Non solo parabola, ma il mistero stesso della vita di Gesù

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 13,1-9)

Lettura del Vangelo secondo Matteo

Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia. Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti».

Audio della riflessione

Il fatto più sconvolgente che la comunità dei credenti in Cristo professa è che Dio ha parlato agli uomini, che Dio è uscito dai nostri pensieri, dalle nostre congetture, dalle nostre pur intelligenti e appassionate ricerche intellettuali, filosofiche, scientifiche e si è messo in dialogo con gli uomini. L’uomo l’ha cercato, ma Dio lo ha preceduto,  ha voluto stabilire una relazione personale, non solo, ma  nella pienezza dei tempi dopo aver inventato tutte le forme più belle di dialogo, dopo aver cercato tutte le parole possibili per dirsi agli uomini, alla fine ha detto la parola definitiva, che sta al centro di tutto e che è Gesù Cristo. Questa è la Parola che forma la chiesa, che la configura nella sua essenza, che la fa essere, che è convocazione santa, che è dono di Dio e sposa di Cristo. Sono tutte parabole di discernimento, che rivelano il modo con cui Dio legge la realtà; ci danno luce su quello che avviene in questo nostro tempo pieno di contraddizioni. Il Regno c’è, ma non è ancora compiuto, siamo alla fatica della semina e della pesca, non ancora nella gioia del banchetto.

Lui prima di tutto è quel seme caduto in terra per la generosità senza misura del seminatore e che per rispettare la nostra libertà si sente soffocare tra le spine o tra le pietre delle nostre vite, nella nostra indifferenza o nella nostra sete vera di ascolto di accoglienza. E’ Lui che prova i nostri cuori e li vaglia, che stana dalle nostre pigrizie le percentuali del frutto, dandoci un cuore buono e perfetto e la perseveranza.

Per questo la chiesa sempre ritorna alla Parola se vuol rinnovarsi, se vuol ricomprendere a che cosa Dio la chiama e che cosa vuole da Lei per la storia degli uomini. Gesù il Cristo è sempre  al centro della vita della chiesa, Lui come figlio di Dio e come Parola definitiva; per questo le scritture devono essere sempre alla portata di ogni gesto della chiesa, dei suoi riti e sacramenti, delle sue assemblee e liturgie, della vita quotidiana dei fedeli, del loro cammino di crescita spirituale.

Ogni giorno della nostra vita ha bisogno della sua Parola, ogni nostra situazione ha sete dei suoi pensieri, ogni tenebra che ci avvolge, perché spesso non riusciamo a capire che cosa ci capita nella nostra vita, invoca la sua luce. Ogni nostro dolore ha desiderio di essere consolato dalla sua parola e ogni nostra speranza attende sempre un seme nuovo di vita, un cielo che possa aprirsi sempre su di noi e sulle nostre fatiche.

20 Luglio 2022
+Domenico

La fede in me è la più grande parentela con il Signore

una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 12, 46-50)

Lettura del Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, mentre Gesù parlava ancora alla folla, ecco, sua madre e i suoi fratelli stavano fuori e cercavano di parlargli. Qualcuno gli disse: «Ecco, tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e cercano di parlarti». Ed egli, rispondendo a chi gli parlava, disse: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Poi, tendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre».

Audio della riflessione

E’ bello quando entri in amicizia con qualcuno e scopri la rete dei suoi parenti, della sua famiglia: i fratelli, le sorelle, i cognati, gli zii,  i suoceri, i cugini. In certi nostri paesi, la metà delle persone ha legami parentali, ha stabili rapporti di mutuo aiuto, di solidarietà. Gli interessi e gli affetti si intrecciano, le liti pure. E’ importante allora dare a questi legami la loro vera natura, il loro vero compito e soprattutto orientarli alla libertà e alla verità.

Capitò così anche a Gesù di sentirsi dire un giorno: ci sono qui, quelli della tua famiglia, i tuoi parenti, tua madre, i tuoi fratelli. La parola fratello nella bibbia ha accezione molto larga, non significa solo che è figlio della stessa madre, ma indica ogni legame di parentela e di vita solidale della tribù, spesso anche dello stesso villaggio. Gesù, come sempre non perde occasione per andare in profondità, per cercare i veri significati del vivere. La consanguineità più vera che si può avere con Gesù quale è? E’ un legame di sangue o di fede, di quartiere, di vicinato o di intimità con Dio, suo Padre? Di fronte alla grande e meravigliosa paternità di Dio nei confronti di Gesù, si può ridurre la consanguineità a quella della parentela?

