chiedere a mio papà” … ma prenditi in mano la vita finalmente, non nasconderti dietro scuse che non portano a niente; la vita non ti salta addosso, tante volte ti schiva e ti lascia a far niente e a consumarla nell’inedia…

… e questi hanno il coraggio di mettere Dio al primo posto e si trovano riempiti d’amore.

5 Gennaio 2021
+Domenico

Gesù ci sceglie, ci chiama, ci dà luce per la nostra strada da seguire nella vita

Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv 1, 35-42)

Audio della riflessione

Ciascuno di noi ha bisogno di un tessuto di relazioni per vivere, per orientarsi nelle scelte, per crescere, per dare alla sua esistenza una direzione, per sentirsi pienamente persona … e stiamo ancora facendo la brutta esperienza di limitare il più possibile lo stare con gli altri, a fare distanza fisica, che purtroppo diventa anche distanza sociale.

Abbiamo una forte identità, ma la costruiamo nel confronto, nel dialogo, nello scambio di sentimenti, nel coinvolgimento con altri … soprattutto poi se si tratta di portare avanti progetti, di lanciare messaggi, di convincere, abbiamo bisogno di fare squadra; ne facciamo ancora di squadre perché abbiamo strumenti comunicativi nuovi, ma proprio come i ragazzi che vogliono andare a scuola e che siamo tutti felici che possano riprendere, anche noi vogliamo tornare a fare squadra di presenza.

Gesù si trova lanciato sulla scena della vita del popolo di Israele con un perentorio “Ecco l’agnello di Dio”, che a noi ricorda un gesto liturgico quotidiano, ma che alla gente radunata sulle rive del Giordano dal Battista è apparso come la fine di una attesa, forse un po’ confusa.

“Sei tu che deve venire o dobbiamo aspettarne un altro?”

“Eccolo colui che stiamo aspettando. Io ho finito la mia parte – dice il Battista – il futuro è dalla sua”, e i discepoli di Giovanni si fanno discepoli di Gesù: lo seguono, cambiano guida, prima da curiosi, poi da veri appassionati: “Dove abiti? Che fai? Che vita vivi? Possiamo condividere con te il nostro tempo, la nostra ansia, le nostre aspettative? Hai per noi una risposta alle molte domande che ci facciamo? Abbiamo deciso con il Battista che non si può stare inerti ad aspettare, ora che la nostra attesa sembra approdare a Te, vogliamo stare con Te.”

“Ci veniamo anche con il sacco a pelo” direbbero i giovani, e Gesù con un “venite e vedete”, comincia a formare la sua squadra, comincia a chiamare esplicitamente a far parte del suo regno, inizia a formare i nuovi testimoni e continuatori della sua opera.

“I sacerdoti del tempio sono stati molto utili e necessari fino ad oggi, ma ora vi chiamo Io, vi scelgo Io, vi voglio stare cuore a cuore per prepararvi a donare il mistero della salvezza, per farvi entrare in comunione con il Padre, che è Dio l’altissimo” : è un bellissimo incontro tra la volontà dell’uomo e la chiamata di Dio.

Gli uomini, in questo caso gli apostoli, con un tam tam inarrestabile si passano la parola, si comunicano la gioia di una amicizia cercata a lungo e trovata … e Gesù trasforma la curiosità, la generosità, la voglia di avventura in una chiamata esplicita, in una missione che diventa concreta anche a partire – per qualcuno – dal cambiamento di nome: “tu ti chiamerai Pietro, non più Simone”.

E’ il mistero di ogni vita: cercatori e chiamati, liberi e convocati, spontanei e orientati, affascinati e impegnati esplicitamente.

Spesso ci domandiamo chi essere nella vita, come posso capire a che cosa sono stato chiamato, quale è la mia vocazione? È una ricerca certo delicata perché la chiamata di Dio si sposa sempre con la ricerca dell’uomo, con la sua intelligenza nel capire i segni che Dio ci lascia e che ci testimoniano che non ci abbandona soprattutto nella scelta del nostro futuro.

Non è detto che nel tempo di pandemia Dio non proponga per molti di noi una nuova vocazione nella vita … e che Dio ci illumini, per conoscerla.

4 Gennaio 2021
+Domenico

Cerca la sua tenda: è tra noi, nelle code per fare il tampone e, speriamo presto, a fare il vaccino

Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv. 1, 1-18)

Audio della riflessione

“Accampati” siamo in questa terra: crediamo di aver messo basi solide, di esserne i padroni, abbiamo qualche fazzoletto di terra e ci abbarbichiamo come l’edera, ma è tutto provvisorio … a questa terra possiamo solo mettere “tende”, confortevoli, con i canaletti per lo scorrere dell’acqua come ci insegnano gli Scout, in posti il più possibile sicuri, ma chi è sicuro oggi dal terrorismo, dalla malvagità che aguzza ogni giorno fantasia e malvagità?

Con questa pandemia poi ci sembra sempre di essere in assetto di guerra. Se ne usano le stesse parole: c’è gente in trincea, che rischia la morte; molti delle retrovie non si rendono conto; è una battaglia che dobbiamo vincere, c’è un coprifuoco da rispettare, ci sono le ronde che lo fanno rispettare.

Vediamola invece come una prova, un invito a conversione, perché abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità: è aumentata una povertà generale e molti non ce la fanno, si sono incancrenite differenze sociali impensabili, sono aumentati i disoccupati… questo forse ci può stimolare di più a vivere la pandemia  come tempo di cambiamento, di fraternità che si scambia anche motivi di speranza!