Gesù mette in questione le cose più ovvie, perché si portano dentro il mistero della vita. Credi di avere in mano la realtà, ma ti supera sempre, è sempre più profonda di quanto pensi, perché è abitata dallo Spirito, perché è sempre la casa di Dio.

Chi sono i suoi, chi è che gli è consanguineo, chi fa parte intimamente, strettamente della cerchia di messia? Guardiamo bene anche a chi gli è madre. Perché Maria è la madre di Gesù? Forse perché fa parte di una discendenza particolare? Forse perché c’era scritto nella sua genealogia che Dio per forza doveva passare da lì? Sua madre gli è madre perché ha detto nel massimo della sua libertà, fede e adesione a Dio il suo sì. E’ madre perché ha accolto una Parola. Lei ha accolto al meglio che si poteva la Parola, tanto che si è fatta carne nella sua corporeità, ma prima nella sua vita profonda, nella sua fede.

Ecco perché siamo fratelli di Gesù, perché accogliamo la Parola e facciamo la sua volontà. Ecco perché oggi possiamo contemplare questa ragazza che viene presentata dai genitori a Dio nel suo tempio; sarà soggetto di un dialogo fiducioso con Dio; avrà una proposta di fede soprattutto che la cambierà e la porrà alla nostra amicizia, consanguineità, la farà custode dei nostri progetti di dono al Signore.

Perché questi progetti ci dona Dio di rinnovare oggi, Lui ci dona la grazia di far parte di questa grande parentela non del sangue, ma della fede e di una vita donata. Lo sfondo è sempre la vita quotidiana, la decisione di affidarsi completamente a Dio, tanto da farsi fare da Lui l’orario dei vostri giorni.

19 Luglio 2022
+Domenico

Gesù vuole dimostrare solo amore

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 12,14-18) dal Vangelo del giorno (Mt 12,14-21)

Lettura del Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, i farisei uscirono e tennero consiglio contro Gesù per farlo morire. Gesù però, avendolo saputo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli li guarì tutti e impose loro di non divulgarlo, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa: « Ecco il mio servo che io ho scelto; il mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Porrò il mio spirito sopra di lui e annunzierà la giustizia alle genti … ».

Audio della riflessione

Spesso le difficoltà e i problemi, si affrontano meglio scansandoli, non prendendoli di petto, usando prudenza e umiltà che a molti può sembrare codardia. Infatti oggi, nella nostra società mediatica sembra che il contributo più vero alla soluzione delle difficoltà sia quello di gridarle, di fare interviste, di andare in TV e l’impegno delle persone lo si apprezza in base all’occupazione delle prime pagine dei giornali. Così si mettono in pubblico peccati e peccatori, tensioni e debolezze, intimità e riservatezze. E’ così spesso dei giudici che devono affrontare problemi delicati, è così del politico che vuol denigrare l’avversario e purtroppo diventa così il modo di risolvere le difficoltà della coppia, della famiglia, dell’amico.

Gesù saputo che lo stavano cercando per toglierlo di mezzo, si allontanò di là. Secondo il nostro modello mediatico qualcuno può pensare che era più importante affrontare il nemico in piazza, dare battaglia, mostrare i muscoli, fossero anche quelli dell’intelligenza e della verità. Si deve mostrare coraggio, non importa se ce ne vanno di mezzo tante persone per questa dimostrazione.

 Un papà e una mamma sanno che spesso è meglio tacere, è meglio sopportare per il vero bene delle persone. Gesù non grida, non sta a contendere, non fa sentire la sua voce nelle piazze della disputa, non vuol vincere, vuole convertire, vuole accogliere e aiutare a cambiare, vuole rivolgersi alla coscienza del peccatore perché dall’interno di sé colga di essere continuamente amato. Non ha da vincere nessuna contesa, non deve umiliare nessuno, passa per debole, per pauroso, ma la sua forza è nello sguardo d’amore, nell’invito alla misericordia, nel distribuire consolazione, nel conquistare il cuore nel parlare alla coscienza, a quel sacrario interiore in cui ogni uomo sta solo con Dio.

 Non avrà paura di rendere la sua faccia dura come la pietra contro il male, non si tirerà indietro quando a Ponzio Pilato dirà la verità del suo essere, non è un buonista cui va bene tutto. Lui è la via, la verità e la vita, per questo il suo ritirarsi non lascia solo nessuno, Non abbandona, non calcola il suo pericolo, ma l’efficacia del suo amore. Li guarì tutti, nonostante si allontanasse dal luogo dello scalpore, proprio perché aveva in cuore di dimostrare solo amore, di aiutare a tenere sempre alto lo sguardo a Dio.

E in questo cammino ci aiuta la mamma di Gesù. Dio, suo Padre, l’ha scelta tra miliardi di creature con una qualità impossibile all’umanità,  ma a Dio sì: senza peccato. Noi uomini abbiamo una storia di male, lei no; noi siamo stati morsi dal serpente, lei no; noi abbiamo un concentrato di cattiveria, lei no; noi siamo sempre soggetti alla tentazione, lei no. Non c’è in lei niente che possa far pendere verso il male, è tutta orientata alla bellezza, alla bontà, all’accoglienza. Maria madre del Carmelo prega per noi.

La figura di Maria Madre del Carmelo è la benedizione di Dio apparsa nel cielo della carestia, della solitudine, di Elia, della lotta per la fede, della speranza nella prova. Maria è per noi come un faro, come una sentinella che ci fa precedere l’aurora e ci lancia nella vita con la gioia di una decisione di amore.

Abbiamo  sempre confidato in Maria: ora purtroppo spesso  ne resta solo un ricordo, un ritorno al passato. Ma abbiamo bisogno di una madre anche oggi. Anche oggi la nostra fede ha bisogno della presenza di una madre per attivare compassione, accoglienza, perdono, abbraccio, conversione, ritorno sulla strada vera della vita. Le fatiche che ogni famiglia oggi deve portare possono essere vissute con fede se facciamo di Maria l’esempio del nostro vivere e del nostro sostenerci a vicenda.

16 Luglio 2022
+Domenico

A Messa la domenica non è legge, ma necessità d’amore

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 12, 1-8)

Lettura del Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù passò, in giorno di sabato, fra campi di grano e i suoi discepoli ebbero fame e cominciarono a cogliere delle spighe e a mangiarle.
Vedendo ciò, i farisei gli dissero: «Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare di sabato». Ma egli rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? Egli entrò nella casa di Dio e mangiarono i pani dell’offerta, che né a lui né ai suoi compagni era lecito mangiare, ma ai soli sacerdoti. O non avete letto nella Legge che nei giorni di sabato i sacerdoti nel tempio vìolano il sabato e tuttavia sono senza colpa? Ora io vi dico che qui vi è uno più grande del tempio. Se aveste compreso che cosa significhi: “Misericordia io voglio e non sacrifici”, non avreste condannato persone senza colpa. Perché il Figlio dell’uomo è signore del sabato».

Audio della riflessione

Ogni vita ha bisogno di seguire dei riferimenti, dei proponimenti, dei progetti con relative tappe, obiettivi, significati se vuol costruirsi bella, forte e positiva. Non si può andare avanti secondo quel che capita, navigando a vista, facendosi comandare dal bisogno del momento, facendo della spontaneità un idolo di libertà. Se poi si deve convivere con altri è ancora più necessario darsi delle norme condivise, determinare i confini della propria libertà. Ancor di più diventa necessario far convergere  le forze e le energie di tutti, se si hanno in cuore mete e ideali comuni. La necessità di una norma, di una legge, di qualche paletto che ti delinea la strada della vita sembra una mortificazione, ma è invece una forza per vivere.

Nella strutturazione di una propria personalità e nell’edificazione di sè come soggetto umano maturo ed adulto, la legge, le norme, le regole hanno un ruolo ineliminabile: insegnano a non rimanere prigionieri delle proprie pulsioni e dei bisogni immediati e danno, così, l’accesso alla vera libertà. La legge protegge il bene comune, ma protegge anche la libertà personale, che altrimenti sarebbe soggetta ad ogni forma di violenza.