Ebbene tra queste tende ce n’è una nuova anche quest’anno: è arrivato uno straniero, arriva proprio da un altro mondo. E’ una tenda come la nostra, ma diventa subito il centro di visite, di attacchi, di desideri e di improperi.

La gente si divide subito in due: chi con lui, chi contro. Ha messo la sua tenda qui perché i suoi non l’hanno voluto.

E’ Gesù: Il verbo si è fatto carne e abitò fra noi, quell’abitò è alla lettera pose la sua tenda; viene ad abitare la nostra povertà, non gli fanno paura le nostre intenzioni malvagie, sa che lo porteranno alla morte, ma spera che sicuramente questa morte sarà la risposta definitiva a chi lo vuol cancellare, perché è fatta solo di amore e si trasformerà in risurrezione.

E’ la Parola, è la comunicazione di Dio: non è vero che Dio non parla, che ci lascia soli ad arrabattarci alla bell’e meglio. Dio si prende cura e ci viene a visitare.

Condivide con noi la vita provvisoria: non è un villaggio turistico in cui possiamo stringere i denti per qualche mese e poi andare altrove dove c’è la vera vita … no la nostra vera vita prende forma in questa terra precisa, in questo insieme di tensioni e problemi, gioie e dolori e qui ci sta Dio, ci sta colui che tutti riteniamo responsabile di tutti i nostri mali e viene a cercare di capire perché siamo così assetati di vita, e la vita è Lui, e ci adattiamo alle pozzanghere, e la felicità è Lui e noi la cerchiamo nello stordimento, la salvezza è Gesù e noi la andiamo a mendicare agli oroscopi.

Il Natale presto supera i momenti emotivi, per andare alla sostanza: belle le luci, buono il suono delle zampogne, ma la sua tenda, Dio me la deve mettere nei miei giorni quotidiani, nelle relazioni che costruisco con parenti e amici, nello slancio della missione, nella nostra pandemia; nella fila a fare i tamponi e – speriamo presto – nella coda a fare il vaccino.

I giovani, le giovani famiglie, i lavoratori, gli ammalati, i poveri potranno finalmente vedere che le nostre parrocchie sono abitabili, proprio a partire dalla tenda di Gesù? Sarebbero un segno di speranza!

3 Gennaio 2021
+Domenico

Che cosa dobbiamo cambiare per essere testimoni di Gesù?

Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv 1, 19-28)

Audio della riflessione

Quando inizia una avventura che ci ha tenuti in tensione nell’attesa che cominciasse con tutti i preparativi, le immaginazioni, i pronostici … c’è bisogno di correre, non stare a ripensare, prendere posizione, mettere in atto tutte le risorse che abbiamo immagazzinato.

Gesù è venuto, è nato a Betlemme, ma si è rivelato agli uomini nella sua età matura e il Natale che ancora ci vede attardati a contemplare un presepio, è già proiettato verso il futuro, verso la missione del Figlio di Dio.

Il Battista riprende i suoi discepoli quasi a dire “che state ad aspettare? Io non sono quello che il popolo desidera incontrare da secoli, io ho solo fatto l’apripista: ora seguite Lui! Io vi battezzo qui nel deserto, io cerco di addolcire i vostri cuori induriti, vi invito qui per trovare uno spazio adatto a purificarvi, disinfettarvi di tutte le scorie di male che avete accumulato nella vita, a convertirvi insomma … ma la vostra vita non è qui nel deserto, è nelle città, nelle vostre case: ora se siete seri, andate da Lui!”

Non è forse così per noi questo tempo di pandemia? Invece di stare a lamentarci e litigarci perché non possiamo fare questo o quello, perchè il Natale e il Capodanno l’abbiamo dovuto vivere come mai abbiamo fatto, non ci sembra che dobbiamo lavorare per togliere tutte quelle scorie che abbiamo accumulato nella nostra vita da farla essere sempre una lamentela, una arrabbiatura, una velenosità, una serie di dispetti e di piccole vendette, di furbate, che alla fine ottengono solo di far star male chi sta peggio di noi?

Questo discorso da precursore è il discorso che deve poter fare ogni cristiano nel mondo, nel nostro mondo piuttosto secolarizzato, e nelle nostre comunità che … rischiano sempre di essere autoreferenziali, di guardarsi addosso.

La chiesa stessa non esiste per se stessa, esiste per indicare il futuro di Dio: è segno e strumento; se è segno vuol dire che non può essere ripiegata su di sé, tradirebbe la sua missione; se è strumento vuol dire che al suo interno c’è tutto quello che serve perché chi l’accosta possa fare quei salti di qualità che gli permettono di incontrare Gesù.

E’ Gesù da seguire, non chi lo annuncia: siamo tutti dita puntate verso di Lui. Le parrocchie ci sono non per se stesse, gli uomini di Chiesa ci sono non per se stessi, i cristiani ci sono non per se stessi, ma per aiutare tutti a tenere la direzione verso Gesù.

I farisei, molto autocentrati, vedendo che il popolo non li seguiva più, ma andava dietro a Giovanni si sono molto meravigliati di questo sfaldamento del popolo … però invece che domandarsi come cambiare per rispondere alla sete della gente, si sono trincerati dietro le loro autosufficienze.

Capita così sempre anche nell’amore, quando si percepisce che c’è qualcosa che non va, ci si difende, non si rientra dentro a domandarsi che cosa devo cambiare, dove sta la verità, chi devo essere per meritare l’amore e donare la vita … è solo alzando gli occhi a questo cielo che non è vuoto riusciamo a decifrare le regole della vita nuova che il Natale ci ha portato.

2 Gennaio 20221
+Domenico