E proprio per questo però la legge non deve diventare l’assoluto. Gesù passa un giorno per i campi, gli apostoli hanno fame e strappano e mangiano alcune spighe: pranzo piuttosto povero e essenziale; è ben poca cosa; ma è sabato. Per il pio ebreo il sabato è sacro. E’ un baluardo che identifica la sua religione, è un comportamento radicato nel profondo della sua coscienza. E’ un principio di identità. E’ rifarsi ogni settimana alla potenza creatrice di Dio che il settimo giorno riposò. E’ portare all’interno del tempo l’eternità di Dio. E questo è vero sempre anche per Gesù; ma la sacralità della legge non può essere contro la dignità dell’uomo, la legge non è una prigione. L’uomo non  è fatto per il sabato, ma  è il sabato che è fatto per l’uomo.

Certo, è difficile applicare questo principio, soprattutto per noi oggi che non vogliamo norme o leggi, perché sembrano una limitazione, ma resta sempre vero che l’intelligenza dell’uomo, non la sua debolezza dovrà sempre essere al timone della vita. La vita ha come bene supremo  non  la libertà, ma  l’amore. Solo così si può sperare in un mondo migliore.

Se un cristiano imposta sinceramente la sua vita sull’amore di Dio e del prossimo, non ha più bisogno di richiamarsi alla legge, per sentire la gioia dell’incontro domenicale  con il Signore risorto e i fratelli nella fede. La pandemia ci ha privato per troppo tempo della gioia dell’incontro con Gesù assieme ai fratelli. Oggi occorre riscoprire la bellezza del mangiare il pane quotidiano assieme, non c’è TV che tenga, non c’è tablet all’altezza del trovarsi in presenza assieme.

15 Luglio 2022
+Domenico

“Godiamoci” questo nostro Gesù

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 11, 28-30)

In quel tempo, Gesù disse: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Audio della riflessione

Abbiamo sviscerato tanti fatti che ci ha comunicato il vangelo, conosciuto tanti miracoli, guarigioni, risurrezioni, impegni di annuncio e di testimonianza, abbiamo provato le difficoltà dell’incomprensione, talvolta anche della persecuzione. Essere cristiani è impegnativo certo. Ora però distendiamoci nella contemplazione e nell’abbraccio di Gesù. Venite a me voi tutti. Gesù accetto l’invito, sono contento di sostare con te, di godere di esserti con tutti fratello. Tutte le leggi con cui nel primo testamento hai regolato la vita del tuo popolo ora cedono al dono stesso della tua vita a ciascuno di noi con te. All’etica delle norme tu sostituisci quella della libertà e ci comunichi sempre il piacere di essere figli e fratelli. Rispondere al tuo venite, per noi è entrare nel Regno che ci hai preparato prima della fondazione del mondo.

Nella tua carne noi riusciamo a godere del tuo Spirito. In Lui tu verbo ti sei fatto carne, sei venuto ad abitare tra noi e ci hai aperto le braccia del Padre. Il tuo venite è per tutti, anche per quelli di Corazim e di Betsaida o Cafarnao che un giorno non ti hanno voluto, e tu sei riuscito a farli partecipare al banchetto della tua misericordia. Signore siamo contenti che tu possa tenere presso di te, nell’abbraccio del tuo perdono tanti nostri amici, che non siamo riusciti ad amare come vuoi tu, che abbiamo forse anche allontanato con i nostri insani comportamenti.

Il riposo che tu ci dai è la fine della fatica, l’ingresso nella terra promessa, il raggiungimento del sabato, compimento della creazione in Dio. Sappiamo che questo riposo è Dio stesso, tuo e nostro Padre, vera casa dell’uomo, alla quale ognuno di noi è invitato a tornare dopo l’affanno delle nostre fughe.

Presso di te troveremo la pace, noi prendiamo la tua strada per arrivarci, quella della mitezza e dell’umiltà che conduce al Padre. Il tuo giogo è solo quello dell’amore e non è un fardello da portare, ma un paio di ali per volare nel tuo cielo di trinità beata.

Signore Gesù facci sempre sognare così, perché è la tua Grazia, la tua compagnia che ci riempie di gioia.

14 Luglio 2022
+Domenico

Orizzonti di vita e di fede, sempre più ampi

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 11, 25-27)

In quel tempo, Gesù disse:«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo».

Video della riflessione

Il nostro orizzonte spesso pecca di chiusura: si chiude alla vita quotidiana con le sue abitudini, i suoi percorsi soliti, le sue incombenze ormai immutabili se abbiamo qualche anno in più.   Rischiamo allora di restringere anche la nostra visione di mondo, l’orizzonte della nostra vita cristiana, che diventa una gabbia anche per il vangelo che dobbiamo sempre annunciare a tutti. La pandemia di questi anni ci ha un poco abituati a rivoluzionare tutto, ma non ancora forse nella fede.

Gesù vede lontano. Vede nel corso dei secoli la schiera innumerevole di uomini e donne di ogni età e condizione aderire al suo messaggio, annunziato dai suoi primi discepoli. “Ai poveri è annunciata la buona notizia”: era uno dei segni dell’era messianica. A tutti Gesù lancia un invito appassionato: “Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi”.

I poveri, i piccoli, gli umili accorrono a Lui, raggiungono la fede se sono capaci di farsi piccoli e umili. I nostri giorni invece sono caratterizzati da ideologie estremamente in contrasto tra loro, la nostra società è diventata molto esigente, soprattutto con chi pretende di dare risposte soddisfacenti alla vita di ogni giorno.

Gli interventi anche molto spontanei, semplici, chiari che papa Francesco non fa mai mancare sulle questioni più urgenti della nostra vita personale e sociale vengono, e giustamente, passati al vaglio di ogni critica e non sono certo accolti per abitudine. Questa è cosa molto buona, se favorisce una presa di posizione più cosciente e convinta.

Però dobbiamo ricordare anche  che la fede, quella che fa aderire a Cristo e alla Chiesa, è sempre anche un atto di umiltà, è espressione di uno che riconosce di aver bisogno di salvezza, che non trova in se tutte le risposte o le proposte necessarie per dare alla vita un senso vero, ampio, dignitoso; nessuno cerca placebo o fasciature. E soprattutto è una persona che scrive dentro la sua esistenza un forte atto di fiducia in colui che vuole salvarci. Pecchiamo di sicumera, di persone che non vogliono aver più niente da cambiare nella vita; abbiamo perso due anni e noi adulti non sappiamo ancora dare alla vita un nuovo slancio, che servirebbe non solo a noi, ma anche ai giovani che di tempo prezioso ne hanno perso più di noi.

13 Luglio 2022
+Domenico

Niente è più importante di Dio

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 19, 27-29)

In quel tempo, Pietro, disse a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna».

Audio della riflessione

Il giovane ricco è appena andato via: non se la sentiva di vendere tutti i suoi averi per seguire Gesù, non se la sentiva di rinunciare a qualcosa che gli apparteneva!

Pietro guarda Gesù e timidamente gli si avvicina e gli chiede se loro che hanno lasciato tutto per seguirlo, sono a posto?

Per capire a fondo questo momento con Gesù, dobbiamo fare un “parallelo” con lo stesso episodio raccontato da Marco, che sottolinea che Gesù risponde anche: «In verità io vi dico: non c’ è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà. Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi».

 C’è qualcosa in Pietro che gli fa presagire che la risposta non sarà quella che si aspetta: sembra che con Gesù non si riesca mai a capire fino in fondo quello che è giusto, quello che vuole … infatti, Gesù fa una precisazione che come al solito, lo lascia esterrefatto.  

Dice che, già solo il fatto di seguire la sua parola apre degli scenari completamente diversi nella nostra vita: il sapere che essa non è fine a se stessa, ma che è inserita in un progetto di Dio, è una proposta accattivante!

Lasciare tutto, non vuol dire mettersi a fare il barbone, ma non essere attaccati a nulla, non avere delle cose più importanti di Dio, che ci possono fuorviare ed è  questo  per noi molto difficile.

Lo era ai tempi di Gesù, in cui si viveva di poco e lo è ancor di più oggi che tutto sembra essere di primaria importanza, irrinunciabile e per avere tutto si è disposti a tutto, anche a  lavorare senza fine.

Ci sono la macchina, i videogiochi, la discoteca, le serate divertenti, gli impegni dei figli… tutto così importante da non avere il tempo per il Signore … una fugace messa di domenica e se il sacerdote fa un’omelia troppo lunga, quanti visi scocciati….

Non è la ricchezza in se stessa,  ma il fatto che spesso la ricchezza rende aridi ed egoisti!

Dio ha scelto il popolo d’Israele, ma questo popolo lo ha tradito: ricordiamo che mentre Mosè era sul monte Sinai per 40 giorni, il popolo si era costruito come idolo un vitello d’oro … oggi mentre aspettiamo il ritorno di Gesù, ce ne siamo costruiti talmente tanti di idoli che alla fine ci hanno allontanato da Dio, perché li abbiamo messi davanti a Lui.

«Lascia quello che hai e seguimi, sarai ricompensato nel regno dei cieli»: addirittura agli apostoli, promette i troni dai quali giudicheranno le loro tribù, vale la pena di starlo a sentire, perché anche il più stupido degli uomini si rende conto che dove andremo, non conteremo per i soldi che abbiamo, ma saremo condannati dal nostro stesso cuore arido, che non riesce a cambiare.  

Sarebbe bello che tutti lo facessimo ognuno per proprio conto, per aver la possibilità di stare a tu per tu col Signore, aprire a Lui il nostro cuore, scoprire che quello che riceviamo e di gran lunga superiore di quello a cui rinunciamo. Anche Pietro capirà che deve rinunciare al suo orgoglio, alla sua presunzione, al suo carattere irruente, per far posto a Gesù nel suo cuore, e non ci rimetteremo, questo è sicuro.

San Benedetto è stato scelto come uno dei patroni d’Europa per richiamare tutti noi al primato dell’interiorità e della preghiera nella vita sociale e politica. Lo seguissimo…

Il periodo storico in cui Benedetto costruisce la sua opera è molto simile a quello che stiamo vivendo: una Chiesa in difficoltà e lontana dall’ideale evangelico, un Impero allo sbando sotto la pressione di nuove popolazioni e nuove culture, l’impressione di vivere alla fine di un’epoca… Ma, diversamente da come accade a molti oggi, Benedetto non fugge, né si rassegna, né cerca di trarre profitto dalla situazione: si rimbocca le maniche e torna all’essenziale. Se tutto crolla bisogna costruire la casa sulla roccia e così egli fa’, all’inizio osteggiato dagli uomini di Chiesa.

L’intuizione è semplice e geniale: alcuni fratelli vivono insieme senza anteporre nulla all’amore di Cristo, mettendosi all’ascolto di Dio, dedicando del tempo alla preghiera e vivendo con il sudore della propria fronte, senza barattare il vangelo con denari, cariche od onori.

Seguendo una regola che è una sintesi di esperienze simili già vissute in oriente, Benedetto costruisce una nuova società: il monachesimo occidentale diventerà l’ancora di salvezza per la fede e il baluardo della civiltà, con le sue biblioteche e i suoi amanuensi. Ma Benedetto non vuole e forse non sa, che sta fondando una nuova civiltà: lui mette solo Cristo al centro della sua ricerca e della sua vita.

11 Luglio 2022 – Festa di San Benedetto, Patrono d’Europa
+Domenico

Non sarete mai soli, io sono con voi

Una riflessione su Vangelo secondo Matteo (Mt 10, 16-23)

Lettura del Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli: «Ecco: io vi mando come pecore in mezzo a lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe.
Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi. Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato. Quando sarete perseguitati in una città, fuggite in un’altra; in verità io vi dico: non avrete finito di percorrere le città d’Israele, prima che venga il Figlio dell’uomo».

Audio della riflessione

Siamo in tempi in cui ancora essere cristiani per molti è questione di vita o di morte: se abbiamo talora sperato di essere graditi, sarà meglio oggi essere “controcorrente”!

Ancora molti pagano con la loro vita la fede in Gesù che professano: molti anche di noi, nel nostro mondo indifferente pagano, la propria testimonianza di vita cristiana, in indice di gradimento, in posti di lavoro, in possibilità di fare carriera …

Di fronte a chi fa della fede un “paravento” per far passare tutti i suoi interessi, per giustificare guerre e calcoli commerciali, per fare battaglie elettorali … esistono luoghi in cui, in questo nostro mondo progredito … in cui ai cristiani è chiesta una scelta tra la vita e la fede in Gesù, e scelgono Gesù!

“Vi mando come pecore in mezzo ai lupi”: la forza del male è sempre più agguerrita della forza del bene! Di fronte alla potenza dell’impero romano la parola di Gesù, in quella lontana provincia ai margini dell’impero, fuori dalle cose che contano, era del tutto insignificante, ma lungo i secoli ha saputo farsi strada tra gli uomini, ha saputo parlare al cuore e cambiare modi di vita e superare idolatrie e schiavitù.

La vita di Gesù al riguardo è esemplare: se hanno fatto così al maestro, la stessa sarà la sorte sarà per coloro che lo vogliono seguire, ma Gesù mentre offre uno scenario non molto attraente per gli annunciatori, i mandati, i testimoni garantisce anche la forza.

Non siete soli, io sono con voi, non preoccupatevi di cosa dovrete dire, di come riuscire a difendervi, perché lo Spirito metterà sulla vostra bocca le parole giuste, la difesa imbattibile, la pace insospettabile, la forza impensata.

Prudenti come serpenti, perché occorre applicare tutta la nostra intelligenza e umanità, ma senza affanno, perché Gesù è il nostro pastore.

Intelligenti nell’offrire il vangelo e non le nostre fisime o elucubrazioni o i nostri difetti e interessi camuffati, ma sempre nell’intelligenza di Dio, nell’ascolto fedele della sua Parola.

Il cristiano deve guardarsi dal “complesso del perseguitato” perché spesso sono i suoi difetti presi di mira non la sua fede: è il suo cattivo essere cristiano, la sua pratica religiosa e ipocrita, la nostra pratica religiosa e ipocrita, che è osteggiata … non la sua fede in Gesù!

Ben vengano queste difficoltà se servono a purificare la nostra fede: solo così può rinascere speranza, può essere ridetta con forza la parola che gli uomini aspettano da Dio per la loro salvezza.

8 Luglio 2022
+Domenico

La strada è tutta per l’annuncio, la Parola la deve abitare ovunque

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 10,7-13)

In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli: «Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento.
In qualunque città o villaggio entriate, domandate chi là sia degno e rimanetevi finché non sarete partiti. Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne è degna, la vostra pace scenda su di essa; ma se non ne è degna, la vostra pace ritorni a voi. Se qualcuno poi non vi accoglie e non dà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dei vostri piedi. In verità io vi dico: nel giorno del giudizio la terra di Sòdoma e Gomorra sarà trattata meno duramente di quella città».

Audio della riflessione

Se ne fa tanta di strada nella vita. Ogni giorno si deve prendere un treno, un’automobile, una corriera per andare a scuola o a lavorare. Si imbocca una  autostrada, una superstrada, una strada  stretta di collina per evitare il traffico. La vita del pendolare è tutta su una strada, molta parte della vita la si passa così su quattro ruote, dal garage alla piazza, dalla piazza alla tangenziale, al luogo di lavoro. Si fa strada per il tempo libero.  Molte strade sono una tomba per gli imprudenti o i violenti. Fare strada è componente fondamentale della vita. Si fa strada quando si deve andare all’ospedale, a trovare amici, molte volte la si sceglie per uscire dalla confusione, per trovare un luogo di pace. Altre volte ci si fa pellegrini a piedi verso una meta, un santuario. E si cammina, cammina… ci si mette in dialogo con i compagni di viaggio, si solidarizza, ci si aiuta, ci si sorregge. 

Per Gesù, fare strada è una condizione privilegiata per annunciare il vangelo. “E strada facendo predicate che il regno dei cieli è vicino”. Il vangelo va portato ovunque, non deve trovare ostacoli, da quando ha preso la strada del mondo con gli apostoli che lo hanno diffuso ovunque era arrivata la civiltà. San Pietro, San Paolo hanno percorso tutte le vie allora conosciute, hanno solcato mari, penetrato isole, cambiato paesi e nazioni. Lo stile di questa capillare diffusione è la gratuità, il distacco assoluto da qualsiasi compenso o vantaggio economico o di prestigio.  Non occorre denaro che è la sicurezza del ricco, né bisaccia che è la sicurezza del povero. Per l’apostolo è determinante la povertà, è libertà dal dio di questo mondo. Paolo ne darà esempio lucidissimo.

La Parola ha in se la sua forza, non ha bisogno di raccomandazioni, di servilismi, di mercati o di strategie, ha solo bisogno di un cuore che ama, di una fede che sorregge, di un desiderio che trascina, di un bisogno inesaudibile. E sarà la stessa Parola che sosterrà anche la vita di coloro che la porteranno; l’operaio ha diritto al suo nutrimento. I servitori della Parola vivranno della stessa Parola; non la vendono, ma guadagnano la vita; non la barattano, ma ne  ottengono il sostegno; non la strumentalizzano, ma le obbediscono.

Su questa strada in cui passa il vangelo fioriscono i deserti, guariscono i malati, spariscono i demoni, trovano un cuore e un corpo pulito tutte le lebbre che ammorbano le nostre vite. Strada facendo, dice un noto cantautore, vedrai, che non sei più da solo;  strada facendo, troverai, anche tu un gancio in mezzo al cielo, e sentirai la strada far battere il tuo cuore, vedrai più amore, vedrai… Il gancio in mezzo al cielo è il vangelo che porta più amore dovunque qualcuno lo fa giungere.

8 Luglio 2022
+Domenico

Una passione e una compassione per l’umanità, quella sempre di Gesù

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 9, 32-38)

In quel tempo, presentarono a Gesù un muto indemoniato. E dopo che il demonio fu scacciato, quel muto cominciò a parlare. E le folle, prese da stupore, dicevano: «Non si è mai vista una cosa simile in Israele!». Ma i farisei dicevano: «Egli scaccia i demòni per opera del principe dei demòni». Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità. Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe perché mandi operai nella sua messe!».

Audio della riflessione

La vita, pure cristiana, di molti credenti spesso si sviluppa solo entro gli angusti confini delle nostre realtà ecclesiastiche, mentre  la sete di Dio da sempre abita nelle coscienze di molte persone; tante volte è una domanda esplicita, spesso è domanda interiore che non ha chiara la meta e noi cristiani spesso stiamo abbarbicati nei nostri comodi e pacifici spazi.

Gesù invece ha uno sguardo pieno di attenzione, di interesse per queste persone, anzi gli si muovono le viscere, ha compassione, ne intuisce le domande interiori, ne coglie la stanchezza e l’oppressione perché avvertono che  loro mancano persone dedicate alla loro vita e soprattutto alla loro ricerca. Noi cristiani dobbiamo sentirci operai di una messe che si espande sempre nell’umanità che ha sete di Dio, anche se non lo avverte e lo conosce.

 Uscite dal tempio e andate per le strade. Oggi la Parola di Dio deve risuonare ovunque. L’abitudine a isolare il cristianesimo o alla coscienza privata o alle nostre sacrestie è un insulto al vangelo, è una ingiustizia nei confronti dei tanti che hanno bisogno di Dio, hanno sete di lui e se lo vedono sottrarre dai nostri comodi loculi. 

Il mondo non è una sterpaglia, dice Gesù, non è una landa di ululati solitari, non è un groviglio di domande assurde, non è una accozzaglia di casualità senza senso: il mondo è una messe; è un terreno fertile, in esso è già maturato da sempre un desiderio, è saturo della attesa di uno sbocco, aspetta solo che qualcuno dia inizio a una mietitura.

Invece la nostra visione di mondo è sempre la fotografia, di ostilità, di mali, di lontananza da Dio. Gesù dice invece che è una messe che ha bisogno di operai che la raccolgono. Ci viene offerta su un piatto d’oro una sete e noi, che custodiamo la sorgente, non la mettiamo a disposizione; ci viene offerto un campo maturo e noi non siamo capaci di raccogliere i frutti. 

Ritorniamo sempre a quella parola precisa, che definisce la sollecitudine di Gesù: compassione, Gesù ha compassione della gente stanca, sfinita e sbandata. Sono tre aggettivi che  possono ben fotografare noi uomini e le donne di oggi, giovani inesperti e in balia di tutte le possibili novità e adulti disorientati a guardare continuamente indietro e a sperare di riportare il mondo come era prima.

Ma il futuro è sempre davanti, è sempre Gesù, è sempre scritto nella nostra decisione di offrire gratuitamente il vangelo, gratuitamente perché è dono di Dio che non si può tenere tra le mani, ma che si deve continuamente mettere a disposizione di tutti.

5 Luglio 2022
+Domenico